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Autore: Silvia Roberta    01/03/2012    1 recensioni
Anita Lloyd è una ragazza semplice e fresca. Ama svegliarsi presto il mattino e fare il bagno con quella schiuma che le lascia sempre impresso sulla pelle un insolito aroma alla vaniglia. Vorrebbe sposarsi e non vivere più in quel vecchio appartamento fatiscente, ma il suo unico amore non è ricambiato. Lei pensa che dipenda dal fatto che sia troppo magra. A dire il vero non ha un’alta autostima di se; forse in realtà è per questo che lui non la calcola.
Rachel Lloyd, invece è una ragazza cattiva, cinica e tuttavia tremendamente affascinante. Ci sono davvero poche cose che Rachel ama in questo mondo: I soldi, le sigarette e se stessa. Per gli uomini Rachel non prova un grande interesse, li trova semplicemente una distrazione. Se vi state domandando se Rachel abbia mai ucciso, la risposta è senza dubbio affermativa. Ora penserete: ‘ma cos’hanno in comune Anita e Rachel?’ è semplice. Si conoscono molto bene. Si può dire che sono come sorelle, anche se in verità si detestano a morte. La giovane Anita Lloyd ha qualcosa di speciale, qualcosa che ha catturato l’attenzione di Jim Moriarty. Qualcosa per cui, secondo lui, vale la pena tenerla in vita. Anita Rachel Lloyd è schizofrenica.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jim Moriarty
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come può essere accaduto? non è una cosa sana. Non è una cosa giusta. Potrei morire se lo venisse a sapere. E cosa mi farebbe esattamente? Si blocca per un istante, con aria perplessa, appoggia il cellulare sul comodino e, in ultimo, si lascia scivolare sul letto. Ti farebbe a pezzettini, tesoro mio. Ecco cosa ti farebbe. La voce nella sua testa è decisamente fuori di se. Sente la rabbia aumentare. La rabbia di Rachel non la sua. Si appoggia le mani fredde sulle guance, si auto impone di trattenersi e di rimanere cosciente. Non deve lasciarle via libera sta volta. Rachel sa combinare solo casini. Rachel l’ha quasi fatta scoprire. Rachel ha...ma è quello che vuoi, Anita. No? È grazie a me che sei qui. Moriarty ti ha scelta solo per me. Se non fossi stata schizofrenica lui ti avrebbe schiacciata e ora ti troveresti in un cassonetto dell’immondizia. Ma tu sei speciale. TU HAI ME.
STAI ZITTA!’ urla la ragazza sollevandosi violentemente dal letto.

Rimane per qualche secondo ferma come una statua, ad osservare la carta da parati di un colorito smorto, tendente al viola, senza batter ciglio. Poi lentamente si accorge che ogni voce nella sua testa è scomparsa. Tutto si è fatto silenzioso e tranquillo. A quel punto si lascia scappare un sospiro di sollievo. Lancia un’occhiata all’orologio accanto all’armadio, le lancette indicano le 14.28. Lui dovrebbe chiamarla a momenti.
Fa un altro respiro profondo, ma una lancinante fitta al basso ventre la colpisce improvvisamente facendola reclinare fino a toccare le coperte con la punta del naso. La cintura le stringe eccessivamente le anche , cosi decide di slacciarsi i pantaloni e di lanciarli sul parquet. La pelle in quella zona è segnata e arrossata, quasi come se l’avessero frustata per ore. Si accarezza dolcemente la vita passando le dita più volte su ogni incavo, mentre fissa il soffitto con lo sguardo perso nel vuoto. La sensazione è piacevole e terribilmente eccitante.
I collant neri le stanno molto bene. Le delineano con eleganza ogni sua forma e le lasciano intravedere le snelle e lunghe gambe. Forse un po’ troppo lunghe. Sopra la camicetta blu è parzialmente aperta, tuttavia, malgrado questo, il collo e il petto sono coperti dai lunghi e spettinati capelli ramati ormai liberi da quella che, un tempo, doveva essere una crocchia.


Passano secondi o forse minuti. Le sue mani sulla pancia si fanno calde e morbide. Per un attimo immagina siano quelle di Jim, che le sfiorano l’ombelico e che salgono lentamente fino a giungere alle costole. Una a una, come se fossero i tasti di un pianoforte. Io la sento la musica. E tu? Cosa farebbe a questo punto, Rachel, se lui fosse davvero qui con me? Le domanda e subito dopo si pente di averglielo chiesto. Sai bene cosa farebbe. O ti torturerebbe a sangue....o ti strapperebbe i vestiti di dosso, tesoro. In tutti i due i casi tu saresti soddisfatta. No? In quel preciso istante la suoneria del suo cellulare parte a manetta. Le note di ‘Per Elisa’ echeggiano nella stanza accompagnate dallo stridente suono della vibrazione. Una melodia cosi raffinata e leggiadra seguita da un nevrotico strepito meccanico.
Se non risponderà entro pochi secondi lui riattaccherà. E, a quel punto, si infurierà come non mai. Senza pensarci due volte, afferra di scatto il telefonino e preme la cornetta verde. ‘Finalmente dolcezza. Per quanto ancora avevi intenzione di farmi aspettare?’ la sua voce è secca e parecchio irritata.
‘Mi dispiace. Non avevo sentito la chiamata’ Brava, amore mio, menti sempre! Brava.
‘Niente scuse. Ho già a che fare con troppa gente che mi mente ogni giorno; almeno tu risparmia il fiato, finche hai ancora il privilegio di respirare. ‘
Anita spalanca cosi tanto gli occhi, che le orbite potrebbero scivolarle fuori dalle cavità da un momento all’altro. Stringe più forte il cellulare e se lo preme contro l’orecchio sinistro. ‘Come ha detto?’ domanda con un insolito tremolio alla gola che le stona ogni sillaba.
‘Scherzavo! Ma perché nessuno capisce mai il mio senso dell’umorismo?! Come farei senza di te, bellezza. Tutti perdono la testa per te e d’è più facile sterminare le persone se queste sono già senza cervello.’ Svegliati stupida! Ti tratta come se fossi il suo giocattolino!
‘Quindi, signore.. Perché questa chiamata? ’ chiede, sempre con riverenza, la ragazza. Fai pena Anita. Quando imparerai a tirare fuori le unghie?
Si ode un lungo e altisonante sospiro provenire al di la della chiamata, quasi come una folata di vento. Moriarty deve avere il cellulare a pochi millimetri dalla bocca.
‘Senti. Mi sento un po’ solo qui. Odio sentirmi solo. Nemmeno i miei pensieri mi tengono più compagnia, ormai. Forse non ci crederai, ma l’unica compagnia che ho in questo preciso momento è il cadavere di un tizio, non molto attraente, accovacciato sulla mia scrivania, di cui non ricordo assolutamente il nome. E non ti dico nemmeno il come c’è finito li, sarebbe una storia troppo lunga da raccontare. Perché non vieni da me? Cosi discutiamo faccia a faccia di una cosa che voglio proporti. Ti avverto che non accetto un ‘No’ come risposta.’
Le sue parole scorrono veloci ed eleganti, quasi si accavallano l’una sull’altra e non le lasciano il tempo di riflettere. Ma dopotutto non c’è proprio nulla da riflettere. In effetti è la prima volta che Anita e Rachel si trovano d'accordo su qualcosa. Bisognerebbe festeggiare. Non credi? Io credo che festeggeremo, Anita. Festeggeremo come non mai.

                                                                                                                                                    
‘Va bene. Accetto.’

  
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