Devo
allenarmi, per papà!
“Mamma!” un
piccolo bambino di soli sei anni e mezzo urlò talmente forte che persino gli
animali che circondavano la casetta Son si mossero preoccupati.
“Goten! Non urlare
così! Arrivo.” Chichi stava stendendo i panni fuori e, dopo l’ennesimo urlo del
figlio, lasciò il suo lavoro e si diresse in camera del piccolo. Camminò per
qualche metro e , giunta nella camera del figlio, guardò con tenerezza la scena
che aveva davanti.
Goten aveva
alcuni giocattoli, probabilmente glieli aveva regalati Trunks, e stava giocando
a farli combattere. Le ricordò molto Goku, il quale le mancava ogni giorno di
più; quel figlio era la copia esatta del marito.
“Goten, qual
è il problema?” Domandò con un dolce sorriso stampato sulle labbra e
avvicinandosi al piccolo.
“Trunks
ancora non è arrivato? L’aveva promesso. E le promesse si mantengono, mamma.”
Disse tutto serio, da bravo bambino ben educato. Chichi gli accarezzò la
guancia paffuta e si chinò per guardarlo negli occhi.
“Ha detto
Bulma che arriverà tra poco. E sì, le promesse si mantengono.” Gli sussurrò
materna e si alzò in piedi, pronta ad andarsene.
Non varcò la
soglia della porta che il bambino la interruppe. “Mamma … Chi è il mio
papà?” Chiese ingenuamente, come Goku
era solito fare domande difficili con una semplicità estrema.
Chichi si
bloccò e tornò indietro, ritornando alla posizione di prima. “Allora, il tuo
papà è Goku. Ed è un grande eroe. E’ lui che ha salvato il nostro pianeta tante
volte, sai?” Disse dolcemente, prendendolo in braccio e facendolo sedere sul
letto. Le risultava più difficile del solito, stava crescendo in fretta, forte e robusto.
Gli occhi
del piccolo Goten si illuminarono. “Un eroe? Allora è tanto forte, vero?”
Domandò tutto contento per quella bella notizia. Alla donna dagli occhi scuri
sfuggì una risata. “Sì, tantissimo. Sapessi, è il più forte del mondo!” Esclamò
allargando le braccia, anch’ella contagiata dalla gioia del bambino.
“Wow! Che
bello! Mi racconti qualcuna delle sue avventure? Sono tanto curioso.” Assunse
un’espressione che Chichi classificò come una di quelle che sono proprie di
Goku.
Per ben
un’ora raccontò al figlio tutte le fantastiche avventure del padre, le sue
eroiche gesta … al settimo cielo. Le pareva quasi che Goku in realtà fosse lì
con loro.
Invece Goten
aveva gli occhi luccicanti … “Il mio papà è un eroe. E’ il mio idolo, mamma.
Voglio diventare proprio come lui. Ma quando tornerà?” Il sorriso tenero del
piccolo si tramutò in una piccola smorfia di tristezza. Chissà dove sei, papà. Io voglio tanto conoscerti. Pensò un po’
abbattuto.
“Cos’è quel
faccino triste? Tuo padre ha detto che tornerà presto, vuole conoscerti.”
Nonostante le facesse male al cuore mentire così la figlio, sapeva che, ovunque
fosse, anche Goku avrebbe voluto ciò.
Un sorriso,
Goten le regalò un bellissimo sorriso. “mamma, non piangere. L’hai detto tu,
papà vuole conoscermi, non è bello? Però hai detto che lui ama combattere.
Allora forse è meglio che inizi ad allenarmi!” Esclamò e balzò in piedi,
facendo alcuni piccoli esercizi di stretching.
“Sì, sono contenta anche io. Oh, Trunks è
arrivato.” Si asciugò le lacrime e andò alla porta, preceduta da Goten che si
era precipitato.
“Trunks,
oggi ci alleniamo!” Esclamò felicissimo e agitato, prese Trunks per un braccio
e lo portò fuori.
“Finalmente!
Ma aspetta un attimo!” Trunks si liberò della presa e seguì il suo piccolo
amico.
Le madri dei
due li guardarono.
“E’ proprio
come Goku.” Commentò Bulma.
“E’ il mio
piccolo Goku.”