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Autore: Neal C_    04/03/2012    2 recensioni
Senti i brividi, Christian. Scorrono lungo le vertebre come una goccia d’acqua che scivola languida, una carezza; freddo che fa avvampare, ghiaccio che brucia, un fuoco che consuma altrettanto bene, Christian.
Christian, attento. Questo non ti purificherà.
Questo renderà ancora più sporca, nera, fuligginosa, lercia, la tua anima.

Su Christian e Gloria, se così si può dire.
[ATTENZIONE: a tratti Nonsense; Gloria OOC]
Genere: Erotico, Song-fic, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Gloria


People try to put us down,
(talkin’ about my generation)
just because we ge-ge-get around,
(talkin’ about my generation)
I don’t need this fucking shit,
(talkin’ about my generation)
hope I die because of it.
My generation, baby.

 



Un ragazzo si aggirava solo per le strade di Ditroit, con la testa ciondolante, I piedi pesanti come il piombo e gli occhi che stentavano a rimanere aperti.
Sotto quelle palpebre che sbattevano nervosamente c’erano due occhi spiritati.

BRUCIARE.
TUTTO. DEVE. BRUCIARE.

“Christian!”

Gli si avvicinò un tizio nerboruto, che non dimostrava i suoi sedici anni, sembrava molto più grande.
Ma  gli occhi chiari, il viso rotondo e liscio come quello di un neonato e  quei ricci biondi lo facevano assomigliare ad un piccolo angelo custode;   un corpo troppo robusto per un’anima ancora bambina.
Almeno questa fu la sua prima impressione finché il biondo non aprì bocca:

“Cazzo fai? Sei fatto?”

Niente è come sempre. Niente è mai semplice, tutto è apparenza, inganno, c’è sempre una fregatura dietro.

Christian non negò e non annuì. Si limitò a guardarlo, senza spiccicare parola , l’espressione più neutra e insignificante che potesse comparire sul suo viso.
Chissà come si chiamava quel biondino. Non si ricordava quando lo aveva incontrato.
Gli sembrava di conoscerlo da sempre e di non averlo mai visto come ora.

In strada è sempre così. Si conoscono tutti, tutti hanno storie simili, tutti cercano le stesse cose, hanno imparato a sopravvivere, a sapere dove devono andare, con chi parlare, quando scappare a gambe levate, quando alzare la voce per avere la meglio, quando ingoiare e rimanere a testa bassa, aspettando che passi.

Christian lo osservò e per un momento se lo immaginò mentre andava a fuoco;

i ricci che fumano e si trasformano in cenere, il puzzo della carne che brucia, il naso che si scioglie come la cera delle candele, una lenta e dolorosa colata di lava, sente gli urli, unica colonna sonora del fuoco che invade la strada.
In confronto alla paura umana, le fiamme sono troppo discrete, troppo silenziose.
Anche adesso, tutto muore e nessuno sembra rendersene conto.
Non avvertono il fuoco?  È davvero così silenzioso? O troppo rumoroso per le orecchie?

Il biondo gli sorrise con il sorriso compiaciuto di chi aveva in mente qualcosa:

“Ehi, andiamo ad una festa, vuoi?”

Non aspettò nemmeno risposta.  Si avviò con passo sconnesso, voltandosi indietro di tanto in tanto per controllare che Christian lo seguisse.
E quello gli andava dietro senza uno scopo, tanto non faceva differenza, dovunque andasse, qualunque cosa facesse.
Era una serata come tante, non aveva un cazzo da fare e non c’era mai niente che valesse la pena di fare.
Si sentiva solo animato da una voglia incredibile di prendere a pugni il biondo che stava davanti a lui.
Così, perché si annoiava. Almeno cinque minuti della sua vita sarebbero valsi a qualcosa.

Ne ha sentite tante di stronzate. Tutti si riempiono la testa di stronzate ma alla fine ciò che conta è il fuoco che brucia, il fumo che soffoca, il calore e poi il gelo alla fine.
 Si sentono  finalmente puliti , mondi dale impronte di merda che il resto del mondo lascia addosso fin dalla nascita.   
Vuoi provare, Christian?
Tuo padre è camionista, no?
Cerca una tanica di benzina, innaffia tutto ciò che c’è intorno a te, inzuppa gli abiti tanto da farteli appiccicare addosso, respira l’odore acre di nafta finché ti va se vuoi prolungare quel momento di estasi in cui sei convinto di fare qualcosa di straordinario.  Poi accendi un fiammifero e lascialo cadere.
Farà male, ma mai quanto adesso;  la consapevolezza che tutto avvizzisce, che tutto intorno a te è immutato e immutabile, destinato a peggiorare.
è un cancro, non puoi fermarlo, puoi solo salvarti lasciando il mondo nella merda.


-Non vorrai fare l’eroe adesso?
Non mi dire che credi in qualcosa.
- Figliolo, il suicidio è peccato.
Stronzate.  Bruciare è liberazione.
- Figliolo, Gesù è morto per salvarci dal peccato.
Gesù è morto per I peccati di qualcun altro, non I miei.

 

 

Jesus died for somebody’s sins but not mine,

 

 


Il biondo si fece strada in un vicolo e spuntò in una larga via di cui Christian non aveva memoria.
Esisteva questa strada e lui neanche lo sapeva.
Poi si infilò in quello che sembrava un palazzotto grigio, un appartamento di gente quasi per bene, medio-borghese, con il cortile interno e i pianerottoli sulle scale, i gradini di marmetto di fabbricazione industriale e il corrimano in ferro verniciato.

Probabilmente persone normali che sono contente della loro vita.
Tu non sei una persona normale. Sei pazzo o malato, un drogato.
Non puoi veramente credere a ciò che pensi.

Salirono le scale,  Christian sentiva il suo corpo  trascinarsi, la mano si sorreggeva al corrimano da cui la vernice era scrostata in alcuni punti.
Arrivati in cima si infilarono in un appartamento strapieno di gente.
 La porta era aperta, nessuno controllava, imbucarsi era la regola di quella serata.
Non conosceva nessuno e ma li aveva già visti tutti, a migliaia;  le solite facce sfatte, rosse in viso e gonfie, o pallide e spettrali, con le occhiaie, con le labbra spaccate, con gli occhi iniettati di sangue o persi nel vuoto.

 

,meltin’  pot of thieves,
wild card up my sleeve,
Thick heart of stone,
my sins my own
they belong to me, me

 


Erba che bruciava, se prendeva Il respiro poteva sentire la testa che girava, come se fosse la prima volta.
Eppure era l’ennesima,  conosceva quel profumo ma era come se non si fosse mai abituato.

“Hai mai provato a renderti utile?
A lavorare…a fare qualcosa?
Invece di perdere tempo così! ”

Tutte le mamme rimproverano i figli, è nella loro natura.
La tua non c’è stata. Perciò sei così?  Così…strano?
Ragazzo, tu sei malato.

“No, non funziona così, non ci sono catene di  causa e conseguenza.
Io non sono il frutto di ciò che mi è stato fatto.
Altrimenti adesso non penserei, obbedirei.
Altrimenti adesso non perderei il mio tempo, lo impiegherei, magari a costruire macerie, pensando di star ergendo grandi palazzi. “

Questo hai pensato quando insegnanti, amici, familiari, preti, confessori ti hanno avvertito:

“Attento ragazzo, non perderti. Comportati bene, ritrova la retta via.”

People say “beware!”,
but I don’t care,
The words are just
Rules and regulations to me, me

 

Cominciarono a guardarlo straniti, incuriositi.
Era meglio che si metteva da qualche parte, che si cercava un posticino appartato, perché lì, in mezzo alla stanza, ingombrava il passaggio.

Da quanto tempo non ti fermavi a guardare le stelle?  Da quanto tempo non ti fermavi a sognare?
Certo.  Tu sei libero dalle illusioni e adesso non hai più niente.
Hai la tua libertà ma non sei contento.
Tu non guardi le stelle ma la strada.

I-i walk in a room, you know I look so proud,
I’m movin’ in this here atmosphere,
 well, anything’s allowed



 

Il panorama della tua vita sono le auto che sfrecciano, i caselli in autostrada e le barre che si alzano e si abbassano, ma prima vogliono un pedaggio per farti passare.
E tu sei piccolo e metti la manina con quei pochi dollari nella fessura, e un pigro controllore ti restituisce il prezzo pattuito. Il tuo papà ti dice bravo, senza troppo entusiasmo ma tu ti senti lo scudiero di San Giorgio che ha aiutato il suo cavaliere nell’impresa.  Mentre lui uccideva il drago tu gli tenevi lo scudo. 
Quanta ingenuità.  Ma torna pure a guardare la strada.  
Magari ti commuoverai e allora quel cuore di pietra si incrinerà.
Ti stai annoiano, guarda meglio fuori da quella finestra. 
Magari passa qualcuno.

 


And I go to this here party and I just get bored,
until I look out the window, see a sweet young thing,
humpin’ on the parking meter, leanin’ on the parking meter

 

La vedi quella?  Si, quella vicino alla macchinetta del parcheggio.
Che ci farà, quella, li?  Non lo sa che è pericoloso?
Cosa ci fa una cosa dolce e piccola come quella per la strada?
La notte rende tutto più oscuro, è molto più facile perdersi di notte.
Perché una cosa così bella calca, con I suoi piedini, quell cemento lurido?

Oh, she looks so good, oh, she looks so fun,
And I got this crazy feeling and then I’m gonna ah-ah make her mine
ooh, I’ll put my spell on her,


 


Christian sentì qualcosa di nuovo.
Non era una delle solite facce smarrite o affogate nel mare della brutalità, sul fondo del baratro.
Aveva una luce nuova, che lo attirava, lo faceva avvicinare.
La voleva vicina.

La voglio.  È mia.

Here she comes,
walkin’ down the street


 

Lo aveva visto.
Prima se ne stava annoiata, addossata al parchimetro, le gambe incrociate, le cosce sottili nude che spuntavano sotto la gonna, ogni tanto, quando udiva il rombo di un’auto e coglieva con occhi di gatto i suoi fari lampeggianti, si strusciava a più riprese contro quella insignificante scatola di ferro e materiale plastico, come se fosse una ballerina di lad-dance, al palo di qualche locale. Cercava di attirare l’attenzione dei viaggiatori,  agitando le braccia esili, il pollice alzato dell’autostop, la scollatura bene in mostra.
Ma non era passato più nessuno fino a quel momento, nessuno che fosse interessato, a giudicare dalla sottile irritazione sul suo viso.
  
Ti ha visto e sta venendo verso di te.
Avrà capito dove sei?  Cosa aspetti a farle segno?
Alzi la mano come se dovessi fermare un autobus e da lontano puoi sentire il suo sorriso allargarsi.
Forse è scherno, forse è tenerezza; in ogni caso ti crede alle prime armi.
Sei davvero alle prime armi?  Tutti giurerebbero di no.
Invece davanti a lei sei innocente, puro.


Quella che se ne stava annoiata si diresse verso la finestra e si avvicinò sempre di più fino a sparire, inghiottita da un patetico alberello che cresceva proprio sotto balconcino della finestra.
Doveva aver intuito qual’era la porta, magari conosceva anche il padrone di casa, sapeva della festa, ma non le interessava.

Perché adesso le interessa? Cosa ha visto in quella finestra?
Davvero credi che abbia visto te? E questo sarà bastato a farle cambiare idea;
ha deciso che per oggi gli bastavano i soldi, che voleva divertirsi…

Con te? Uno…alle prime armi?
Senti questi passI. Forse sono I suoi.
Non penserai di sentire I tacchi neri dei suoi anfibi sulle scale.
Non è ragionevole.  Non è probabile.

 

Here she comes,
comin’ through my door,
Here she comes,
crawlin’ up my stair
Here she comes,

 


La vide poi di sfuggita nel salone mentre sfilava sotto gli occhi annichiliti della sala.
Annichiliti perché nebbiosi, nebbiosi perché annebbiati, giorni senza sole, giorni senza pioggia.
Solo grigie nuvole. Antonimi dell’emozione, nemici della passione.

Come potrebbero comprendere quella creatura?
 è l’incarnazione della passione, che danza il suo walzer con passo sconnesso,  con un campanellino al collo che tintinna.  Dallo scampanellio si direbbe una giovane giovenca da latte o un carillon.
Tu quale preferisci , Christian?


 

waltzin' through the hall, 
in a pretty red dress
and oh, she looks so good, oh, she looks so fine
and I got this crazy feeling that I'm gonna ah-ah make her mine

 

 



Ormai è alla tua porta.  Sii uomo e non lasciare che bussi lei.
Aprile prima ancora che lei si faccia avanti. Dimostrale che non sei un moccioso.


In quel momento lo sguardo di Christian cadde su una bella pendola di legno.
Belle come non se ne vedevano tutti i giorni. Era davvero una casa “per bene”.
La casa “per bene” di un ragazzo “per bene”  che aveva approfittato dell’assenza dei suoi genitori “per bene” per sballarsi un po’, invitare chi avrebbe potuto sfasciargli la carta da parati o rubargli l’argenteria dai cassetti. 
La cosa più bella di quella pendola era che suonava. Il ticchettio che si affacciava timido ma perpetuo ed ossessivo era diventata una campana, come quelle della chiesa, un gong che voleva a tutti i costi farsi sentire.
Nessuno doveva ignorare che era mezzanotte.


Mezzanotte.  Devi andare a nanna a mezzanotte,bimbetto?
Non hai le palle per invitarla tu ad entrare, non hai le palle per fare tre passi e accompagnarla con un braccio e un leggero cenno del capo verso il divano al centro della stanza.
Almeno non farti trovare lì impalato. Siediti sul divano.
Sarà lei a venire da te. Ma tu, per allora, la stavi già aspettando.


 

and then I hear this knockin' on my door
hear this knockin' on my door
and I look up into the big tower clock
and say, "oh my God here's midnight!"
and my baby is walkin' through the door
leanin' on my couch she whispers to me and I take the big plunge

 

Christian continuò ad osservare la pendola accanto alla finestra,  la notte stellata e le venature del legno si alternavano, la sua attenzione era discontinua, contava i passi che separavano Quella dal divano, alle sue spalle. Poi sentì il peso di una mano che appoggiava i palmi sullo schienale morbido del sofà, la pelle della copertura che si tirava con un indistinguibile stridore.
Si specchiò nel vetro della finestra,improvvisamente diventato opaco, uno specchio che rifletteva solo quell’angolo della stanza. Quella si era chinata su di lui, alle sue spalle e gli sussurrava qualcosa, con il fiato caldo, un fiato di birra e di fumi di scarico.

Senti i brividi, Christian. Scorrono lungo le vertebre come una goccia d’acqua che scivola languida, una carezza;  freddo che fa avvampare, ghiaccio che brucia, un fuoco che consuma altrettanto bene, Christian.
Christian, attento.   Questo non ti purificherà.
 Questo renderà ancora più sporca, nera, fuligginosa, lercia, la tua anima.

 

 


and oh, she was so good and oh, she was so fine
and I'm gonna tell the world that I just ah-ah made her mine


 


Quella si sporse ancora un po’  mentre Christian chinava il capo con un cenno, un segno , finalmente un invito a seguirlo. Quella aggirò il divano con grazia  facendo ondeggiare il bacino e la gonna del corto vestito rosso acceso che si arricciava sulle cosce, si sollevava indisciplinato, impetuoso come le onde sulle coste rocciose e frastagliate di un fiordo. Si accomodò accanto a lui, distendendo la schiena con movimenti lenti e languidi,  accavallando le gambe, con le calze nere e rosse, sfilacciate e bucate in più punti.
Rosso la fasciava, rosso la avvolgeva, rosso lo infiammava.

Fa’ qualcosa. Cosa aspetti?
Ancora una volta giochi il ruolo dell’agnellino esitante che per la prima volta vede un lungo stelo d’erba verde, bella colorita, e non osa nemmeno sfoderare la  lingua ispida per accarezzarla.
Ormai sei un ribollire, un calderone tremori, un lupo affamato, un cane in calore.
Cosa ti impedisce di assaggiarla? Prima o poi si stancherà di questo gioco.
Fa’qualcosa.


 

and I said darling, tell me your name, she told me her name
she whispered to me, she told me her name
and her name is, and her name is, and her name is, and her name is


 

 


Bastò una carezza, una mano si infilò di soppiatto ad accarezzare il collo.
Christian rimase rigido per un attimo poi si lasciò guidare da Quella che saggiò la pelle liscia del suo viso, risparmiata dai brufoli dell’impietosa età,  con i polpastrelli callosi e passò il piccolo indice sulle sue labbra sottili, ma non sottilette.

“Non qui.”

Finalmente, Christian, finalmente.
Adesso ti alzerai, la prenderai  saldamente ma con dolcezza per il polso e la porterai da qualche parte, dove potete stare tranquilli. Cosa ne dici della stanza abbandonata, dietro lo stadio? È a pochi passi da qui.
Ma fino ad allora devi resistere. E devi intrattenerla,  l’interesse non deve scemare, devi trascinarla con te.
Sei  capace? Non puoi distrarti un momento. Altrimenti scapperà.
E mentre camminate e vi lasciate alle spalle quella massa di grigiore senza nome il suo nome ti sfiorerà ancora le labbra, come fosse un incantesimo che potesse trattenerla.

G-L-O-R-I-A

G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria


 

Il tragitto fu breve, Christian ogni tanto la stringeva a sé, Gloria con gesti casuali si strofinava su di lui.
Poteva sentire la sua eccitazione a fior di pelle, le sue labbra boccheggianti, il suo passo affrettato e l’attesa dolorosa. Lei era invece serena, distaccata, sicura di sé perché sapeva esattamente quello che sarebbe successo.  Avrebbe trovato il tempo anche per il suo piacere. Questa per lei era la parte più divertente; vedere quanto ancora poteva provocarlo.

Malizia nei suoi occhi. Una brandina di ferro con un materasso pulcioso.
è casa tua questa? Di un amico.
Lui sa che sei nel suo regno?  Ha importanza?
 Adesso è il tuo turno. La stringi, la baci, addenti le sue labbra come un frutto maturo, la mela dell’eden.
è l’ennesima ma è la prima.
è Marie ma è Gloria.
è Ruth ma è Gloria.
Poi la pendola rimbomba.
 Le accarezzi le fragili spalle,  segui l’incavo delle clavicole, butti giù le spalline del vestito, sottile ostacolo sul tuo binario.
La pendola  ti assorda. 
Stringi le mani sui suoi seni,  ne palpi la consistenza, voglioso, avido, vuoi sentire la morbidezza, il peso,  i capezzoli duri. Non porta reggiseno.


 

I was at the stadium
There were twenty thousand girls called their names out to me
Marie and Ruth but to tell you the truth
I didn't hear them I didn't see
I let my eyes rise to the big tower clock
and I heard those bells chimin' in my heart

going ding dong ding dong ding dong ding dong.


 


 

ding dong ding dong ding dong ding dong

 

Che fastidio quelle calze. Si inzuppano di sudore.
Nella tua frenesia vorresti strappargliele via da sotto la gonna.
Ma prima dalle tempo. Il tempo di scivolare sulla tua camicia, di aprire uno a uno i bottoni della tua camicia, di sfilarne le maniche e lasciarla cadere per terra, nella polvere.
Domani sarà grigia come la tua giornata. Oggi tutto è multicolore.
La sua piccola lingua bagnata percorre seducente il tuo collo, il tuo petto.  Lasci sia a lei a condurre il gioco?
Con forza la afferri per i fianchi, bruscamente, la stendi sulla branda, la schiacci con il tuo peso.
Infili le mani sotto la gonna,  palpi quelle natiche giovani intrappolate nella calza, chiedono di essere liberate. Sfili via le calze, arrivi a strapparle con violenza, le lasci tutte annodate ed accartocciate intorno alle caviglie. Non c’è tempo per le scarpe. Tu non vuoi più aspettare.
Sollevi la gonna, accarezzi  il ventre, arrotoli un riccio di peluria scura, folta, intorno al dito.
Massaggi, infili, ti muovi dentro.


 

counting the time, then you came to my room
and you whispered to me and we took the big plunge
and oh. you were so good, oh, you were so fine
and I gotta tell the world that I make her mine make her mine
make her mine make her mine make her mine make her mine



Ti accarezzi, contro la stoffa dei jeans, il cavallo è teso, attende solo che tu sciolga la briglia.
Il bottone ti impiccia, non riesci a scioglierlo con una sola mano.
Lei guaisce per un attimo, stai entrando.
Infili un secondo, poi un terzo.
Il bottone sta cedendo, stai per vincere questa battaglia.
Il cavallo è sciolto, è lì che scivola sulla sua pancia, che cerca la sua stalla.
Non è il momento di ripensamenti, Christian, affonda.


 

G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria

 

 

Gemiti, versi, suoni inarticolati.
Bocche inaridite, menti ormai offuscate.
Sei perduto, Christian, adesso sei sporco.
Non del seme che sgorga dal suo ventre, dal tuo membro, dai vostri corpi.
Adesso non hai più il tuo fuoco che ti arde dentro, è una fiamma nuova, che brucia e che può farti male.
Ora la aspetterai per attizzarla, la cercherai per vederla ardere come la scintilla di un accendino su una pozza di alcol. E ti consumerà lentamente, di darà i crampi allo stomaco quando sarai solo, ti costringerà a torturarti il labbro quando lei sarà con qualcuno, ti arderà vivo quando non la vedrai più.
Fino a quel momento però sarai felice, felice di avere un senso.
Mentre la pendola mormora ancora, con voce di scherno, le certezze che hai perduto, la disillusione che ti ha sempre accompagnato, la verità che hai rinnegato.


 

and the tower bells chime, "ding dong" they chime
they're singing, "Jesus died for somebody's sins but not mine."

 


 

G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria
G-L-O-R-I-A Gloria G-L-O-R-I-A Gloria 


 


The End



We created it,
let’s take it over.



TRADUZIONE:

Gesù è morto per i peccati di qualcuno ma non per i miei
mescolata a una ciurma di ladroni
ho un asso nella manica
un cuore duro come la pietra
i miei peccati sono miei
mi appartengono

La gente dice attenta!
ma non ci faccio caso
le parole sono solo
regole e regolamenti per me, me

Entro in una stanza, sai sembro così fiera
mi muovo in questa atmosfera, beh, tutto è permesso
e vado a questa festa, ma mi annoio e basta
Finché guardo fuori dalla finestra, vedo una cosa dolce e giovane
******* appoggiata al parchimetro
oh, è così bella, oh è così meravigliosa
e ho questa sensazione folle e decido che la farò mia
le getterò un incantesimo

Eccola che arriva
camminando giù per la strada
ecco che arriva
entrando dalla porta
Ecco che arriva
strisciando su per le scale
Ecco che arriva
ballando il valzer nella sala
in un bel vestito rosso
E oh, è così bella, oh, è così meravigliosa
E ho questa sensazione folle e decido che la farò mia

E poi sento bussare alla porta
sento bussare alla porta
e guardo in alto verso la grande torre dell'orologio
e dico, oh mio dio, è mezzanotte
e la mia piccola sta entrando dalla porta
chinandosi sul divano mi sussurra qualcosa e io mi ci tuffo a pesce
E oh, era così bella e oh, era così meravigliosa
E voglio dire al mondo che l'ho appena fatta mia

E ho detto cara, dimmi il tuo nome, mi ha detto il suo nome,
me l'ha sussurrato, mi ha detto il nome
Ed il suo nome è, il suo nome è, ed il suo none è g-l-o-r-i-a
G-l-o-r-i-a gloria g-l-o-r-i-a gloria
G-l-o-r-i-a gloria g-l-o-r-i-a gloria

Ero allo stadio
C'erano ventimila ragazze che mi gridavano i loro nomi
Marie e Ruth, ma a dire il vero
Non le ho sentite, non le ho viste
ho lasciato che gli occhi si alzassero verso la grande torre dell'orologio
e ho sentito quelle campane suonare nel mio cuore
e fare ding dong ding dong ding dong ding dong.
Ding dong ding dong ding dong ding dong
contando i minuti, poi sei venuta nella mia stanza
e mi hai sussurrato qualcosa e abbiamo fatto un grande tuffo
e oh eri cosi bella, oh, eri così meravigliosa
E ho dovuto dire al mondo che l'ho fatta mia, l'ho fatta mia
fatta mia fatta mia


Angolo dell’autrice

Non è facile da leggere, noiosa, ripetitiva, enigmatica,
Eppure pensando ai simbolisti, a Rimbaud e alle associazioni libere di Freud mi sono buttata in un vero esercizio di scrittura creativa partendo da una canzone di Patti Smith che amo alla follia, “Gloria” dal CD “Horses” e subito ho pensato a  “Viva la Gloria!” e il suo famoso Gi-el-o-o-ra-i-ei/ G-L-O-R-I-A  e mi son detta che volevo pubblicarla.
Purtroppo, per meglio capire la fine le liriche vanno lette, capite nel loro contesto.
Diciamo che da un lato c’è la delusione per un mondo di merda per cui sarebbe meglio ardere vivi, per liberarsene e dall’altro c’è  “questa cosa ” che dovrebbe dare senso alla vita ma anche incatenarti a quel mondo di merda che prima eri libero di lasciarti alle spalle quando volevi.
Le liriche iniziali non c’entrano nulla con la storia ed è la prima strofa della storica cover di Patti Smith di “My Generation” degli Who, come l’ultimo verso è il finale-commento di lei in concerto.
(L’abbiamo creata noi, portiamola avanti)
Ovviamente vi consiglio di ascoltare entrambe, sono assolutamente trascinanti.
Adios,

Misa

  
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