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Autore: La Mutaforma    02/03/2012    4 recensioni
Non tutti i giorni erano festa a Sottomondo, nemmeno per i matti.
Scomposto, senza cappello, il cappellaio non aveva sempre la sua stessa venerabile figura.
Il ricordo di Alice brucia più di mille tazze di the, vero Cappellaio?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cappellaio Matto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ricordava più se un giorno il suo vecchio orologio da taschino avesse indicato un orario diverso dalle 17.00. Forse perché a Sottomondo il tempo era solo un dettaglio, come ogni altra cosa.

O forse perché l’orologio era rotto, ma a questo non aveva mai pensato.

 

L’importante era che segnasse sempre l’ora del the. Ma nemmeno quello era importante.

È sempre l’ora ideale per una tazza di the. Indipendentemente dalla posizione del sole, degli astri, o di qualunque altra posizione potessero prendere le lancette -se l’orologio fosse stato ancora in funzione-

 

Non tutti i giorni erano festa a Sottomondo, nemmeno per i matti.

Scomposto, senza cappello, il cappellaio non aveva sempre la sua stessa venerabile figura. I capelli rossi, ricci, piegati dal cappello, sembravano ancora più crespi e disordinati. Beveva avidamente tazze su tazze di the al limone, bevendo da tre, anche quattro tazzine diverse.

 

Nel gracchiare dei corvi e delle scrivanie, inebriato dal the e dalla stanchezza, pensò che avrebbe dovuto farsi un cappello nuovo, grande, grandissimo, che non si sarebbe né rotto né sfaldato. Pensò che fabbricare cappelli era un lavoro bellissimo, lo prendeva completamente.

Avrebbe voluto farne uno anche a lei. Aveva ancora il modello stampato in testa.

Bevve altro the. Due tazzine colme fino all’orlo.

Doveva essere piccolo, azzurro, e pieno di fiori e conchiglie e merletti.

Reclinò il becco della teiera verso un’altra tazzina, facendo cadere il the sulla tavolata imbandita per mille posti dove lui sedeva solo, a capotavola.

Sarebbe stato bellissimo sui suoi bellissimi boccoli biondi.

Ricadde col volto sulle braccia incrociate sulla tavola. A piangere, a ridere, a dormire. Nemmeno lui seppe dirlo con certezza.

 

The ovunque. Sulla tavola e sui vestiti. Ne aveva ormai il suo pazzo pazzo pazzo cuore zuppo.

   
 
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