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Autore: FlyingEagle    27/02/2012    6 recensioni
Breve One Shot Brittana. Non anticipo niente, vi invito solamente ad entrare e a dare un'occhiata!
"Avvicino la tazzina alle labbra e chiudo gli occhi.
Gusto piano l'aroma amarognolo"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aroma




Prima il rumore del braccio che viene staccato dalla macchina con un colpo secco.
Poi il filtro che viene svuotato, con un colpo.
La polvere scende e il suo profumo si stende per la stanza come cenere dopo un'esplosione, con la stessa veloce inesorabilità.
Il click della leva in plastica della macina che torna al suo posto. Una piccola pausa, mentre la polvere viene pressata, senza alcun rumore.
Il suono dello sfregare del metallo, liscio e lucido, sulla superficie del banco, poi il braccio che viene riposizionato al suo posto, fissato strettamente con un ultimo colpo di mano.
Ed in sequenza, subito dopo: un pulsante che viene premuto, la macchina che si mette in moto, la tazzina in ceramica che viene poggiata con precisione sotto il beccuccio e il ribollire liquido della macchina, come un crescendo.
Poi, mentre il profumo pungente del caffè si mescola a quello già presente nella stanza, il liquido scuro scende fumante, poco per volta, riempie la tazzina.
Ancora un pulsante ed è sospinta fuori dalla griglia, e poggiata su un piattino, bianco anch'esso, accanto a un cucchiaino adagiato distrattamente sulla superficie lucida.
Il tutto è sospinto con delicatezza e rapidità sotto il mio naso, mentre profumate volute di vapore risalgono ad accarezzarmi il viso.
<< Ecco a lei, signorina. >>
Il ragazzo dall'altra parte del bancone mi sorride con sicurezza porgendomi il caffè.
Io rispondo brevemente, senza guardarlo negli occhi, per educazione.
<< Se vuole lo zucchero- >>
<< No grazie. Lo prendo amaro. >>
Avvicino ancora la tazzina, prendo il cucchiaino e mescolo il caffè affinché la leggera schiuma si mescoli con il liquido sottostante e si nasconda in mezzo allo stesso.
E quindi ci guardo dentro, mi tuffo in quel pozzo nero, in un gesto familiare.

<< Allora?! >>
Mi riscuoto con un sorriso e distolgo lo sguardo da quei suoi occhi magnetici.
Lei ha sul viso quella sua espressione dolce, sognante e tutta per me.
Il mio sorriso si allarga e chiedo: << Cosa? >>, con una casualità di cui io stessa mi stupisco.
Lei ride brevemente e stringe le sue braccia calde contro di me.
Non mi soffermo a osservare la mia pelle toccare la sua, le nostre tonalità scontrarsi in quell'accostamento perfetto, soltanto perché il suo sorriso è stupendo oltre ogni immaginazione.
<< Quindi sei d'accordo per la meta di quest'anno? >>,ripete pazientemente sventolandosi con la mano, cercando di mettere in moto l'aria immobile.
Sento le labbra stirarsi irrimediabilmente in un sorriso perso mentre rispondo:
<< Non mi importa dove andiamo fino a che siamo noi due >>
Il suo viso si distende, i suoi occhi prendono una sfumatura d'ebano sotto la luce del sole che penetra dall'ampia vetrata.
Adoro come la luce qui dentro riesca a colpirla sempre sul viso, illuminandolo per la maggior parte del giorno.
In fondo è per questo che ho scelto questa casa per noi.
Si lascia sfuggire una risatina che non è per niente da lei, o invece lo è precisamente, e si protende a baciarmi.
A pochi millimetri dalle mie labbra si ferma e mi aspetta, come fa sempre, e io mi ritrovo a fissare le sue labbra invitanti e i tratti del suo viso, forse troppo a lungo, perché lei solleva una palpebra, lo sguardo incuriosito.
E mi ritrovo a affogare di nuovo in quell'oblio così dolce, mentre il sottofondo della sua risata e le sue braccia intorno a me mi cullano.


<< Tutto bene? >>
La voce maschile e poco familiare mi riscuote dal mio sogno ad occhi aperti.
Il barista mi guarda, con il viso un po' basso, lo sguardo penetrante, di un verde incredibile.
Uno sguardo che di sicuro ha fatto cadere molte donne.
Uno sguardo non così caldo e profondo come quello che desidero su di me ogni giorno.
Le mie labbra si stendono con disagio, in un sorriso forzato.
<< Sì, grazie... >>
E torno a testa bassa a fissare il liquido nero che va nascondendosi di nuovo dietro la schiuma del caffè.
Spero quasi che la tazzina mi riporti di nuovo nel mio sogno a occhi aperti, là dove mi ero interrotta, ma non succede.
Avvicino la tazzina alle labbra e chiudo gli occhi.
Gusto piano l'aroma amarognolo.

<< Ugh... hai di nuovo bevuto caffè, Santana! >>
Lei alza soltanto il sopracciglio.
<< Non ti bacerò fino a che non ti sarai tolta quel saporaccio dalla bocca! >>
La sua espressione combattuta è assolutamente adorabile.
Non sa se accontentarmi o protestare, ma appena vede il mio broncio capitola.
<< E va bene! >>, sbuffa, portando gli occhi al cielo.
E fa per staccarsi da me, ma la trattengo.
<< Aspetta... >>
Le prendo il mento tra le dita e le apro leggermente la bocca, poi avvicino il mio viso al suo.
<< Non ho detto che l'odore mi dispiace... >>
Mi godo la sua risata pungente, mentre il suo fiato caldo al caffè mi avvolge.
<< Non mi piace proprio il caffè! >>
<< Lo so... >>
E mi bacia.
E io non mi accorgo neanche del sapore del caffè, perché lei mi stringe e tutto il resto sfuma.


Quando riapro gli occhi, però, non c'è lei ad aspettarmi, non c'è più.
Allontano leggermente il viso dalla tazzina e immergo la superficie bombata del cucchiaino nel liquido.
Prima di affogare l'oggetto in quel pozzo nero intravedo la mia figura sformata riflessa sull'acciaio, troppo distante per essere distinta con precisione.

Affondo piano dentro di lei, in tutti i sensi, con tutti i miei sensi.
Lei geme accanto al mio orecchio.
Le sue mani graffiano la mia pelle, lasciano solchi.
La sua bocca mi assaggia, tra un respiro mozzato e l'altro.
I suoi occhi sono spalancati, ora più, ora meno, in balia di quella tempesta che le sto facendo infuriare dentro.
E i miei gesti sono speculari, mentre ribadisco il mio assoluto bisogno di lei e il mio indiscutibile diritto a farla mia.
La nostra pelle diventa una, congiungendosi laddove l'altra termina, i corpi pressati fino all'inverosimile, uno sull'altro.
Mi stringe ancora.
E so che per lei è lo stesso.


Ogni minimo gesto, mentre non mi curo di spostare la mano dalla ceramica bollente, è calcolato e attento.
Un rituale che si ripete ogni mattina.

La cosa fantastica di Santana, almeno per me, era sempre stata la dolcezza che riusciva a tirare fuori da chissà dove.
Io non sindacavo nulla, stavo a guardarla quando attaccava i nostri amici quando qualcosa per lei non era giusto.
Cercavo di capire perché una persona così preziosa volesse nascondere se stessa dietro quella scorza da insensibile.
Ma non era come pensavo.
Lo capii presto, lei semplicemente era così.
Era dura, aspra, inflessibile, vendicativa con chiunque il suo orgoglio le avrebbe indicato.
Tranne che con me e non ne capivo il motivo.
E se all'inizio ero solita dispiacermi del fatto che non tutti vedessero quanto fantastica potesse essere, ben presto mi sentii onorata e fortunata per avere l'esclusiva su una cosa così preziosa.
Ed egoisticamente sperai che in quel modo lei sarebbe sempre rimasta mia, che l'avrei avuta per me, solo per me, per sempre.


Mi porto il cucchiaino ricolmo alle labbra , trattenendo una smorfia.
Lo gusto con decisione, tentando di sentire ogni singola sfumatura nel sapore, consapevole, in quel momento, come ogni altra volta, di avere nella bocca lo stesso sapore che lei amava tanto.

<< Non capisco cosa ci trovi in quella roba... è così amara... >>
La mia bocca prende una strana piega al solo pensiero.
Lei invece lo gusta ad occhi chiusi, un'espressione di piacere dipinta sul viso.
Ed io sento quasi un moto di gelosia nei confronti dell'intruglio intrappolato in quel bicchiere di carta.
<< Mhmm... amaro non vuol dire brutto – spiega ancora ad occhi chiusi – e poi questo è qualcosa di straordinario. Che colpisce tutti i sensi: è bello a vedersi, ha un buon odore e quando lo assaggi non puoi ignorarlo. Lo senti. Che ti piaccia o no. E, cosa più importante, secondo me il caffè ha un profumo adatto a conservare i bei ricordi. >>
La mia espressione è confusa e quando apre gli occhi se ne accorge.
Con un sorriso si piega verso di me, tra il fruscio delle lenzuola, nella nostra stanza che ora è impregnata dall'aroma del caffè.
<< Ad esempio – continua, prendendo un sorso dalla tazza – se io ora ti baciassi, con questo odore così intenso e questo sapore sulle labbra, ogni volta che tu sentissi odore di caffè o lo berresti, ti tornerebbe in mente questo bacio e questo momento e … noi >>, conclude con un sorriso soddisfatto.
Amo quel sorriso, quando mi guarda negli occhi e mi accorgo di essere tutto ciò che desidera.
E sorrido anche io, perché quell'espressione è tutto ciò che, invece, voglio io.
<< Penso di voler provare questa cosa... >>
Con fare vago mi avvicino a lei, appoggio le mie labbra sulle sue, mentre la bacio il sapore di quella miscela bollente ci avvolge, dal bicchiere ancora pieno a metà si alzano volute di vapore.


Sfilo con delicatezza il cucchiaino dalla bocca, attenta a non perdermi neanche una goccia del liquido ustionante.
Quando poggio le labbra sulla tazzina apro gli occhi e poi li strizzo, mentre il vapore caldo li raggiunge.
Poi butto la testa indietro e sento la bocca invasa dal liquido bollente.

Faccio scorrere le mie mani sulla sua pelle soffice, mentre lei sospira leggera, nel sonno.
Sul viso ha l'espressione pacifica che assume ogni volta che si lascia scivolare nel torpore, nuda e abbracciata a me, col respiro ancora affannato dopo una notte di passione.
Come spesso succede lotto contro la stanchezza per godere di quel viso così dolce, che persino quando siamo da sole stenta a mettere su.
Avvicino il viso al suo collo e poggio un leggero bacio, precisamente sopra il pulsare ritmico del suo cuore.
E lì mi lascio trascinare in un sonno pieno di lei.


Raddrizzo la testa e sento il caffè bruciarmi nella gola, segnando il suo percorso.
Rabbrividisco.

Rabbrividisco contro di lei, sotto di lei, dentro di lei, attorno a lei.
Lei è dappertutto e io sono dappertutto insieme a lei.
E noi siamo una cosa sola.
E non siamo da nessuna parte.
E siamo ovunque.
Siamo qualunque cosa vogliamo, strette, aggrappate l'una all'altra.
A tenerci strette contro la vita.


Sento le ultime scintille corrermi lungo la spina dorsale, seguendo la scia bollente che sento lungo l'esofago e allo stesso tempo sulle labbra.
In bocca un retrogusto pungente.

Mantengo le palpebre serrate, ma posso praticamente vederla con la mente, con la forza dell'abitudine.
Siamo amanti da una vita, amiche da ancora più tempo.
Non ho bisogno di guardarla negli occhi, in viso, per sapere che è sul ciglio.
Manca un passo.
Spingo più in fondo con la lingua e il passo è fatto.
Sento che si irrigidisce ed è mia completamente.


Apro gli occhi e mi lecco lentamente le labbra, sul viso nessuna espressione.

La guardo sorridermi sotto il sole estivo.
È così caldo...
La sua pelle splende sotto il sole.
Una pelle color caffè, ma molto più dolce.
Guardo la lieve scia che una gocciolina di sudore lascia mentre scivola lungo il collo e poi il petto, fino a sparire sotto il leggero vestito estivo.
Poggio una mano proprio dove la traccia umida ancora brilla e sento la tua pelle scottare.
Mi avvicino e mordicchio leggermente la pelle morbida della clavicola.
Sì, molto più dolce.


Piano tutto intorno a me riprende la sua dimensione, mentre ancora un po' del caffè riposa sul fondo.
Lo guardo, la mano tremante, per un momento interminabile.

La notte ci calza a pennello, mentre ridiamo su note immaginarie e bellissime.
E non ci importa di nulla.
Mi baci.
Il mondo si ferma.
Con lui il mio cuore.


Avvicino la tazzina ancora una volta alla bocca, inclinandola.
Tengo gli occhi aperti e guardo il liquido inclinarsi e colpirmi le labbra.

Quella mattina in cucina, come ogni altra mattina, regna un odore intenso di caffè.
Sul tavolo la tazza, però, è abbandonata, mentre sul divano poco distante ci abbracciamo come se non ci fosse domani.
Il mio sorriso è largo quanto l'oceano.
Mi sussurra parole dolcissime, mentre sulla mia mano brilla l'anello che mi ha appena donato.
La bacio e non mi interessa se sa di caffè.
Anzi, credo di preferirlo.
Fa così casa, così famiglia, così Santana con me ogni mattina e ogni sera da quel momento in poi, che non mi importa di nient'altro.


Osservo l'ultima goccia scendere inesorabilmente e svanire.
Tutto ciò che rimane è un bianco banale.

La casa non è più la stessa, la città non è più la stessa, e non lo è il mondo intero.
Ora sembra un buco nero, senza senso, senza inizio, senza fine.
È così chiaro, eppure il mondo, fuori, sembra girare alla stessa velocità.
Assurdo.
Guardo in silenzio il muro bianco.
Perché mai abbiamo tenuto il muro bianco?
È asettico, vuoto.
Di sicuro lei l'avrebbe preferito di un colore scuro e intenso, ma l'ha tenuto così per accontentare me, che di colori scuri non volevo vederne.
Distolgo lo sguardo, ma ogni cosa che guardo è impregnata di lei.
C'è lei ovunque.
Ma so che presto la sua mancanza mi farà sembrare tutto insopportabilmente vuoto.
Gli altri a quest'ora, probabilmente, saranno ancora in chiesa, a salutarla come si deve.
E invece io sono qui, con il mio stupidissimo ed inutile vestito nero.
Ma cosa pretendevano tutti?
Di poter comprendere quanto il dolore mi straziasse semplicemente dal colore del mio vestito?
A quel punto non aveva neanche più senso vestirsi.
E quelle carezze, quegli abbracci: non erano neanche lontanamente paragonabili ai suoi.
Me ne facevano sentire soltanto la mancanza.


Riporto lentamente la tazzina sul banco.
Poi distolgo lo sguardo e deglutisco una volta ancora, a vuoto.
Mi lecco le labbra.

<< Adoro quando sorridi così. Anche se dovesse andare tutto storto ho la sensazione che potrei aggrapparmi a quello e continuare a esistere solo per guardarlo >>
Arrossisco e il mio sorriso si allarga.
Non è consapevole che questo sorriso esiste solo perché c'è lei qui.
Si piega su di me.

Adoro questo momento, durante il quale il sapore si attenua ma l'odore è ancora forte come prima.

<< Promettimi che quel sorriso rimarrà sempre lì >>
Il suo viso è così serio da spaventarmi.
<< Qualunque cosa succeda.>>
<< San... >>
<< Promettilo. >>
Il suo tono non ammette repliche e io annuisco leggermente, il viso contratto dalla preoccupazione.
Lei nota il mio sguardo e il suo viso si addolcisce.
<< Sono abbastanza sicura che il mondo finirebbe se tu smettessi di sorridere – aggiunge sorniona – quindi devo prendere precauzioni. >>
E il suo sorriso si espande e contagia anche il mio.
Ridacchio come una bambina a quello che penso sia soltanto un banale tentativo di fare colpo.
Su di me, poi, che sono già persa per lei.
Mi tuffo su di lei e tutto ha il suo odore, il suo sapore, il suo colore, tutto così simile al caffè.
Lei è così.
Dolce e amara.
E io la Amo.


Sento il ragazzo dirigersi di nuovo verso di me, dietro il bancone.
<< Era buono? >>
Lo guardo con la mera imitazione del sorriso che tanto amava Santana sulle labbra.
Ci penso su un momento, continuando a fissarlo.
Poi sposto lo sguardo, sopraffatta dai ricordi e dalle sensazioni.
Non è un caffè perfetto.
Né il migliore che abbia mai bevuto e ne ho bevuti molti da quando non c'è più Lei.
Eppure, paradossalmente, nell'imperfezione del suo retrogusto amarognolo di bruciato, è quello che più le si addice.
A lei che ha fatto divampare nel mio petto quell'incendio che non consuma, che non distrugge, che non si spegne.
E che però, ora, fa male.
Lei che ha lasciato dietro di sé soltanto terra bruciata.
Una scia che il caffè bollente ripercorre puntualmente.
<< Amarissimo. Proprio aspro. >>
Sollevo lo sguardo liquido con un sorriso luminoso.
<< Davvero ottimo >>.



Eccoci qui alla fine.
Non aggiungo molto, spero solo che gradiate e mi facciate sapere cosa ne pensate. Se avete dubbi o ci sono cose che non capite chiedete pure.
Questa è semplicemente una cosa che mi è venuta in mente e che ho dovuto per forza buttare giù, perché mi impediva di concentrarmi su qualunque altra cosa. Non potevo ignorarla:)
Questo è anche il motivo per cui sono in ritardo con l'altra storia in corso, ma farò il possibile per aggiornarla al più presto!
Grazie a tutti!

  
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