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Autore: micRobs    02/03/2012    8 recensioni
Nick/Jeff | Slash | One Shot | Fluff
Robetta senza alcuna pretesa, scritta per soddisfare la mia immensa voglia di fluff. Credo sia la cosa più dolce e caramellosa che io abbia mai scritto, ma lascio decidere a voi!
Dal testo "Jeff poteva quasi immaginarlo mentre sottolineava svogliatamente i paragrafi del libro di testo e poi, sbadigliando scompostamente, decideva di prendersi una piccola pausa e di riposarsi giusto qualche istante. Jeff sorrise al solo pensiero dei dolori che avrebbe avuto il giorno dopo e delle lamentele che ne sarebbero derivate.
«Jeff, mi fa male il collo.»
«Non posso venire a lezione, ho la schiena a pezzi.»
«Ho bisogno di un antidolorifico, Jeff!»
«Aiutami invece di ridere!»"
...hope you like it!
Thà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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right here waiting
Pairing: Nick/Jeff
Genere:  Sentimentale, Romantico, Generale
Avvertimenti: Slash, One Shot, Fluff-without-plot
Rating: Verde
NdA: Okay, vi annuncio che ho un diabetologo in casa, quindi se alla fine vi ritrovere in coma diabetico o avrete un attacco di iperglicemia, nel pacchetto è compresa anche la terapia. Mi lamentavo sempre di non riuscire a scrivere cose non angst, ebbene, questa cosa è quanto di più dolce e caramelloso io abbia mai prodotto. Insomma, è in pieno stile Niff!
Il prompt "cioccolata calda" me lo ha fonito la meravigliosa SereILU, così come la canzone da cui prende il titolo la storia, "Right Here Waiting" degli (?) Staind. Un grazie tutto caramello e cucchero filato per Somo che ha letto questa robetta in anteprima e che mi ha fatta gongolare tanto tanto quando mi ha detto che la punteggiatura era pressochhè perfetta. Menzione speciale, poi, per Vale per tutto quello che è e per tutto quello che sono io da quando la conosco!


A Sere,
perchè te lo meritavi davvero...

Right Here Waiting



Jeff rientrò nella stanza, sorridendo soddisfatto e canticchiando fra sé il motivetto di quella canzone di cui proprio non riusciva a ricordare il titolo.
Aveva trascorso il pomeriggio nella camera di Trent e Flint, giocando a Tekken e sgranocchiando salatini e pop-corn.
Non che gli fosse dispiaciuto ma, tra una chiacchiera e l’altra, il tempo era volato e alla fine avevano saltato l’ora di cena.


Richiuse la porta alle sue spalle, posando la schiena sul legno lucido e sorridendo, intenerito, alla vista che gli si presentò davanti.
Nick dormiva sereno, la testa poggiata alla scrivania e i capelli che gli ricadevano spettinati sulla fronte.
Quando, qualche ora prima, Jeff era uscito, Nick era stato irremovibile: gli esami di metà trimestre si avvicinavano e lui doveva assolutamente recuperare il programma di storia.
Jeff aveva insistito fino a quando aveva compreso che niente avrebbe smosso Nick dalla sua decisione di trascorrere il pomeriggio a studiare. Era uscito a malincuore dalla stanza, non prima di venir accuratamente rassicurato dal suo compagno, perché “Non preoccuparti, Jeffie, vai a divertirti: la colpa è solo mia che non ho studiato volta per volta”.


Nick aveva la bocca schiusa e una mano posata sotto la guancia ed era la cosa più tenera ed innocente che Jeff avesse mai visto.
Rimase ad osservarlo per qualche istante, lasciandosi confortare dal suo respiro regolare e incantare dalle sue gote arrossate. Quando Nick si mosse nel sonno, borbottando e rischiando di cadere dalla sedia, Jeff non riuscì a trattenere una risata.
Era tipico di Nick. Chissà da quanto tempo era lì che sonnecchiava in quella posizione scomodissima.
Jeff poteva quasi immaginarlo mentre sottolineava svogliatamente i paragrafi del libro di testo e poi, sbadigliando scompostamente, decideva di prendersi una piccola pausa e di riposarsi giusto qualche istante. Jeff sorrise al solo pensiero dei dolori che avrebbe avuto il giorno dopo e delle lamentele che ne sarebbero derivate.

«Jeff, mi fa male il collo.»
«Non posso venire a lezione, ho la schiena a pezzi.»
«Ho bisogno di un antidolorifico, Jeff!»
«Aiutami invece di ridere!»

Si avvicinò lentamente a lui, afferrò il plaid dal letto e, facendo attenzione a non svegliarlo, glielo posò sulla schiena. Dopodiché, spense la lampada da scrivania e, facendosi luce con il display del cellulare, uscì dalla camera.

*°*°*°

Quando vi rientrò, una mezz’oretta dopo, la situazione era pressoché identica, eccezion fatta per la testa di Nick che era voltata nell’altra direzione.
Con un po’ di fortuna era riuscito a trovare l’interruttore dell’abat-jour che aveva sul comodino, così adesso la stanza era fiocamente illuminata e riusciva a distinguere i lineamenti dei mobili senza inciamparci maldestramente.
Posò le due tazze sulla scrivania, mentre il ritornello di quella maledetta canzone gli ritornava alla mente.
Non riusciva proprio a ricordare dove l’avesse sentita e la situazione stava iniziando a diventare frustrante.

«But how can you collect them all and throw them in my face» canticchiò sottovoce, fra sé.
Nick respirava tranquillo. Jeff sorrise vedendo le sue mani strette a pugno sotto la coperta e le sue labbra piegate in un sorriso sereno.
Si piegò su di lui, avvolgendogli le braccia intorno al corpo e posando la testa nell’incavo del suo collo.
Quello mugugnò, strofinandosi gli occhi e sbadigliano sonoramente.
«Ehi!» Sussurrò Jeff, lasciandogli un bacio sulla guancia accaldata.

«Non mi sono addormentato» ci tenne a specificare Nick, ancora tutto intontito.  
«Certo che no» lo assecondò Jeff, «stavi solo riposando gli occhi.»
Si sollevò, permettendo a Nick di stiracchiarsi e alzarsi in piedi.
«Che ora si è fatta?» Sbadigliò, nuovamente, quello.
Jeff sorrise, spettinandogli i capelli. «È l’ora che cerchi un posto più comodo per dormire.»
Nick sgranò gli occhi. «Di già?» Chiese, gettando uno sguardo fuori dalla finestra, «maledizione, volevo almeno finir-»

«Nient’affatto!» Lo interruppe Jeff. «Per oggi hai fatto fin troppo» lo ammonì «e poi, non riesci neanche a mettere tre parole in fila senza sbadigliare: dubito che riusciresti a concludere qualcosa.»
Nick lo fissò implorante, prima di lasciarsi cadere sul letto e borbottare qualcosa di molto simile a “Ti riterrò responsabile della mia bocciatura”
Jeff gli rivolse un’occhiata scettica, le mani sui fianchi e un sopracciglio inarcato. «Dovresti essermi grato perché impedisco al tuo piccolo cervellino di implodere.»

Nick sbuffò. «Jeff Sterling: testa bionda Warbler demente, incompreso paladino di cervelli indifesi.»
L’altro si voltò verso la scrivania, afferrò le due tazze e rivolse nuovamente la sua attenzione al compagno di stanza. «Nick Duvall: ritardatario cronico, secchione lamentoso, fidanzato ingrato.»
Lo sguardo di Nick si illuminò improvvisamente, nello scorgere ciò che Jeff teneva fra le mani.
«Il tuo fidanzato ingrato è di cattivo umore quando non mangia, dovresti saperlo» lo accusò.
«E» rispose Jeff, prendendo posto accanto a lui sul letto, «il tuo paladino di cervelli indifesi ti conosce meglio di quanto tu credi.»
Porse la tazza a Nick che lo guardò riconoscente, gli occhi che brillavano e le labbra piegate in un radioso sorriso, «sono un pessimo fidanzato» disse.
«Lo sei» concordò Jeff, sorridendo.

Si accomodarono uno accanto all’altro, la schiena appoggiata al muro e le gambe intrecciate sul letto.
Nick posò la testa sulla spalla di Jeff, le mani strette intorno alla tazza di cioccolata.
«Oggi siamo stati pochissimo insieme» mormorò, sbocconcellando un biscotto alla vaniglia che Jeff aveva recuperato dalle cucine.
«Tu eri impegnato a dormire» ragionò l’altro, bevendo la sua cioccolata e passandogli un braccio intorno alle spalle.
«E tu mi hai abbandonato per andare a giocare con Trent e Flint» rispose Nick.
«Sei ingiusto, però,» si difese Jeff accarezzandogli un braccio con due dita, «mi avevi assicurato che non c’erano problemi di alcun tipo.»
«E non ce n’erano, davvero» lo rassicurò Nick, voltandosi per guardarlo negli occhi. «Solo» continuò, «avrei voluto averti qui» confessò con un’alzata di spalle.
Il cuore di Jeff si strinse in una morsa dolce e piacevole, udendo quelle parole e scorgendo la sincerità negli occhi del compagno.
«A cosa devo tutto questo romanticismo?» Lo interrogò Jeff, stringendolo nuovamente a sé e facendo aderire la propria guancia ai suoi capelli.
«Non saprei» ponderò Nick, «direi alla cioccolata» annuì.   

«La cioccolata ti rende dolce e caramelloso?» Volle sapere Jeff con un ghigno.
Nick alzò le spalle, prendendo un lungo sorso di cioccolata e leccandosi le labbra. «Così pare» mormorò.
Jeff parve pensarci un po’ su. «Ottimo» sorrise, infine, «quest’informazione potrebbe rivelarsi davvero utile» sghignazzò.
«Come se non conoscessi altri metodi di persuasione» ribatté Nick, scettico.
Jeff sorrise.
Si sporse in avanti, sfilando la tazza dalle mani di Nick e posandola, insieme alla sua, sul comodino.
Quello lo fissò dubbioso, alzando un sopracciglio in una muta domanda.
«Hai ragione» esordì Jeff, tirandoselo addosso e facendo stendere entrambi, «mettiamoli in pratica allora, no?»
Nick scosse il capo, accoccolandosi al petto del suo ragazzo e lasciando che le sue braccia lo stringessero. «Come sei audace, stasera» constatò, «a cosa devo l’onore?»
Jeff parve pensarci un po’ su, poi, «direi alla cioccolata» rispose.

L’altro ridacchiò, dandogli una botta sul braccio e posando la testa sulla sua spalla. «La cioccolata funge da afrodisiaco?» Si informò.
Jeff si avvicinò lentamente al suo viso, posandogli una mano sulla guancia e guardandolo negli occhi.
«Così pare» sussurrò, accarezzando la ridicola distanza che ancora li separava e posando dolcemente le labbra sulle sue.

Il respiro di Nick gli solleticava la pelle del collo. Jeff si voltò leggermente per riuscire a stringerlo più agevolmente, facendo scivolare le mani intorno ai suoi fianchi e avvicinandolo a sé.
Dormiva tranquillo, il sorriso sereno e le ciglia scure che gli accarezzavano le guance arrossate.
Jeff si perse per un attimo ad osservarlo, carezzandogli delicatamente il profilo della mascella e posandogli un bacio all’angolo delle labbra.
Non si sarebbe mai abituato all’idea di loro due insieme, ancora stentava a crederci.
«But how can you collect them all and throw them in my face» sussurrò, inconsciamente, studiando il profilo delicato di Nick e posando nuovamente le labbra sulla sua nuca.

Quello si mosse nel sonno, voltandosi nel suo abbraccio e stringendosi alla sua maglietta.
«È bello sentirti cantare» mormorò, la voce impastata dal sonno e gli occhi ancora chiusi.
«Si?» Domandò incredulo Jeff, affondando il naso fra i capelli scuri del ragazzo.
Nick mugugnò in assenso, muovendosi fra le sue braccia per riuscire a guardarlo negli occhi.
«Mi piace quella canzone» gli rivelò, avvicinandosi alle sue labbra.
«Anche a me, credo» concordò Jeff, «conosco solo questo verso, però, non ricordo dove l’ho sentita.»
Nick sorrise, allontanandosi leggermente da lui e scostandogli i capelli dalla fronte.
«La canto sempre io» gli disse, «è una delle mie preferite.»
Jeff sbatté le palpebre un paio di volte, un piacevole calore che gli riscaldava il petto.
Non era tanto il sollievo di aver finalmente dissipato il suo dubbio a farlo sorridere, quanto la consapevolezza di aver passato gli ultimi giorni a canticchiare la canzone preferita del suo ragazzo e di averla adorata avendola sentita cantare solo da lui.
Si sporse in avanti, incontrando nuovamente la sua bocca e lasciandosi andare a quel vortice di sensazioni ed emozioni che solo Nick riusciva a regalargli.
«Me l’hai fatta entrare in testa» borbottò fra un bacio e l’altro, «e non l’ho mai neanche ascoltata decentemente.»
«A questo c’è rimedio, però» annunciò l’altro, lasciandogli un ultimo bacio a fior di labbra.

Jeff, dubbioso, lo osservò sistemarsi contro lo schienale e passarsi una mano sul viso per eliminare le ultime tracce di sonno.
«Vieni, dai» lo incoraggiò.
L’altro non comprese esattamente cosa Nick gli stesse chiedendo di fare, fino a quando non si sentì afferrare per un braccio e si ritrovò schiacciato contro il suo petto.
Nick gli passò un braccio attorno alle spalle, facendo in modo che si accoccolasse meglio, si schiarì la voce e iniziò a cantare sottovoce.
«But you always find a way to keep me right here waiting, you always find the words to say to keep me right here waiting»
Il cuore di Jeff batteva forte e la mente gli si sgombrò all’istante, ascoltando Nick cantare per lui.
Vi erano momenti in cui non riusciva a credere all’immensa fortuna che aveva, momenti in cui fra lui e Nick sembrava che le cose non fossero mai cambiate, momenti in cui sembravano essere sempre gli stessi di qualche mese prima.
«And if you chose to walk away I'd still be right here waiting, searching for the things to say to keep you right here waiting»
E poi vi erano momenti come quello, in cui, complice la cioccolata e qualche ora di sonno persa, Nick diventava la persona più dolce al mondo, facendolo sentire come se quello fosse, inevitabilmente, il naturale sviluppo delle cose, come se avessero sempre guardato in quella direzione dal primo momento in cui si erano conosciuti.

«Direi di fare una scorta di cioccolata» lo prese in giro Jeff, quando ebbe finito di cantare.
«Mi vorresti più romantico e sdolcinato?» Domandò Nick.
«Mi vai benissimo così» confessò Jeff, afferrando la sua mano e stringendola fra le sue.   
Nick si prese qualche istante per contemplare le loro dita intrecciate insieme, sorridendo sereno.
«Mi stai dicendo che di solito non sono zuccheroso e caramelloso?» Volle accertarsi, pizzicandogli un fianco.
«Ehi!» Lo ammonì Jeff, «non essere così permaloso!»
Nick mise su un broncio adorabile e Jeff ridacchiò alla sua espressione buffa.
«Dai su» cercò di rimediare, accarezzandogli la guancia «ho detto che così sei perfetto!»
L’espressione sul viso di Nick non accennò a cambiare e Jeff si impose di trattenere la risata che gli stava risalendo dalla gola, per evitare che il suo ragazzo se la prendesse ulteriormente.
«Okay» si arrese «diciamo che sei dolce e tenero come un piccolo e indifeso marshmallow» lo consolò
Nick parve illuminarsi all’improvviso, la sua espressione nuovamente distesa.
«Jeff» chiamò, poi, corrugando la fronte, «a te non piacciono i marshmallow» ricordò.
«Dettagli» gongolò Jeff.
«Dici sempre che sono un’isterica e malriuscita fusione fra una zuccheriera ed un cuscino di piume» ragionò.
«Ancora dettagli» ribadì l’altro, annuendo solenne.
«Jeff» annunciò, deciso, «mi stai per caso dando della zuccheriera?»
Jeff si lasciò andare ad una risata sincera. «No, del cuscino di piume.»
«Questo discorso non ha alcun senso!» Stabilì Nick.
Jeff posò la testa contro la sua spalla, chiudendo gli occhi e sbadigliando. «Hai iniziato tu» gli fece notare.
«Ma tu non mi hai fermato» asserì, piccato, Nick.

«Era bello vederti delirare» mormorò Jeff, la voce appena udibile.
Nick scosse il capo, avvilito «mai che tu mi dica una parola carina.»
Jeff non rispose e Nick si voltò ad osservarlo. Gli occhi chiusi e le guance arrossate, Jeff sembrava quasi una persona normale, visto così. Sicuramente nessuno avrebbe mai ritenuto possibile che una bocca tanto invitante fosse capace di produrre scemenze del genere. Il petto gli si sollevava al ritmo del suo respiro regolare e i capelli biondi gli cadevano, spettinati, davanti agli occhi.
Allungò una mano, scostandoglieli dalla fronte e lasciandogli una carezza sulla guancia accaldata.
Sospirò, cercando una posizione comoda e facendo in modo che Jeff non si svegliasse mentre lo sistemava meglio sotto le coperte.
A conti fatti, non vi era nulla di male nel concedersi qualche romanticheria di tanto in tanto.

The End
   
 
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