Nome
autrice sul forum: Saruccia97_LTD.
Nome
autrice su EFP: sweet_hyra_97.
Fandom:
A tutto reality/Total Drama.
Personaggi/Pairing:
Heather, Alejandro, Alejandro/Heather, altro
personaggio.
Genere:
Generale, Romantico, Slice
of life.
Avvertimenti:
One-shot(1291 parole).
Rating:
Verde
Note
eventuali: Spero di non essere andata fuori
dalla traccia originale e in Ooc.
I
personaggi (Heather e Alejandro) non mi
appartengono: sono di chi li ha creati e ne detiene tutti i diritti.
Occhi di
bambino
Heather
era a pancia in su, sul suo letto, a
guardare il soffitto: le sembrò strano stare dentro casa,
dopo tre stagioni
passate in un inferno; però stava decisamente meglio.
Il
reality era finito da circa un paio di mesi, e
nonostante fosse stata l’antagonista, aveva avuto molti fan;
infatti, ogni
volta che usciva da casa, non faceva in tempo a mettere un piede fuori,
che una
grandissima folla la “sommergeva”.
Per
questo, ormai usciva solo se necessario. Si alzò
di scatto dal letto, e si avvicinò alla porta del balcone,
che dava sulla
strada principale della città.
Quel
giorno non c’era molta gente in giro, perché il
cielo era oscurato dalle nuvole, e preannunciava pioggia: voleva uscire
lo
stesso però, perché voleva prendere un
po’ d’aria, e in fondo lei era padrona
della sua vita, quindi non avrebbe permesso che i fan le impedissero di
uscire
anche questa volta.
Così
prese una giacca pesante col cappuccio
dall’armadio, e uscì. Appena fuori dalla porta,
coprì il capo con il cappuccio,
per evitare di essere riconosciuta, e così di essere
assalita dai fan.
Si
diresse al parco, anche se sapeva che li c’era
più gente, ma era da tanto che non ci andava,
perciò decise di rischiare lo
stesso.
Arrivata,
vide che c’era una panchina vuota, così
decise di sedersi li, lontano da occhi indiscreti: c’erano
alcuni bambini che
correvano felici, altri che giocavano a calcio, altri ancora che si
arrampicavano sugli alberi; la panchina dove si era seduta Heather si
trovava
appunto sotto un albero, ma fortunatamente non c’erano
bambini che giocavano in
quello.
Appena
seduta, prese la testa tra le mani e cominciò
a pensare: certo, non era da lei, però sentì il
bisogno di fermarsi e
riflettere, perché da quando si era finito il reality, si
vedeva diversa, un
po’più rammollita.
In
fondo sapeva cos’era che l’aveva rammollita, come
diceva lei, ma non riusciva ad ammetterlo, perché si era
ripromessa che non le
sarebbe mai successo: ma era successo, e non poteva negarlo, almeno non
a se
stessa.
All’improvviso
un bambino le si piazzò davanti, e la
guardò: inizialmente non se ne accorse, ma dopo alcuni
minuti, quando alzò la
testa, incontrò gli occhi smeraldo del bambino.
Appena
li incontrò, perse un battito, perché le
sembravano gli occhi di una persona che conosceva benissimo, ma
capì subito che
era solo un bambino. Così, col suo solito tono acido,
esclamò:
-Che
cosa vuoi da me?-
Il
bambino continuò a guardarla, ignorando il suo
tono, e disse:
-Ti
ho visto in televisione…-
Heather
guardò il
bambino con curiosità.
-Ecco!
Ci sono! Ricordo dove ti ho visto! Era un
reality… Non ricordo il nome…-
Heather,
guardando quel bambino, era entrata in una
specie di ipnosi: le somigliava molto a qualcuno; aveva gli occhi
verdi, e i
capelli castani e corti; l’accento era diverso da quello suo.
Le
ricordava molto Alejandro: quegli occhi verdi,
quell’accento spagnolo.
-Sai…
Mi somigli molto a qualcuno…- disse
all’improvviso Heather, con noncuranza, e abbassando lo
sguardo ai suoi piedi:
-Mh?-
il bambino non sapeva che rispondere.
-A
me dicono che somiglio molto a mio zio…- ribatté.
Heather
continuò a guardarsi i piedi, facendo finta
di ascoltare: in realtà ascoltava, ma pensava a
tutt’altro; ad un tratto sbiancò,
pensando un momento a chi potesse essere lo zio del bambino, ma scosse
subito
la testa per togliere quel pensiero: era mai possibile che la
perseguitasse
anche solo col pensiero?
-Sai
che eri la mia concorrente preferita?- disse il
bambino.
Heather
si era quasi dimenticata di lui, pensierosa
com’era, allora diede la prima risposta che le
passò per la testa:
-Ah,
davvero?- esclamò guardandolo di nuovo negli
occhi, anche se in realtà non era così
interessata.
-Si!
Anche se gli altri non ti sopportavano, tu hai
vinto!...- bè, che risposta poteva aspettarsi da un bambino
di circa otto anni?
All’improvviso
sentì una voce molto familiare che
chiamava qualcuno: “Sarà il padre del
bambino” pensò, spostando lo sguardo di
nuovo per terra.
-Heather…-
era una voce anche fin troppo familiare.
Le
cominciarono a sudare le mani, ma non doveva
mostrargli che era debole, quindi alzò lo sguardo che prima
era rivolto
all’erba che ondeggiava, e guardò l’uomo
negli occhi:
-E
tu che ci fai qui?- disse, fingendo di essere
infastidita.
-Io
ci abito, chica.
Tu piuttosto, che fai
qui?- rispose, col suo solito fare strafottente.
-Ci
vivo da quando sono nata!- era diventata rossa
dal nervosismo.
-Che
coincidenza… Chissà come non ci siamo mai
incontrati…- disse.
Heather
non rispose, ma spostò lo sguardo dagli
occhi di Alejandro su tutto il suo corpo, notando alcune cicatrici;
egli se ne
accorse, e dopo alcuni attimi di silenzio da parte di lei,
cercò di dire
qualcosa, perché tra i due si era creata un po’ di
tensione, ma prima che
potesse aprire bocca, il bambino disse:
-Zio!
Che facciamo ora?- era stato preso alla
sprovvista, perché si era quasi dimenticato di lui.
-Per
ora puoi andare a giocare con i tuoi amici un
altro po’ di tempo.- a questa risposta, il bambino
cominciò a correre verso i suoi
amici che giocavano a calcio, e si unì a loro.
Così
Alejandro si sedette nella panchina dov’era
seduta Heather, mentre lei abbassò lo sguardo a terra: non
riusciva a guardarlo
negli occhi.
-Ti
senti in colpa, eh? Non sai quanto ho sofferto
io…- cominciò a parlare Alejandro.
-Non
è vero che mi sento in colpa…- disse lei un
po’
incerta.
-…-
lui non rispose, ma rimase a guardarla.
-Beh,
forse un pochettino, ma io sono Heather, e non
mi sento in colpa per nulla!- stavolta era molto più incerta
di prima.
-Ti
si legge tutto negli occhi: non nascondere la
verità a me…- disse lui, con una strana calma.
-Adesso
basta, Cretinandro!- e si voltò dall’altro
lato, perché non voleva guardarlo negli occhi.
Lui
fece finta di non sentire ciò che Heather aveva
detto pochi secondi prima, toccò il suo viso, facendola
girare anche se lei non
voleva, e la costrinse a guardarlo negli occhi: quegli occhi che a
volte
sembravano di un bambino, quegli occhi che l’avevano fatta
innamorare, quegli
occhi che la capivano senza che lei dicesse niente; con gli occhi, in
quel
momento, si stavano dicendo tutto senza parlare, perché in
fondo non erano così
tanto diversi.
Lui
mise la sua mano sulla guancia di lei, e
lentamente avvicinò i due visi: Heather chiuse gli occhi,
perché aveva paura;
quando i due erano a pochi millimetri dallo sfiorarsi, lei si
allontanò.
-Perché?-
disse lui.
-Cosa
perché?- rispose lei, facendo finta di niente.
-Perché
ti sei allontanata?- continuò lui.
-Non
lo so…- e abbassò di nuovo lo sguardo.
Non
sapeva che fare, non voleva sbagliare un’altra
volta, e ferirlo di nuovo: era difficile per lei esprimere i suoi veri
sentimenti.
Lui
stavolta non fece niente, ma aspettò che lei
rialzasse lo sguardo per guardarla di nuovo negli occhi: anche quando
era
spaventata, lo rassicuravano; passarono alcuni minuti,
finché lei si decise, e
lo guardò negli occhi.
C’era
silenzio, ma si dicevano tutto: l’aria era
stracolma di tensione, e le loro emozioni danzavano
nell’aria, libere.
All’improvviso,
lei si avvicinò bruscamente ad
Alejandro, e lo baciò: il bacio fu veloce, ma molto intenso,
perché finalmente
era riuscita a fargli capire che lo amava.
Così
lui le toccò entrambe le guance e
l’avvicinò a
se lentamente, e stavolta le labbra si toccarono, e si unirono in un
bacio
lungo e appassionato.
Quando
si staccarono sorrisero, e, girandosi, si
accorsero che erano guardati dal nipote di lui: lei arrossì.
-Zio…
Adesso possiamo andare a casa?- Alejandro
sorrise.
-Ok…
Heather, vuoi avere l’onore di farmi compagnia
mentre lo accompagno a casa?-.
Heather
lo guardò negli occhi e le labbra si
inarcarono in un sorriso sincero:
-Va
bene.-
11-
Occhi
di bambino 7,375
GRAMMATICA
E
SINTASSI
-
Ha una
padronanza appropriata della lingua italiana (pochi e lievi errori
grammaticali
e ortografici) = 6
Dunque a parte gli errori grammaticali che i ho segnalato, secondo me
faresti
bene a rileggerla perché alcune volte ripeti la stessa
parola più volte a breve
distanza. Ricontrolla anche la punteggiatura perché ci sono
veramente un sacco
di virgole, punti e virgola e due punti.
CAPACITA'
ESPRESSIVA
- Riesce ad esprimersi in maniera autonoma (l’espressione
risulta corretta) = 7
Diciamo che la storia di per sé non mi ha stregata mentre la
leggevo. E’
abbastanza scorrevole e l’idea degli occhi del bambino mi
è piaciuta, però
Heather mi è parsa “strana”, non
propriamente OOC ma decisamente sottotono
rispetto a quella che siamo abituati a vedere nel reality.
RISPETTO
PARAMETRI E TRACCIA
- I parametri sono stati rispettati rigorosamente e la traccia
è stata seguita
e sviluppata con buona capacità rielaborativa = 8,5
Il titolo si sposa bene con la storia che hai ideato, forse io mi sarei
soffermata di più sulle sensazioni che gli occhi di
Alejandro provocano in
Heather. Anche perché se Alejandro in alcuni momenti ha gli
occhi dolci e
amorevoli è anche vero che è un calcolatore e un
furbo, perciò questa distonia
io l’avrei sottolineata.
ORIGINALITA'
E CREATIVITA'
- Mostra di saper creare autonomamente (lo svolgimento è
originale) = 8
E’ un racconto carino, un piccolo finale alternativo alla
storia di loro due.