Un
amore fuori dal comune.
Un cyborg
che ha paura, che è felice, che sorride; un cyborg che ama … C-18.
I cyborg
sono diversi dagli androidi, hanno una base interamente umana, nella quale vengono
impiantati circuiti, al cervello e all’organo principale, il cuore. Possono provare emozioni? All’apparenza no.
Il Dr. Gelo,
colui che impiegò la venerabile arte scientifica e il suo genio per il male,
aveva costruito ben diciotto androidi; due di questi erano cyborg. Pensò che avrebbe realizzato il suo piano di
vendetta, contro quel bambino di dodici anni che aveva sempre intralciato i
suoi sogni di ambizione, solo adottando dei cyborg potentissimi. Il pazzoide non avrebbe mai pensato che, nonostante
tutti i dispositivi di sicurezza, avrebbe perito per mano delle sue stesse
creature, C-17 e C-18.
Cyborg
spietati, privi di sentimenti e scrupoli … privati della loro umanità, forse.
“Perché non
sorridi mai?” Crilin e C-18 stavano seduti per terra, uno di fronte all’altro,
al piano superiore della casa del maestro Muten. La bionda, a quella domanda,
aggrottò le sopracciglia, molto meravigliata.
“Come mai me
lo chiedi? Io sono un cyborg, nel caso te lo fossi dimenticato.” Disse seria.
Si alzò e si affacciò alla finestra, volgendo gli occhi, quasi bianchi, al
cielo azzurrino.
“Sì, però
sei per metà umana. Guarda, prima hai fatto un’espressione di stupore. Poi
ricordo che sorridevi, anche se malignamente.” Affermò con il suo solito tono
di voce amichevole.
Crilin restò
seduto, con gli occhi persi nell’elegante figura del cyborg; accorgendosi della
cosa appena detta, si riscosse all’improvviso. “Oh, scusami, non volevo …” Nella stanza era calato il silenzio. Crilin era un po’ preoccupato, temeva di
averla offesa, e che così se ne sarebbe andata via. Ci aveva messo un bel po’ a
convincerla ad andare lì, non poteva, anzi, non voleva rovinare tutto.
C-18 si
voltò all’improvviso, lasciando Crilin a bocca aperta. Per la prima volta, aveva sorriso.
Le labbra
erano arcuate in un lieve sorriso sincero e sbarazzino, gli occhi chiari
rispecchiavano la felicità che provava nel momento. “Così?” Domandò, riportando
Crilin alla realtà, che pareva essere caduto in trance.
“Eh? Ah, sì.
E’ perfetto. Vedi che ci sei riuscita. Non è difficile, vero?” Si alzò e si
avvicinò al cyborg, guardando verso l’alto, visto quanto fosse più alta.
Lei abbassò
gli occhi chiari e guardò Crilin, raggiante, iniziando a ridere, pareva che non
riuscisse a controllarsi. “E’ così bello.”
Commentò chiudendo gli occhi, al settimo cielo. “E’ la prima volta che mi sento
così!” Detto ciò, si allontanò verso la porta e girò la maniglia.
“Già …” Uffa, se ne sta andando. Non riuscirò mai a
conquistarla. Mi va sempre tutto male. Pensò affranto, giù di corda per la
sua sfortuna.
In un
secondo, sentì due mani fredde prenderlo per il mento e alzarglielo. I suoi
occhi neri incontrarono quelli delicati e ipnotici di C-18.
Furono
vicinissimi. Le labbra si sfiorarono in un tenero bacio, per poi staccarsi
subito, intimorite. Non appena il timore passò, tornarono a posarsi le une
sulle altre, con estrema delicatezza. Quasi avessero paura di essere
separati. Il primo VERO bacio per
entrambi.
Anche un
cyborg può provare sentimenti … La prova ne è l’amore fra due persone così
diverse, ma così simili.