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Autore: Piperita Patty    01/03/2012    3 recensioni
Alle porte della seconda guerra mondiale, un gruppo di ragazzi di una ricca cittadina italiana, spensieratamente ignari della tragedia che incombe, si gode i piaceri della gioventù. Uno di loro, Alex, conoscerà Luna, ragazza speciale con un sacco di sogni e idee strampalate, di cui si innamorerà e con la quale vivrà un'avventura meravigliosa.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I rigidi stivaletti in cuoio sprofondavano nella neve soffice marcando segni inequivocabili sul candore del sentiero, impronte la cui evidenza era via via attenuata  da nuovi fiocchi che cadevano leggeri rivestendo la città di un elegante manto bianco. Il cielo era limpidissimo e nell’aria fredda risuonavano i passi, unica eccezione a quel silenzio suggestivo, quasi irreale…
 
-“Io la mia bara la voglio gialla!” . La quiete fu rotta dall’affermazione di Ginny, del tutto fuori luogo, che con la sua vocetta squillante scatenò l’ilarità generale nel gruppo di ragazzi.
Era così, lei, non sopportava i silenzi imbarazzanti, oltre alle verdure e al suo nome di battesimo, “Ginevra”, a detta sua pomposo e davvero ridicolo, che in effetti non si addiceva neanche un po’ alla sua figura gracile e al viso da bimba incorniciato dalle immancabili trecce bionde. Teneva testa a chiunque, e la sua “sincerità” -parlare a sproposito- spesso la cacciava in situazioni “inusuali” -ridicole- da cui immancabilmente veniva tirata fuori dall’infinito numero di amici. Aveva uno spiccato senso dell’umorismo e l’innata dote di attirare a sé l’attenzione.
Fatto sta che, quel giorno, la sua uscita sollevò una  discussione spensierata nonché macabra su corredi funebri e tipi di usanze funerarie; c’era chi citava le iscrizioni più insolite rinvenute sulle vecchie lapidi, chi improvvisava necrologi strampalati all’amico di fianco, e chi, come Luna, programmava nei dettagli il proprio funerale.
Quella fu la prima volta che la sentii parlare, e in qualche modo ne rimasi subito affascinato…o be’, per lo meno incuriosito…
-“La mia bara dovrà essere bianca, con gli interni in velluto nero” diceva assorta, con gli occhi allegri e l’aria sognante –per quanto si possa essere allegri e sognanti discutendo di morte, s’intende…- “e tutt’intorno rose bianche, e una sola nera, al centro,  ben visibile…”
-“Non esistono rose nere!” fu quanto di meglio riuscii ad articolare nel tentativo di farmi sentire. Idiota! Mi guadagnai uno sbuffo da parte di Ginny e un suo sguardo perplesso, che un attimo dopo si trasformò in un sorriso. –“Eddai lasciami sognare!” mi tese la mano -“Tu sei…?” piegò leggermente la testa di lato osservandomi curiosa,  mentre con la sinistra si sistemava la lunghissima treccia - gesto istintivo e quasi maniacale, una delle cose che avrei imparato ad amare di lei-  “Alex” strinsi la mano affusolata con aria di sufficienza, per poi rintanarmi nuovamente nel mio silenzio tenebroso. Ero ancora in quel periodo in cui mi ritenevo superiore a qualsiasi cosa e snobbavo, insieme alla mia cerchia di amici spocchiosi, chiunque provasse ad avvicinarmisi. “Odioso”, mi avrebbe detto Luna molto più avanti, “odioso e puzzolente!”.
Così mi affiancai a Rudy –suddetto “amico spocchioso”-, l’unico che conoscevo in quella che ritenevo ancora una gabbia di matti. Era la prima volta che uscivamo con quella compagnia; era stata Ginny a porgerci l’invito, sostenendo, con il suo solito tatto, che “dovevamo piantarla di fare i disadattati” e “uscire a divertirci come tutti gli esseri dotati di senno”. In realtà l’unico motivo per cui avevamo accettato era che Rudy doveva “assolutamente” provarci con Emma, la brunetta con gli occhi azzurri che stava sempre affiancata a Luna, anche se non sembrava riscuotere molto successo…
Ad ogni modo, ci mettemmo a confabulare e a lanciare di tanto in tanto qualche occhiata di commiserazione ai nostri compagni, anche se in realtà io non mi lasciavo sfuggire una parola di quella strana ragazza con la treccia e gli occhi verdi.
-“…un maestro suonerà un pianoforte a coda” proseguì, “su cui saranno poggiate due rose rosse, e tutti i partecipanti saranno vestiti di nero, ovviamente, ma ognuno porterà un fiore di un colore diverso, e poi…”
 
Sognavi ad occhi aperti, troppo giovane per immaginare quanto doloroso sarebbe potuto essere il tuo futuro. Eri così diversa, troppo bella per poterti immaginare davvero rinchiusa in una cassa di marmo, troppo spensierata… Nascondevi nella sciarpa le tue guance rosse per il freddo, ridevi per le nuvolette che creava il tuo fiato nell’aria gelida… non sapevi. O forse tu, sì, l’avevi sempre saputo… Eri cosi speciale da farmi dimenticare ogni cosa, sono stato felice soltanto con te…e quando te ne sei andata, all’improvviso, ho capito che niente avrebbe potuto prendere il tuo posto, mai.
 
                      Nelle notti di Luna promettevo tutto quello che ti avrei potuto dare…
                                 E sì che tu volevi solo rose bianche, per il tuo funerale.
 
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Ma buongiooorno cari sventurati che sono capitati sulla mia storia!!
Be’, innanzitutto scusate per i nomi che non sono un gran che, ma avevo troppa fretta di pubblicare per trovarne di decenti…
Non ho idea di quando arriverà un secondo capitolo (ehi non prendetevela con me, col greco semmai…), ma io spero di non tardare troppo.
Sinceramente non sapevo se mettere la storia tra le drammatiche o romantiche, così come non sapevo se fare di questo un prologo o no…in ogni caso i prossimi capitoli saranno sicuramente più lunghi!
Questa storia mi è stata ispirata da tre amiche fantastiche quanto folli, a cui la dedico:
a Leave Me Alone, che mi ha iniziata a questo sito mentre nelle ore di latino la sbirciavo mentre si leggeva le sue storie;
a eloise de winter, che sta già mettendo da parte i soldi per un funerale come si deve;
e a J O A N, che, anche se questo non è un poema sui polinomi, si dovrà accontentare!!
Leggete le loro storie e recensitele, ovviamente non prima di averlo fatto con la mia!!
Bene, a prestissimo:) :) :)
Piperita!
  
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