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Autore: FannyHarris    04/03/2012    4 recensioni
“Sento che sto cambiando. L’idea di avere una famiglia e vivere qui mi sta addirittura piacendo. No, io sono il principe dei sayan. Il temuto e sanguinario. Cosa sto facendo?”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il principe dei sayan è cambiato.

Vegeta, il principe dei sayan, era giunto sulla Terra con l’obiettivo di raderla al suolo e, magari in seguito, venderla al miglior acquirente, ma mai avrebbe immaginato che proprio su un insulso pianeta avrebbe trovato l’amore.

Non aveva mai conosciuto l’affetto dei genitori; la madre era morta, il padre invece era l’orgoglioso re della gloriosa stirpe dei sayan. Proprio grazie alla severità del sovrano era cresciuto maturando solo sentimenti come l’odio, la vendetta … Amava divertimenti macabri, come vedere il terrore dipinto sul volto del nemico e sentire l’odore del suo sangue gorgogliante, per merito dei suoi micidiali colpi.

Vegeta aveva vissuto in  una realtà tetra e oscura, non aveva mai conosciuto il calore del sole e dell’amore; e nemmeno gli interessava più di tanto, lui era orgoglioso di sé e l’unico scopo di vita era uccidere e farsi valere.

“I sentimenti rendono deboli. E tu un giorno sarai il re dei sayan, per cui non dovrai mai essere debole, mai. Solo con l’odio e l’insensibilità, raggiungerai i tuoi obiettivi. Sei un sayan, il principe, tienilo bene a mente.” Queste erano le parole che spesso il padre gli ripeteva e, una volta diventato grande, erano rimaste impresse nel suo cuore come delle cicatrici profonde.

 

“Sento che sto cambiando. L’idea di avere una famiglia e vivere qui mi sta addirittura piacendo. No, io sono il principe dei sayan. Il temuto e sanguinario. Cosa sto facendo?”

I pensieri che fluivano tempestosi nella sua mente poco prima di lasciarsi controllare dal malvagio mago Babidy erano tantissimi e ognuno in conflitto con l’altro. 

Aveva preso la sua decisione, nonostante la confusione regnasse ancora sovrana nel suo cuore. Il malvagio principe dei sayan era tornato.

Vegeta credeva di cancellare così le ferite che non si erano mai rimarginate … come il ricordo del severo padre, le sue dure parole e la consapevolezza della propria debolezza. Lui amava qualcuno, e amare significava essere fragili. Bulma e Trunks erano il suo punto debole: avrebbe combattuto solo per sé e se pure il pianeta fosse esploso non gli sarebbe importato, non provava più alcun sentimento. 

Però nonostante tentasse di cancellare quei sentimenti in maniera quasi ostinata, gli era impossibile eliminarli definitivamente; aveva tramortito il suo acerrimo nemico Kakaroth, pur di andare a combattere da solo.

Quella sarebbe stata una lotta diversa, non avrebbe combattuto per il suo orgoglio, bensì per difendere qualcuno, ossia coloro che l’avevano amato e accettato.

Per la prima volta nella sua vita si era sentito in armonia con se stesso, aveva accettato quella parte di sé che aveva provato a neutralizzare in ogni maniera, senza risultati.

Vegeta, l’orgoglioso principe dei sayan, aveva capito che Bulma e Trunks erano il suo punto forte e non quello debole, aveva capito che era inutile nascondersi in eterno, aveva imparato ad accettarsi per chi fosse in realtà.

Le cicatrici si erano rimarginate … era giunto il momento di lasciarsi il passato alle spalle e vivere per la sua famiglia, o meglio, morire, da eroe, per la sua famiglia.  Forse era proprio quello il segreto della forza di Goku, che spesso aveva provato a superare, colpevolizzandosi e accusandosi severamente per il non esserci riuscito mai.

Dopo il suo primo gesto d’affetto nei confronti di Trunks, ignaro dei disegni di morte del padre e stupito per tale cambiamento, l’aveva tramortito.  Non voleva che gli accadesse qualcosa o che potesse assistere alla morte del padre; lui avrebbe protetto la donna che era riuscita a farsi spazio, con molta fatica, nel suo cuore fatto di pietra. Suo figlio era forte, degno di essere il suo erede, e per questo era orgoglioso di lui.

Procedette fiero e deciso, con un’energia nuova scorrergli nelle vene. Quella volta sarebbe stato lui l’eroe, sarebbe morto senza nessun rimpianto, al contrario, felice per aver fatto la cosa giusta, per la prima volta nella sua vita.

 

   
 
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