CAN LOVE BORN ANYWAY?
4° parte:
IO CI CREDO
Avrebbe potuto allenarsi per ore, per
giorni… La rabbia che aveva dentro non gli concedeva riposo; la frustrazione per
quel che gli era stato predetto e la voglia di essere il più forte erano ragioni
più che sufficienti per non fermarsi mai, per continuare in quella folle
mortificazione del proprio corpo.
Tuttavia c’era una cosa che un saiyan non poteva ignorare, nemmeno nel bel mezzo
di un rigido allenamento: la fame.
Vegeta si asciugò la fronte con un asciugamano, ed uscì dalla Gravity Room per
poi dirigersi verso le cucine della Capsule Coorporation. Un profumino invitante
guidò i suoi passi, e il saiyan si ritrovò ben presto davanti ad un tavolo
perfettamente apparecchiato e traboccante di cibo. Il Signore e la Signora
Briefs lo accolsero calorosamente, quasi fosse il più gradito e atteso degli
ospiti.
”Ciao Vegeta! Come procedono i tuoi allenamenti?” lo salutò allegramente il
vecchio uomo.
“Oooh, Vegeta Caro! Siediti, mangia qualcosa… è tutto il giorno che non tocchi
cibo! Non sarai mica a dieta? Non ne hai bisogno, sei un così bel ragazzo!”
Alle parole della Signora Briefs, Vegeta inorridì: l’unica ragione per cui non
si era ancora sbarazzato di quella donna ripugnante era perché sapeva cucinare
bene, pensò tra sé. E perché se avesse eliminato sua moglie, il dottor Briefs
non gli avrebbe mai più costruito gli attrezzi per i suoi quotidiani
allenamenti…
Con un basso ringhio, il saiyan si sedette al tavolo e cominciò a divorare
qualsiasi cosa si ritrovasse dentro il piatto.
Si accorse subito che Bulma non era presente, e non percepiva la sua presenza
dentro la casa…
”Dov’è Bulma?”
La domanda gli sfuggì dalle labbra prima che potesse impedirsi di formularla. Il
padre di Bulma accese la televisione della cucina, dicendo “Tra poco la vedremo
in Tv, è andata a ritirare il famoso premio WorldTech. Sono molto orgoglioso di
lei, vincere un trofeo così importante alla sua tenera età… Io ci ho messo 40
anni prima di avere dei riconoscimenti ufficiali!”
Vegeta ricordò solo allora che la sera prima Bulma gli aveva chiesto di farle da
accompagnatore… Non riusciva ancora a credere che lo avesse chiesto a lui. Ma lo
aveva trattato come una ruota di scambio, voleva sostituire quel babbeo di
Yamcha con lui, un saiyan dal sangue reale. Improvvisamente lo stomaco gli si
chiuse per il nervoso, e smise di mangiare.
La madre di Bulma gli si sedette affianco e cominciò a sospirare. “Povera
figliola, era così afflitta quando è uscita di casa! E’ andata a
quell’importantissimo ricevimento senza nemmeno un cavaliere… Ci teneva così
tanto a fare una bella figura ed invece…”
Stanco di tutte quelle chiacchiere e ormai sazio e stanco, Vegeta si alzò dalla
sua sedia e fece per andarsene.
”Peccato che non l’hai accompagnata tu, sareste stati la coppia più bella della
serata!”
Ignorando quell’ultimo sgraditissimo commento della donna, Vegeta si allontanò
su per le scale, dirigendosi verso la propria camera da letto. Non si sentiva
affatto bene, un po’ per colpa degli sforzi fatti durante la giornata, un po’
per un senso di colpa verso Bulma che gli stava dando la nausea.
L’aveva lasciata sola.
”Dannazione, che diavolo mi viene in mente? Io non ho lasciato solo nessuno,
quella donna dovrebbe solo ringraziarmi per non aver disintegrato il suo
insignificante pianeta!”
Ma più si arrabbiava, più la nausea aumentava d’intensità. Aprì la porta della
sua buia camera e fece per sdraiarsi sul letto: dormire un po’ sarebbe servito
ad eliminare certi pensieri assurdi.
Si accorse di essersi sdraiato sopra qualcosa di morbido, dunque si mise seduto
e non poté credere a quello che vide: vi era una giacca nera, una bianca camicia
di cotone, e un pantalone nero completamente stirato e profumato, insieme ad una
cravatta in seta a strisce oblique. Fu proprio quest’ultima ad attirare la sua
attenzione: Vegeta aveva visto diverse volte quel pezzo di stoffa insignificante
attorno al collo del dottor Briefs, ma lo indossava solo quando usciva di casa
per le serate di gala. Aveva capito che era un indumento che sulla Terra doveva
simboleggiare l’eleganza maschile.
Solo dopo qualche minuto di smarrimento Vegeta si accorse anche di un foglietto
piegato accanto alla camicia. Lo prese in mano, indeciso sul da farsi: Leggerlo
o buttarlo via?
Se lo avesse letto probabilmente la sua nausea sarebbe aumentata.
Se lo avesse buttato non sarebbe riuscito poi a dormire per la curiosità.
Con lentezza esasperante lo aprì, dopodichè cominciò a leggere:
”Io ci provo di nuovo, a chiedertelo. Vuoi accompagnarmi stasera? E’ una
serata molto speciale per me e mi farebbe piacere averti accanto. Anche se non
significo assolutamente nulla per te, io…
Io alle cose che ha detto Goku ci credo.
Sì, io ci credo.
Bulma”
FINE QUARTA PARTE