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Autore: StregaSenzaCuore    03/03/2012    3 recensioni
Courtney passegia nel parco, nervosa e arrabbiata, a causa di un incontro che l'ha confusa non poco...
Dal testo:
"La rabbia, invece di placarsi con il movimento, era aumentata, e in poco tempo sarebbe uscita fuori, come ben sapeva lei, e avrebbe potuto prendersela con qualsiasi passante che le capitava a tiro.
Alla fine si sedette rassegnata su di una panchina solitaria, lontana, ma non quanto desiderato, dalla gente.
Poggiò la testa fra le mani, frustrata e furiosa come non mai."
[...]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza castana, avvolta dal suo leggero cappotto, passeggiava fra i sentieri del parco, con le mani rintanate nelle tasche in cerca di calore.
Camminava ormai da un’ora fra quelle strade che conosceva bene, e le aveva percorse tutte almeno un paio di volte.
Era solita andare in quel posto da lei tanto amato solo in rare occasioni, e nessuna di quelle era positiva.
Andava lì per calmarsi, piangere o sfogarsi, magari in qualche angolino buio e lontano dove nessuno poteva vederla o sentirla, e pensare di conseguenza che fosse pazza.
Quel giorno in particolare, non riusciva a trovare luogo abbastanza lontano o buio per potersi sfogare.
La rabbia, invece di placarsi con il movimento, era aumentata, e in poco tempo sarebbe uscita fuori, come ben sapeva lei, e avrebbe potuto prendersela con qualsiasi passante che le capitava a tiro.
Alla fine si sedette rassegnata su di una panchina solitaria, lontana, ma non quanto desiderato, dalla gente.
Poggiò la testa fra le mani, frustrata e furiosa come non mai.
Come aveva potuto, quel ragazzo, anche solo pensare che tutto potesse tornare come prima?
Avevano avuto appuntamento quel giorno stesso. Lui doveva solo darle la copia delle sue chiavi, che lei gli aveva dato in segno di fiducia un anno prima. Il ragionamento, più che giustificato, della ragazza, era stato “niente fiducia, niente chiavi”, che si era presto allungato con l’aggiunta di “niente amore” e “niente futuro”. Così, con naturale freddezza e una rabbia forzatamente controllata, si era presentata alla casa di lui, con l’intenzione di andarsene nel giro di pochi secondi. Ma i programmi di lei erano andati a farsi friggere quando lui, con una calma che avrebbe fatto innervosire i santi, l’aveva  invitata ad entrare per pochi secondi. Lei chiaramente rifiutò: non voleva perdere tempo col traditore. Ma, come ormai sapeva bene, Duncan non accettava un rifiuto, tant’è che l’attirò a sé con forza e le alzò il mento con un dito.
“Che c’è, non ti piaccio più?” Chiese, con un sorrisetto e uno sguardo che preannunciavano cosa sarebbe successo. Lei fece per rispondere, ma fu interrotta dalle labbra di lui, che si posavano con forza e desiderio sulle sue.
Ormai poteva dire con certezza che in quel bacio non vi era solo passione.
Lei sentiva che c’era pentimento, una richiesta di perdono, nostalgia, in quella danza chiusa fra le loro labbra.
Ma non per questo si sarebbe fatta abbindolare così da quel verme. Così mollò uno schiaffo al ragazzo, il quale si allontanò sorpreso e con una mano (questa volta sua) in viso. Lei lo guardò con tutto il disprezzo che le riusciva e poi si allontanò, fra l’incredulità di lui e il dolore, celato dietro una finta furia, di lei.
Lei non capiva.
Come poteva essere così stupido? Come poteva credere che con due paroline e un bacio appassionato, avrebbe dimenticato tutto quel che le aveva fatto passare?
Lei non perdonava facilmente. Ma se ce la metteva tutta e si impegnava, poteva farcela.
A meno che il fatto da perdonare non fosse un tradimento. La fiducia, per lei, era tutto. Ne dava agli altri con difficoltà, e chi la perdeva, era per sempre.
Duncan la conosceva, sapeva che con quel gesto non l’avrebbe riavuta indietro. Ma se era innamorato di lei (e lei sapeva che era così), perché l’aveva fatto? Perché quella stupida scappatella con la gotica, se non provava nulla per lei?
Certo, lei era stata un po’ perfezionista, ma perché non dirlo? A cosa gli serve la bocca, oltre che a baciare improvvisamente? Forse si sarebbe un po’ arrabbiata, ma, cavolo, è un uomo! Che abbia il coraggio di dire le cose come stanno!
Più passavano i minuti seduta da sola sulla panchina, più si accorgeva di quanto gli uomini non sapessero comunicare. Quasi non dava più colpe a Duncan per averla tradita.
Quasi.
La cosa che più la faceva innervosire, però, era la convinzione di lui che, con un semplice bacio, sarebbe tornato tutto alla normalità.
Per chi l’aveva presa? Per una di quelle frivole ragazze che si zittiscono con un bacetto? Un’idea a dir poco ridicola, assurda.
Eppure, si conoscevano ormai da tre anni, lui sapeva che non avrebbe funzionato né ora né mai.
Che fosse l’ultimo tentativo per farsi “perdonare”? Forse voleva un ultimo bacio prima di perderla per sempre?
Lei non lo sapeva. Come avrebbe potuto saperlo, del resto?
Sapeva solo che, prima o poi, l’avrebbe perdonato. Senza volerlo realmente, dopo tanto tempo e magari di malavoglia, ma l’avrebbe fatto.
Perché? Semplicemente perché l’amava. E, per quanto l’avesse detestato per quel tradimento, per quanto fosse insopportabile, per quanto ribrezzo le facesse quel ragazzo, sapeva che le sarebbe mancato come l’aria, presto o tardi.
La ragazza, completamente immersa fra le sue riflessioni, venne interrotta da una vibrazione.
Tirò fuori dalla tasca il suo cellulare, e aprì il nuovo messaggio che l’era arrivato.
“Lo so che infondo ti è piaciuto!” Le aveva scritto quell’arrogante di un punk.
Quell’adorabile, arrogante di un punk. Si corresse mentalmente, mentre sorrideva al display come non faceva ormai da tempo.

 
 







 
Nota:
non uccidetemi per questo obbrobrio, abbiate pietà di me!  ç___ç Avevo solo voglia di scrivere, chiedo perdono T.T
*si butta da una montagna in preda al panico*
… un po’ eccessivo?
Vabbè, fatemi sapere cosa pensate di questa … questa cosa, insomma.
La Strega 

  
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