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Autore: silvia_arena    29/02/2012    3 recensioni
«Questo è uno scomodo imprevisto» osservò Eric, a metà tra il sorpreso e il pensieroso.
Marie non stava ad ascoltarlo, troppo impegnata a disperarsi per tutte le sue cose andate perdute, quando lo sentì borbottare qualcosa su “dopotutto Chirone l'aveva previsto”.
«Di che parli?» gli domandò.
«Dobbiamo andare al campo» affermò, ignorandola e mettendosi subito in marcia.
«Quale campo? Eric!»
Il ragazzo si voltò.
«Hai detto che mi avresti spiegato tutto quando saremmo arrivati a casa.» Marie lanciò un'occhiata alle rovine. «Tecnicamente siamo a casa.»
Eric la guardò, indeciso sul da farsi, poi sospirò e avanzo verso di lei.
«D'accordo, Mariebelle, la storia è questa: conoscerai i miti sugli dei dell'Olimpo; bene, non sono miti.»
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA

Ed eccomi qua con un'altra long, stavolta su Percy Jackson. Vi assicuro che, come con la precedente su Star Wars, ho già tutta la storia in mente ed ho anche scritto parecchi capitoli. Questa volta, però, spero di riuscire a completarla.

Premetto di non aver ancora letto i libri di Percy Jackson & the Olympians, quindi magari troverete qualcosa cambiata o diversa da come la descrive Riordan.

L'autrice (quest'apposizione mi fa sentire potente) Silvia

 

 

1. Prologo

POV generale

Come pensate cambierebbe la vostra vita, se ad un tratto scopriste che uno dei vostri genitori è un dio?

Se uno dei vostri genitori (nel caso della nostra protagonista, il padre), che avevate dato per scomparso, soggiornasse beatamente sull'Olimpo?

Un padre il quale – Marie ne era certa – l'aveva abbandonata, in realtà vegliava su di lei costantemente.

 

Caro diario,

credimi sulla parola quando ti dico che sei fortunato ad essere qui con me.

La nostra casa è andata completamente in fiamme, anche se forse questa è la cosa meno importante.

Sai dove mi trovo adesso? In un campo mezzosangue per semidei.

Di che diamine sta parlando?”, ti starai chiedendo.

D'accordo, iniziamo dal principio: tutto è cominciato questa mattina.

 

«Ehi, Marie!» urlò Eric dall'altra parte del corridoio della scuola. In quel momento Marie sarebbe voluta sprofondare. Non era già tanto dover avere un compagno di classe che le girava continuamente intorno affermando di “volere la sua amicizia” e di “non arrendersi finché non accetterà”? Doveva anche sopportare queste figure imbarazzanti.

Marie non osò voltarsi, perché sapeva che tutti i presenti la stavano fissando, quindi continuò a camminare.

«Marie! Marie, sono qui!» insistette il giovane, usando una delle stampelle per farsi spazio tra la gente. Lei non si fermò.

«Marie, ehi Marie!» continuò, raggiungendo finalmente la ragazza. «Non mi hai sentito? Ti chiamo dall'inizio del corridoio!»

«Davvero?» chiese lei con un atteggiamento innocente. «No, non ti ho sentito.»

«Marie, ascoltami» iniziò il moro. «Magari tu non mi considererai più di tanto, ma io darei la mia vita per salvare la tua.»

La riccia si fermò, un po' stordita. «Come?» domandò, sicura d'aver capito male.

«Non c'è molto tempo. Devi seguirmi, subito» ordinò Eric, lanciandole una stampella che lei prese al volo. Poi usò la mano libera per afferrarle un braccio e cominciò a camminare, reggendosi con una stampella sola; lei si lasciò trascinare, ancora parecchio confusa.

«Hai davvero detto che daresti la tua vita per salvare la mia? Che cosa significa? Dove stiamo andando?» Marie non riusciva davvero ad afferrare il senso di quel discorso.

«A casa tua» rispose semplicemente Eric.

«A casa mia? E perché?»

«Ti spiegherò tutto quando saremo arrivati.»

Marie si liberò dalla sua stretta. «Che sta succedendo?» domandò al ragazzo, pretendendo una risposta concreta.

Eric la guardò serio. «È una storia troppo lunga, non c'è tempo adesso.» I suoi occhi neri e profondi le intimavano di fidarsi. Per quanto Marie rifiutasse continuamente Eric, sapeva che non era una cattiva persona, e che ci sarebbe dovuta essere una spiegazione logica al suo comportamento irrazionale. Così non protestò più e, insieme a Eric, lasciò la scuola e si diresse verso casa sua.

 

Quello che vide la lasciò di stucco.

Della sua casa, delle grandi finestre e dell'immenso giardino, era rimasto solo qualche trave.

Marie non riusciva a crederci. Come era potuto succedere? I suoi zii non erano in casa, e gli incendi non scoppiano mica da soli.

«Questo è uno scomodo imprevisto» osservò Eric, a metà tra il sorpreso e il pensieroso.

Marie non stava ad ascoltarlo, troppo impegnata a disperarsi per tutte le sue cose andate perdute, quando lo sentì borbottare qualcosa su “dopotutto Chirone l'aveva previsto”.

«Di che parli?» gli domandò.

«Dobbiamo andare al campo» affermò, ignorandola e mettendosi subito in marcia.

«Quale campo? Eric!»

Il ragazzo si voltò.

«Hai detto che mi avresti spiegato tutto quando saremmo arrivati a casa.» Marie lanciò un'occhiata alle rovine. «Tecnicamente siamo a casa.»

Eric la guardò, indeciso sul da farsi, poi sospirò e avanzo verso di lei.

«D'accordo, Mariebelle, la storia è questa: conoscerai i miti sugli dei dell'Olimpo; bene, non sono miti.»

Marie si era già infastidita a sentirsi chiamare con quel nomignolo che le aveva dato il suo primo ed ultimo ragazzo e che detestava (sia il nomignolo che il ragazzo), ma appena sentì Eric parlare di dei greci, il suo cervello andò un attimo in tilt.

«Ci hanno già pensato i primi filosofi greci a smentire quei miti» gli fece notare quando riprese la ragione.

«Non voglio dire che non esistono: il contrario!» esclamò Eric. «Ascolta: gli dei dell'Olimpo scendono spesso sulla Terra e si innamorano degli umani. È quello che è successo a tua madre.»

Marie era stufa di tutte quelle notizie esagerate, quindi moderò la sua reazione. «Non ti seguo» disse semplicemente.

«Un dio è sceso sulla Terra e si è innamorato di tua madre» ripeté Eric, quasi sorpreso che non avesse capito la prima volta.

«È grandioso» affermò Marie, ormai davvero esasperata. «Ma mia madre è morta molto prima che tu mi conoscessi.»

«Non parlo di adesso. È successo prima che tu nascessi. E poi hanno avuto te. Tuo padre è un dio!»

«Mio padre si chiamava Matthew e ti assicuro che non aveva nulla di divino» ribatté Marie.

«No, non l'uomo che tua madre ha sposato quando Ade se n'è andato. Il tuo vero padre.»

«Cosa c'entra Ade?» domandò con un tono totalmente non interessato.

Eric la guardò confuso, poi spalancò gli occhi come se avesse detto qualcosa che non doveva dire, quindi prese Marie per mano e iniziò a camminare velocemente.

«Abbiamo già perso abbastanza tempo» affermò.

Marie si lasciò di nuovo trascinare senza fare domande.

 

Attraversarono il bosco e arrivarono davanti un arco con una scritta.

Eric sorrise come se fosse la porta del paradiso, mentre Marie cercò di mettere a fuoco ciò che c'era scritto. La ragazza era certa che fosse qualcosa in greco antico, ma ancora prima che lei potesse rinunciare, le lettere iniziarono a roteare a causa della sua dislessia. Stranamente, si misero in modo che Marie riuscì benissimo a decifrarle: “Campo mezzosangue”.

Eric avanzò e varcò l'arco.

«Non vieni, Mariebelle?» ghignò il ragazzo.

Marie alzò gli occhi al cielo e lo seguì.


 

NdA 2

Eccomi di nuovo qua, per parlarvi di questo primo capitolo.

Allora, che ve ne pare? So che è lungo, ma non volevo tagliarlo prima di questo punto, visto che credo che l'arrivo al campo sia la svolta principale nella vita di Marie.

Quello che desidero da voi (oltre a una recensione, ovviamente) è un consiglio: l'amore sboccerà per Marie? E con chi? Fatemi sapere!

   
 
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