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Autore: sweet_hyra_97    29/02/2012    4 recensioni
-Questa fanfiction ha partecipato al contest "Dal titolo alla storia" indetto da NonnaPapera! sul forum di efp, arrivando dodicesima-
Si tratta di un noioso pomeriggio, che cambia svolta con una passeggiata al parco...
Mi piacerebbe se leggeste e lasciaste un piccolo commentino ;D
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alejandro, Altro personaggio, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autrice sul forum: Saruccia97_LTD.

Nome autrice su EFP: sweet_hyra_97.

Fandom: A tutto reality/Total Drama.

Personaggi/Pairing: Heather, Alejandro, Alejandro/Heather, altro personaggio.

Genere: Generale, Romantico, Slice of life.

Avvertimenti: One-shot(1291 parole).

Rating: Verde

Note eventuali: Spero di non essere andata fuori dalla traccia originale e in Ooc.

I personaggi (Heather e Alejandro) non mi appartengono: sono di chi li ha creati e ne detiene tutti i diritti.

Occhi di bambino

Heather era a pancia in su, sul suo letto, a guardare il soffitto: le sembrò strano stare dentro casa, dopo tre stagioni passate in un inferno; però stava decisamente meglio.

Il reality era finito da circa un paio di mesi, e nonostante fosse stata l’antagonista, aveva avuto molti fan; infatti, ogni volta che usciva da casa, non faceva in tempo a mettere un piede fuori, che una grandissima folla la “sommergeva”.

Per questo, ormai usciva solo se necessario. Si alzò di scatto dal letto, e si avvicinò alla porta del balcone, che dava sulla strada principale della città.

Quel giorno non c’era molta gente in giro, perché il cielo era oscurato dalle nuvole, e preannunciava pioggia: voleva uscire lo stesso però, perché voleva prendere un po’ d’aria, e in fondo lei era padrona della sua vita, quindi non avrebbe permesso che i fan le impedissero di uscire anche questa volta.

Così prese una giacca pesante col cappuccio dall’armadio, e uscì. Appena fuori dalla porta, coprì il capo con il cappuccio, per evitare di essere riconosciuta, e così di essere assalita dai fan.

Si diresse al parco, anche se sapeva che li c’era più gente, ma era da tanto che non ci andava, perciò decise di rischiare lo stesso.

Arrivata, vide che c’era una panchina vuota, così decise di sedersi li, lontano da occhi indiscreti: c’erano alcuni bambini che correvano felici, altri che giocavano a calcio, altri ancora che si arrampicavano sugli alberi; la panchina dove si era seduta Heather si trovava appunto sotto un albero, ma fortunatamente non c’erano bambini che giocavano in quello.

Appena seduta, prese la testa tra le mani e cominciò a pensare: certo, non era da lei, però sentì il bisogno di fermarsi e riflettere, perché da quando si era finito il reality, si vedeva diversa, un po’più rammollita.

In fondo sapeva cos’era che l’aveva rammollita, come diceva lei, ma non riusciva ad ammetterlo, perché si era ripromessa che non le sarebbe mai successo: ma era successo, e non poteva negarlo, almeno non a se stessa.

All’improvviso un bambino le si piazzò davanti, e la guardò: inizialmente non se ne accorse, ma dopo alcuni minuti, quando alzò la testa, incontrò gli occhi smeraldo del bambino.

Appena li incontrò, perse un battito, perché le sembravano gli occhi di una persona che conosceva benissimo, ma capì subito che era solo un bambino. Così, col suo solito tono acido, esclamò:

-Che cosa vuoi da me?-

Il bambino continuò a guardarla, ignorando il suo tono, e disse:

-Ti ho visto in televisione…-

Heather guardò il bambino con curiosità.

-Ecco! Ci sono! Ricordo dove ti ho visto! Era un reality… Non ricordo il nome…-

Heather, guardando quel bambino, era entrata in una specie di ipnosi: le somigliava molto a qualcuno; aveva gli occhi verdi, e i capelli castani e corti; l’accento era diverso da quello suo.

Le ricordava molto Alejandro: quegli occhi verdi, quell’accento spagnolo.

-Sai… Mi somigli molto a qualcuno…- disse all’improvviso Heather, con noncuranza, e abbassando lo sguardo ai suoi piedi:

-Mh?- il bambino non sapeva che rispondere.

-A me dicono che somiglio molto a mio zio…- ribatté.

Heather continuò a guardarsi i piedi, facendo finta di ascoltare: in realtà ascoltava, ma pensava a tutt’altro; ad un tratto sbiancò, pensando un momento a chi potesse essere lo zio del bambino, ma scosse subito la testa per togliere quel pensiero: era mai possibile che la perseguitasse anche solo col pensiero?

-Sai che eri la mia concorrente preferita?- disse il bambino.

Heather si era quasi dimenticata di lui, pensierosa com’era, allora diede la prima risposta che le passò per la testa:

-Ah, davvero?- esclamò guardandolo di nuovo negli occhi, anche se in realtà non era così interessata.

-Si! Anche se gli altri non ti sopportavano, tu hai vinto!...- bè, che risposta poteva aspettarsi da un bambino di circa otto anni?

All’improvviso sentì una voce molto familiare che chiamava qualcuno: “Sarà il padre del bambino” pensò, spostando lo sguardo di nuovo per terra.

-Heather…- era una voce anche fin troppo familiare.

Le cominciarono a sudare le mani, ma non doveva mostrargli che era debole, quindi alzò lo sguardo che prima era rivolto all’erba che ondeggiava, e guardò l’uomo negli occhi:

-E tu che ci fai qui?- disse, fingendo di essere infastidita.

-Io ci abito, chica. Tu piuttosto, che fai qui?- rispose, col suo solito fare strafottente.

-Ci vivo da quando sono nata!- era diventata rossa dal nervosismo.

-Che coincidenza… Chissà come non ci siamo mai incontrati…- disse.

Heather non rispose, ma spostò lo sguardo dagli occhi di Alejandro su tutto il suo corpo, notando alcune cicatrici; egli se ne accorse, e dopo alcuni attimi di silenzio da parte di lei, cercò di dire qualcosa, perché tra i due si era creata un po’ di tensione, ma prima che potesse aprire bocca, il bambino disse:

-Zio! Che facciamo ora?- era stato preso alla sprovvista, perché si era quasi dimenticato di lui.

-Per ora puoi andare a giocare con i tuoi amici un altro po’ di tempo.- a questa risposta, il bambino cominciò a correre verso i suoi amici che giocavano a calcio, e si unì a loro.

Così Alejandro si sedette nella panchina dov’era seduta Heather, mentre lei abbassò lo sguardo a terra: non riusciva a guardarlo negli occhi.

-Ti senti in colpa, eh? Non sai quanto ho sofferto io…- cominciò a parlare Alejandro.

-Non è vero che mi sento in colpa…- disse lei un po’ incerta.

-…- lui non rispose, ma rimase a guardarla.

-Beh, forse un pochettino, ma io sono Heather, e non mi sento in colpa per nulla!- stavolta era molto più incerta di prima.

-Ti si legge tutto negli occhi: non nascondere la verità a me…- disse lui, con una strana calma.

-Adesso basta, Cretinandro!- e si voltò dall’altro lato, perché non voleva guardarlo negli occhi.

Lui fece finta di non sentire ciò che Heather aveva detto pochi secondi prima, toccò il suo viso, facendola girare anche se lei non voleva, e la costrinse a guardarlo negli occhi: quegli occhi che a volte sembravano di un bambino, quegli occhi che l’avevano fatta innamorare, quegli occhi che la capivano senza che lei dicesse niente; con gli occhi, in quel momento, si stavano dicendo tutto senza parlare, perché in fondo non erano così tanto diversi.

Lui mise la sua mano sulla guancia di lei, e lentamente avvicinò i due visi: Heather chiuse gli occhi, perché aveva paura; quando i due erano a pochi millimetri dallo sfiorarsi, lei si allontanò.

-Perché?- disse lui.

-Cosa perché?- rispose lei, facendo finta di niente.

-Perché ti sei allontanata?- continuò lui.

-Non lo so…- e abbassò di nuovo lo sguardo.

Non sapeva che fare, non voleva sbagliare un’altra volta, e ferirlo di nuovo: era difficile per lei esprimere i suoi veri sentimenti.

Lui stavolta non fece niente, ma aspettò che lei rialzasse lo sguardo per guardarla di nuovo negli occhi: anche quando era spaventata, lo rassicuravano; passarono alcuni minuti, finché lei si decise, e lo guardò negli occhi.

C’era silenzio, ma si dicevano tutto: l’aria era stracolma di tensione, e le loro emozioni danzavano nell’aria, libere.

All’improvviso, lei si avvicinò bruscamente ad Alejandro, e lo baciò: il bacio fu veloce, ma molto intenso, perché finalmente era riuscita a fargli capire che lo amava.

Così lui le toccò entrambe le guance e l’avvicinò a se lentamente, e stavolta le labbra si toccarono, e si unirono in un bacio lungo e appassionato.

Quando si staccarono sorrisero, e, girandosi, si accorsero che erano guardati dal nipote di lui: lei arrossì.

-Zio… Adesso possiamo andare a casa?- Alejandro sorrise.

-Ok… Heather, vuoi avere l’onore di farmi compagnia mentre lo accompagno a casa?-.

Heather lo guardò negli occhi e le labbra si inarcarono in un sorriso sincero:

-Va bene.-





11- Occhi di bambino 7,375
GRAMMATICA E SINTASSI
- Ha una padronanza appropriata della lingua italiana (pochi e lievi errori grammaticali e ortografici) = 6

Dunque a parte gli errori grammaticali che i ho segnalato, secondo me faresti bene a rileggerla perché alcune volte ripeti la stessa parola più volte a breve distanza. Ricontrolla anche la punteggiatura perché ci sono veramente un sacco di virgole, punti e virgola e due punti.

CAPACITA' ESPRESSIVA
- Riesce ad esprimersi in maniera autonoma (l’espressione risulta corretta) = 7
Diciamo che la storia di per sé non mi ha stregata mentre la leggevo. E’ abbastanza scorrevole e l’idea degli occhi del bambino mi è piaciuta, però Heather mi è parsa “strana”, non propriamente OOC ma decisamente sottotono rispetto a quella che siamo abituati a vedere nel reality.

RISPETTO PARAMETRI E TRACCIA
- I parametri sono stati rispettati rigorosamente e la traccia è stata seguita e sviluppata con buona capacità rielaborativa = 8,5
Il titolo si sposa bene con la storia che hai ideato, forse io mi sarei soffermata di più sulle sensazioni che gli occhi di Alejandro provocano in Heather. Anche perché se Alejandro in alcuni momenti ha gli occhi dolci e amorevoli è anche vero che è un calcolatore e un furbo, perciò questa distonia io l’avrei sottolineata.

ORIGINALITA' E CREATIVITA'
- Mostra di saper creare autonomamente (lo svolgimento è originale) = 8
E’ un racconto carino, un piccolo finale alternativo alla storia di loro due.


  
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