Spesso
ripenso a come era la mia vita,
nella città in cui abitavo mesi fa. Ero contenta, felice e
vivevo
tranquillamente, e soprattutto, la mia camera, al contrario di adesso,
non mi
faceva paura. Ma nonostante ciò, i miei genitori decisero di
trasferirsi in una
nuova città.
Finalmente,
dopo due settimane di
preparativi, potemmo accomodarci nella nostra nuova casa. Iniziammo
subito ad
arredare la casa con i mobili d’estrema necessità
e, io, cominciai ad arredare
la mia nuova camera da letto. Era molto spaziosa e aveva un piccolo
balcone con
delle scale che portavano al terrazzo.
Ben
presto arrivò la sera e, dopo
aver cenato e guardato uno dei miei film horror preferiti, decisi di
accomodarmi nel mio nuovo letto nella mia nuova stanza. Verso le due di
mattina
mi svegliai e accesi la lampada del mio comodino per poter vedere cosa
potesse
avermi svegliato. Non notai niente di particolare, niente di strano,
così
cercai di riaddormentarmi.
Ed
ecco un’inquietante fruscio, un
ticchettio sempre più leggero, e alla fine una porta che si
chiude cigolando.
Sapevo molto bene che in quella
situazione avrei dovuto riaddormentarmi, o almeno, dirlo ai miei
genitori, ma
la curiosità che tutto quel rumore mi aveva creato e la
voglia d’avventura che
incombeva in me, decisero al posto mio: sarei andata a controllare cosa
stava
succedendo. Presi la torcia, aprii la porta e pensai a dove sarei
potuta
andare. All’improvviso altri ticchettii leggeri. Venivano
direttamente dalla
mansarda, l’unico luogo ancora inesplorato della casa. Mi
feci coraggio e salii
le scale. Mi ritrovai davanti a una porta malridotta, tutta rovinata e
impolverata. Per una volta ascoltai una vocina della mia testa e scesi
le scale
per tornare in camera, lasciando dietro di me la vecchia porta e tutti
i rumori
presenti nella stanza.
Per
una settimana nessun rumore
mi incuriosì più, così cercai di
dimenticare quelli che avevo sentito il primo
giorno, pensando che fossero frutto della mia stanchezza.
Il
sabato sera successivo i miei
genitori dovettero andare in città per comprare le ultime
decorazioni per la
casa e per trascorrere una piacevole serata da soli. Io e mia sorella
decidemmo
di rimanere a casa a guardare un altro dei nostri film preferiti. Verso
la metà
del film ci addormentammo e fummo svegliate da un rumore alquanto
particolare:
un fruscio e dei ticchettii leggeri. Anne prese il telecomando per
abbassare il
volume del film, ma la tv era spenta nonostante entrambe eravamo sicure
di
averla lasciata accesa. Dei passi pesanti e poi il solito fruscio.
Decisi di
raccontare allora la mia prima esperienza ad Anne. Alla fine del
racconto,
senza aprir bocca, corse verso la sua camera e tornò nel
salotto con due torce
in mano dicendo:” sei pronta sorellina?”. Entrambe
sapevamo cosa stavamo
facendo ma eravamo coscienti che non saremmo mai riuscite a resistere
alla
tentazione.
Quando
ci trovammo davanti alla
porta, il ticchettio fu più pesante e, insieme, decidemmo di
aprire la porta.
Ci trovammo in una stanza rosa, con tutti i mobili rosa, piena di
giocattoli e
bambole, vestite con abiti rosa. Ma la bambola che attirò la
nostra attenzione
fu una bambola nell’angolo della stanza, da sola, con le
codine bionde e il
vestito rosso sangue. Era diversa dalle altre bambole, c’era
qualcosa in lei
che ci attraeva. Vietai ad Anne di portarla in casa e lei, a
malincuore, annuì.
Passò
un’altra settimana e dei
rumori non ci fu nessuna traccia. Io e mia sorella avevamo deciso che
il sabato
sarebbe stato il nostro giorno “avventura” per
ricordare il nostro sabato
precedente. Alle nove ci saremmo dovute ritrovare in soggiorno per
ritornare
nella stanza rosa della soffitta. Ma mia sorella quando
entrò in soggiorno mi
disse che non stava molto bene e che avrebbe preferito rimanere in
camera sua a
giocare.
Questa
storia non mi convinceva
così origliai alla sua porta e sentii che stava parlando con
qualcuno. Entrai
nella stanza e notai che tra le sue braccia c’era una bambola
con un vestito
che mai avrei potuto dimenticare, rosso sangue.
Mi
spiegò che anche lei era
salita nella stanza da sola, dopo la nostra prima avventura,
perché voleva
giocare un po’ con quella bambola bellissima che se ne stava
da sola
nell’angolino. Ma quando entrò nella stanza la
bambola si trovava con gli occhi
sbarrati davanti alla porta. Mi spiegò che la bambola le
aveva parlato, le
aveva detto avrebbe voluto essere sua amica. Non le credetti subito, ma
riuscì
a convincermi.
Mi
sedetti sul suo letto e presi
la bambola tra le mani e la fissai, mi ricordava qualcosa: quelle
codine da
angioletto, quegli occhi azzurri e grandi, quel vestito rosso come il
sangue.
Ecco! Il sangue! Improvvisamente lanciai la bambola per terra, saltando
giù dal
letto e avvicinandomi a mia sorella dissi: ”Anne, portala
via! È la bambola
omicida! La bambola omicida del nostro film preferito! È lei
Anne!”. Mia
sorella scoppiò a ridere, si avvicinò alla
bambola e l’abbracciò dicendo che
quella innocua bambola non avrebbe mai ucciso nessuno.
Tremando
uscii dalla stanza e mi
rifugiai in camera. Poco dopo mia sorella entrò nella mia
camera, mi abbracciò
e mi disse :” Jasmine, non è lei! Io lo so. Era
solo un film. Non posso credere
che tu creda veramente a quelle sciocchezze! Adesso dormi
però, è tardi.”
Prima
di addormentarmi pensai al
film della bambola omicida: pensai a cosa mi sarebbe successo e a quel
punto
tremai di paura. Se fosse stato come nel film la bambola avrebbe
cercato di
uccidere subito chiunque avesse paura di lei, e poi tutti gli altri.
Sabato
16 dicembre, ore 02.00
sono passati due mesi da quando mi sono trasferita in questa casa ed
è da due
mesi che ogni sabato, a quest’ora, ho sempre più
paura. Alla fine lo so che
toccherà a me. Ti sento, bambola omicida. Lo so che sei
fuori dalla mia stanza.
Sento il tuo ticchettio, il tuo passo e soprattutto il tuo inquietante
fruscio.