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Autore: adelfasora    29/02/2012    1 recensioni
Una volta in biblioteca, dove stava posando su alcuni scaffali degli ultimi arrivi dalle fluorescenti copertine, si dedicò prima ai compiti, e poi alla lettura spensierata.
“ c’è qualche novità? ”
“ Sofia, non vedi che è innamorata?! ”
.. forse con troppo entusiasmo.
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“Ma che cazzo ti prende?” Schietta. Non ricevette considerazione.
“ Dì la verità alla sniffatrice tua, hai piantato marijuana in giardino sapendo che tra un po’ è il mio compleanno! ”
Bonjour finesse.
..... ..
Innamorarsi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In biblioteca.

- innamorarsi -

 

Quando le persone

non ti notano,

tu osservale e loro si volteranno.

 

 

 

 

Scorrere per scaffali, accompagnata dal silenzio e dalla quiete della biblioteca, per Celeste non aveva prezzo. Tutti quei libri, tutti quei titoli che all’interno, sfogliando la carta, contenevano una storia, delle riflessioni, dei significati, delle ironie e una vita. Quella dello scrittore.

Ognuno di quegli autori, dal primo al più insignificante e meno conosciuto, vivevano nella mente e tra le dita della persona che li leggeva.

 

Celeste frequentava il terzo anno di liceo classico, assieme alla sua svitata amica Roberta, con i suoi capelli lisci, lunghi e color carota. Adorabile sfumatura in onore della genetica e della sua trisavola. Roberta, soprannominata da lei “la svitata” era sua amica per questo e tanti altri motivi, tra i quali la sua dolcezza e la sua morbidezza.. no. Era la schiettezza, la sincerità che ci metteva in quello che diceva ad averla colpita.

Quasi quanto il suo linguaggio poco adeguato.

 

-Hei! Ma tu mi sapresti spiegare di che miseriaccia mi sta dando a parlare stò simpaticone di filosofia?

- Piacere.. io sono Celeste. – sorrise, un po’ intimidita – e comunque penso che tu stia parlando di storia.. che è l’unica cosa spiegata oggi. –

- Che? Caz.. cioè, e come me ne potevo accorgere? Quello lì è soporifero! –

- Se vuoi posso darti una mano.. avendo letto molto so già di cosa parlano alcuni paragrafi! – doveva mostrarsi aperta e sociale.. dopo sarebbe stata tutta in salita. Sì, doveva solo mettersi in gioco.

- Ammazza te’! – rise, ed era davvero contagiosa – In questo caso, querida compañera .. benvenuta nel mio cervello, dove i neutrini vivono di filoni e perpetua ignoranza! –

- Neuroni, forse.. – quella ragazza era troppo forte! E anche lei stava andando bene, di certo sarebbero diventate amiche!

- Bha.. è tutta roba uguale per me, va tutta a finire di merda nella discarica. Oh, scusa, volevo dire cervello. – la fissò a lungo, persa in chissà quali e quanto profonde riflessioni - .. che ne dici di farci un giro? Magari mangiamo per strada qualcosa!.. Andiamo, forza! –

Senza aspettare, e senza farsi pregare, divennero subito amiche. E Celeste lo capì nello stesso momento in cui, ridendo come matte per i corridoi scolastici, correvano verso l’uscita, trascinandosi.

 

Celeste passava intere giornate a leggere e a riordinare serie di volumi nella biblioteca dove dava una mano al nonno, da cui aveva preso questa passione per la lettura, “immagazziniamo parole” diceva lui, che fin da quand’era piccola le aveva rimboccato le coperte con le favole dei fratelli Grimm.

Le favole erano così belle che per quante delusioni la vita reale potesse darle, lei credeva che mai avrebbe smesso di leggerle con occhi illusi, forse, ma felici e incantati. Non avrebbe mai smesso di  leggere, perché sarebbe stato come abbandonare il suo primo amore.

Sorrise, ripensando a come la nonna Sofia le avesse raccontato di aver conosciuto il nonno.

“Aveva uno sguardo da sognatore, spensierato, e sebbene avessi i miei boccoli biondi e gli occhi verdi, sono sempre stata gelosa del suo amore, i libri. All’inizio non ci potevamo sopportare, o meglio, lui non mi notava perché troppo preso da Leopardi e altri … mentre io ero una persona pratica e poco incline alle fantasticherie. Poi, è come se ci fossimo incontrati per la prima volta, io e lui: tra ripiani stracolmi di titoli e racconti, cercavo di afferrare un volume abbastanza pesante di medicina, quando lui l’ha preso per me e mi ha rivolto per la prima volta la parola direttamente.” Si animava quando parlava, con movimenti eleganti delle mani “Mi dice - sei proprio piccoletta, per non riuscire a raggiungere questo ripiano – e con voce burbera cercava addirittura di accennare ad una risata.. penso che questo gli assegnò qualche punto, dato che mi intenerì talmente da accettare il suo invito per cena, oltre a molti altri dopo, e più impegnativi…” A quel punto il nonno sbucava dall’ombra della sua scrivania, dove stava per l’appunto leggendo, e guardandole da sopra le lenti borbottava qualcosa riguardo la fatalità dell’evento, e strane posizioni degli astri.

Si rideva tutti insieme, fino all’ora di cena si parlava, con l’odore della fantastica torta di mele, ricetta della trisavola deceduta, l’odore di bucato appena piegato, con gomitoli di lana da riavvolgere, nel disperato tentativo di cucire un paio di calzettoni per il cuginetto che stava per arrivare di lì a poco.. e che si faceva attendere da ben lunghi sette mesi. E lei ancora doveva imparare a tenere in mano i ferri.

 

Quella mattina invernale era fredda, e mentre leggeva attentamente di Bianca come il latte, Rossa come il Sangue il the faceva fatica a riscaldarla.

 A scuola non vedeva l’ora che la scuola suonasse la campanella, cosiddetta “della liberazione”,  per andare a rifugiarsi accoccolata su un grosso e vecchio divano, ribattezzato Marcopolo – perché portava sopra un grosso pezzo di cartina geografica,senza contare il gigantesco mappamondo poggiato sul tavolino – con un buon libro, magari La solitudine dei numeri primi – che leggeva contemporaneamente con l’altro-.

 

Mentre pensava a questo, andò a sbattere contro qualcuno senza rendersene conto.

“ oh, mi scusi, non volevo. Ero sovrappensiero, vi ho fatto male? A volte ho davvero la testa da un’altra parte… ”

Il ragazzo, che aveva in spalla un borsone più grande di lei, la squadrò curioso “scusa, sono io che non mi sono scostato in tempo, non ti avevo vista.. vado  un po’ di fretta, quindi non ti fare troppi problemi, ok?”

 

Mentre lei era ormai anima e corpo sul pianeta degli ormoni, lui si era defilato, imbarazzato, ed era scomparso dalla sua vista… che in quel momento era appannata dalla visione di un meraviglioso giocatore di calcio – della scuola -, dagli enigmatici occhi azzurro chiaro –celeste, come il mio nome, ahhh… - che si chinava verso di lei, le prendeva la mano, e le recitava un passo di Orgoglio e Pregiudizio.. cosa che però non accadde e, dopo essersi riscossa, tornò a casa con le ali ai piedi.

 

Una volta in biblioteca, dove stava posando su alcuni scaffali degli ultimi arrivi dalle fluorescenti copertine, si dedicò prima ai compiti, e poi alla lettura spensierata.

 

“ c’è qualche novità? ”

“ Sofia, non vedi che è innamorata?! ”

 

.. forse con troppo entusiasmo.

 

Cercò di ricomporsi, ma a nonno Sandro era raro che sfuggisse qualcosa, e così Celeste iniziò il suo monologo senza un granchè di senso. “ lui.. così carino.. gli sono andata a sbattere contro… orrida figura, Damocle, dammi la tua spada e uccidimi.. e poi era imbarazzato.. se gli chiedo di sposarlo cosa mi risponderebbe?? ..e dei figli! Dei figli!!... ma un passo alla volta.. si chiama Sandro, come te.. un giocatore… è fortissimo e bravissimo.. dovresti vedere com’è alto… nella mia visione poi..”

Fino a quel momento le sue parole erano solo discarica.

“ Meglio lasciarla sfogare… ”

“ Non guardarmi così, io alla mia età non parlavo di certo così di te! ”

 

“ Mi ha detto tutto di lui una mia amica, sai? bravissimo in matematica.. io per niente, secondo me ci completiamo a vicenda, non trovi nonno?.. siamo fatti per stare insieme.. credo.. e se invece non gli piacessi?! Mi confessassi e lui mi ridesse in faccia? Oh, Nonno!”

“ Perché non ci parli tu con lei? ”

“ Il nonno sei tu! ”

“ E che motivazione sarebbe questa ?! ”

 

Era raro che Celeste si lasciasse andare così tanto, ma sapeva che i confessori più adatti erano le persone che meglio la conoscevano, e non aveva avuto dubbi.

“ Nonna! ”

“ Sapevo che ci sarei andata di mezzo anche io! ”

“ Guarda che chi dovrebbe lamentarsi sono io, che sto sopportando mia nipote da un’oretta buona in preda alla sua cotta adolescenziale, e che cerco di trovare allo stesso tempo i libri da ordinare per i clienti! ”

 

“ … ”

“ Quindi questo sarebbe amore? Bhe, tua nonna ormai ha la sua età, e tu che non sai cucinare un uovo non puoi di certo prenderlo per la gola… ma dopotutto la cosa che ti riesce meglio è leggere e la letteratura, no? Potresti dargli una mano con i compiti… che so, a scuola come va lui? ”

“ NONNA! Tu sei un genio! ”

" Grazie, ma stavo parlando con Celeste, vecchiaccio. Quindi chiudi quella maledetta ciabatta! "

 

 

 

 

 

 

 

A scuola Roberta non si fece troppi problemi e con pochi giri di parole “Ma che cazzo ti prende?” Schietta. Non ricevette considerazione.

“ Dì la verità alla sniffatrice tua, hai piantato marijuana in giardino sapendo che tra un po’ è il mio compleanno! ”

Bonjour finesse.

 

“Allora? Guarda che quella mezza donna del professore di filosofia mi deve chiamare, mica posso sprecare il mio tempo tutto con i tuoi viaggi mentali?” le passò una mano sul volto, ma lei, stando al gioco, stette immobile, imbambolata.

Forse non tanto per finta. “Ehi? E io credevo che in quel periodo del mese si diventasse acide e violente.. sei proprio atipica te, eh?”

A cercare di estorcerle informazioni cercava sempre i modi più originali. E ci riusciva.

Dopotutto a chi non si racconta della propria cotta/colpo di fulmine se non alla propria migliore amica?

“Per tua informazione, io non sono mai né acida né tantomeno violenta!” si finse un po’ offesa, ma non durò a lungo “ .. e comunque ho appena dato un volto all’uomo dei miei sogni, al padre dei miei figli-”

“Ehi, ehi.. con calma! Innanzitutto nome, cognome e attributi!” Celeste non perse un attimo, concentrata com’era ad articolare le parole “Si chiama Sandro, Sandro Matteotti.. ed è bellissimo, da mozzare il fiato, unico, muscoloso e alto. Non dimentichiamo il fatto che non farò altro che sognarlo.. da questo preciso istante.. ” cercava di andare avanti con la descrizione a grandi gesti “ dovevi vederlo, così grande e grosso mi sovrastava, io che tanto bassa non sono, poi aveva degli occhi celesti così vividi e grandi.. mi ci sarei immersa in pieno inverno.. che è adesso, ma non divaghiamo! .. Se avessi sentito la sua voce, così bassa, calda, gentile e dolce! E io sono rimasta lì imbambolata a fare una delle mie solite figure” scosse il capo sconsolata “ma io devo, voglio rivederlo!” scosse per le spalle l’amica, dimostrando la propria disperazione.

Completamente andata, a sospirare adorante verso chissà quale immaginaria figura.

“ Se ti piace così tanto, micetta, dovremmo andare al campo dopo le lezioni, il tuo baldo cavaliere starà domando la palla.” Vedendola entusiasta, che la strozzava in un abbraccio pseudo-affettuoso, rise forte, fregandosene bellamente del professore appena entrato nell’aula.

 

“Povero nonno..” E continuò a ridere, sotto lo sguardo fulminante dell’incarnazione della filosofia, il professore Lamberti.

 

 

“Allora? Lo vedi? Lo vedi, Rob?!” “Già, dopotutto me l’hai descritto, come non potrei vedere il suo fulgore in questo ammasso di fango e sudiciume maschile?” Storse il naso, mentre tenendo l’amica vicina, cercava di scorgere quel gran pezzo di manzo nella massa di microcefali che correvano dietro ad un pallone.

Sandro Matteotti era conosciuto, ma solo perché aveva frequentato un'unica volta il corso di potenziamento di fisica, per poi seguire la vocazione di tutti gli altri maschietti. Ed era molto bravo, oltre che bello da morire, a detta delle solite oche o per lo più cheerleader. O il suo fan club personale. Ma Roberta e Celeste non erano mai state così attente a quelle cose.

Fino all’incontro fatale, s’intende.

 

“Rob! Rob!!!! E’ qui, è lui, quello in panchina!! Credo di star per svenire.. non è magnifico? E guarda come è carino..” “ mentre si scola come un assettato nel deserto la sua bottiglia di getorade, già”

“Su, Rob.. non fare la guastafeste!”

“ Certo, va bene.. ma lo sai che non mi piace gran che stare qua.” Indicando un gruppo di ragazzine che lanciavano gridolini striduli entusiasti.

“ Non vorrei che mi scambiassero per quella categoria lì, eh.”

 

“Oh.. sta venendo di qui. Rob!! Sta venendo.. Rob! Oddio… R-”

“Ho capito!!! Sta venendo, non sono cieca, ma sorda tra un po’, non preoccupartene.”

Da lontano, un gruppo di ragazzi entrava negli spogliatoi, mentre loro erano lì da tutto un allenamento.

“Celeste, ora che dovremmo fare? Farti avanti? Ti chiudi nel suo armadietto e lo stupri?”

“ Roberta!” la guardò scandalizzata “Certo che non sarebbe una cattiva idea.. ma fa troppo freddo!”

 

“E’ passata un’altra mezz’ora. Ripeto, Rob chiama Celeste, Rob chiama Celeste.. rispondete prego!”

“Eh?! Scema.. stavo pensando che hai ragione.. come posso fare ad avvicinarlo? In confronto a lui sono uno sputo d’invisibilità.”

“hai ragione.. ma dove sei, che non ti vedo?” e fingeva di toccare l’aria e scrutare l’orizzonte, con una mano sulla fronte.

“Rob, tu sei una causa persa.”

 

“ Ci vediamo domani, ok? ”

“ Tesoro.. qualcosa ci inventeremo, non ti abbattere, eh? ”

“ Ma no! Per così poco, poi! E comunque nonna mi ha suggerito di dargli una mano in italiano, lui conosce solo i numeri ” e rise “ beh, tu non è che ci vada tanto d’accordo, con questi numeri… ” “ Tu invece hai entrambi i problemi. ”

“ me ne vado. Mi ferisci se continui così. ”

E fece finta di andarsene. Mentre si avviava, il passo spedito diventò una vera e propria corsa.

“NO! Così non vale Rob! Aspettaaaa!!”

 

Alla fine tornarono alle proprie case, stremate e con la lingua penzoloni.

 

 

Un cellulare squillò.

“Michele? Che bello risentirti. Già, bei tempi. No, non ritorneranno. No, e mi devi un favore. Senti, ma tu non facevi parte della squadra di calcio a scuola? Avrei un piacere da chiederti. E no, non puoi negarmelo.”

 

 

 

 

Arrivata in biblioteca, si dette da fare per aiutare i nonni, anche per sgombrare un po’ la mente da tutta la confusione che sentiva.

“ Celeste! Cos’è quella faccia?  ”

“ Ha ragione la nonna, Cel.. sei quasi più pensierosa di Apollo. ”

Celeste era abbastanza sorpresa. Dopotutto Apollo era il cane.

“ E che c’entra adesso lui?! ”

“ La tua fronte è rugosa allo stesso modo, solo che tu non sei di razza così ”

Celeste, presa di sopresa, non sapeva se ridere o prendersela.

“ Ma che paragoni fai? E la vecchiaia non è una scusante sufficiente! ”

E così ci pensò la nonna.

 

Sorrise tra sé e sé, ricordando che da circa un anno vantava la sua ottantina, mettendola spesso in causa nei litigi quotidiani con la moglie.

 

Quella sera tornò a casa, che definiva tale solo perché lì c’erano i suoi genitori. Perché in caso contrario avrebbe fatto la tenda fuori della biblioteca.

Salutando e mangiando, si esprimeva a monosillabi, fino a rintanarsi nella sua stanza e  addormentarsi di botto.

 

 

Il giorno dopo fu abbastanza shoccante trovarsi di fronte a Sandro Junior, il quale era appoggiato in tutta la sua maestosità, come nel migliore dei suoi sogni – l’ultimo era di quella stessa sera - , al suo banco, dove quella fedifraga di Roberta se la stava spassando dal divertimento mentre lei era bloccata in stato confusionale/comatoso. Questo mentre la sua parte razionale si chiedeva cosa ci facesse lui lì.

 

“ Oh.. ehmm.. aah.. ci.. cia-o ” Mentre si bastonava mentalmente con una spranga di ferro tentava, senza risultati, di mantenere un contatto con la realtà.

Ma quanto sono azzurri i suoi occhi? Perché è così esageratamente bello? .. Sono improvvisamente diventata sorda? Perché le sue labbra si muovono? Mi sta domandando qualcosa?!

Frattanto che la sua amica si scompisciava dalle risate, Celeste annuiva senza capire assolutamente nulla di ciò che diceva. E immaginava le più crudeli torture medioevali per ucciderla.

Cosa dicevano quelle pornografiche  fantastiche labbra rosse e sorridenti..

“ .. Io ho questo problema, mi dispiace arrecarti tanto disturbo. ” continuò ad annuire, fingendo di stare seguendo.

“ Allora è fantastico! Perfetto, sei la mia salvezza! ” Dopo che ebbe annuito, sorridendo, il ragazzo la abbracciò, di slancio. Inutile dire che sgranò gli occhi, dimenticando per qualche secondo come si respirava, annaspando e andando poi in iperventilazione.

 Si schiaffeggiò mentalmente. Riprenditi, Celeste, riprenditi!!

“ Allora devo venire da te? ”

Panico. Cosa le aveva chiesto?

Non rispondendo, Rob – eletta la migliore dell’anno - rispose al suo posto, indicandogli una libreria… la biblioteca?!

Una volta salutato - si era accorto del suo sguardo sognante? – prese per il colletto della camicia a quadri l’amica chiedendole, disperata “ Cosa dovrei fare.. esattamente? ”

Il suo sorriso non presagiva nulla di buono “ Gli darai ripetizioni di letteratura, Italiana, latina e greca.. è messo peggio di me! ”

“ Che COSA?! ”

 

Suonata la sesta campanella, aveva quasi assimilato tutto ciò che di folle avrebbe avuto quella giornata.

E parecchie seguenti, stando sempre a quello che aveva capito.

“ Tu.. Tu mi stai dicendo di aver chiamato con una stupida scusa uno stupido amico e di aver progettato questo stupido piano dove io dovrò spiegare di fronte al padre di mia madre ” era nonno, ma non stette a sottolinearlo, vista la precaria sanità mentale che mostrava una mai vista isterica Celeste “ e a nonna Sofia .. una stupida letteratura? Ma se io di fronte a lui perdo l’utilizzo di qualsiasi arto e capacità! Figuriamoci se devo stare lì sul suo stupido e meraviglioso viso a spiegargli di commedie greche, Dante e … ” Si mise le mani nei capelli, assolutamente priva di forze, sconcertata ancora una volta.

Ma sta diventando una abitudine cogliermi di sorpresa? E adesso come, cosa, perché farò?

 Sarebbe sprofondata piuttosto che vedere come lui l’avrebbe presa in giro quel pomeriggio.

“ Smettila tu! Pensa positivo! ”

“ Certo, se fosse possibile. ”

“ Facciamo così, per oggi ti presto il mio i-pod, così ti fai una bella seduta con Jovanotti e ti rilassi, va bene? ”

“ Io.. i-io.. ohh.. e va bene. Ma per questo ti odierò per sempre, ricordalo. ”

“ Certo, ripetimelo dopo che vi sarete baciati senza alcun pudore dietro gli scaffali. ”

“ Roberta!! ”

 

Celeste aveva messo Jovanotti a palla. E da due lunghissime ore.

Oltre ad essersi scolata damigiane di camomilla.

Poi venne il momento. Perfino la nonna Sofia era trepidante.

Sandro Senior era infastidito dall’avere un Sandro Junior che piaceva alla nipote.

E poi bussarono. Poi bussò.

 

 

 

Il resto non è storia.

Il resto furono studio, il resto furono altri sogni poco casti. Per il resto si conobbero meglio, e Celeste pensò che il suo non era più un colpo di fulmine. Quella fase l’aveva passata da un pezzo.

Per il resto Celeste andò a vedere le sue partire, facendo un tifo spropositato.

Per il resto Roberta decise di studiare da sola, perché a sentire la sua amica c’era una soglia di sopportazione. E Celeste aveva imparato che non doveva superarla.

Per il resto Sandro Senior e Sofia andarono a farsi una bella vacanza. Perché nonostante tutti i loro battibecchi non dimenticavano mai la cosa importante: amarsi e sostenersi. Anche quando tuo marito vomita per tutto il viaggio in aereo facendoti quasi morire di crepacuore per la preoccupazione.

 

.. Ah, c’è una cosa che può sembrare scontata, ma meglio scriverla comunque.

 

“ Celeste.. ”

“ Non ti permettere di dire che non hai capito che ti strozzo. ”

“ Che? Eh?! No! Volevo solo dirti.. no, niente. ”

“ Anche io. ”

“ Anche io cosa? ”

“ il no, niente.”

 

La sua felicità sorrideva troppo, decisamente.

Era arrossita all’inverosimile. Ma in quel momento l’imbarazzo poteva anche esplodere, lei non l’avrebbe sentito.

 

Ehi, sto finalmente baciando il padre dei miei figli! .. Sarà il caso di dirglielo?

 

E, com’era ormai d’abitudine in sua presenza, spense il cervello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________________

 

Per la persona

più sciocca e complessata

che io abbia mai avuto esperienza di conoscere.

A lei, che così diversa -da me-

mi parla e chiede pareri in maniera aperta.

 

 

Di nuovo qui. Ci sto facendo il callo con le one-shot. Ma mi piace, e non credo smetterò.

Per vostra sfortuna.

 

Ho amato parlare di Sandro e Sofia. Mi piace questa “cosa”.

L’argomento centrale potrei dire che sia l’innamoramento, più che la coppia.

Spero che si noti almeno un po’ che nella parte finale che Celeste è cambiata, e che non è più timida e spaventata, ma con lui ha un rapporto molto più aperto e sereno. Nonostante sia innamorata persa di lui.

 

Bash,

Ade

  
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