Gloria
People
try to put us down,
(talkin’ about my generation)
just because we ge-ge-get around,
(talkin’ about my generation)
I don’t need this fucking shit,
(talkin’ about my generation)
hope I die because of it.
My generation, baby.
Un
ragazzo si aggirava solo per le strade di Ditroit, con la testa
ciondolante, I piedi pesanti come il piombo e gli occhi che stentavano
a rimanere aperti.
Sotto quelle palpebre che sbattevano nervosamente c’erano due
occhi spiritati.
BRUCIARE.
TUTTO. DEVE. BRUCIARE.
“Christian!”
Gli si avvicinò un tizio nerboruto, che non dimostrava i
suoi sedici anni, sembrava molto più grande.
Ma
gli occhi chiari, il viso rotondo e liscio come quello di
un neonato e
quei ricci biondi lo facevano assomigliare ad un piccolo
angelo custode;
un corpo troppo robusto per un’anima ancora
bambina.
Almeno questa fu la sua prima impressione finché il biondo
non aprì bocca:
“Cazzo fai? Sei fatto?”
Niente
è come sempre. Niente è mai
semplice, tutto è apparenza, inganno,
c’è sempre una fregatura dietro.
Christian non negò e non annuì. Si
limitò a guardarlo, senza spiccicare parola ,
l’espressione più neutra e insignificante che
potesse comparire sul suo viso.
Chissà come si chiamava quel biondino. Non si ricordava
quando lo aveva incontrato.
Gli sembrava di conoscerlo da sempre e di non averlo mai visto come ora.
In strada è sempre così. Si
conoscono tutti, tutti hanno storie simili, tutti cercano le stesse
cose, hanno imparato a sopravvivere, a sapere dove devono andare, con
chi parlare, quando scappare a gambe levate, quando alzare la voce per
avere la meglio, quando ingoiare e rimanere a testa bassa, aspettando
che passi.
Christian lo osservò e per un momento se lo
immaginò mentre andava a fuoco;
i
ricci che fumano e si trasformano in cenere, il puzzo della carne che
brucia, il naso che si scioglie come la cera delle candele, una lenta e
dolorosa colata di lava, sente gli urli, unica colonna sonora del fuoco
che invade la strada.
In confronto alla paura umana, le fiamme sono troppo discrete, troppo
silenziose.
Anche adesso, tutto muore e nessuno sembra rendersene conto.
Non avvertono il fuoco? È
davvero così silenzioso? O troppo rumoroso per le orecchie?
Il
biondo gli sorrise con il sorriso compiaciuto di chi aveva in mente
qualcosa:
“Ehi, andiamo ad una festa, vuoi?”
Non aspettò nemmeno risposta. Si
avviò con passo sconnesso, voltandosi indietro di tanto in
tanto per controllare che Christian lo seguisse.
E quello gli andava dietro senza uno scopo, tanto non faceva
differenza, dovunque andasse, qualunque cosa facesse.
Era una serata come tante, non aveva un cazzo da fare e non
c’era mai niente che valesse la pena di fare.
Si sentiva solo animato da una voglia incredibile di prendere a pugni
il biondo che stava davanti a lui.
Così, perché si annoiava. Almeno cinque minuti
della sua vita sarebbero valsi a qualcosa.
Ne
ha sentite tante di stronzate. Tutti si riempiono la testa di stronzate
ma alla fine ciò che conta è il fuoco che brucia,
il fumo che soffoca, il calore e poi il gelo alla fine.
Si
sentono
finalmente puliti , mondi dale impronte di merda che il
resto del mondo lascia addosso fin dalla nascita. Vuoi
provare, Christian?
Tuo padre è camionista, no?
Cerca una tanica di benzina, innaffia tutto ciò
che c’è intorno a te, inzuppa gli abiti tanto da
farteli appiccicare addosso, respira l’odore acre di nafta
finché ti va se vuoi prolungare quel momento di estasi in
cui sei convinto di fare qualcosa di straordinario. Poi
accendi un fiammifero e lascialo cadere.
Farà male, ma mai quanto adesso; la
consapevolezza che tutto avvizzisce, che tutto intorno a te
è immutato e immutabile, destinato a peggiorare.
è un cancro, non puoi fermarlo, puoi solo salvarti lasciando
il mondo nella merda.
-Non vorrai fare l’eroe adesso?
Non mi dire che credi in qualcosa.
- Figliolo, il suicidio è peccato.
Stronzate. Bruciare
è liberazione.
- Figliolo, Gesù è morto per salvarci
dal peccato.
Gesù è morto per I
peccati di qualcun altro, non I miei.
Jesus
died for somebody’s sins but not mine,
Il
biondo si fece strada in un vicolo e spuntò in una larga via
di cui Christian non aveva memoria.
Esisteva questa strada e lui neanche lo sapeva.
Poi si infilò in quello che sembrava un palazzotto grigio,
un appartamento di gente quasi per bene, medio-borghese, con il cortile
interno e i pianerottoli sulle scale, i gradini di marmetto di
fabbricazione industriale e il corrimano in ferro verniciato.
Probabilmente persone normali che sono contente
della loro vita.
Tu non sei una persona normale. Sei pazzo o malato, un drogato.
Non puoi veramente credere a ciò che pensi.
Salirono le scale, Christian
sentiva il suo corpo trascinarsi,
la mano si sorreggeva al corrimano da cui la vernice era scrostata in
alcuni punti.
Arrivati in cima si infilarono in un appartamento strapieno di gente.
La
porta era aperta, nessuno controllava, imbucarsi era la regola di
quella serata.
Non conosceva nessuno e ma li aveva già visti tutti, a
migliaia;
le solite facce sfatte, rosse in viso e gonfie, o pallide
e spettrali, con le occhiaie, con le labbra spaccate, con gli occhi
iniettati di sangue o persi nel vuoto.
,meltin’
pot
of thieves,
wild card up my sleeve,
Thick heart of stone,
my sins my own
they belong to me, me
Erba
che bruciava, se prendeva Il respiro poteva sentire la testa che
girava, come se fosse la prima volta.
Eppure era l’ennesima, conosceva
quel profumo ma era come se non si fosse mai abituato.
“Hai
mai provato a renderti utile?
A lavorare…a fare qualcosa?
Invece di perdere tempo così! ”
Tutte le mamme rimproverano i figli, è nella loro natura.
La tua non c’è stata. Perciò sei
così?
Così…strano?
Ragazzo, tu sei malato.
“No, non funziona così, non ci sono catene di causa
e conseguenza.
Io non sono il frutto di ciò che mi è stato
fatto.
Altrimenti adesso non penserei, obbedirei.
Altrimenti adesso non perderei il mio tempo, lo
impiegherei, magari a costruire macerie, pensando di star ergendo
grandi palazzi. “
Questo
hai pensato quando insegnanti, amici, familiari, preti, confessori ti
hanno avvertito:
“Attento ragazzo, non perderti. Comportati bene, ritrova la
retta via.”
People
say “beware!”,
but I don’t care,
The words are just
Rules and regulations to me, me
Cominciarono
a guardarlo straniti, incuriositi.
Era meglio che si metteva da qualche parte, che si cercava un posticino
appartato, perché lì, in mezzo alla stanza,
ingombrava il passaggio.
Da
quanto tempo non ti fermavi a guardare le stelle? Da
quanto tempo non ti fermavi a sognare?
Certo. Tu
sei libero dalle illusioni e adesso non hai più niente.
Hai la tua libertà ma non sei contento.
Tu non guardi le stelle ma la strada.
I-i
walk in a room, you know I look so proud,
I’m movin’ in this here atmosphere,
well,
anything’s allowed
Il panorama della tua vita sono le auto che
sfrecciano, i caselli in autostrada e le barre che si alzano e si
abbassano, ma prima vogliono un pedaggio per farti passare.
E tu sei piccolo e metti la manina con quei pochi dollari nella
fessura, e un pigro controllore ti restituisce il prezzo pattuito. Il
tuo papà ti dice bravo, senza troppo entusiasmo ma tu ti
senti lo scudiero di San Giorgio che ha aiutato il suo cavaliere
nell’impresa. Mentre
lui uccideva il drago tu gli tenevi lo scudo.
Quanta ingenuità. Ma
torna pure a guardare la strada.
Magari ti commuoverai e allora quel cuore di pietra si
incrinerà.
Ti stai annoiano, guarda meglio fuori da quella finestra. Magari
passa qualcuno.
And
I go to this here party and I just get bored,
until I look out the window, see a sweet young thing,
humpin’ on the parking meter, leanin’ on the
parking meter
La
vedi quella? Si,
quella vicino alla macchinetta del parcheggio.
Che ci farà, quella, li? Non
lo sa che è pericoloso?
Cosa ci fa una cosa dolce e piccola come quella per la strada?
La notte rende tutto più oscuro, è molto
più facile perdersi di notte.
Perché una cosa così bella calca, con I suoi
piedini, quell cemento lurido?
Oh,
she looks so good, oh, she looks so fun,
And I got this crazy feeling and then I’m gonna ah-ah make
her mine
ooh, I’ll put my spell on her,
Christian
sentì qualcosa di nuovo.
Non era una delle solite facce smarrite o affogate nel mare della
brutalità, sul fondo del baratro.
Aveva una luce nuova, che lo attirava, lo faceva avvicinare.
La voleva vicina.
La voglio. È
mia.
Here
she comes,
walkin’ down the street
Lo
aveva visto.
Prima se ne stava annoiata, addossata al parchimetro, le gambe
incrociate, le cosce sottili nude che spuntavano sotto la gonna, ogni
tanto, quando udiva il rombo di un’auto e coglieva con occhi
di gatto i suoi fari lampeggianti, si strusciava a più
riprese contro quella insignificante scatola di ferro e materiale
plastico, come se fosse una ballerina di lad-dance, al palo di qualche
locale. Cercava di attirare l’attenzione dei viaggiatori, agitando
le braccia esili, il pollice alzato dell’autostop, la
scollatura bene in mostra.
Ma non era passato più nessuno fino a quel momento, nessuno
che fosse interessato, a giudicare dalla sottile irritazione sul suo
viso.
Ti ha visto e sta venendo verso di te.
Avrà capito dove sei? Cosa
aspetti a farle segno?
Alzi la mano come se dovessi fermare un autobus e da lontano puoi
sentire il suo sorriso allargarsi.
Forse è scherno, forse è tenerezza; in ogni caso
ti crede alle prime armi.
Sei davvero alle prime armi? Tutti
giurerebbero di no.
Invece davanti a lei sei innocente, puro.
Quella che se ne stava annoiata si diresse verso la finestra e si
avvicinò sempre di più fino a sparire,
inghiottita da un patetico alberello che cresceva proprio sotto
balconcino della finestra.
Doveva aver intuito qual’era la porta, magari conosceva anche
il padrone di casa, sapeva della festa, ma non le interessava.
Perché
adesso le interessa? Cosa ha visto in quella finestra?
Davvero credi che abbia visto te? E questo sarà bastato a
farle cambiare idea;
ha deciso che per oggi gli bastavano i soldi, che voleva
divertirsi…
Con
te? Uno…alle prime armi?
Senti questi passI. Forse sono I suoi.
Non penserai di sentire I tacchi neri dei suoi anfibi sulle scale.
Non è ragionevole. Non
è probabile.
Here
she comes,
comin’ through my door,
Here she comes,
crawlin’ up my stair
Here she comes,
La
vide poi di sfuggita nel salone mentre sfilava sotto gli occhi
annichiliti della sala.
Annichiliti perché nebbiosi, nebbiosi perché
annebbiati, giorni senza sole, giorni senza pioggia.
Solo grigie nuvole. Antonimi dell’emozione, nemici della
passione.
Come potrebbero comprendere quella creatura?
è
l’incarnazione della passione, che danza il suo walzer con
passo sconnesso,
con un campanellino al collo che tintinna. Dallo
scampanellio si direbbe una giovane giovenca da latte o un carillon.
Tu
quale preferisci , Christian?
waltzin'
through the hall,
in a pretty red dress
and oh, she looks so good, oh, she looks so fine
and I got this crazy feeling that I'm gonna ah-ah make her mine
Ormai è alla tua porta. Sii
uomo e non lasciare che bussi lei.
Aprile prima ancora che lei si faccia avanti. Dimostrale che non sei un
moccioso.
In
quel momento lo sguardo di Christian cadde su una bella pendola di
legno.
Belle come non se ne vedevano tutti i giorni. Era davvero una casa
“per bene”.
La casa “per bene” di un ragazzo “per
bene”
che aveva approfittato dell’assenza dei suoi
genitori “per bene” per sballarsi un po’,
invitare chi avrebbe potuto sfasciargli la carta da parati o rubargli
l’argenteria dai cassetti.
La cosa più bella di quella pendola era che suonava. Il
ticchettio che si affacciava timido ma perpetuo ed ossessivo era
diventata una campana, come quelle della chiesa, un gong che voleva a
tutti i costi farsi sentire.
Nessuno doveva ignorare che era mezzanotte.
Mezzanotte. Devi
andare a nanna a mezzanotte,bimbetto?
Non hai le palle per invitarla tu ad entrare, non hai le palle per fare
tre passi e accompagnarla con un braccio e un leggero cenno del capo
verso il divano al centro della stanza.
Almeno non farti trovare lì impalato. Siediti sul divano.
Sarà lei a venire da te. Ma tu, per allora, la stavi
già aspettando.
and then I hear this knockin' on my door
hear this knockin' on my door
and I look up into the big tower clock
and say, "oh my God here's midnight!"
and my baby is walkin' through the door
leanin' on my couch she whispers to me and I take the big plunge
Christian
continuò ad osservare la pendola accanto alla finestra, la
notte stellata e le venature del legno si alternavano, la sua
attenzione era discontinua, contava i passi che separavano Quella dal
divano, alle sue spalle. Poi sentì il peso di una mano che
appoggiava i palmi sullo schienale morbido del sofà, la
pelle della copertura che si tirava con un indistinguibile stridore.
Si specchiò nel vetro della finestra,improvvisamente
diventato opaco, uno specchio che rifletteva solo
quell’angolo della stanza. Quella si era chinata su di lui,
alle sue spalle e gli sussurrava qualcosa, con il fiato caldo, un fiato
di birra e di fumi di scarico.
Senti
i brividi, Christian. Scorrono lungo le vertebre come una goccia
d’acqua che scivola languida, una carezza; freddo
che fa avvampare, ghiaccio che brucia, un fuoco che consuma altrettanto
bene, Christian.
Christian, attento. Questo
non ti purificherà.
Questo
renderà ancora più sporca, nera, fuligginosa,
lercia, la tua anima.
and oh, she was so good and oh, she was so fine
and I'm gonna tell the world that I just ah-ah made her mine
Quella
si sporse ancora un po’ mentre
Christian chinava il capo con un cenno, un segno , finalmente un invito
a seguirlo. Quella aggirò il divano con grazia facendo
ondeggiare il bacino e la gonna del corto vestito rosso acceso che si
arricciava sulle cosce, si sollevava indisciplinato, impetuoso come le
onde sulle coste rocciose e frastagliate di un fiordo. Si
accomodò accanto a lui, distendendo la schiena con movimenti
lenti e languidi,
accavallando le gambe, con le calze nere e rosse,
sfilacciate e bucate in più punti.
Rosso la fasciava, rosso la avvolgeva, rosso lo infiammava.
Fa’
qualcosa. Cosa aspetti?
Ancora una volta giochi il ruolo dell’agnellino esitante che
per la prima volta vede un lungo stelo d’erba verde, bella
colorita, e non osa nemmeno sfoderare la lingua
ispida per accarezzarla.
Ormai sei un ribollire, un calderone tremori, un lupo affamato, un cane
in calore.
Cosa ti impedisce di assaggiarla? Prima o poi si stancherà
di questo gioco.
Fa’qualcosa.
and
I said darling, tell me your name, she told me her name
she
whispered to me, she told me her name
and her name is, and her name is, and her name is, and her name is
Bastò
una carezza, una mano si infilò di soppiatto ad accarezzare
il collo.
Christian rimase rigido per un attimo poi si lasciò guidare
da Quella che saggiò la pelle liscia del suo viso,
risparmiata dai brufoli dell’impietosa età, con
i polpastrelli callosi e passò il piccolo indice sulle sue
labbra sottili, ma non sottilette.
“Non qui.”
Finalmente,
Christian, finalmente.
Adesso ti alzerai, la prenderai saldamente
ma con dolcezza per il polso e la porterai da qualche parte, dove
potete stare tranquilli. Cosa ne dici della stanza abbandonata, dietro
lo stadio? È a pochi passi da qui.
Ma fino ad allora devi resistere. E devi intrattenerla, l’interesse
non deve scemare, devi trascinarla con te.
Sei
capace? Non puoi distrarti un momento. Altrimenti
scapperà.
E mentre camminate e vi lasciate alle spalle quella massa di grigiore
senza nome il suo nome ti sfiorerà ancora le labbra, come
fosse un incantesimo che potesse trattenerla.
G-L-O-R-I-A
G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
Il
tragitto fu breve, Christian ogni tanto la stringeva a sé,
Gloria con gesti casuali si strofinava su di lui.
Poteva sentire la sua eccitazione a fior di pelle, le sue labbra
boccheggianti, il suo passo affrettato e l’attesa dolorosa.
Lei era invece serena, distaccata, sicura di sé
perché sapeva esattamente quello che sarebbe successo. Avrebbe
trovato il tempo anche per il suo piacere. Questa per lei era la parte
più divertente; vedere quanto ancora poteva provocarlo.
Malizia nei suoi occhi. Una brandina di ferro con
un materasso pulcioso.
è casa tua questa? Di un amico.
Lui sa che sei nel suo regno? Ha
importanza?
Adesso
è il tuo turno. La stringi, la baci, addenti le sue labbra
come un frutto maturo, la mela dell’eden.
è l’ennesima ma è la prima.
è Marie ma è Gloria.
è Ruth ma è Gloria.
Poi la pendola rimbomba.
Le
accarezzi le fragili spalle, segui
l’incavo delle clavicole, butti giù le spalline
del vestito, sottile ostacolo sul tuo binario.
La pendola
ti assorda.
Stringi le mani sui suoi seni, ne
palpi la consistenza, voglioso, avido, vuoi sentire la morbidezza, il
peso,
i capezzoli duri. Non porta reggiseno.
I
was at the stadium
There were twenty thousand girls called their names out to me
Marie and Ruth but to tell you the truth
I didn't hear them I didn't see
I let my eyes rise to the big tower clock
and I heard those bells chimin' in my heart
going ding dong ding dong ding dong ding dong.
ding
dong ding dong ding dong ding dong
Che
fastidio quelle calze. Si inzuppano di sudore.
Nella tua frenesia vorresti strappargliele via da sotto la gonna.
Ma prima dalle tempo. Il tempo di scivolare sulla tua camicia, di
aprire uno a uno i bottoni della tua camicia, di sfilarne le maniche e
lasciarla cadere per terra, nella polvere.
Domani sarà grigia come la tua giornata. Oggi tutto
è multicolore.
La sua piccola lingua bagnata percorre seducente il tuo collo, il tuo
petto.
Lasci sia a lei a condurre il gioco?
Con forza la afferri per i fianchi, bruscamente, la stendi sulla
branda, la schiacci con il tuo peso.
Infili le mani sotto la gonna, palpi
quelle natiche giovani intrappolate nella calza, chiedono di essere
liberate. Sfili via le calze, arrivi a strapparle con violenza, le
lasci tutte annodate ed accartocciate intorno alle caviglie. Non
c’è tempo per le scarpe. Tu non vuoi
più aspettare.
Sollevi la gonna, accarezzi il
ventre, arrotoli un riccio di peluria scura, folta, intorno al dito.
Massaggi, infili, ti muovi dentro.
counting
the time, then you came to my room
and you whispered to me and we took the big plunge
and oh. you were so good, oh, you were so fine
and I gotta tell the world that I make her mine make her mine
make her mine make her mine make her mine make her mine
Ti
accarezzi, contro la stoffa dei jeans, il cavallo è teso,
attende solo che tu sciolga la briglia.
Il bottone ti impiccia, non riesci a scioglierlo con una sola mano.
Lei guaisce per un attimo, stai entrando.
Infili un secondo, poi un terzo.
Il bottone sta cedendo, stai per vincere questa battaglia.
Il cavallo è sciolto, è lì che scivola
sulla sua pancia, che cerca la sua stalla.
Non è il momento di ripensamenti, Christian, affonda.
G-L-O-R-I-A
Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
Gemiti,
versi, suoni inarticolati.
Bocche inaridite, menti ormai offuscate.
Sei perduto, Christian, adesso sei sporco.
Non del seme che sgorga dal suo ventre, dal tuo membro,
dai vostri corpi.
Adesso non hai più il tuo fuoco che ti arde dentro,
è una fiamma nuova, che brucia e che può farti
male.
Ora la aspetterai per attizzarla, la cercherai per vederla ardere come
la scintilla di un accendino su una pozza di alcol. E ti
consumerà lentamente, di darà i crampi allo
stomaco quando sarai solo, ti costringerà a torturarti il
labbro quando lei sarà con qualcuno, ti arderà
vivo quando non la vedrai più.
Fino a quel momento però sarai felice, felice di avere un
senso.
Mentre la pendola mormora ancora, con voce di scherno, le certezze che
hai perduto, la disillusione che ti ha sempre accompagnato, la
verità che hai rinnegato.
and
the tower bells chime, "ding dong" they chime
they're singing, "Jesus died for somebody's sins but not mine."
G-L-O-R-I-A
Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
The End
We created it,
let’s take it over.
TRADUZIONE:
Gesù
è morto per i peccati di qualcuno ma non per i miei
mescolata a una ciurma di ladroni
ho un asso nella manica
un cuore duro come la pietra
i miei peccati sono miei
mi appartengono
La gente dice attenta!
ma non ci faccio caso
le parole sono solo
regole e regolamenti per me, me
Entro in una stanza, sai sembro così fiera
mi muovo in questa atmosfera, beh, tutto è permesso
e vado a questa festa, ma mi annoio e basta
Finché guardo fuori dalla finestra, vedo una cosa dolce e
giovane
******* appoggiata al parchimetro
oh, è così bella, oh è così
meravigliosa
e ho questa sensazione folle e decido che la farò mia
le getterò un incantesimo
Eccola che arriva
camminando giù per la strada
ecco che arriva
entrando dalla porta
Ecco che arriva
strisciando su per le scale
Ecco che arriva
ballando il valzer nella sala
in un bel vestito rosso
E oh, è così bella, oh, è
così meravigliosa
E ho questa sensazione folle e decido che la farò mia
E poi sento bussare alla porta
sento bussare alla porta
e guardo in alto verso la grande torre dell'orologio
e dico, oh mio dio, è mezzanotte
e la mia piccola sta entrando dalla porta
chinandosi sul divano mi sussurra qualcosa e io mi ci tuffo a pesce
E oh, era così bella e oh, era così meravigliosa
E voglio dire al mondo che l'ho appena fatta mia
E ho detto cara, dimmi il tuo nome, mi ha detto il suo nome,
me l'ha sussurrato, mi ha detto il nome
Ed il suo nome è, il suo nome è, ed il suo none
è g-l-o-r-i-a
G-l-o-r-i-a gloria g-l-o-r-i-a gloria
G-l-o-r-i-a gloria g-l-o-r-i-a gloria
Ero allo stadio
C'erano ventimila ragazze che mi gridavano i loro nomi
Marie e Ruth, ma a dire il vero
Non le ho sentite, non le ho viste
ho lasciato che gli occhi si alzassero verso la grande torre
dell'orologio
e ho sentito quelle campane suonare nel mio cuore
e fare ding dong ding dong ding dong ding dong.
Ding dong ding dong ding dong ding dong
contando i minuti, poi sei venuta nella mia stanza
e mi hai sussurrato qualcosa e abbiamo fatto un grande tuffo
e oh eri cosi bella, oh, eri così meravigliosa
E ho dovuto dire al mondo che l'ho fatta mia, l'ho fatta mia
fatta mia fatta mia
Angolo
dell’autrice
Non
è facile da leggere, noiosa, ripetitiva, enigmatica,
Eppure pensando ai simbolisti, a Rimbaud e alle associazioni libere di
Freud mi sono buttata in un vero esercizio di scrittura creativa
partendo da una canzone di Patti Smith che amo alla follia,
“Gloria” dal CD “Horses” e
subito ho pensato a “Viva
la Gloria!” e il suo famoso Gi-el-o-o-ra-i-ei/ G-L-O-R-I-A e
mi son detta che volevo pubblicarla.
Purtroppo, per meglio capire la fine le liriche vanno lette, capite nel
loro contesto.
Diciamo che da un lato c’è la delusione per un
mondo di merda per cui sarebbe meglio ardere vivi, per liberarsene e
dall’altro c’è “questa
cosa ” che dovrebbe dare senso alla vita ma anche incatenarti
a quel mondo di merda che prima eri libero di lasciarti alle spalle
quando volevi.
Le liriche iniziali non c’entrano nulla con la storia ed
è la prima strofa della storica cover di Patti Smith di
“My Generation” degli Who, come l’ultimo
verso è il finale-commento di lei in concerto.
(L’abbiamo creata noi, portiamola avanti)
Ovviamente vi consiglio di ascoltare entrambe, sono assolutamente
trascinanti.
Adios,
Misa