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Autore: Emma Wright    04/03/2012    10 recensioni
L’ho vista piangere, senza poter fare niente.
L’ho vista sbagliare e sbagliare, ancora una volta, commettendo sempre gli stessi errori, cadendo quando avrebbe potuto benissimo essere un’altra persona grazie alla semplice forza di volontà.
Non sono mai riuscita ad entrare davvero nel suo mondo.
Ci ho provato, e ho sofferto vedendo che a niente servivano i miei sforzi di convincerla.
Voleva sembrare più grande di quello che era, più importante, migliore. E senza volerlo, ha ferito, ucciso altre realtà così vicine.
Era tremendamente testarda, mia sorella.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pervinca Periwinkle, Un po' tutti, Vaniglia Periwinkle
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Altri mondi'
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Nota d'inizio: questa storia è un'AU, Alternative Universe. Ovvero, utilizza i personaggi della saga di Fairy Oak, ponendoli tuttavia in una realtà totalmente diversa. Altro desclaimer: gli stessi personaggi citati non appartengono a me, bensì a Elisabetta Gnone e a chi ne detiene i diritti sul copyright.
Buona lettura.






I couldn't tell you why she felt that way,
She felt it everyday
And I couldn't help her,
I just watched her make the same mistakes again

L’ho vista piangere, senza poter fare niente.
L’ho vista sbagliare e sbagliare, ancora una volta, commettendo sempre gli stessi errori, cadendo quando avrebbe potuto benissimo essere un’altra persona con solo un po' di forza di volontà.
Non sono mai riuscita ad entrare davvero nel suo mondo.
Ci ho provato, e ho sofferto vedendo che a niente servivano i miei sforzi di convincerla.
Voleva sembrare più grande di quello che era, più importante, migliore. E senza volerlo, ha ferito, ucciso altre realtà così vicine.
Era tremendamente testarda, mia sorella.
Pervinca non avrebbe mai ammesso di aver torto.
Quel suo essere così cocciuta l’ha portata alla rovina.
Non ho mai avuto modo di farle sapere quanto le volessi bene. Nessuno avrebbe potuto farcela, non con una persona come lei.
Ma io, io ero presente, l’ho vista crescere, cambiare, morire dentro.
Mamma, perché mi chiamo Pervinca?
Un giorno ti parlerò di lei, figlia mia.


What's wrong, what's wrong now?
Too many, too many problems

-Pervinca, cerca di capire…
Un altro grido.
Ho paura.
Mia sorella e i miei genitori stanno litigando, di là. Ma lei è solo una ragazzina di dodici anni, come me, e allora perché siamo così diverse?
-Voi… non potete sapere!
Una porta sbatte.
Rumore di passi.
Mia madre entra nella camera, e mi trova lì, raggomitolata sul letto, mentre stringo le ginocchia nel tentativo di consolarmi.
-Vaniglia, bambina mia…
Dalia mi abbraccia con tenerezza, come se non volesse lasciarmi andare più, mai più.
-Cos’è successo?- chiedo con voce tremante. È possibile che la persona a me più estranea sia la mia gemella, nata appena dodici ore prima di me nell’ultimo giorno di un ventoso ottobre?
Mamma mi stringe a sé più forte, accarezzando la testa, mormorando parole come “va tutto bene, non ti preoccupare”. Riesco a sentire il buon odore dei suoi capelli castano ramati, da cui abbiamo preso io e Pervinca.
Solo un ultimo urlo squarcia il silenzio che ora aleggia per casa.
Non vi crediamo più.



Don't know where she belongs, where she belongs
She wants to go home, but nobody's home
It's where she lies, broken inside
With no place to go, no place to go to dry her eyes
Broken inside

-Vaniglia, voglio tornare a casa.
Non posso fare a meno di guardarla sorpresa. Siamo nella nostra cameretta, che condividiamo dal giorno in cui siamo nate, nella villetta dei Periwinkle, che ha addirittura un giardino pieno di fiori e alberi.
-Pervinca… questa è casa- le dico, accennando alle pareti dipinte di bianco, ai due letti, la scrivania piena zeppa di carte e altre scartoffie, la libreria stracolma, gli scaffali che abbondano dei ricordi di un’infanzia lontana.
-Questo è quello che ti hanno sempre fatto credere.
Si alza con aria triste, raggiunge la finestra, la apre, meccanicamente. Si affaccia, dandomi le spalle.
Sembra un angelo caduto, così, i capelli rosso scuro e ribelli leggermente mossi da un alito di vento, e un maglione blu troppo largo, che ha scelto per celarsi meglio a quella realtà così volitiva. I jeans non sono quelli che ci si aspetterebbe dalla figlia di un noto e importante avvocato. E sotto, un paio di scarpe da tennis verdi, come a sottolineare quell’aspetto trasandato che dimostra sempre. a volte mi mette in soggezione, Pervinca, con la sua aria perennemente disinteressata e triste.
Ma io sono quella buona.
-Vì…
-Guarda, gemella mia. Cosa vedi?- chiede, spostandosi. La raggiungo e mi affaccio anch’io.
Niente di speciale. Solo il ritratto di una ricca città di un ricco Paese.
Grattacieli all’orizzonte, che si rispecchiano in quel lago così amato.
Strade larghe, dove si affollano pendolari, persone comuni. Tanto verde, alberi, parchi, giardini pubblici.
-Questa è la Toronto del ventunesimo secolo, simbolo di sviluppo e libertà.
-Io ci vedo una prigione. Voglio solo un posto in cui piangere. Questa non è casa.
A sentire quelle parole, qualcosa dentro di me si spezza. Pervinca, chi sei davvero?


Open your eyes and look outside, find the reasons why
You've been rejected, and now you can't find what you left behind
Be strong, be strong now
Too many, too many problems

-Non può essere successo. Ha solo quindici anni…
-Calmati, Dalia. Tutto si sistemerà, me lo sento.
Mamma e papà discutono da mezz’ora in cucina. Mi hanno relegata qui in camera mia, pensano che non possano capire.
Non sono più una bambina. Vorrei solo sapere, avere la certezza che ciò che penso non sia vero.
Sono nata per essere la migliore, eppure devo sbagliarmi.
Altrimenti… no, non può essere.
Apri gli occhi, diceva Pervinca.
No, non ce la faccio, copro il viso con quel cuscino.
Apri gli occhi.
Ecco, l’ho fatto, sei contenta adesso?
Alzo lo sguardo un’ultima volta, in direzione di quel letto vuoto da ore.
Dimmi che non è vero.

-Mi sembri solo una di quelle viziate figlie di papà.
-Potrebbe anche essere. Quello che importa, è che ho deciso di cambiare.
La donna continuò a squadrarla dall’alto in basso, con i suoi piccoli occhi scuri, infossati in quel volto pieno di diffidenza.
-Capelli rossi, occhi verdi. Carnagione chiara, pulita, ben curata. Sei stata amata. Perchè sei qui? Hai idea di ciò che stai per perdere?- continuò la donna in tono pacato. Adesso sembrava comprensiva.
-Sì, e non rimpiango nulla.
-Chi sei?
-Chiamami…. Ellie.
-E va bene, è una tua scelta. Dovresti vergognarti, non sei un altro che una bambina capricciosa troppo cresciuta, che decide di scappare di casa perché si sente triste e sola. I tuoi genitori…
-Smettila, Marlene…
-Marly.
-Come vuoi. Quello non è il mio posto.
-Stai facendo un grosso errore, te ne pentirai, sappilo. Questo non è il posto per le bimbe di buona società. Benvenuta in strada.


Don't know where she belongs, where she belongs
She wants to go home, but nobody's home
It's where she lies, broken inside
With no place to go, no place to go to dry her eyes
Broken inside

-Mamma, è vero che…
-Vaniglia, andrà tutto bene, amore mio. È solo una cosa temporanea.
-Ma… Pervinca, lei dov’è?
Un altro sorriso falso. Ho imparato a distinguere, signora Periwinkle. Non stai parlando con quella che era tua figlia a dieci anni. Le persone cambiano.
-Va tutto bene. Tua sorella ha commesso un errore, ma è una ragazza intelligente, sai?
Sì, ne sono a conoscenza.
Forse proprio per questo non la vedrò più.

-Vaniglia, non è possibile.
-Vorrei poterlo dire anch’io, Grisam.
i nostri occhi si incrociano. So che adesso vorrebbe vedere i suoi, sono uguali per forma e colore, ma appartengono a persone, mondi diversi.
Potrebbe essere una giornata come tante altre, nel sole di questa città, in uno dei tanti parchi verdi con le panchine.
Manca qualcosa a rendere l’atmosfera allegra. O qualcuno.
Siamo solo dei ragazzi, che cercano di godersi la loro età dell’oro.
Grandi amici da sempre. Ma cosa ne è rimasto di tutti noi?
Sono seduta sulle gambe di Jim, in un pomeriggio estate. Ho il mio vestito a fiori, un gelato in mano, i capelli tagliati all’altezza dei gomiti.
E ci sono anche Flox e Grisam e Shirley.
Potremmo essere persone qualunque.
E allora perché è calato questo silenzio così pesante?
Niente disturba la quiete.
Niente disturba la pace.
Niente rompe l’immobilità venutasi a creare, raggelandoci l’anima, il cuore.
Sei stata tu anche stavolta.
Egoista, non hai pensato a noi? C’è chi ti ha voluto bene.
Mi hai tolto anche questo, Pervinca. Non ti perdonerò.

Her feelings she hides
Her dreams she can't find

Ha diciassette anni, adesso, quella ragazza.
Sembra più triste dei tempi in cui si presentò da Marly.
Io l’ho guardata, per tutto questo tempo.
Da una finestra. L’ho invidiata. Era uno spirito libero, e io solo una ragazzina malata di tumore che non poteva nemmeno uscire di casa.
Poi ho capito.
So cos’ha fatto, adesso.
Forse la sua realtà non era abbastanza.
La vedo, eccola, un’altra volta.
Sembra fare sul serio, guarda il sole che sorge e intanto cammina in direzione del muretto. Oltre il quale, non c’è altro che il vuoto.
Ora si butta, penso, e sarà la fine della storia, davvero.
La ragazza dai capelli rossi, la stessa che ho osservato per mesi, guarda giù. E si tira indietro.
Che ci sia un finale diverso, stavolta?


She's losing her mind
She's fallen behind

She can't find her place
She's losing her faith

Basta.
Credevo… ho pensato davvero di potercela fare.
Guardandomi allo specchio, mi rendo conto che non è così.
Chi ci vedo? Una persona felice, realizzata?
Nessuno.
L’ombra di chi ero.
Sto impazzendo, non ce la faccio più.
Forse avrei dovuto lanciarmi, stamattina. Soluzione rapida, drastica, indolore.
La gente dice che bisogna avere delle ragioni per vivere.
Volevo un posto in cui essere me stessa.
Una casa.
Ma non c'era.
Nessuno è a casa.
Nessuno l’ha mai trovata.
Nessuno ha smesso di cercarla.
Solo io, io ci ho rinunciato.


She's fallen from grace
She's all over the place

Cara Pervinca.
No, non cara, non più. Ti ho odiata. Guarda cos’hai fatto.
Hai ucciso la me stessa di un tempo. Sei scappata, per trovare una casa. Spero che ora tu ci sia, ovunque si trovi quel posto. Cerca di renderti conto a che prezzo l’hai ottenuto.
Ieri è morta la mamma.
Probabilmente non te ne importerà niente. Sei andata lontano anche per sfuggire a quel muro di bugie e falsità cui eravamo sottoposte quotidianamente.
Ma a me importava, è pur sempre la donna che mi messa al mondo, in una realtà crudele forse, ma mi ha donato la vita.
E poi, negli ultimi tempi non era più lei.
Piangeva di continuo, trascinandosi dietro foto di noi due da piccole.
Sembrava un’altra persona, guardava tutto con gli occhi sbiaditi, avrei voluto consolarla, ma eravamo troppo distanti.
Mi manca.
Papà è distrutto.
E tu non leggerai mai questa lettera, sorella mia.
Solo, non dimenticarti di noi, di tutto questo.
Vaniglia

She wants to go home, but nobody's home
It's where she lies, broken inside
With no place to go, no place to go to dry her eyes
Broken inside

Devo, devo farlo.
Mi sento una vigliacca.
Dovrei vergognarmi, ero io a prendere in giro gli altri per mancanza di coraggio, ricordo anche quello.
Due gettoni nella cabina telefonica.
Il numero, dev’essere ancora quello.
La cornetta all’orecchio, sì.
Uno, due, tre squilli.
Poi, una voce.
-Pronto, casa Periwinkle.
È… Vaniglia, non c’è ombra di dubbio. Il timbro è ancora quello. Un suono argentino.
Dio, è passato davvero così tanto tempo.
-Pronto, chi chiama?
No, non posso rispondere.
Riattacco.



She's lost inside, lost inside
She's lost inside, lost inside


-Questa era la storia della zia Pervinca?
-Sì, bambina mia.
-E dimmi, tornò mai?
-Non l’ho mai più rivista. Tutto ciò che mi è rimasto è quell’ultimo ghigno, le sue idee, le sue parole.
-Non ho capito perché se n’è andata, mamma.- la bambina stringe gli occhi, un po’ confusa.
Quando la guardo non posso fare a meno di vederla come la ragazza di cui porta il nome. Le somiglia così tanto. Capelli rossi, occhi verdi, un sorriso splendido…
-Forse aveva capito qualcosa. Forse cercava una casa. Ma credo che ci sia arrivata anche lei, alla fine. Nessuno è a casa, mai.





Questa fanfiction è liberamente ispirata all’omonima canzone di Avril Lavigne, Nobody’s Home, e al suo video. Appena l’ho ascoltata, ho sentito che dovevo scrivere qualcosa. Mi è bastato guardare su youtube per trovare tutta la trama. Vi consiglio di ascoltare la melodia mentre leggete, spiega molto e rende tutto più immediato.
Lo trovate al seguente link: 
http://www.youtube.com/watch?v=NGFSNE18Ywc&ob=av3e
E ne è venuta fuori la mia prima AU.
È confusa, sì. Mescola elementi e narrazioni. Ora è Babù a raccontare, ora Vì, ora una ragazza del quartiere in cui abita quest’ultima dopo essere scappata, poi una lettera. Però l’ho immaginata come una storia vera che racconta Vaniglia alla figlia Pervinca, in onore di quella sorella. E' ambientata a Toronto, in Canada, provincia della cantante, di consegueza mi è sembrato giusto fare un confronto. La storia è ancora in fase di revisione, segnalatemi pure errori ortografici, di battitura o punteggiatura. Inoltre, penso sarà l'inizio di una serie di AU, una mia amica mi ha decisamente contagiata, Mari ne sa qualcosa :P
Spero che a voi piaccia anche solo un po’ di quanto io ho amato scriverla. Grazie a Kathy MalloryAcquamarine_, PingolinaBluBabuskaVolpina finceis hummingbird royaifan per averla recensita e sempre a BluBabuska, Pingolina, Volpina finceis e a Calimeli per averla aggiunta ai preferiti, e ad Andromeda was here per averla inserita tra le ricordate ♥
Grazie anche a chi l'ha solo letta.
Emma.
   
 
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