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Autore: giambo    03/03/2012    9 recensioni
Mi sono sempre chiesto come mai, dopo la saga di Cell, l'amicizia tra Goku e Crilin sembra affievolirsi. Mi è dispiaciuto molto vedere come, il terrestre ed il sayan, si allontanino poco a poco. Da qui la decisione (insieme ad un piccolo aiuto esterno) di scrivere questa piccola storia ambientata subito dopo la sconfitta di Kid-buu. Spero che vi piacerà!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Crilin, Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prima che vi immergiate a leggere questa schifezza, (non ho mai descritto Goku e temo che sia venuto fuori terribilmente OOC) vorrei dire che, questa storia, è dedicata a Rynoa che, con le sue splendide storie, mi ha fatto venire l'ispirazione per scrivere questa one-shot. Per cui, per quanto scritta male può essere, la dedico a lei. In ringraziamento per la sua bravura a scrivere, la sua pazienza a recensire le mie storie e la sua pazienza nel correggere i miei disastrosi errori grammaticali!

Buona lettura!

 

P.S. Anche se l'immagine non c'entra nulla con la mia storia, era troppo bella per non metterla. Spero che la apprezziate.

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Il sole morente illuminava dolcemente i pendi scoscesi, ma erbosi, delle montagne. Gli animali diurni cominciavano a ritirarsi, mentre quelli notturni si preparavano ad uscire.

Goku osservava la lenta parabola dell'astro infuocato con sguardo sognante. Il sayan era sdraiato sul prato erboso che si estendeva davanti alla sua casa.

Il guerriero inspirò con forza l'aria pulita e balsamica dei Monti Paoz. Quanto gli erano mancate quelle montagne! Nonostante il regno dell'aldilà fosse un posto divertentissimo, non poteva certo competere con la natura selvaggia delle sue montagne.

Già. Ormai il sayan considerava quelle montagne sue. Nessuno ci abitava. Solamente lui e la sua famiglia. Era lì che era cresciuto con il suo adorato nonnino. Era tra quelle montagne che aveva vissuto con la sua famiglia. Era tra quei boschi che era andato in campeggio tante volte con i suoi amici. Era tra quei fiumi che aveva pescato i giganteschi pesci che solamente tra quelle montagne si potevano trovare. Gli erano mancate veramente tanto. Ma ora, dopo sette lunghissimi anni di esilio volontario, era tornato finalmente a casa.

Era passato un mese dalla sconfitta di Majin Bu. Un mese da quando lui, Vegeta e Mr. Satan avevano salvato l'universo. Al solo pensiero della battaglia finale, Goku sorrideva. Quella era stata di sicuro la battaglia più difficile, oltre che la più assurda, che aveva mai combattuto.

Prese un filo d'erba. Il sayan osservò con insolito interesse la peluria che lo ricopriva. Poi, preso da un impulso improvviso, se lo portò alla bocca.

Dalle sue labbra uscì un suono vibrante e fastidioso. Goku aggrottò le sopracciglia. Non era per niente piacevole quel rumore! Gohan, chissà come, riusciva sempre a tirare fuori dei rumori bellissimi con un semplice filo d'erba. Un giorno o l'altro avrebbe dovuto chiedergli come faceva.

L'aria era calda. Si avvicinava l'estate ma, al guerriero, la cosa importava poco. Per lui, ogni stagione era magnifica su quelle montagne.

Presto sarebbe arrivata l'estate. Sarebbero arrivate le calde notti da passare all'aria aperta con gli amici dove, tra boccali di birra e battute maliziose, avrebbero cantato a squarciagola davanti ad un fuoco fino all'alba. Quello sarebbe stato il periodo migliore per passeggiare in mezzo ai boschi ad osservare i cervi al pascolo. Oppure avrebbe potuto insegnare a Goten a pescare. Il sayan era sicuro che gli sarebbe piaciuto.

Poi sarebbe arrivato l'autunno. Le giornate sarebbero diventate più fredde e corte. I boschi si sarebbe tinti di colori accesi: giallo, oro e ruggine. Quello sarebbe stato il periodo delle passeggiate alla ricerca di funghi e caldarroste. Che poi Chichi avrebbe cucinato, come solo lei sapeva fare, la sera.

Infine sarebbe arrivato l'inverno. Sarebbe arrivato il momento di coprirsi. Guanti, cappotto e sciarpa. Tutto per evitare di morire assiderati dal vento gelido che avrebbe cominciato a soffiare da nord. Quest'ultimo avrebbe portato neve e ghiaccio. Gli animali sarebbero andati in letargo oppure avrebbero migrato verso sud. Avrebbero dovuto trascorrere molti giorni accanto alla stufa mentre fuori, la neve, si sarebbe scatenata in tutta la sua violenza.

Ma poi, dopo la tempesta, sarebbero arrivate le belle giornate. Avrebbe giocato con Goten a palle di neve. Oppure avrebbero fatto un uomo di neve insieme. Poi avrebbero costruito una slitta e si sarebbero divertiti un mondo a scendere per i pendii coperti di neve delle montagne.

Quello sarebbe stato il periodo dei lunghi racconti accanto alla stufa. Come una volta faceva con Gohan, adesso l'avrebbe fatto anche con Goten. Si sarebbe seduto affianco alla stufa, avrebbe preso in braccio il suo bambino, e gli avrebbe raccontato molte storie. Alcune sarebbero state storie tristi, altre allegre, altre ancora da ridere, infine, ci sarebbero state anche le storie in cui, il suo bambino, avrebbe pianto di tristezza.

Avrebbe continuato a raccontarli le sue storie fino a quando, gli occhioni di suo figlio, non si sarebbero chiusi. Allora, prendendolo dolcemente in braccio, lo avrebbe portato a letto. Coprendolo successivamente, con un caldo piumone.

Ma la neve, poco alla volta, si sarebbe sciolta. Le giornate si sarebbero fatte più lunghe. Il sole avrebbe cominciato ad essere meno avaro di calore. Gli animali sarebbero usciti dal letargo. I fiori avrebbero cominciato a sbocciare. Gli alberi si sarebbero colorati di rosa, azzurro e giallo.

L'aria sarebbe diventata piena di insetti e di polline. E lui, insieme a Goten, sarebbe uscito per andare a cercare le prime fragole. Per vedere dove le rondini avevano nidificato. Per osservare il ritorno dei cervi e degli stambecchi dalla migrazione autunnale.

Pensieri come quelli lo riempivano di gioia. Amava combattere. Era tutta la sua vita. Ma, allo stesso tempo, amava anche potersi godere la vita insieme alla sua famiglia e ai suoi amici.

Mentre si crogiolava in questi pensieri, nell'aria cominciò a farsi strada un odorino invitante. Era l'ora della cena e Chichi, da buona moglie e da perfetta madre, non mancava mai di creare delle vere e proprie opere d'arte in cucina.

All'improvviso, nell'aria si sentì distintamente un urlo femminile.

“No Goten! Mangerai dopo a cena!”

“Ma io ho fame adesso!” protestò una voce dolce ed infantile.

“Ho detto di no! Ubbidisci alla mamma! Mangerai dopo!”

Sentendo quegli scambi di parole, Goku sorrise. Certe volte si sentiva in colpa per aver lasciato da sola Chichi ad accudire due figli. Nonostante sua moglie avesse svolto un lavoro impeccabile, al sayan gli dispiaceva averla caricata di così tante responsabilità. Prima o poi avrebbe dovuto farsi perdonare. Ma per quello, aveva tutto il tempo che voleva.

Ad un tratto, il sorriso sul suo volto si allargò. Aveva sentito un'aura che conosceva come le sue tasche avvicinarsi. Era da parecchio che non lo incontrava. Precisamente, dalla sconfitta di Majin Bu.

“Ehi! Svegliati, brutto addormentato!”

La voce di un uomo risuonò nella radura. Goku sapeva già chi era, eppure, il sayan faceva ancora fatica ad accostare quella voce profonda alla figura sorridente del suo migliore amico.

Lentamente, il guerriero aprì gli occhi che aveva chiuso in precedenza. Davanti a lui si stagliava la figura sorridente di Crilin.

“Sono già sveglio.” borbottò il padre di Gohan e Goten. “E comunque, tu sei il più brutto principe che abbia mai incontrato!”

Crilin ridacchiò. Subito dopo, il terrestre si sedette affianco al sayan.

Sul prato cadde un silenzio dolce, rotto solamente dai rumori provenienti dalla cucina della casa alle loro spalle.

“Cosa ci fai qui?” domandò, ad un tratto, il marito di Chichi.

Crilin si passò una mano sulla sua chioma nera, arruffandola ulteriormente. Sulla faccia del piccolo guerriero era dipinta un'espressione piuttosto strana. Un misto tra imbarazzo ed offesa.

“Scusami tanto Goku. Ma certo che sei proprio un bel tipo! Prima che tu passi a trovare il tuo vecchio amico, fa in tempo a morire Muten! In un mese, neanche una telefonata!”

“Scusami Crilin. Hai ragione.” fece Goku con voce pacata. “Ma...cerca di capire. Era da sette anni che non vedevo la mia famiglia. Volevo cercare di recuperare il tempo perduto.”

“Anche me è da sette anni che non mi vedi.” borbottò il terrestre con aria offesa. Davanti a quell'espressione, il sayan ridacchiò.

“Ormai ti conosco troppo bene! Lo so che non sei veramente arrabbiato Crilin!”

Il piccolo guerriero sospirò passandosi, contemporaneamente, una mano sul volto. Goku osservava quella persona con una strana sensazione. Era Crilin. Eppure, allo stesso tempo, non lo era. In quei sette anni il suo amico era cambiato molto. Sia nell'aspetto fisico, che in quello caratteriale. Era diventato marito di una donna scontrosa e possessiva e padre di una bambina dolce ma piuttosto cocciuta. Goku lo vedeva diverso. I lineamenti del viso erano diventati più marcati. La voce era più profonda. Gli occhi scuri, che lui si ricordava sempre illuminati da una luce allegra e vivace, erano cambiati. Gli occhi di Crilin erano diventati due pozzi scuri. Pieni di gioia, ma anche di tristezza.

“Beh...forse non lo sono. Ma ciò non basta a farmi cambiare idea.”

“Cambiare idea su cosa?”

“Sul fatto che ti preferivo prima.”

Goku si puntellò sui gomiti. Il sayan fissò perplesso l'amico. Non capiva. Non riusciva a capire dove Crilin volesse andare a parare.

“Cosa intendi dire? Guarda che sono sempre io, Goku.”

“Lo so che non sei cambiato.” mormorò, sospirando, il terrestre. “Ma...ma c'è il fatto che tu, ormai, passi tutto il tuo tempo o con la tua famiglia o con Vegeta! E...lo so che può sembrare egoista da parte mia, ma questo non mi piace! Non mi piace proprio! Mi manchi Goku. Mi mancano le nostre battaglie ai tornei Tenkaichi. Mi mancano i nostri campeggi con Iamko, Tensing e Jiaozi. Mi manca il tuo essere terrestre Goku! Una volta allenarsi e combattere con te aveva senso, era bello sfidarti. Ma adesso? Tu ti puoi trasformare in super sayan e scatenare un'energia che noi, comuni esseri umani, possiamo solamente sognarci!” durante il suo discorso, Crilin aveva via via alzato il tono di voce fino ad urlare.

Goku rimase in silenzio davanti allo sfogo dell'amico. Lo capiva. Capiva come si doveva sentire. Non era facile per Crilin accettare il fatto che lui, come guerriero, poteva fare poco o nulla per proteggere le persone che amava. Capiva che l'orgoglio del terrestre era andato in frantumi dopo la battaglia con Majin Bu. Capiva che Crilin, nonostante sapesse che Goku non lo faceva apposta, era geloso della sua nuova amicizia con Vegeta.

Sospirò. Non sapeva cosa farci. Ormai erano lontani i tempi in cui Gohan era un adorabile bebè e lui e Crilin sembravano due fratelli. Con il passare degli anni si erano allontanati. Era buffo. Più lui si avvicinava a Vegeta, più si allontanava da Crilin. Sembrava una specie di maledizione.

Il sayan appoggiò una mano sulla spalla destra dell'amico cercando, con quel gesto, di trasmettergli tutto l'affetto e tutta l'amicizia che provava per lui.

“Mi dispiace.” dichiarò con sincero dolore nella voce. “Mi dispiace che tu, Crilin, la pensi così. Hai ragione. Ti ho dimenticato. Ma credevo che lo sapessi che, per me, tu resti e resterai per sempre mio fratello.”

Crilin non rispose. Tuttavia, il terrestre afferrò la mano di Goku in una stretta forte e calda.

I due guerrieri rimasero fermi immobili per quasi dieci minuti. Gli unici rumori che si sentivano erano quelli che uscivano dalle finestre di casa Son.

“Beh...forse è meglio che vada.” borbottò, ad un tratto, il terrestre.

“Aspetta! Te ne vai di già? Resta a cena da noi! Ti prego!”

Crilin rise. Per qualche strano motivo, l'invito del sayan gli aveva fatto tornare il buon umore.

“Lo sai Goku che anch'io ho una famiglia adesso.” dichiarò con gli occhi che brillavano di gioia. Il solo parlare delle sue due regine lo riempiva di allegria. “Ormai non sono più uno scapolo che si imbuca nelle case degli altri!”

Goku ridacchiò alla battuta dell'amico. La sua risata fu contagiosa. Il piccolo guerriero cercò di serrare le labbra, in un disperato tentativo di trattenersi, ma, alla fine, scoppiò a ridere anche lui.

“Eh sì! Hai proprio ragione Crilin!” fece il sayan con le lacrime agli occhi dal ridere. “Ma dopotutto, solo una pazza come C18 poteva sposarti!”

“Ah beh, parla il marito perfetto! Se la mia è pazza, la tua cos'è? Solo una pazza con la testa piena di storielle sull'amore come Chichi poteva decidere di sposare un folle come te!”

“Mi pare ovvio.” replicò Goku. “Un pazzo sta con una pazza. E allora tu con chi stai? Non mi pare che tua moglie sia uno sgorbio come te!”

A quella provocazione, Crilin saltò su in piedi di botto.

“Ripetilo!” dichiarò cercando, con scarsi risultati, di apparire minaccioso. Davanti a quella sfida, Goku non ci pensò due volte.

“Sgorbio sgorbio sgorbio sgorbio...” il sayan cominciò a ripetere l'offesa come se fosse un bambino. Un istante dopo, Crilin gli saltò addosso.

“Adesso vedi cosa succede a chi mi provoca!”

“Ah davvero? Fatti sotto!”

I due amici passarono i successivi dieci minuti come se fossero due bambini. Terrestre e sayan si rotolarono sul prato, ognuno impegnato in un disperato tentativo di sopraffare l'altro. Alla fine, si ritrovarono entrambi sudati, accaldati, graffiati e con un enorme sorriso stampato sul volto.

“Mi sembra di essere tornato giovane.” dichiarò Crilin ad un tratto. “Mi ricordo come se fosse ieri delle litigate che facevamo da bambini quando eravamo allievi del vecchio Muten.”

“Eh...già. Mi ricordo che, anche allora, perdevi sempre!” fece Goku sghignazzando.

Crilin, davanti al ghigno dell'amico, rispose con un pugno.

“Ahio!”

“Bell'amico che sei! Sempre pronto a prendermi in giro!”

“E a cosa servono gli amici altrimenti?”

“Beh...a molte altre cose! Per esempio, a buttare Tensing dentro un barile di birra! Ti ricordi quanto si è arrabbiato quella volta?”

“Urca! È vero! Mi ricordo che poi abbiamo passato la mezz'ora successiva a farci inseguire da lui che continuava a scagliarci contro il suo dodompa! Se non era per Jiaozi, ci avrebbe di sicuro uccisi!”

“Beh...anche Bulma non scherza! Ti ricordi di quella volta che abbiamo fatto ubriacare Oolong alla festa che si era tenuta alla Capsule Corporation? Dio quanto si era arrabbiata Bulma! Se ci penso, mi viene ancora da ridere come un ebete!”

Continuarono a parlare e a immergersi nei dolci ricordi del passato. Erano talmente presi a parlare, discutere e a ricordare, che non si accorsero del tempo che passava. Alla fine, Crilin decise di rimanere a cena dai Son.

“Solo perché, se torno a quest'ora, mia moglie mi uccide.” aveva detto, tra il serio e il divertito, il piccolo guerriero.

Per lasciare liberi i due amici di parlare liberamente, Chichi decise di mettere un piccolo tavolino all'aperto. Lì, i due amici, ebbero la possibilità di mangiare e chiacchierare in santa pace.

“Ehi Goku.” fece Crilin alla fine del pasto, quando ormai l'unica luce proveniva dalla lanterna messa in centro al tavolo.

“Cosa c'è?” chiese il sayan. Ormai avevano esaurito la scorta di ricordi da tirare fuori. Era tempo, per il terrestre, di ritornare dalla sua famiglia.

Crilin si versò l'ennesimo boccale di birra, subito seguito da Goku. Dopo di ciò, il piccolo guerriero fece una domanda semplice ma, al tempo stesso, molto profonda.

“Noi cosa siamo?”

Davanti a questa domanda, Goku sorrise. Nel vederlo sorridere, al terrestre si scaldò il cuore. Quello era il sorriso del suo caro amico. Di quella persona che ammirava e a cui voleva un bene dell'anima. Il sorriso di un uomo che, nonostante tutto, era rimasto, fondamentalmente, un bambino.

“Noi Crilin siamo fratelli. Per te io darei la mia vita. Non dimenticarlo mai. Io sono forte, ma senza di te, senza il tuo sorriso, senza la tua allegria, io non sono nulla.”

E dette queste parole, i due fratelli alzarono il loro boccali. Dichiarando in questo modo, per l'ennesima volta, l'immenso affetto che li legava.

Perché loro non erano semplici amici.

Erano fratelli.

E l'affetto che li univa non sarebbe mai cessato.

 

  
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