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Autore: Sellyistheway    28/02/2012    1 recensioni
Caroline si girò di scatto e sentì qualcosa rompersi, un rumore appena percettibile ma che grazie al suo udito riuscì a captare...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Caroline si svegliò presto, aveva passato la notte a girarsi e rigirarsi nel letto. Un’intera notte passata a pensare al suo comportamento. Aveva fatto la cosa giusta dicendo quelle parole a Klaus? Certo che l’aveva fatto.  Ma allora perché non era riuscita a prender sonno e aveva un terribile mal di stomaco?    I vampiri potevano avere mal di stomaco? Rimase perplessa dei suoi stessi pensieri e si alzò dal letto. Doveva parlargli. Forse così quell’orribile sensazione alla bocca dello stomaco sarebbe andata via, almeno così sperava.
Si preparò velocemente, mise dei vestiti semplici. Non voleva dar l’impressiona che le importasse com’era vestita davanti a Klaus. Le importava veramente?
Con mille dubbi nella testa e le mani tremanti si avviò verso casa sua, arrivò sulle scale ma si fermò. Una strana sensazione le bloccò il braccio destro con cui stava per premere il campanello.
-Andiamo coscienza, ti pare il momento di farti viva? Che diamine di tempismo hai?-
Pronunciò ad alta voce. Intanto dall’interno della casa, Klaus si era già accorto del suo arrivo, anche lui aveva passato la notte insonne sul divano a disegnare sempre e costantemente lineamenti femminili che assomigliavano a Caroline. Si alzò dal divano e andò vicino alla porta. –Sai, qualcuno penserebbe che hai un qualche disturbo mentale. Stare davanti alla porta di casa altrui senza far nulla non è un buon segno.- Sorrise delle sue parole ma era contento che lei fosse venuta.
-Tranquillo non dovrai fai alcun ordine restrittivo nei miei confronti, non ho la minima intenzione di diventare la tua stalker.- Rise, era stranamente contenta di sentire la sua voce e che fosse a casa. –Allora, mi apri o continuiamo a parlare così che fa tanto Romeo e Giulietta negli anni cinquanta?-
Lui sorrise, ma lei non poté vederlo. –Lo sai che il tuo paragone non ha il minimo senso?-
Lei si morse il labbro inferiore. –Oppure sei tu a non vederci alcun senso?-
Caroline mise la mano sul pomello della porta e nello stesso momento lo fece anche Klaus. Aprirono insieme la porta solo che Caroline era meno forte, fisicamente, di Klaus e nell’aprire la porta inciampò sul piccolo serbino e si appoggiò su Klaus per evitar di cadere. I due si trovarono faccia a faccia. Caroline si scostò lievemente e sorrise dirigendosi al piccolo tavolino dove aveva intravisto degli alcolici.
-No, non è uno scherzo. Sono una vampira solo che la mia umanità ama comparire nei momenti più giusti.- Affermò Caroline mentre si versava da bere, iniziare una conversazione con Klaus senza bere non era il migliore dei segni.
Lui chiuse la porta e si avvicinò al divano. Notò di aver lasciato il suo blocco per i disegni  lì vicino. Si precipitò accanto a lei per nasconderlo ma la ragazza s’accorse  del movimento. Lui cercò di fai finta di nulla. Sorrise.
-Cosa nascondi lì?-
-Nulla, posso versarti da bere?-
-Sì. E puoi anche dirmi cosa nascondi?-
-Oh mia cara, io nascondo troppe cose-
-Andiamo!- Si avvicinò a lui.
-Caroline, non attacca con me-
Si avvicinò di più e tentò un approccio amichevole. –Sì Klaus, con te non attacca. HA HA- Tentò di prendere il blocco varie volte ma Klaus era più veloce di lei, prevedeva le sue mosse e riusciva a scansarsi.
-Andiamo, ci sono scritti i tuoi malvagi piani per la distruzione di massa?-
Lui sorrise.  –No tesoro, c’è molto di più-
Ancora più incuriosita tentò un’ultima volta. Si avvicinò velocemente a lui, gli mise le mani intorno al collo, poi fra i capelli.
–Non sei l’unico che ottiene sempre ciò che vuole-
Lo guardò fisso negli occhi, poi le labbra. Si avvicinò lentamente ad esse. Klaus abbassò lievemente la guardia e in quella frazione di secondo, Caroline riuscì a sgusciare dietro di lui e a prendergli il blocco.
Esultò.  –Evvai!-
Sfogliò velocemente le prime pagine e notò i visi delle donne. Si rese conto che le assomigliavano molto. Anzi, capì che quelle donne raffiguravano lei. Si avvicinò col blocco in mano a lui che si era momentaneamente assopito nei suoi pensieri e la stava fissando con uno sguardo perso e malinconico.
-E poi sarei io la stalker-
Nel continuare a sfogliare il blocco sorrise, non lo trovava un gesto di cattivo gusto. Pensava che fosse una cosa molto dolce da parte sua.
Klaus sorrise amaramente.
-Sì, forse quel blocco potrebbe mettermi nei guai se finisse nelle mani sbagliate-
-Tipo le mie?-
-In un certo senso, un po’ contorto, speravo che lo trovassi-
Caroline rimase colpita, ancora una volta sentiva quella stranissima sensazione alla bocca dello stomaco.
-C’è ancora la possibilità di avere quel drink? Ne ho bisogno.-
Klaus sorrise, sapeva di aver provocato qualcosa nella ragazza. Le versò quel drink, ne versò uno per sé e glielo porse.
Si sedettero insieme sul divano, entrambi concentrati sul proprio bicchiere.
Una lunghissima pausa imbarazzante, qualche sguardo incrociato. Poi qualcuno smorzò quell’attesa snervante : Klaus, che scoppiò a ridere.
-Sei venuta per approfittarti della mia riserva alcolica? Non è molto carino-
-Oh andiamo! Non mi approfitto così delle persone così-
-E allora perché sei qui?-
-Perché vorrei parlarti. Boh forse ho fatto male a venire- Si alzò dal divano ma Klaus la fermò sfiorandole le dita.
-Rimani, ti sto ascoltando. Voglio ascoltarti. Voglio che mi parli.-
Caroline rimase colpita da quelle parole. Era il vero Klaus quello davanti a lei? O la mancanza di sonno gli aveva dato alla testa?  Si sedette accanto a lui.
-Ho bisogno di chiederti perché hai scelto me. Perché mi riempi di regali e perché ti comporti come un comune essere umano. Ho bisogni di sapere. Non posso comportarmi come se niente fosse, come se fosse tutto normale come se non si trattasse di te.-
L’ibrido s’irrigidì sentendo le sue parole. Si sentì ferito.
-E’ così difficile che provi qualcosa per te? Che provi una certa simpatia? I regali? Caroline sono regali! Pensavo ti avrebbero fatto piacere, non volevo comprarti. Io ti voglio conquistare. E’ così assurdo da credere?-
Si alzò in piedi e scaraventò il bicchiere contro la parete, urlò-
-Perché voi donne dovete complicare tutto? E’ una cosa così semplice perché la devi trasformare in qualcosa di contorto? Caroline tu mi piaci. Sto cercando di farti piacere me.-
Klaus rimase intontito dalle sue parole. Si era davvero aperto con una ‘sconosciuta’? Le aveva confessato tutto, si era scoperto davanti a lei.
Caroline rimase allibita davanti al suo comportamento. Klaus aveva sbottato per colpa sua. Ma era davvero colpa sua? Basta, era stanca di sentirsi in colpa, di tenersi tutto dentro, di mettere gli altri prima di lei, di essere accusata. Si alzò dal divano e gli andò davanti, con furia.
-Io ti piaccio? E tu dovresti piacere a me?  Con che coraggio mi dici queste parole? Con che faccia ti permetti di provare certe cose? Dopo tutto il male che hai seminato, il sangue che hai sparso sulla via delle persone a cui tenevo di più, dove lo trovi tutto questo fegato? Ti piace sentirti potente perché te la prendi sempre con i più deboli, beh Klaus mi dispiace d’averti dato questa impressione assolutamente sbagliata ma sono forte. Lo sono diventata a causa tua, tua e di tutto quello che ti gira intorno. Tutto ciò che ti sta vicino muore e osi anche lamentarti della tua solitudine? Beh mio caro, le lacrime di coccodrillo non hanno salvato mai nessuno, non salveranno di certo te.-
Caroline sentì una profonda rabbia nascerle dentro. Non era neanche ‘contenta’ di averlo ferito, sapeva che le sue parole non sarebbero bastate, no avrebbero mai eguagliato il dolore che aveva provato.
Dagli occhi dell’ibrido scese una lacrima carica di dolore, lentamente rigò la sua guancia. Ma Caroline non la poté vedere perché Klaus si girò in tempo, dopo quelle parole non poteva guardarla in faccia, non ora.
-Forse è meglio che tu vada.-
Caroline si girò di scatto e sentì qualcosa rompersi, un rumore appena percettibile ma che grazie al suo udito riuscì a captare. Si fermò un istante sul ciglio della porta e poi andò via.
  
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