Ho pianto per ore, poi credo di essermi addormentato. Al mio risveglio non capivo niente. Almeno, questo è quello che il paesaggio mi dice. Non c'è nessuna continuità tra la rupe dove ho sepolto il mio unico amico e la città per le cui vie adesso mi muovo come un fantasma. Nessuna, tranne la spada che mi pesa sulle spalle. Quella spada che nei miei ultimi ricordi non riuscivo nemmeno a sollevare. Non mi chiedo davvero come mai ora ci riesca, non ne ho le forze.

Non mi chiedo nemmeno come ho fatto ad arrivare fin qui. Conosco l'area di Midgard come le mie tasche. A giudicare da dove mi trovo ora posso ricostruire il percorso attraverso il deserto. Rivedo l'erba secca che si alterna, sempre più rara, al terriccio arido fino a diventare l'anello di sabbia che avvolge la città e la sua aria priva di vita. Rivedo il cancello di metallo che si staglia contro il cielo, il numero sette che nel suo candore riesce a riflettere quei pochi raggi di luce forti abbastanza da sfiorarlo. Rivedo la piazza, i rottami a bordo strada. Fino al punto in cui mi trovo ora, alla base del reattore.

Lo rivedo, ma mentre la mia mente inizia a schiarirsi un po' mi rendo conto che di tutto questo non mi sono nemmeno accorto. Ho solo strisciato, incapace di avere una coscienza, annebbiato dal Mako e dal dolore.

Incespico e cado. Mangio la polvere e trattengo le lacrime. Sarebbe una buona scusa per lasciarmi andare. Ma non posso farlo. C'è un motivo per cui i miei piedi mi hanno trascinato fin qui. Solo qui c'è quello di cui ho bisogno adesso.

Mi rialzo, barcollo di nuovo, mi appoggio alla rete di protezione. Ridicola, considerata l'importanza della struttura che dovrebbe servire. E l'aggressività della AVALANCHE. Quasi mi sfugge un sorriso. Di tutto ciò, adesso, non m'importa più nulla.

Tutto quello che mi sono costruito in questi anni è crollato. Non ho mantenuto nessuna delle promesse che avevo fatto. Ho deluso tutti coloro che hanno creduto in me. Vorrei solo sparire. Che la terra sotto di me si aprisse e mi divorasse.

La spada riposa nella polvere. Tu sei il primo che ho deluso, in fondo. Mi hai affidato il tuo sogno. Io l'ho già tradito, guarda come mi sono ridotto. Perché hai dovuto fare l'eroe? Dovevi essere tu a salvarti. Io non merito la vita che mi hai dato. Non se al prezzo della tua.

Sono andato via di casa sognando di diventare un SOLDIER di prima classe. Ho passato tutto il resto del tempo chiuso in quel casco puzzolente, incapace di salire di grado anche solo una volta. Mi sono cacciato nei guai e mi hanno immerso nel Mako giusto per vedere cosa sarebbe successo. Sei venuto a salvarmi e sei morto. Non sono riuscito a proteggerti.

Proteggerti. Alzo gli occhi al cielo, come feci quella notte. Solo che qui il cielo è una lastra d'acciaio sulla quale camminano i più fortunati. Se di fortuna si può parlare, per chi vive a Midgard.

Sono sicuro che, se la rivedessi, mi chiederebbe se mi ricordo di quella notte. Io le risponderei che non potrei mai dimenticarla. Il cielo stellato di Nibelheim, il freddo, il suo vestito azzurro, diventerò il SOLDIER più famoso e tornerò per proteggerti.

Invece guardami. Nella mia divisa rubata, sporco di polvere, incapace di muovere un altro passo. Eppure so che sei lì. Ti sento. La mente mi si sta di nuovo annebbiando. Forse è arrivato il momento. Sto arrivando, Zack. Mi dispiace, mi dispiace. I tuoi sogni, mi dispiace. Ma non posso, non io. Sono un SOLDIER di prima classe. Non vedo più niente. Dov'è la spada? Ti ho salvato la vita, l'ho ucciso, ho mantenuto la promessa. Do-dove sei? Ti...

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«Cloud? Sei proprio tu? Cloud! Svegliati!»