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Autore: _TheDarkLadyV_    03/03/2012    2 recensioni
In questa OS voglio raccontare il rapporto speciale fra Jared ed Alexandra in un arco di tempo che parte dal passato fino ad arrivare al futuro.
[ I personaggi fanno parte della storia " Una su un milione.."]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In questa OS scoprirete anche di che sesso era il secondo figlio che aspettava Steffy! Spero davvero che vi possa piacere e che per una volta riesca ad emozionarvi ^^!
Spero che voi me lo facciate sapere :)


Padre e figlia, una vita insieme.



E come un’ondata calda un bel giorno vedi arrivare il momento in cui capisci che la tua vita non sarà più la stessa, cambierà letteralmente grazie ad una nuova vita ed è solo quando le tue mani avvolgono un piccolo fagotto urlante e piangente, che capisci che sei una persona diversa, un uomo più maturo, che avrà il compito di proteggere quel piccolo essere da tutto ciò che può fargli del male una volta che inizierà a compiere i suoi primi passi nel mondo.

L’ultima volta che era stato in ospedale neanche se lo ricordava, o forse preferiva cancellare le sue visite perché odiava quell‘edificio, ma quel giorno aveva fatto un‘eccezione. Se fosse stato necessario avrebbe aspettato anche dieci anni di fila in quel posto,  pur di sapere cosa stesse succedendo dietro alla porta vicino alla quale sostava in preda ad un serie di emozioni travolgenti: era nervoso, preoccupato e tanto ansioso, un sentimento che provava soltanto prima dei concerti, quando sperava che tutto andasse liscio come l’olio durante i loro svolgimenti. Cercò di mantenere l’autocontrollo giocherellando con il suo blackberry, ma era inutile, i suoi pensieri erano insieme alla donna che lo stava per rendere l’uomo più felice del pianeta per l’ennesima volta.
Non avrebbe mai pensato che Steffy potesse essere nuovamente sua, quasi aveva perso le speranze in quelle lunghe notti senza di lei. Non era riuscito a dimenticarla seppure ci aveva provato, ma ogni volta che aveva cercato di donarsi completamente ad una donna, Steffy appariva nella sua mente e difficilmente andava via. E ora era con lui, lo amava e la sua vita aveva finalmente preso la piega che aveva sempre desiderato. Si alzò dalla sedia e prese a fare avanti e indietro più nervoso di quanto non lo fosse stato già da seduto e cercò di risultare impassibile a chiunque passasse di lì, che fosse un infermiere o un paziente. Peccato però che nonostante gli sforzi non ci riuscisse.
Un infermiere, molto giovane, passò di lì proprio in quel momento. Aveva finito il suo turno e stava finalmente per lasciare il posto di lavoro e dirigersi a casa, ma la presenza di Jared e i suoi modi di fare dettati dall’agitazione, lo incuriosirono e così arrestò i suoi passi e gli si avvicinò.
“ Salve.”- quella voce fu quasi una medicina per l’ansia di Jared, per quanto fu calma e serena, elementi indispensabili per lui in quel momento. Si fermò e guardò il giovane infermiere riccioluto con curiosità.
“ Salve.”- rispose cercando di far suonare la voce cordiale e calma, un po’ come la sua.
“ Primo figlio?”- chiese il ragazzo guardando la porta alla sua sinistra e Jared annuì senza proferir parola.
“ Non si preoccupi, andrà tutto bene.”
“ Lo spero. Sono molto agitato e quando sono in questo stato penso sempre al peggio.”- disse Jared evidenziando nella sua voce, la famosa agitazione che ormai aveva preso il sopravvento.
“ Io sono Chuck.”- disse il ragazzo come se non avesse ascoltato nessuna delle parole appena proferite da Jared. Quest’ultimo strinse la mano del ragazzo dicendo: “ io Jared.”
“ Lo so. È da stamattina che le mie colleghe non fanno altro che parlare di lei e di sua moglie, ma pensandoci bene più di lei.”
Jared per la prima volta, dopo che Steffy era entrata in sala parto, sorrise e quasi gli sembrò strano. Chuck si avvicinò alle sedie e si sedette su una rossa facendo cenno a Jared si sedersi accanto a lui. Come se fosse manovrato da qualche macchina, Jared ubbidì e riprese il posto di prima.
“ Sa sono il sesto figlio di una famiglia che ne desiderava molti di più. Mio padre non amava restare affianco a mia madre in questi momenti e così restava a casa o continuava a lavorare fino a quando non riceveva la telefonata dall’ospedale e si precipitava come un razzo dalla mamma. Penso che lui facesse così perché non sapeva come comportarsi e probabilmente gli faceva rabbia non sapere come aiutare la mamma..”
“ Sesto figlio?”- ripeté Jared sorpreso e sconvolto allo stesso tempo.
“ Già..”- quella parola era più vicina alla depressione che all’orgoglio, segno che avrebbe voluto non esserlo.
“ Wow..”- esclamò quasi in un sussurro Jared fissandolo.
“ La cosa negativa è che ho dovuto avere sempre cose usate, dai vestiti ai giocattoli, persino l’occorrente per andare a scuola..”
“ Spero che ci sia anche una cosa positiva in tutto questo..”- osservò Jared che pian piano aveva smesso di essere estremamente ansioso, interessandosi alla conversazione.
Chuck lo guardò e sorrise.
“ La cosa positiva è che ti senti amato e sei circondato da una moltitudine di gente che, nonostante tu pensi di non contare nulla per loro, perché sei l’ultimo, mostrano un amore nei tuoi confronti difficile da descrivere.”
Jared sorrise e pensò che per sua figlia avrebbe fatto di tutto per renderla felice, anche buttarsi nel fuoco se era necessario, mostrarle l’amore più grande di cui disponeva e se in un primo momento non sarebbe stato capace di farlo, avrebbe imparato. In quel momento la porta si aprì e ne uscì un’infermiera grassottella con un gran sorriso stampato nella faccia rotonda. Jared si alzò di scatto, stessa cosa che fece Chuck in modo più garbato.
“ Complimenti signor Leto. È una bella bambina!”- esclamò la donna.
“ E mia moglie?”- chiese ancora non del tutto rassicurato. Steffy era il pensiero più importante.
“ Sta bene. Stanno tutte due benissimo.”
A quelle parole Jared non chiese nemmeno se poteva entrare. Alla velocità della luce si diresse nella sala in cui vide Steffy quasi stremata sorridergli felice. Si avvicinò a lei baciandola sulla fronte imperlata di sudore e le sussurrò: “ sei bellissima.”
“ Non è vero! Sono bruttissima e credo che nel vedermi in questo stato hai già cessato di amarmi.”
“ Ma che stai dicendo? Siamo sicuri che non ti abbiano dato qualche dose si droga mentre partorivi?”
Steffy gli diede un leggero colpo sul braccio sorridendo.
“ Ti amo e niente può farmi cambiare idea.”- disse Jared, sorridendo anche lui. Steffy lo vedeva, suo marito era felice come non lo era mai stato in vita sua e questo la emozionava più di quanto non lo fosse già all’idea di vedere la sua bambina.
“ Anche io.”- sussurrò grazie alle poche forze che non l’avevano abbandonata.
“ Come ti senti?”- le chiese Jared premuroso.
“ Bene, a parte qualche dolore, ma davvero sto bene!”- disse cercando di far cambiare espressione al marito alquanto preoccupato.
In quel momento la stessa infermiera di prima, arrivò con in braccio un piccolo fagotto che piangeva e lanciava piccoli urli e sorridendo disse: “ ci siamo volute fare belle per mamma e papà.”
Jared si sentì mancare il fiato a quella vista e le sue emozioni si amplificarono quel poco che bastava per farlo quasi piangere per la felicità, e il culmine si ebbe quando la donna gli cedette il fagotto che appena fu tra le sue braccia forti, pian piano iniziò a calmarsi quasi avesse capito che quello che era suo padre. Jared restò a fissare quella creatura per un arco di tempo infinito, comprendendo solo in quel momento quello che sarebbe stato il suo ruolo di padre.
“ Jared?”- la voce di Steffy lo fece ritornare in sé e a malincuore dovette distogliere gli occhi dalla sua bambina. - “ sai vorrei vederla anche io Alexandra, non è solo tua..”
Jared sorrise mentre un groppo si formava nella sua gola rendendolo incapace di parlare. Quando la neonata fu tra le braccia di Steffy, pensò che non c’era cosa più bella che quella di restare a guardare le donne più importanti della sua vita.
****

“ Dov’è la mia nipotina?”
Il vocione profondo di Richard fece sussultare Steffy che aveva cercato di dormire dopo le ore che aveva passato con Alexandra fra le sue braccia e con Jared. Suo padre, nonostante cercasse sempre di assumere un atteggiamento autoritario, in quel momento la felicità di essere diventato nonno tradiva i suoi propositi.
“ Papà!”- esclamò Steffy cercando di mettersi seduta.
“ Steffy non muoverti, ti aiuto io.”- disse avvicinandosi.
“ Grazie.”- disse la ragazza mentre suo padre, per farla stare più comoda, le mise un cuscino dietro alla schiena.
“ Allora, come stai?”- le chiese più felice di quanto era entrato.
“ Bene.”- rispose Steffy sorridendo.
“ Queste sono per te.”- disse Richard mostrandole un mazzo di rose rosse che sistemò sul tavolo.
“ Non dovevi.”- disse Steffy guardandole.
“ Per la mia bambina faccio di tutto.”- disse Richard sedendosi accanto a lei e abbracciandola.
“ Ti voglio bene.”- sussurrò Steffy.
“ Anche io.”
Guardandosi intorno, Steffy non vide nessun altro e rivolgendosi a suo padre chiese: “ e la mamma?”
“ Ryan e lei saranno qui tra poco mentre Jared è fuori ad aspettare Shannon e Tomo.”
La ragazza si rasserenò mentre l’infermiera tornò con la bambina.
“ Amore di nonno!”- esclamò Richard prendendola in braccio. Sembrava un bambino e a quella scenetta Steffy trattenne il fiato per non scoppiare a ridere.
“ Assomiglia a te ora che la guardo meglio.”- sentenziò il padre fissando la bambina che, nonostante la sua voce, riusciva a dormire.
“ No, assomiglia di più a Jared.”- disse Steffy guardandola con occhi dolci e profondamente innamorati. Proprio in quel momento la porta si aprì di nuovo lasciando entrare Shannon, Tomo e Jared tutti e tre con grandi sorrisi.
“ E’ lei? La mia bellissima nipotina?”- esclamò Shannon visibilmente emozionato.
“ No, è lo yeti. Certo che è lei, che domande fai?”- chiese Tomo.
“ La mia era una domanda retorica, Tomislav.”- disse Shannon guardandolo con sguardo truce.
“ Lo so, si faceva per scherzare! E fattela ogni tanto una risata!”- esclamò Tomo. Tutti scoppiarono a ridere mentre Richard passò fra le braccia del batterista, la bambina che sentendo il cambiamento aprì gli occhi e iniziò a piangere.
“ Non piangere, piccolina..”- sussurrò Shannon dondolandola e immediatamente si riaddormentò. A quella vista, Steffy sorrise vedendo per la prima volta Shannon in quei insoliti panni e pensò che sarebbe stato lo zio a cui Alexandra si sarebbe legata di più.
“ Certo che te la sai cavare egregiamente per essere la prima volta.”- disse Steffy mentre Shannon continuava a tenere tutta per sé Alexandra. Sorrise senza parlare, troppo impegnato com’era ad osservare la sua prima nipote.
“ Io gliel’ho sempre detto che dovrebbe pensare ad un vita come papà adesso..”- disse Jared dopo aver salutato Richard con un bell’abbraccio.
“ No, non adesso. Sono ancora giovane per pensare a sistemarmi..”
“ Certo..”- disse Tomo, ma non continuò lasciando in sospeso la frase chiaramente ironica.
Jared sorrise e poi si sedette vicino a Steffy mentre Richard e Tomo si avvicinarono alla piccolina che ormai si era abituata e si lasciava coccolare dalla zio.
“ Mamma sarà qui a New York domani.”- disse baciandola sulla guancia.- “ ti senti meglio?”
“ Sto bene, Jared. Non c‘è bisogno che me lo chiedi dieci volte al secondo.”- rispose Steffy sorridendo.
“ Hai ragione, ma mi preoccupo per te..”- imbarazzato Jared strinse di più la mano di Steffy e guardò verso il gruppetto che se la spassava felicemente con la bambina.
“ Sono sicura che anche lei sarà una cantante e proprio come te avrà tendenze narcisistiche.”- disse Steffy ridendo.
“ Dovrei offendermi?”
“ Come vuoi..”
Si guardarono e scoppiarono a ridere. Sapevano che la loro vita da quel giorno sarebbe cambiata e che sarebbe stata più complessa, ma anche più felice.

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E poi arriva il momento in cui i bambini crescono e tu vorresti fermare il tempo per vederli sempre così solari, senza problemi e sempre con te. Trascorrono felici le loro giornate e ogni volta ti ricordano che ti vogliono bene. Questi sono gli anni che vanno ricordati ancora di più degli altri, perché di certo non torneranno indietro e non si ripeteranno.
Divertiti, gioca e fai sorridere la tua bambina, ecco cosa ho voluto fare con la mia Allie.

Jared approfittando del surreale silenzio che quella sera regnava in casa decise di mettere finalmente per iscritto quelle parole che da un paio di giorni gli giravano nella testa e che purtroppo non aveva avuto un attimo di pace per poterle scrivere. Steffy era a Los Angeles per motivi di lavoro e così aveva dovuto occuparsi di Alexandra in tutto e per tutto, anche in quelle cose di cui si occupava esclusivamente Steffy. Nonostante la sua inesperienza in quelle determinate faccende, giorno dopo giorno aveva imparato sempre di più il comportamento da adottare, fino a quando l’insicurezza era andata via.
Certamente pregava il ritorno di sua moglie, perché a volte difficilmente riusciva a stare al passo con una bambina così vivace e pestifera come sua figlia e solo così poté capire sua madre Constance ogni volta che la faceva disperare. Sorrise mentre continuò a pensare e a scrivere il testo di una canzone che pian piano iniziava a prendere vita e forma. Ad un tratto sentì un rumore e subito sulla soglia della porta comparve Alexandra con il suo pigiamino rosa e l’orsacchiotto inseparabile stretto nella sua mano. Era un regalo di Shannon che custodiva gelosamente insieme agli altri regali del suo zio preferito. Si passò una mano sugli occhi chiaramente assonnati mentre Jared guardandola disse: “ che ci fai alzata a quest’ora?”
“ Non avevo sonno. Sono venuta in camera tua e non c’eri così eccomi qui.”- disse con la sua voce squillante. Jared sorrise mentre lei gli si avvicinò cercando di capire cosa stesse facendo.
“ Che fai?”- chiese mentre Jared la fece sedere sulle sue gambe e le diede tanti baci stringendola a sé.
“ Scrivo una canzone..”
“ Per me?”
Aveva avuto ragione Steffy, Alexandra a volte era davvero come lui e Jared stesso non poté far altro che sorridere sentendo quella domanda.
“ E’ per tutti, anche per te..”- rispose. Alexandra sorrise e scese dalle gambe del padre. Spinse un’altra sedia vicino a lui e dopo esserci salita sopra chiese: “ posso guardarti mentre scrivi?”
“ Certo tesoro.”- rispose Jared sorridendo. Alexandra così prese a fissare suo padre e ciò che faceva, senza dare segno di essere stanca o di annoiarsi.
“ La mamma è ancora a Los Angeles?”
“ Sì.”
“ E quando torna?”
“ Fra un paio di giorni..”
“ Quindi questo significa che posso stare a casa senza andare all’asilo, vero?”- chiese Alexandra, sperando che suo padre le desse una risposta positiva.
“ Cosa? No, Allie tu ci andrai eccome!”- esclamò Jared che si affidava all’unico modo che gli dava un attimo di pace e di riposo.
“ Ti prego..”- supplicò Alexandra unendo le manine come se stesse pregando e guardando con occhi da cane bastonato il padre.
“ La mia risposta è no.”- rispose Jared cercando di essere convincente. Così per evitare di cadere in trappola prese a fissare il foglio che aveva davanti.
“ Dai..”
“ No!”
“ La mamma non saprà niente, te lo prometto.”
“ Allie smettila.”
“ Va bene..”
Piombò un silenzio irreale tanto che Jared pensò che Alexandra se ne fosse andata e invece distogliendo lo sguardo dal foglio la vide ancora lì accanto a lui, in piedi sulla sedia a fissarlo, in attesa ancora di quella risposta che la potesse far gioire all’una di notte di un sabato sera come tanti altri. Gli occhi azzurri simili ai suoi non perdevano un singolo instante per guardarlo e cercare in quel modo di cambiare le sorti.
“ Non ti arrendi facilmente, eh?”- chiese Jared fissandola alla stessa maniera.
“ Se mi arrendo sono una perdente..”
Jared scoppiò a ridere a quelle parole e disse: “ se io non ti faccio andare all’asilo in questi giorni, mi devi promettere che non combinerai casini, perché papà si stanca e poi non può più giocare con te..”
“ Faccio tutto quello che vuoi..”- disse Alexandra con gli occhi che le brillavano.
“ Okay, però la mamma non deve sapere nulla, okay?”
“ Sì, va bene!”- esclamò Alexandra scendendo dalla sedia e prendendo a saltellare per tutta la casa.
“ Alexandra torna immediatamente qui!”- esclamò Jared, temendo che quella notte si potesse trasformare in una di fuoco che potesse portare allo scoppio della terza guerra mondiale. E come per magia e per la prima Alexandra senza protestare si presentò nuovamente nella stanza seria. In silenzio riprese il suo posto accanto a Jared e restò lì sveglia fino a quando Jared finì e insieme andarono a letto.
“ Posso dormire con te?”
“ Vieni.”
Appena Jared aprì la porta Alexandra salì sul letto e iniziò a saltellare con l’orsacchiotto ben stretto sotto il braccio. Jared sospirò e dopo averla fatta sfogare la prese in braccio e iniziò a farle il solletico.
“ Nooo!”
“ Sììì!”- esclamò Jared ridendo insieme a sua figlia. Andarono avanti così fino a quando Alexandra sbadigliò e Jared disse: “ bene signorina a letto, prima che Shark venga a farti visita dal tuo armadio..”
“ Okay, okay..”- disse Alexandra coprendosi fino al naso con le coperte.
“ Buonanotte, papi..”
“ Notte anche a te, principessa.”
Quando si spensero le luci e prima che Jared potesse addormentarsi, Alexandra sussurrò: “ ti voglio bene.”
Jared si voltò verso di lei e disse: “ anche io.”
E finirono per dormire abbracciati come tutte le notti quando Alexandra aveva paura di restare sola.



“ Pronta?”
“ Ho paura. E se cado?”
“ Non cadrai, stai tranquilla.”
“ Però se cado, Kevin mi prenderà in giro a morte.”
“ Se succederà saprò io come sistemare tuo fratello..”- rispose rassicurante Jared mentre Alexandra titubante salì sulla bicicletta.
“ Non pensare a niente. Focalizza il percorso davanti a te mentre io ti do la spinta. Quando la senti non pensare che si tratta di una bicicletta senza rotelle, ma che sia la tua bicicletta, okay?”
Alexandra deglutì e annuì cercando di seguire le istruzioni del padre. In un primo momento, presa alla sprovvista, Allie cadde. Non pensava che sua padre le avrebbe dato la spinta così velocemente, senza che lei potesse sentirsi pronta. Fortunatamente non si fece nulla e le sue ginocchia restarono intatte.
Il parco ospitava qualche famigliola che si rilassava sotto al sole primaverile e qualche ragazzino annoiato che guardava il laghetto o ascoltava un po’ di musica all’ombra di un albero. Invece Jared e Alexandra avrebbero utilizzato quella bella giornata all’insegna di una sana passeggiata in bicicletta, ma prima Alexandra doveva imparare come muoversi senza la sua bicicletta a rotelle.
“ Ehi tutto bene?”
“ Sì, passiamo alle cose serie ora.”- disse Alexandra decisa, salendo sulla bicicletta. Questa volta fu pronta e quando sentì la spinta non fu spaventata. Seguì il consiglio di suo padre e riuscì a fare un tratto di strada senza aver paura e senza cadere. Testarda riprovò fino a quando quel pomeriggio riuscì a utilizzare la sua nuova bicicletta senza risultare un’imbranata. Quando finì il terzo giro di prova scese e senza vedere che fine potesse fare la bicicletta saltò letteralmente su suo padre, felice come una pasqua.  
“ Ce l’ho fatta!”- esclamò.- “ grazie papà.”
“ E di cosa, sei tu che non ti sei arresa. Io non ho fatto proprio niente.”
“ Ti voglio bene lo stesso, anche se non fai niente.”- rispose ridendo lei.

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E poi arrivano gli anni più complessi dove il ragazzo sente di stare per cambiare. Arrivano le prime discussioni, i primi litigi, i primi amori e le prime spiegazioni. Si sa che non tutti sono così inclini ad ascoltare i propri genitori, lo fanno solo quando ammettono anche a se stessi di aver sbagliato.
Tu non puoi far altro che restare al loro fianco, accettare il cambiamento e a volte ricordare con nostalgia i momenti in cui potevi condividere gioia e tristezza con quella persona che ora invece cerca di nascondersi dietro ad una bugia, vuole fare a modo suo e non ascolta nessuno.
Ed Allie non è da meno.

Era estate ed era giunto per Alexandra, ormai quattordicenne, di andare in campeggio con la scuola che frequentava. Arrabbiata con tutto il mondo perché non voleva andarci, con furia scagliava gli abiti appena stirati e che le sarebbero serviti per le sue escursioni, nel borsone, mentre Kevin saltava sul suo letto esclamando: “ Allie non vuole andare al campeggio! Allie non vuole andare al campeggio!”
Per ben due volte Alexandra fece finta di niente e poi non poteva strozzare suo fratello, non voleva di certo tenere sulla coscienza un bambino di dieci anni, così sfogo la sua frustrazione sugli abiti e sui suoi avere che avrebbe portato con se, fra cui tutti i cd dei 30 Seconds to Mars.
“ Allie è una fifona! Allie è una fifona!”
Allie era al limite della pazienza e forse non le sarebbe dispiaciuto nemmeno tanto far fuori quel rompiscatole di suo fratello, se non fosse stato per il dispiacere che avrebbe provocato ai suoi genitori.
“ Ehi scendi!”- esclamò Jared entrando in quel momento in camera insieme a Steffy. Entrambi sapevano che Allie in quel momento era intrattabile e a maggior ragione cercarono di essere molto più calmi di quanto non lo fossero nei momenti quotidiani di una giornata qualunque.
Kevin smise di saltare, ma non scese, restò a guardare la scena dall’alto del letto mentre fissava i suoi genitori.
“ Non mandatemi via! Farò tutto quello che volete!”- esclamò Allie vedendo i suoi genitori osservarla mentre preparava il borsone. La sua supplica però non ricevette la risposta che voleva sentirsi dire, neanche suo padre, che l’aveva sempre coperta e esaudito tutti i suoi desideri, le voltava le spalle e la costringeva ad intraprendere un viaggio in cui gli insetti sarebbero stati gli amici più stretti che avesse mai desiderato. Lei odiava il campeggio, odiava gli insetti e soprattutto aveva paura di ciò che si vociferava nel campeggio in cui sarebbe andata. Erano le solite storie di paura a cui lei credeva ciecamente.
“ Allie, lo facciamo unicamente per il tuo bene!”- esclamò Steffy cercando di convincerla con un sorriso.
“ E poi quei crediti ti servono. Se non fai il campeggio puoi dire addio ai tuoi sogni. Pensaci Allie..”- disse Jared, ma insieme ad Allie in quegli anni era cresciuta anche la testardaggine.
“ Io non voglio andarci, non mi interessa niente dei corsi e di tutto quello a cui ci tenete tanto che io faccia!”- esclamò arrabbiata. Poi si voltò verso di loro e disse: “ se mi mandate via, mi succederà qualcosa di orrendo. Ho una brutta sensazione!”
“ Ma non stai andando in prigione!”- esclamò Jared sorridendo.
“ Stai andando in vacanza! Non è fantastico? Potrai stare all’aria aperta, starai con i tuoi amici e ti divertirai un mondo con le escursioni. Vorrei tanto andarci io. Mi divertivo da matti.”- disse Steffy.
“ Tu, non io!”- esclamò Alexandra finendo il suo borsone.
“ In prigione! In prigione! Vogliamo Allie in prigione! Così la camera sua sarà mia muahahah!”- esclamò Kevin riprendendo i salti di prima.
“ Se non la finisci ti stacco le dita a morsi e ti pesto a sangue. Te ne do così tante che non avrai nemmeno la forza per chiedere a zio Shan ti farti suonare la sua batteria. Ti è chiaro, nanerottolo?”- sbraitò Allie con sguardo truce a suo fratello che deglutì e urlò: “ mammaaaaa! Allie vuole picchiarmiiiiiii!”
“ Okay Kevin fila con me di sotto. Mi aiuterai a preparare la torta al cioccolato.”
“ No, voglio restare qui!”- si lamentò Kevin.
“ Allora scegli: o vieni con me di sotto o ti becchi una settimana di punizione.”- sentenziò minacciosamente Steffy.
“ E tieni in conto che in questa settimana resterai senza videogiochi, senza televisione e non potrai stare con zio Ryan e Hope.”- finì per Steffy Jared. Kevin deglutì e valutando gli svantaggi disse: “ su che stiamo facendo ancora qui? Abbiamo un torta da fare che ci aspetta di sotto, no?”
“ Magnifico, io me ne vado e qui facciamo le torte al cioccolato, la mia torta preferita!”- esclamò Allie sentendosi ulteriormente delusa.
“ Allie, ascoltami.”- Jared cercò di parlarle mentre fece cenno a sua moglie di andare di sotto con Kevin felice davanti a sé.
“ No papà non voglio ascoltarti!”- esclamò Allie sistemandosi la lunga coda castana e sedendosi a terra vicino alla sacca dove Steffy sulla parte anteriore aveva scritto a stampatello ALEXANDRA LETO con un pennarello nero dalla punta grossa. Continuando a non guardare suo padre, prese a fissare il poster sul suo letto dove suo zio, suo padre e lo zio acquisito, Tomo, la guardavano attentamente.
“ Ci saranno le mosche, ci saranno un sacco di bestiacce disgustose e le pulci. Le pulci!”- esclamò Allie alzandosi e disgustandosi ad ogni nome.- “ le pulci che ti trafiggono per succhiarti il sangue e le zanzare che quando ti pungono ti fanno esplodere il cervello!”
Jared la osservò e poco dopo assunse un’espressione che fece spaventare Allie, la quale fissandolo disse: “ cosa c’è?”
“ Hai un ragno sul braccio!”
Allie urlò a pieni polmoni mentre suo padre scoppiò a ridere. Allie lo fissò e poco dopo scoppiò a ridere anche lei.
“ Sei sempre il solito!”- disse dopo essersi calmata.
“ Allie devi imparare ad affrontare le tue paure e a vincerle, okay? Se non lo fai..”
“ Sarò una perdente a vita..”- finì lei.
“ Sempre la solita!”- esclamò Jared ridendo. Scesero giù e tutta la famigliola uscì alla luce di una mattina afosa mentre il pullman che sulla fiancata recava la scritta nera CAMPEGGIO LUNA PIENA, accostò al marciapiede giusto in tempo. Le porte del pullman si aprirono e prima che Allie potesse andar via, abbracciò sua padre sussurrandogli: “ scusami per prima.”
Jared le sorrise e disse: “ ora vai, gli amici ti aspettano.”



Tutta la famiglia era riunita per l’ora di cena. Alexandra era agitata alla sola idea di esporre la sua decisione perché sapeva perfettamente che i suoi genitori non avrebbero approvato, ma voleva provarci lo stesso.
“ Tesoro, c’è qualcosa che non va?”- chiese Steffy, notando che Allie non aveva toccato cibo.
“ No, è tutto okay.”- rispose cercando di sorridere, ma Jared si era accorto che c’era qualcosa che non andava. Anche se voleva sapere immediatamente cosa turbava sua figlia, avrebbe aspettato che fosse Allie stessa a parlare.
“ Mamma.. Papà.. Io ho deciso di farmi un tatuaggio.”
“ Che cosa?!”- esclamò Jared scioccato.
“ E su! Ho quasi diciotto anni!”
“ Non se ne parla!”- disse Steffy.- “ ti rovini la pelle e poi se non ti piace più non potrai tornare indietro. Non sono quei tatuaggi che ti facevi con la penna a otto anni. Quelli restano per sempre.”
“ Ehi cosa avete contro i tatuaggi a penna?”- esclamò Kevin.
“ Ma sentiti! Hai tredici anni e ti fai ancora quegli scarabocchi sul braccio.”- osservò Allie.
“ Ehi le mie sono opere d’arte, vero papà?”
Jared sorrise e disse: “ sì tesoro.”
“ Che a voi piaccia o meno io lo farò!”
“ No, fino a quando sei in casa mia, la tua pelle resterà immacolata.”- disse Jared con un tono che non ammetteva repliche.
“ Ma tu hai un sacco di tatuaggi!”
“ Appunto, io.”- rispose Jared fissandola.
“ E allora vorrà dire che uscirò con Dean.”
“ Dovrai passare sul mio cadavere!”- esclamò Jared alzandosi.- “ non ti permetterò di frequentare quel ragazzo arrogante, maleducato e pieno zeppo di piercing. Mi chiedo come faccia a baciare le ragazze senza farle male.”
“ Sa baciare bene, non preoccuparti.”- mentì Alexandra, in preda alla rabbia.
“ Che hai detto?”
“ Ho detto che bacia benissimo!”- esclamò alzandosi e andando in camera sua.
“ Mi sa che l’ha fatta grossa..”- sussurrò Kevin a sua madre. Jared in preda alla rabbia decise di seguirla per avere delle ulteriori spiegazioni, ma prima di andare Steffy lo fermò e disse: “ vacci con calma. Lo sai com’è..”
“ Sì tranquilla.”
Quando entrò in camera sua, Allie era stesa a pancia in giù sul letto con il suo blackberry in mano e le dita che si muovevano alla velocità della luce, mandando messaggi sicuramente alla sua amica Jessie. “ Allie..”
“ Sei qui per farmi una ramanzina?”- chiese con tono duro Allie voltandosi verso suo padre.
“ In realtà sono qui per avere delle spiegazioni. Cos’è questa storia di Dean?”- chiese Jared sedendosi sul letto poco distante da sua figlia.  Allie alzò gli occhi al cielo e disse: “ non c’è nulla tra me e Dean se è questo che vuoi sapere..”
“ Davvero?”- chiese Jared poco convinto.
“ Sì, puoi anche chiederlo a Jessie..”
“ Stai messaggiando con lei, vero?”
“ Sì!”- esclamò la ragazza alzando gli occhi al cielo. Jared fu sollevato di sentire quella risposta, o almeno sperava che fosse quella giusta.
“ Se non sei sicuro posso passartela.”- disse Allie digitando il numero dell’amica. Passò il cellulare a suo padre che deglutì insieme ai “ tu-tu” dell’attesa.
“ Ehi Allie!”
“ No sono suo padre..”
“ Oh signor Leto..” - esclamò sorpresa la ragazza dall’altra parte del ricevitore.
“ Vorrei sapere se mia figlia si vede con quel tizio arrogante: Dean Nelson.”- chiese imbarazzato Jared. Jessie scoppiò a ridere e quando si fu calmata disse: “ ma è impazzito per caso? Allie non lo farebbe mai perché..”
“Okay grazie Jessie per avermi salvato la pelle.”- disse Allie strappando dalle mani di suo padre il cellulare.
“ Okay faccio finta di non aver sentito quel perché prima che la telefonata “ accidentalmente” cadesse”- disse Jared sorridendo.
“ Ecco meglio così.”- disse Allie con le guance andate a fuoco.


Allie non riusciva a concentrarsi. Lo studio era sempre stato di vitale importanza per lei eppure in quel momento era passato in secondo piano, se non ultimo. Con il libro di storia in mano uscì dalla sua stanza e si diresse nello studio di suo padre che stava strimpellando distrattamente la sua chitarra.
“ Ti disturbo?”- chiese esitante prima di entrare completamente nella stanza.
“ Tu mai.”- disse Jared sorridendo e mettendosi più composto sulla sedia della scrivania. - “ dimmi tutto.”
“ Mi aiuteresti a studiare? Non riesco a concentrarmi.”
“ Certo!”
Era dall’età di undici anni che Alexandra non aveva più voluto aiuti da parte dei genitori e ora a quella richiesta, Jared capì che sua figlia avesse la testa da tutt’altra parte, ma non fece domande.
“ Okay credo che adesso tu sia pronta per le mie domande.”
“ Vai, ti ascolto.”- disse Alexandra pronta e concentrata.
“ In che anno Cristoforo Colombo scoprì le Americhe?”
“ Papà, non è di questo che stiamo parlando! Ho un interrogazione sullo scoppio della Prima Guerra Mondiale.”
“ Volevo davvero provare se stavi attenta.”- rispose Jared sorridendo.  Allie alzò gli occhi al cielo e disse: “ sono attentissima!”
“ Certo e io sono una fata.”
“ Una fata? Wow non pensavo che avessi cambiato sesso in così poco tempo. E io dov’ero?”
“ Eri troppo preoccupata a pensare a qualcuno.”- rispose Jared chiudendo con un colpo secco il volume di storia.
“ Ehi che fai? Devo studiare! Fra tre giorni ho l’interrogazione!”- esclamò terrorizzata Alexandra.
“ Hai tempo, adesso dimmi: chi è?”
“ Come chi è?”
“ Allie ho più anni di Matusalemme, mi dici chi è il tipo che ti fa stare nell’iperuranio?”
Alexandra sospirò e guardando dritta negli occhi suo padre disse: “ mi prometti che non ti arrabbi?”
“ Dimmi tutto..”
“ Me lo prometti?”
“ Sì, avanti dimmelo.”
Fece un altro sospiro e poi finalmente disse: “ Duncan..”
“ Mh nome interessante. Chi è un tuo amico di classe?”
“ Ehm sì. Lo conosci, è il figlio di David Johnson.”
“ Aah sì! È un bravo ragazzo, almeno se me lo ricordo bene..”
“ Eccolo che comincia. Comunque ricordi bene, è un bravo ragazzo..”- disse Allie al limite dell’imbarazzo. Di solito ne parlava con Steffy, ma questa volta non sapeva perché aveva deciso di parlarne anche con suo padre, l’uomo più geloso dell’intero Universo, secondo lei.
“ C’è stato qualcosa fra di voi?”
“ Ehi, ma perché vuoi saperlo? Non ti basta sapere chi è il tizio di cui mi sono innamorata..”- si bloccò appena disse quella parola.- “ ehm stavo scherzando..”
Jared sbarrò gli occhi e quasi si affogò con la sua saliva.
“ Che hai detto?”
“ Non lo ripeto. La radio parla una sola volta.”- rispose ammutolendosi. Calò un silenzio imbarazzante in cui Jared cercò di far parlare sua figlia con qualsiasi mezzo, senza ricavarne un ragno dal buco.
“ Ma state insieme?”
“ Non ti rispondo!”
“ Alexandra Leto, stai parlando con tuo padre e io, Jared Leto, devo sapere!”- esclamò, morto di curiosità, l’uomo.
“ Okay. Stiamo insieme da due settimane.”
“ Che cosa?”- esclamò scandalizzato l’uomo.
“ E ho già deciso che sarà lui il primo con cui perderò la verginità.”
“ CHE COSA?”- Jared era sul punto di essere colto dall’infarto. Si sventolò una mano sul volto in modo tale da crearsi l’arietta necessaria per restare sulla Terra.
“ Stavo scherzando!”- esclamò ridendo come una matta Allie.
“ Non si fanno questi stupidi scherzi ad un padre credulone.”
“ Io lo faccio proprio per questo!”

****
“ Jared ti calmi per favore? Mi stai facendo venire il mal di mare.”- Steffy osservava suo marito fare avanti e indietro nel salotto. Era preoccupato perché sua figlia stava per uscire con Duncan e a lui la cosa non andava a genio, nonostante sua moglie fosse d’accordo e il ragazzo non era un malintenzionato o uno spacciatore come solitamente pensava di tutti i ragazzi che sua figlia aveva intenzione di frequentare. Sapendo che le loro intenzioni erano serie l’ansia e la preoccupazione erano ancora più forti.
“ Ma ti rendi conto?”
“ Di cosa?”
“ Che nostra figlia esce con quel ragazzo e che..”
Steffy gli si avvicinò e con un bacio fece terminare i soliti balbettii nervosi del marito.
“ Smettila. Allie ormai è grande, è maggiorenne Jay! Non è più una bambina ed è giusto che faccia le sue esperienze..”
“ Sì, ma lei è ancora una bambina per me, la mia bambina! Non mi va che la dia al primo che passa o che si allontani da noi per via di un cretino che le mette in testa storie fantastiche con un secondo fine..”
“ Non succederà. Io non  lo permetterò e tu neanche. Anzi conoscendoti faresti scoppiare davvero la terza guerra mondiale..”
“ Sto esagerando me ne rendo conto..”- disse Jared sapendo che quella era la verità. In quel momento la porta si aprì e Kevin fece la sua entrata in casa. Sorpreso di vedere i suoi genitori in piedi nel corridoio disse: “ grazie per essere stati in pensiero per me, ma non ce n’era motivo. Sono stato da Robert a giocare al nuovo videogioco. Papà devi comprarmelo assolutamente!”
“ Se la tua pagella non sarà una schedina, provvederò a comprartelo, per adesso accontentati dei mostri che hai già.”- disse Jared ancora agitato.
“ Ma che ti prende?”
“ Kevin, meglio se non fai agitare ulteriormente tuo padre..”- disse con molta calma Steffy. Kevin scrollò le spalle chiaramente confuso e andò di sopra, proprio nel momento in cui scese Allie in tutto il suo splendore. Era davvero bella come suo padre il quale fu sul punto di avere un altro infarto.
“ Hai messo la gonna.”- osservò.
“ Jared..”- Steffy cercò di calmarlo.
“ Papà tranquillo, è una serata normale, non ho intenzione di fare nulla di male. È una gonna, solamente una gonna.”
In quel momento suonò il campanello e subito dopo Duncan fece il suo ingresso decisamente imbarazzato. Steffy cercò di farlo sentire più a suo agio riuscendoci poco alla volta mentre Jared lo guardava attentamente senza proferire altre parole. Quando Allie si allontanò per prendere la borsa lasciata sulla scrivania di sopra e Steffy si allontanò perché fu chiamata da Kevin Jared si avvicinò al ragazzo con fare minaccioso e disse: “ prova a toccarla, anche solo sfiorarla e passerai i tuoi migliori anni conficcato in una prigione poco più piccola di una cella frigorifera, naturalmente con le gambe spezzate..”

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E infine arriva il momento in cui i figli decidono di andare via e vivere la vita all’insegna dei propri sogni. È quel momento che nel profondo speri non arrivi mai, perché questo significa che effettivamente non avrai più la possibilità di vedere i tuoi bambini scorrazzare per casa e ridere felici, spaccarti la schiena giocando con loro, essere il capro espiatorio di tutti i loro esperimenti.
Custodirò gelosamente tutti i momenti che ho passato con Allie nel profondo del mio cuore. Per non parlare di quelli con Kevin, ma Allie è pur sempre la mia ragazza, il maschiaccio che cercava di fare tutto quello che facevo io. Sono molto orgoglioso di lei, di quello che è diventata e nonostante le mie solite preoccupazioni e gelosie, l’ho lasciata fare le sue scelte che ho dovuto sempre sbollire con Steffy. Ringrazio anche lei per esserci sempre stata e per esserci tutt’ora. Una vita più felice di questa non l’avrei mai immaginata.

Allie si fissava davanti allo specchio nel suo bel vestito bianco. Era proprio come l’aveva sempre desiderato, lungo leggermente gonfio e con un piccolo strascico. Sua madre aveva finito di sistemare la sua acconciatura e il trucco.
“ Sei bellissima..”- le sussurrò all’orecchio suscitando un piccolo sorriso della giovane. Non avrebbe mai immaginato di arrivare a quel punto, né tanto meno che avrebbe realizzato i suoi desideri, ma avere come padre Jared Leto non poteva che essere così. Cercò di non far sbavare il trucco mentre pensava a lui e ai bellissimi momenti che avevano passato insieme. Ad un tratto desiderò davvero tornare indietro ed essere la piccola Allie che dormiva fra le braccia di suo padre e che giocava con lui rubando smalti e rossetti alla mamma.
“ Mamma vorrei restare un attimo sola se non ti dispiace..”
“ Certo..”
Steffy uscì dalla stanza sapendo bene cosa stesse pensando sua figlia. Sospirò cercando di trattenere l’emozione che sentiva dentro e si diresse di sotto dove Kevin sistemava il colletto della giacca a Jared.
“ E Allie?”- chiese immediatamente.
“ E’ di sopra. Ha detto che vuole restare per un attimo sola.”
Jared annuì e continuò a sistemarsi. Dopo un’ora circa, Jared vide l’orologio e disse: “ se non si sbriga finirà per far morire di paura lo sposo..”
Così si diresse in camera sua dove la trovò a fissare il panorama autunnale al di là della finestra aperta.
“ Ehi pensavo che fossi morta..”- disse Jared avvicinandosi. Allie sorrise e disse: “ stavo pensando. Non credevo che sarebbe andato via un bel po’ di tempo.”
Jared si sedette vicino a lei e restò in silenzio aspettando che fosse lei la prima a parlare.
“Mi ricordo quando tu mi portavi a guidare la bicicletta tutti i giorni al parco. Te lo ricordi?”
“ Certo che me lo ricordo. Eravamo inseparabili. E io ricordo quando io tornavo a casa dal lavoro e saltavi sulle mie braccia appena mi vedevi.”- disse Jared.
“Ero così felice.”- disse Allie cercando di non piangere .- “ ricordo ancora la tua espressione quando ti dissi che frequentavo Duncan.”
“ Beh quell’espressione non la dimenticherò così facilmente neanche io.”
Entrambi erano molto emozionati e Jared più volte cercò di scacciare il desiderio di piangere tossendo.
“ Ricordi la storia del tatuaggio?”- chiese Jared sorridendo.
“ Come dimenticarla. E le notti in cui non riuscendo a dormire mi cantavi “ Alibi”?”
Sorrisero entrambi e poi Jared si alzò e disse: “ perché dobbiamo piangere? Oggi se ho capito bene ti sposi, quindi dovresti essere felice, no?”
Anche Alexandra si alzò e avvicinandosi disse: “ io sono così orgogliosa di avere un padre come te. Mi hai dato tanta sicurezza. Nonostante i miei errori tu sei lì per me. Tu uccidi le mie delusioni e guarisci il mio dolore, hai capito le mie paure e mi hai protetta. Voglio che mio figlio ancora non nato sia come mio padre. E ti ringrazio di amarmi..”
“ Non puoi far piangere un vecchio burbero come me.”- disse Jared sentendo le lacrime far capolino dai suoi occhi.
“ E’ la verità. Non te l’ho mai detto e ora mi è sembrato giusto dirti tutto quello che ho provato in questi anni con te.”
“ Sei il dono più bello che la vita potesse darmi, tesoro mio.”- disse Jared abbracciando con tutto se stesso, Allie, la pestifera e ribelle ragazza che per lui sarebbe stata sempre la pestifera bambina di un tempo.
“ Ora andiamo prima che gli invitati si preoccupino della nostra assenza.”- disse Jared dopo aver recuperato il controllo sulla voce.
“ Sarai al mio fianco anche in quel momento, vero?”
“ Io sarò al tuo fianco ogni volta che vorrai e per sempre..”

   
 
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