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Autore: Ssmiren_    01/03/2012    0 recensioni
Due perfetti sconosciuti legati da un sentimento incredibile, fatto di giochi, sguardi e passione.
Il destino li farà incontrare, scontrare, odiare e poi amare.
Sono diversi ma tutti e due con la voglia di dare e ricevere amore.
Forse non tutto il male vien per nuocere...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi sono svegliata fuori dalla mia finestra c’era la neve. Tutto quello che il giorno prima si vedeva ora assomigliava a batuffoli di cotone ed era quasi irriconoscibile. C’era un silenzio che faceva paura, che metteva timore. Non ricordo in tutti questi anni nella mia città tanta neve, così candida e pura. Faceva freddo e aver messo solo per un attimo fuori dalla finestra il mio naso, mi ha fatto capire quanto io possa odiare l’inverno. Mentre guardavo il panorama e preparavo un latte caldo, il mio gatto si avvicinava e si strofinava dolcemente intorno alle mie gambe. Apparentemente può sembrare un gesto affettuoso, ma se lo conosci bene in realtà cerca solo il cibo. Finché non hai un gatto non potrai mai capire quanto sia decisamente ruffiano e stronzo. Gli ho dato da mangiare e poi ancora assonnata mi sono gustata il latte caldo con la schiuma. Ammetto che come lo faceva mia madre era più buono; anche se con lei era impossibile andare d’accordo, ma vivendo da sola mi arrangio come posso. E’ uno di quei periodi che le mattine sembrano tutti uguali e con la neve ancora di più. Se penso che dovrò uscire, andare a fare la spesa, fare la fila, tornare a casa e non fare niente tutto il giorno mi fa salire l’ansia. Si, perché sono decisamente stressata. Potrei elencare tutte le cose che non vanno nella mia vita. Ho un lavoro che mi ha creato sempre problemi, un capo che nonostante i svariati “NO” mi corteggia spudoratamente, un amica depressa che ha problemi con il suo matrimonio, una casa che può sembrare perfetta ma inganna. Cade a pezzi. Inoltre ho bollette da pagare, il telefono rotto e un gatto rompipalle. Ah si, un padre che cerca e chiedo perdono per tutti gli anni che non è stato nella mia vita. Peggio di così non può andare. Spesso mi sembra di essere davvero come la mia casa. Solo che a differenza sua io sono completamente distrutta. Mi sveglio con i pensieri in testa già di prima mattina e questo non è alquanto rassicurante. Assomigliano a insetti che mi “mangiano” il cervello e se magari poi mi sveglio che sto bene c’è sempre qualcosa in grado di rovinare tutto e finisco per rinchiudermi in me stessa e con una bella bottiglia di vino e qualche film strappalacrime non penso a nulla, anche se poi le cose non cambiano, anzi peggiorano. Sono i miei amici preferiti ma anche quelli peggiori perché mi fanno vivere in solitudine. Non che sia un alcolizzata ma è grave. Il più delle volte me ne vado a casa di Claudio o di Chiara. Loro mi ascoltano e se ci capita ci facciamo quattro risate. Il peggior vizio che ho è quello di non ricordarmi mai ciò che ho fatto la sera prima. Lo so è deprimente ma non posso farci niente. Piano piano ho imparato a far passare la mia tristezza mangiando qualcosa di buono, qualcosa che soddisfa gli animi. Qualche volta, se non sempre penso di essere entrata in un buco nero e profondo, altre volte in un stanza senza via d’uscita, ed è un po’ che sogno sempre la stessa scena. Sono dentro una stanza buia, urlo ma non esce la voce . Tutte le notti mi sveglio con l’affanno, vado in cucina e mangio interi cucchiai di nutella. E' la mia morte nonché anche la mia cura, in grado di consolarmi in ogni momento. Mi fa sentire bene, apparte la bilancia, che si sente “male”. Oggi è la giornata che tutti sognavano e aspettavano. Volevano la neve e finalmente l’hanno avuta. Io avrei preferito non averla, preferisco l’Estate all’Inverno. Sono rimasta a guardare fuori dalla finestra per qualche minuto, ma più che vedere la neve e il panorama era avvolta in tanti, troppi pensieri. Tipo: “Cosa farò a pranzo?”. Era la domanda che mi faceva più “paura”. Non volevo uscire, non volevo morire di freddo e non volevo bagnarmi con la neve. L’ultima volta che l’ho fatto sono stata male per un mese, non voglio ripassarci. Ho pensato anche che qualcuno, mi ha voluto così tanto male da farmi scendere la neve apposta per complicarmi ancora di più le cose e dopo vari tentativi della mio cervello di dire: “Alzati da quella cazzo di sedia”, mi sono decisa. Ho aperto l’armadio e la scena è stata precisamente quella che aveva immaginato. Non avevo nessun vestito da neve. Nella mia testa allora ho ricordato quando mi nonna mi disse: -“Francesca comprati dei vestiti per la neve, che se magari un giorno di questi fa una bufera rimani fregata”. Detto, fatto. Mi era andata bene per 3-4 volte, stavolta no. Sarò anche spudorata ma penso che mi abbia portato sfiga. Come sempre non ho ascoltato ciò e ora mi trovo decisamente fregata. Ho deciso comunque di rischiare, appena però ho messo i piedi nella neve mi sono ritrovata le scarpe completamente bagnate. Mi sono sentita in imbarazzo anche se non c’era nessuno a guardarmi. Ho preso comunque coraggio e mi sono avviata. La situazione non era delle migliori, anzi a dire il vero era disastrosa per io che non ci ero abituata. Tra me e me mi sono detta: “Maledetta neve”. Ho camminato fino al supermercato, sembrava che ce l’avevo fatta mentre sono scivolata sulla strada. Sembrava troppo vero che non doveva più succedermi nulla! Direi che la scena è stata molto brutta. Sono rimasta 10 minuti a guardarmi intorno per vedere se qualcuno mi aveva guardato, senza pensare se mi ero fatta male e qualcuno, purtroppo mi aveva guardato. Una vecchietta passando mi ha detto, urlando con la sua voce stridula: “Queste sono le generazioni d’oggi. Non siete preparati a niente, neanche a un po’ di neve.” Non gli ho risposto, mi sono alzata e dentro di me gli ho tirato le parole più volgari. Non si fa, ma non ho resistito, odio le prese in giro. Tornata a casa, sana e salva, fortunatamente non ho fatto nient’altro che buttarmi a letto e addormentarmi e lasciarmi alle spalle la bruttissima mattinata passata.
  
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