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Autore: Jack Le Fleur    02/03/2012    2 recensioni
-Vedo che ti stai divertendo- disse Lovino a voce abbastanza alta da farsi sentire dallo spagnolo. La risata di Antonio si spense e quando si voltò, Lovino notò la sua espressione. Sapeva tanto di colpevolezza: un misto fra paura, tristezza e senso di colpa. -L-Lovino. Che ci fai qui?- [Spamano]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piangeva. Piangeva come mai aveva fatto in vita sua. La pioggia sfiorava delicatamente il suo viso e si mescolava alla lacrime calde. Non avevano mai litigato in quel modo, lui e Antonio. Era successo tutto per una stupidaggine, come al solito del resto: Antonio era uscito con suo fratello. L’ultima cosa che pensava era che sarebbe stato geloso di suo fratello, il piccolo e dolce Feliciano. Lui stava con il crucco mangia patate, non avrebbe dovuto essere geloso di lui, no? Eppure non riusciva a smettere di provare quel sentimento. La gelosia divorava ogni briciola di coscienza che gli rimaneva, come un tarlo. Perché lo spagnolo era uscito con Feliciano? Non aveva alcun senso. Antonio gli aveva confessato il suo amore ben più di una volta. A lui, Lovino, non a suo fratello. Quindi perché? Perché erano usciti insieme di nascosto? Se gli avesse detto che usciva con Feliciano e magari anche perché, probabilmente non si sarebbe trovato in quella situazione. Non sarebbe stato lentamente divorato dalla gelosia, in stallo fra l’inferno e qualcosa di peggiore. Invece gli aveva detto che sarebbe uscito con Francis e Gilbert, il francese pervertito e l’egocentrico albino. Lui gli aveva creduto. Si fidava ciecamente di lui benché non lo desse a vedere. In effetti non si poteva dire che Lovino fosse la persona più gentile o comprensiva del mondo: non faceva altro che insultare lo spagnolo dalla mattina alla sera, ma la verità era che lo amava. Lo amava più di ogni altra cosa, persino più dei pomodori. E poco dopo che Antonio era uscito, Francis e Gilbert erano venuti a cercarlo per andare a fare un giro. Lovino era rimasto alquanto stranito. Insomma, era uscito cinque minuti prima proprio per andare da loro. E quando glielo disse, il francese sembrò avere un’illuminazione: -Oh, già! Mi ero proprio dimenticavo che doveva uscire con Felic..- venne interrotto da una gomitata del prussiano, ma ormai il danno era fatto. Lovino sgranò gli occhi e gli chiese molto lentamente e in modo piuttosto inquietante dov’erano andati. Nessuno dei due accennò a rispondere. Ma nessuno, nessuno poteva resistere allo sguardo omicida di Lovino Vargas. Erano andati in città. Antonio odiava andare in città. O almeno era quello che gli aveva sempre detto. Non era più sicuro di potersi fidare totalmente dello spagnolo. Aveva provato più di una volta a scambiarlo con suo fratello. Che lo stesse facendo di nuovo? Voleva avere Feliciano? Magari si era stancato di lui e dei suoi continui insulti. Ma quegli insulti erano solo un modo per nascondere la sua insicurezza e la sua fragilità, e Antonio lo sapeva, lo sapeva bene. Trovati i due, si convinse di essere saltato alle conclusioni senza un valido motivo. In fondo, poteva essere una semplice uscita tra amici. Ma non fece in tempo a formulare dei motivi validi per cui non avrebbe dovuto sapere dell’uscita, che Antonio si sporse verso Feliciano e gli diede un bacio. Un bacio sulla guancia, certo, non era veramente niente a ripensarci, un semplice gesto di affetto, ma in quel momento fu come uno schiaffo per Lovino. A quel punto, si avvio verso di loro, a passo lento e strascicato. Per quanto fosse arrabbiato, non riusciva a correre verso di loro o anche solo ad urlare. Sentiva un dolore straziante al cuore e contemporaneamente si sentiva svuotato. Voleva davvero rimpiazzarlo. Cominciò a piovere.  Lovino ringraziò Dio. Almeno Antonio non avrebbe visto che stava piangendo. Era ancora a qualche metro dai due quando sentì Antonio ridere: probabilmente Feliciano aveva fatto una strana faccia mentre le prime gocce di pioggia gli cadevano sul viso e lo spagnolo trovava la cosa divertente. Ancora ridendo Antonio si tolse il giubbotto e lo mise in testa a Feliciano. -Vedo che ti stai divertendo- disse Lovino a voce abbastanza alta da farsi sentire dallo spagnolo. La risata di Antonio si spense e quando si voltò, Lovino notò la sua espressione. Sapeva tanto di colpevolezza: un misto fra paura, tristezza e senso di colpa. -L-Lovino. Che ci fai qui?- chiese piano lo spagnolo -Mi faccio un giro. Sai, Francis e Gilbert erano venuti a chiamarti. All’inizio non capivo perché fossero venuti, visto che tu dovevi andare da loro. Poi sono venuto a sapere che dovevi uscire con mio fratello… Lo sai cosa si prova quando qualcuno ti dice che il tuo ragazzo, la persona di cui ti fidi completamente,esce di nascosto con qualcun altro?- una breve risata amara velata di sarcasmo interruppe per qualche secondo il discorso -No che non lo sai. E sai che cosa si prova a scoprire che il ragazzo con cui si viene TRADITI E’ IL PROPRIO FRATELLO?!- Lovino aveva cominciato ad urlare. Non riusciva proprio a capire. Sapeva di essere una persona insopportabile, ma ad Antonio era sempre piaciuto così. Che cos’era cambiato? -Lovino, non è come pensi. Lasciami spieg…- -NON TI DARO’ DI NUOVO L’OCCASIONE DI FERIRMI! Che cosa ho sbagliato, Antonio? - aveva ridotto la voce ad un sussurro -Sarei davvero curioso di saperlo. Sei solo un bastardo…- sibilò Lovino. -Se tu mi lasciassi spiegare…!- -Non c’è niente da spiegare! Non ho intenzione di sorbirmi nuove bugie! Su cos’altro hai mentito bastardo, eh? Su cosa? Sul fatto che odi la città magari! In fondo siamo in città adesso. Perché sei uscito con mio fratello? Io non ti vado bene!?- -SMETTILA!- l’urlo di Antonio lo lasciò completamente spiazzato. Tutte le volte che litigavano, era principalmente Lovino il problema. Antonio aspettava semplicemente che sbollisse la rabbia per poi spiegargli tutto. Ma non quella volta. Quella volta Antonio sembrava veramente arrabbiato. Per cosa diavolo si era arrabbiato? Non era certo lui quello nel giusto. Lovino non l’aveva mai tradito, nonostante il continuo provarci di Francis e, alle volte, anche di altri ragazzi. Antonio lo fissava con rabbia e, dopo quasi un minuto di silenzio, ricominciò a parlare. Non stava più urlando, ma forse sarebbe stato meglio se l’avesse fatto. “Mi sono stancato di questo tuo atteggiamento. Io non sto facendo niente di male, quindi non vedo perché tu debba urlarmi contro. Visto che non vuoi che ti spieghi come stanno le cose, continua pure ad urlare quanto vuoi, ma fallo da solo. Io e Feliciano ce ne andiamo.” Detto questo si voltò e cominciò ad incamminarsi verso il centro tirando Feliciano per un braccio. Quest’ultimo non aveva fatto altro che fissare Lovino per tutto il tempo rimanendo in religioso silenzio, cosa strana per lui. Aveva un’espressione confusa, ma non per il fatto che Antonio avesse mentito a Lovino: sembrava più confuso per il fatto che il fratello si trovava lì e che stava facendo una scenata ad Antonio. Non smise di fissarlo nemmeno mentre lo spagnolo lo portava via. Lovino poteva anche morire. Forse era già morto. Non lo sapeva. La pioggia di mescolava alle sue lacrime. Perché era così stupido? E se Antonio non avesse più voluto vederlo? Se l’avesse lasciato perché non lo sopportava più? Beh, in effetti l’avrebbe capito. Nemmeno lui si sopportava, figuriamoci gli altri. Così rimase da solo, a piangere su quel marciapiede e consolato dal cielo che piangeva con lui. Pochi giorni dopo sarebbe stato il suo compleanno e avrebbe dovuto passarlo da solo, deprimendosi ancora di più per la litigata con Antonio.
Il suddetto giorno, Antonio non era ancora venuto a cercarlo. Era strano. Ogni volta che litigavano era lo spagnolo a fare il primo passo. “Ma questa non è una delle solite litigate” si ritrovò a pensare. Non poteva perderlo. Non poteva. Per questo un’ora dopo era davanti casa sua con una rosa in mano e l’espressione più pentita che riuscisse a fare. Non che fosse poi tanto difficile, considerando il dolore che lo stroncava ad ogni respiro. Quando Antonio aprì la porta rimase a dir poco sconcertato: non era mai stato Lovino a fare il primo passo, era troppo orgoglioso. Invece quel giorno era lì, davanti a lui, con una rosa bianca in mano e le lacrime agli occhi. –Perdonami…- sussurrò. Era maledettamente difficile ed imbarazzante per lui chiedere scusa. –So che non è niente di speciale,- continuò porgendo la rosa allo spagnolo –ma mi sembrava il colore più giusto per delle scuse.- abbassò lo sguardo imbarazzato e Antonio non poté far altro che abbracciarlo. Il suo Lovino. –Come hai potuto pensare che volessi rimpiazzarti?- cominciò –Io ti amo. Te l’ho detto tante volte. Se mi avessi lasciato spiegare la situazione ci saremmo risparmiati tre giorni d’inferno. Sei così cocciuto… Ero uscito con Feliciano perché volevo un consiglio.- -Un consiglio?- chiese con la voce attutita dalla stoffa della maglia dello spagnolo –Si. Per il tuo regalo di compleanno.- Lovino spalancò gli occhi. Era l’ultima cosa che si era aspettato come spiegazione, ma era sicuro che fosse la verità. Sentiva il cuore di Antonio battere calmo e questo lo tranquillizzava. -Ti amo.- sussurrò l’italiano. Il cuore di Antonio cominciò a battere forte e questo fece sorridere Lovino. –Anche io, mi amor… anche io.- Un dolce bacio sancì la pace appena fatta e quella sera ci fu una festa per il compleanno dei due italiani.
Lovino era davvero felice con Antonio. Lo amava e il sentimento era reciproco. Si ripromise di ascoltarlo sempre. Sarebbe stato difficile ma non voleva più provare il dolore straziante che aveva sentito nel petto dopo la litigata. E tutto solo per il suo regalo di compleanno. Sì, era veramente un stupido.

  
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