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Autore: lastrideoftheday    01/03/2012    2 recensioni
Quel ragazzo di cui gli avevano colpito quegli occhi di un verde chiarissimo, quel ragazzo che nonostante abitasse dall'altra parte degli Stati Uniti si era tenuto il suo cuore. E, evidentemente, non aveva per nulla intenzione di restituirglielo.
FRACKY!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Avenged Sevenfold, My Chemical Romance
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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SUMMERTIME
Da Belleville ad Huntington Beach il viaggio sembrò interminabile. Frank passò il tempo del volo un po’ ascoltando musica, un po’ guardando fuori dal finestrino, un po’ rispondendo a monosillabi alla madre. Non vedeva l’ora di arrivare, di mettere a posto i bagagli nel solito hotel a tre stelle, di dormire, di andare in spiaggia… Ma, soprattutto di andare al pub vicino al pontile.
No, non a un pub, al pub.
Quello dove lavorava lui, Zacky.
Quel ragazzo di cui gli avevano colpito quegli occhi di un verde chiarissimo, quel ragazzo che nonostante abitasse dall’altra parte degli Stati Uniti, si era tenuto il suo cuore. E, evidentemente, non aveva per nulla intenzione di restituirglielo.
Già, Frank era innamorato di Zacky.
Oltretutto si erano conosciuti in una circostanza davvero, ehm… Imbarazzante. La madre di Frank usciva con il padre di Zacky, che avevano iniziato a frequentarsi a tempo perso e, nonostante fosse più che palese che non era destinata a durare se non per quelle brevi settimane di vacanza, avevano deciso che era opportuno che i loro figli “si conoscessero e facessero amicizia”. Così avevano organizzato una serata fuori, a cenare tutti insieme, ed è inutile dire che Frank si innamorò a prima vista di Zacky. Da settembre a luglio non aveva pensato ad altro che a lui, a quella città, a quella spiaggia, di cui si sentiva debitore, perché era solo grazie ad esse che l’aveva conosciuto.
Un po’ doveva ringraziare anche sua madre, la cui passione più grande era il surf, o meglio… I surfisti.
Alzò rassegnato gli occhi al cielo, al ricordo delle estati precedenti, ma subito dopo sorrise, ricordando come lui e Zacky si erano salutati prima che Frank prendesse l’aereo. “Ti aspetto l’estate prossima. Ma anche se ti fai vivo prima non è che mi dispiaccia!” Gli aveva detto abbracciandolo.
“Frank sveglia! Siamo atterrati!” La voce di sua madre lo riportò alla realtà.
“Sì?”
“Hai forse intenzione di tornartene in New Jersey? Certo che no. Alzati e scendiamo.”
Frank inizialmente sbuffò seccato, perché sua madre lo aveva fatto passare per idiota davanti a metà dei passeggeri dell’aereo, con quel suo tono eccessivamente alto e petulante; ma il suo sguardo si illuminò, pensando che solo poche ore lo separavano, dopo quasi un lunghissimo anno di attesa, Zacky.
Appena usciti dall’aeroporto sua madre chiamò un taxi che li portò subito ad Huntington, davanti all’entrata dell’albergo.

Si svegliò con calma, alle 11 passate. Ci dovette mettere qualche secondo, appena sveglio, per rendersi conto di dove si trovava, perché non era abituato a quell’impeccabile ordine nella sua stanza e soprattutto all’assenza di decine di poster! Si alzò, si fece rapidamente una doccia e si vestì. Sapeva perfettamente dove andare, però
l’idea lo intimidiva e terrorizzava. “Se non si ricordasse di me? Se non ci fosse? Se l’estate scorsa me lo fossi solo
immaginato? Certo, e io parlavo con il muro, vero?! Dio mio, ora addirittura parlo da solo
davanti allo specchio, devo essere parecchio messo male!”
A interrompere quel momento di delirio fu sua madre che bussò insistentemente alla porta della stanza e, senza aspettare risposta, la aprì.
Entrò quasi come un uragano, come solo i genitori sanno fare. “Tesoro, io vado in spiaggia,
vieni con me o mi raggiungi dopo?”
“Prima cosa, non chiamarmi tesoro. Seconda cosa, non mi va. Magari vado a fare un giro
stasera.”
“Ma dai! Devi prendere un po’ di sole, non puoi tornare a casa più pallido di prima!” Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, impaziente.
“Mamma, vai. Magari ti raggiungo più tardi, okay? Altrimenti ci vediamo a pranzo.”
“Va bene.”
La donna uscì e Frank tirò un sospiro di sollievo. Dopo di che chiuse la porta e si tuffò sul
letto, sconsolato.
Si mise a fantasticare del suo incontro con Zacky e, senza accorgersene, si addormentò. Fortunatamente si svegliò all’ora di pranzo e scese così nella hall dell’albergo. Vide che sua madre non era ancora arrivata e la aspettò. Si presentò dopo una decina di minuti. Si sedettero al solito tavolo del ristorante, ordinarono e mangiarono. Durante il pranzo sua madre continuò a parlare di ciò che aveva fatto in quelle due-tre ore e di quanto si sarebbe divertita con Jeff, un tizio che aveva conosciuto quella mattina sulla spiaggia. Il bagnino, aveva capito Frank, che si limitava ad annuire e ascoltava a malapena i frivoli discorsi della donna.
Il pranzo gli sembrava non finire mai, e si ritenne fortunato quando il fiume di parole di
sua madre si interruppe grazie a una telefonata.
“Pronto?”
“Ciao zia, sono Mark! Come stai?”
“Ma come stai tu! Sono ad Huntington con Frank.”
“Non mi lamento. Tra l’altro sono ad Huntington anch’io, non sapevo sareste venuti anche voi nel mio stesso periodo!”
“Come mai sei qui? Lavoretto estivo?”
“Esattamente. Sto lavorando in un bar, dato che il negozio in cui lavoravo l’anno scorso ha chiuso. A questo proposito, potresti passarmi Frank?”
“Certo, caro.”
La madre tese il cellulare al figlio, che rispose subito al “Pronto?” del cugino esclamando “Hey!”
“Ascolta, stasera ci sarà una festa e il bar è a corto di personale. Potresti venire a dare una mano? Solo per questo pomeriggio. Il capo ha detto che ti pagherà, ovviamente. Arrivo, Zacky!”
“Z-zacky?” chiese Frank, spalancando la bocca, fregandosene altamente dell’espressione enigmatica di sua madre.
“Sì, lo conosci? Mi chiede se ti ricordi di lui e ti saluta!”
“Certo che mi ricordo! Ricambio i saluti!” esclamò Frank, felice come un bambino la mattina di Natale.
“Comunque per me va bene. Finisco di pranzare e arrivo.”
“Ciao cugino, a tra poco.”
Frank chiuse la telefonata, completamente estasiato. Finì velocemente di mangiare e si
precipitò fuori dall’hotel, sotto gli occhi basiti di sua madre.mSì recò quindi nel modo più celere possibile al locale e vi entrò, un po’ disorientato, perché c’era un via vai continuo di persone e non riusciva ad individuare né suo cugino né Zacky. Poi, finalmente, scorse Mark e alzò il braccio agitando la mano nel tentativo di farsi vedere. Mark si avvicinò a Frank e si abbracciarono, come se non si vedessero da una vita, anche se dall’ultima volta che avevano trascorso un po’ di tempo insieme erano passate solo poche settimane. Iniziarono subito a chiacchierare fitto, ma subito li interruppe Zacky. “Frank! Qual buon vento!” Lo sguardo di Frank si illuminò e la sua bocca si allargò in un sorriso.
“Ciao Zacky, non pensavo ti ricordassi di me!” disse.
“Come potrei scordarmi del mio cliente e quasi-fratellastro preferito?” e, senza aspettare la risposta dell’altro, lo abbracciò, spiazzandolo completamente.
Frank arrossì e appena si staccarono entrambi abbassarono lo sguardo.
“Cugino, dovresti aiutarmi a spostare questo.” disse, indicando un divano. “Dobbiamo spingerlo contro la parete.”
Si misero subito all’opera e non ci misero molto; ma Frank, mingherlino com’era, fece un
po’ fatica. “Dobbiamo farlo con un’altra mezza dozzina di divani.” disse suo cugino.
In quel momento arrivò Zacky. “Mark, se vuoi aiuto io Frank a spostare questi, anche perché c’è la tua ragazza che ti vuole al telefono.”
Frank sorrise, almeno avrebbe avuto una scusa per fare quattro chiacchiere con Zacky. Tuttavia, durante il lavoro non parlarono; si limitarono a scambiarsi fugaci occhiate per poi ridere come dei bambini.
“Come stai, Frank?” gli chiese Zacky.
“Credo di aver fatto più fatica ora che in dieci anni di ginnastica a scuola. Ma tutto okay.”
“No, io intendevo come va, in generale…” lo interruppe Zacky, ridendo. Frank si unì alla risata del ragazzo e, incrociandone lo sguardo, il suo stomaco fece un balzo.
“Bah, diciamo che va. Sto continuando la mia attività di chitarrista a tempo perso. Ma a scuola va abbastanza di merda. Tu invece? Che mi dici?”
“Sì, più o meno. Come mai di merda?” chiese nuovamente il ragazzo, spalancando i suoi bellissimi occhi chiari, stupito.”
“Hm, diciamo che non è bello rimanere chiusi in un armadietto per una giornata intera.” rispose Frank, guardandosi la punta delle scarpe.
“Bullismo?”
“Già. Quest’anno sono stato il bersaglio preferito dei giocatori della squadra di football.
Avranno speso migliaia di dollari in granite solo per il gusto di versarmele in faccia.”
“Cazzo, che stronzi, mi dispiace.”
“Non preoccuparti, ci ho fatto l’abitudine ormai. L’anno prossimo troveranno qualcun altro da prendere di mira. Fanno sempre così.”
“Anche io sono stato preso di mira, perché avevo baciato il mio ragazzo, cioè… ormai ex ragazzo, davanti a scuola e la gente a scuola non ha mai perso l’occasione di darmi del frocio. Ora sono single e ho davvero pochissimi amici, perché al liceo mi evitano tutti e i miei non mi sostengono neanche un po’.”
Il cuore di Frank iniziò a battere all’impazzata. Nonostante fosse venuto a sapere dell’orientamento sessuale di Zacky già l’estate prima, per una maglia che aveva indossato con la scritta ‘Sorry girls, I suck dicks’, Frank ora aveva anche la certezza che il ragazzo non era impegnato.
“M-mi spiace.” si affrettò a rispondere Frank, che subito aggiunse: “E’ capitato anche a me un episodio del genere. Gli unici amici che ho ormai sono il mio ex Gerard, suo fratello Mikey, Ray e Bob. Mi pare di averti parlato di loro.” Zacky annuì.
Seguì un breve silenzio, che il più alto spezzò subito. “Credo che ci sia bisogno solo di spostare un paio di tavoli, ormai abbiamo quasi finito.”
“Okay!” rispose Frank.
Finirono e uscirono dal pub che erano più o meno le cinque, dopo aver salutato Mark e gli altri. “Bè, allora ci vediamo stasera!” disse Zacky, accendendosi una Marlboro e offrendone una all’amico.
“D’accordo. Non vedo l’ora!” si lasciò sfuggire Frank, che arrossì e tentò di nascondere l’imbarazzo dietro il fumo della sua sigaretta.
“Ciao Frankie.” rispose Zacky sorridendo, dandogli un bacio sulla guancia.
Frank osservò il ragazzo di cui si era innamorato allontanarsi, ancora rosso, sia per il suo pensiero detto ad alta voce, sia per come era stato chiamato da Zacky, sia per il bacio. Si portò una mano alla guancia e la sfiorò con le dita. Dopo di che si voltò e andò all’hotel, senza pensare ad altro se non alla sera che lo aspettava.

Quella sera sia Frank sia Zacky, che fortunatamente non era di turno, andarono al locale con il cuore a mille. Si salutarono con un bacio sulla guancia e Frank notò che non fu l’unico ad arrossire.
“E se andassimo a fare una passeggiata sulla spiaggia?” propose il più piccolo.
“Okay, buona idea! Qui c’è fin troppo casino!”
Arrivarono allo stabilimento più vicino senza dire una parola. Alla fine, quando Franksi sedette accendendosi una sigaretta, Zacky, subito dopo averlo imitato, disse: “Sai, ho
chiesto io a tuo cugino di farti venire oggi.”
Frank spalancò gli occhi, incredulo, ma non rispose.
“Come avrai potuto notare, il personale non mancava. E avrei preso una parte della mia
paga per darti i soldi che ti spettavano. Sai perché? Volevo vederti, mi sei mancato da
morire.”
“Oggi sono venuto a lavorare lì anche io apposta per vederti. Mi sei mancato anche tu Zacky. E sappi che non me ne frega niente dei soldi, perché è te che voglio.”
Frank si stupì delle sue stesse parole.
“Davvero?” disse Zacky.
Frank gli rispose baciandolo, non aveva mai preso l’iniziativa in vita sua. Fu un bacio puro, dolce, era semplicemente un modo per far capire l’uno all’altro i propri sentimenti. Appena si furono staccati, Zacky appoggiò la testa sulla spalla di Frank e gli prese la mano. Poi, si fece avanti lui stavolta e lo baciò. A differenza del primo, questo bacio non fu per nulla casto, tutt’altro. Le loro bocche si dischiusero immediatamente e le loro lingue si incrociarono. Le loro labbra calde e umide erano in contrasto con i loro freddi piercing metallici, che uno mordeva e leccava all’altro con desiderio. Si staccarono dopo due minuti buoni, ansimanti a causa della mancanza d’ossigeno.
Poi si stesero e, senza dire altro, si addormentarono, ancora mano nella mano.

Angolo del delirio.

Buongiorno, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte a tutti/e. (?)
Innanzitutto: questa one shot è dedicata a Eleonora, senza la quale questa storia non sarebbe mai stata scritta.
Hm, poi ci tenevo a dirvi che non sono particolarmente soddisfatta. Non sapevo come finirla e siccome sto lavorando su questa fic da novembre (sì, è stata un parto o.o) ho deciso di pubblicarla nonostante il finale non mi piaccia più di tanto.
AnyWay, spero vi sia piaciuta. Grazie a tutti coloro che hanno letto, attendo le vostre recensioni! :3
Baci,
Laura.
  
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