Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice
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Autore: Lory402    27/02/2012    7 recensioni
In una brevissima storia con protagonisti Natsume e Mikan, racconto dell'inizio di una storia d'amore nata fra le solite guerre tra l'accademia e il mondo normale. Ovviamente però non si parlerà solo dei beniamini della serie, in questa fic ci sono un po' tutti. Non avendo letto il manga non ne terrò conto, ma spero che vi piaccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikan Sakura, Narumi, Natsume Hyuuga, Ruka Nogi, Yuu Tobita
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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All’ Alice Academy

 

1

Niente di più

 

- Natsumeeee! Hotaruuuu! -

- Che hai da urlare tanto scema? - Quando si deve svegliare per andare a scuola ci mette un’ eternità ma quando deve venire a pranzo con noi correndo raggiunge velocità inaudite, non la capirò mai quella ragazza.

- Non chiamarmi scema, scorbutico che non sei altro! Perché non mi aspettate mai? -

- Perché se all’ una ci mettessimo ad aspettare te pranzeremmo a mezzanotte -

- Natsume non pensi di esagerare un po’? - Quando Ruka si mette in mezzo prende sempre le difese di Mikan - Ok, tanto ho fame, non voglio certo sprecare la pausa pranzo a parlare con lei - Gliel’ ho data vinta, lo riconosco, ma comunque è vero che ho fame.

Abbiamo pranzato in un tavolino all’ aperto in quel bar gestito da robot e vari, Mikan non la smetteva più di sorridere, dopo cinque anni non è cambiata una virgola, di carattere almeno.

- Scusate, io devo andare - Hotaru è sempre di poche parole.

- Forse è meglio che vada anch’ io, devo prepararmi per le lezioni del pomeriggio ma prima volevo fare un sonnellino. Ci vediamo. - Al contrario di Ruka che è anche troppo logorroico per i miei gusti.

- Mikan, mutandine a pois, alzati, ti riaccompagno al dormitorio. -

- SMETTILA DI CHIAMARMI COSI’!!! -

- Non urlare, ci guardano tutti - Almeno Hotaru la fa ragionare.

L’ ho accompagnata fino alla sua camera, non stava ferma un minuto e saltava da tutte le parti come se fosse la prima volta che vedeva l’ accademia, mi sorprende molto che questo fatto mi faccia quasi sorridere, che io poi mi sia messo a fare il narratore mi sorprende ancora di più.

Mikan è saltellata in camera sua spalancando la porta, io mi sono appoggiato allo stipite di questa - Allora mutandine a pois ora posso andare? -

- Perché mi prendi sempre in giro? - E’ proprio carina quando si arrabbia. Cosa cavolo ho detto? - Guarda che non sono più la bambina di una volta! - Come se non me ne fossi accorto. In questi anni è cresciuta ed è diventata ancora più bella, i suoi capelli hanno preso una sfumatura un po’ rossa e il suo sorriso è sempre più solare… Ora comincio a preoccuparmi.

- Hai ragione, ti chiedo scusa. La dovrei proprio smettere - Non ci credo, come ho fatto a chiederle scusa? Comunque Mikan sembra sorpresa quanto me.

- Resti lo stesso una poppante sappilo -

- Io ho sedici anni! Non ti permetto di chiamarmi così! -

Mi sono avvicinato a lei. Perché quando la vedo mi viene voglia di stringerla tra le braccia?

- Ne hai solo quindici e mezzo - Ribatto in un sussurro. La guardo e improvvisamente la vedo quasi tremare. Cosa sta facendo? Perché si è lanciata sul mio petto? Perché piange? Vorrei distruggere tutto quello che la fa soffrire.

- Mi è arrivata una lettera - Sta parlando tra i singhiozzi, non la capisco bene - una settimana fa, una semplice lettera, con scritto che il nonno è morto! -

Una settimana fa… e lei non l’ha detto a nessuno, ha continuato a sorridere per non farci preoccupare. Com’ è dolce Mikan. Lei allenta la presa sulle mie spalle, no, per favore, restiamo ancora un po’ così. Ricambio in fretta l’ abbraccio e la stringo a me con tutta la dolcezza del mondo. Violette. I suoi capelli sanno di viole di campo. Mi sento inebriato dal suo profumo e dalla sua stretta, così leggera… Mi mette entrambe le mani sul petto e mi allontana. - Scusa, non volevo, ora devo averti rattristato. - Si stropiccia gli occhi con i pugni, tentando ancora una volta di sorridere - Mi spiace - No, ti prego, non chiedere scusa.

- Non fa niente. Dispiace a me che tu abbia ricevuto una così brutta notizia - Lei mi sorride davvero, un sorriso tanto triste, ha ancora le lacrime agli occhi nonostante faccia di tutto per trattenersi.

- Ora puoi andare, mi spiace averti trattenuto -

- Ok, ci vediamo dopo - Che sciocco sono, sarei potuto rimanere a consolarla.

Mi sono diretto lentamente verso le aule, per metterci più tempo possibile, ma le lezioni del pomeriggio sono state uno strazio, forse però è perché ho pensato alle sue lacrime tutto il tempo. Ci penso anche adesso, dovrei dormire e invece penso a lei, suo nonno era tutto il suo mondo, chissà se sta piangendo anche ora… 

  
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