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Autore: Yoru Sougiya    04/03/2012    4 recensioni
[Avengers - Steve/Tony]
Tony Stark odiava se stesso. Più di quanto non lo odiassero tutti i suoi nemici, che erano molti.
Tony Stark era ricco, era intelligente, era un uomo affascinante e, negli ultimi tempi, era diventato anche estremamente potente, più di quanto non lo fosse mai stato. Eppure niente di tutto ciò che aveva, che era tanto, era quello che voleva veramente.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Trick
Fandom: Avengers/Marvel
Contesto: post-Civil War pre-Dark Reing
Personaggi: Tony Stark, Steve Rogers, Loki
Pairing(s): Steve/Tony
Parte: 1/1
Rating: PG-13
Genere: Angst, Drammatico
Note: POV di Tony Stark. Loki è il mio personaggio preferito quando si parla di universo Marvel, quindi è sempre in mezzo, come il prezzemolo (?). Temporalmente la fic si colloca dopo Civil War, quando Tony è a capo dello SHIELD e ha formato, assieme a Ms. Marvel, i Potenti Vendicatori.


 
 

Tony Stark odiava se stesso. Più di quanto non lo odiassero tutti i suoi nemici, che erano molti.

Tony Stark era ricco, era intelligente, era un uomo affascinante e, negli ultimi tempi, era diventato anche estremamente potente, più di quanto non lo fosse mai stato. Eppure niente di tutto ciò che aveva, che era tanto, era quello che voleva veramente.

Era un piccolo uomo, solo, triste e che si odiava tremendamente.

A che serviva ormai tutto quello che aveva fatto? Tutto quello per cui aveva combattuto? Non gli importava più niente. Questi pensieri erano quelli che lo assillavano sempre quando si trovava da solo. Quando era con i suoi collaboratori li nascondeva, perché aveva delle responsabilità e non poteva certo mandare tutto a puttane solo perché depresso.

Aveva fatto in passato errori del genere, ora aveva imparato che non poteva permettersene altri. Perché lui non era solo Tony Stark, era anche il direttore dello SHIELD, era anche Iron Man, era anche – gli si formò un nodo in gola al solo pensarlo – un Vendicatore.

La vista gli si appannò per qualche istante, sembrava delle lacrime stessero per uscire. Ma non fu così. Probabilmente le aveva già versate tutte.

Si chiedeva spesso se prima o poi avrebbe superato la morte di Steve Rogers. La risposta era no, per tanti motivi.

Suo padre raramente passava del tempo con lui quando era piccolo, ma si ricordava che a volte si fermava nella sua cameretta per dargli la buonanotte e per raccontargli delle gesta di Capitan America. Tony ascoltava estasiato le avventure di quello che per lui era sempre stato l’eroe per eccellenza.

Era facile immaginare quindi quello che provò a vederselo davanti in quella lastra di ghiaccio, esattamente come se l’era immaginato, forte, possente, con i lineamenti perfetti che solo gli eroi dei fumetti hanno, eppure, allo stesso tempo, umano. Ed era quello che Steve era, umano, dannatamente umano. Non era solo un eroe per lui, ormai era diventato un suo amico, ed anche molto di più.

In quell’istante si girò di scatto, sicuro di aver sentito un rumore alle sue spalle e quello che vide sulla soglia dell’ingresso della stanza lo sconvolse.

Immobile, appoggiato con il fianco sullo stipite della porta, con le braccia incrociate sul petto e con un sorriso affabile c’era proprio lui: Steve Rogers.

“Non è possibile” furono le uniche parole che Tony riuscì a dire, alzandosi dalla poltrona su cui era seduto.

Steve sorrise. Si avvicinò lentamente a Tony e, senza parlare gli posò una mano sulla guancia.

“Non è possibile” ripetè.

Dopo tanto tempo le lacrime tornarono a bagnargli le guance. Steve asciugò con la mano quella che gli scorreva lungo una guancia, mentre sull’altra poggiò le sue labbra.

Tony era inebriato dal suo profumo, come gli accadeva sempre quando gli si avvicinava troppo, Steve sapeva era in grado di fargli perdere la testa con poco. Istintivamente si girò per baciarlo, per raggiungere quelle labbra che gli stavano sfiorando la pelle e che gli mancavano terribilmente, ma si fermò di scatto.

“Basta!” gridò.

Un battito di ciglia e Steve era scomparso, così all’improvviso come era apparso.

Alle spalle di Tony si alzò un applauso. Quando si girò vide che a battere le mani, seduto sulla poltrona sulla quale prima stava lui stesso, c’era Loki, il dio dell’inganno.

 “Toccante, veramente” disse con un tono di voce falsamente commosso.

Tony, furente, stava per chiamare a sé l’armatura quando il dio parlò di nuovo.

“Sono qui per parlare, Stark. Risparmiati la ferraglia. Tra l’altro, in realtà, non sono nemmeno propriamente qui, sono solo una proiezione.”

“Hai scelto il modo peggiore per iniziare una conversazione”. Era furioso, non perché Loki si fosse preso gioco di lui, anzi in realtà pensava di meritarsi anche di peggio, ma usare l’immagine di Steve solo per puro divertimento era stata decisamente la mossa sbagliata.

“Mi chiedo invece, quale modo migliore di farti gustare per un attimo quello che ho da offrirti?” disse Loki guardandosi distrattamente le unghie nere e incrociando le gambe, accomodandosi ancora meglio sulla poltrona di Tony Stark.

“Non hai niente che possa interessare me”. Ed era vero. Tony aveva tutto, tranne qualcosa che neanche un dio poteva offrirgli.

“Trovo davvero irritante la tua mancanza di fede verso di me e la mia magia”

“Tu la chiami magia. Io non ho mai visto altro che trucchi”

Loki fece una smorfia, evidentemente contrariato da quella frase.

“Con i trucchi non si può ingannare la morte. La mia magia, la magia del dio dell’inganno, può”

Questa volta fu Tony a sorridere.

“Cosa ti diverte tanto?”

“A dire il vero sono indeciso. Non so se mi diverte di più il fatto che tu possa pensare veramente di riuscire a incantarmi con le tue parole o che credi veramente di poter riportare in vita i morti”

“Non mi stupisce, anche se devo ammettere che mi delude un po’, che tu non riesca a comprendere i poteri degli dei asgardiani. Ad ogni modo, la mia offerta è semplice. Puoi riavere indietro Capitan America, Steve Rogers se preferisci, il tuo grande amico, il tuo grande alleato, il tuo grande amore. Tutto qui”.

 “Oh per favore… Cosa vuoi veramente, Loki? Parla chiaro per una volta, maledizione!”

“Grandi cose stanno per accadere. Molto più grandi di te, Tony Stark e del tuo alter-ego di latta. Diciamo che l’universo sta cambiando. E io sono solo un povero dio di Asgard che cerca un posto per sé”.

Tony rimase in silenzio, carico di rabbia e di frustrazione.

Voleva Steve, Dio se lo voleva. Ma non da Loki. Non in quel modo. Non con l’inganno.

Loki lo stava guardando con un’espressione incuriosita, un sorriso appena accennato.

“Sei un uomo che cerca di mantenersi sulla via della rettitudine. Ma questo non fa di te un uomo retto. Sei solo e sai meglio di me che il vuoto che hai dentro non potrà essere colmato. Io ti sto offrendo un modo per farlo, in cambio non ti chiedo niente… per ora”.

Eccola lì la risposta, chiara e cristallina. Quel vuoto non poteva essere colmato, mai in alcun modo.

“Quello che stai facendo, quello che hai fatto, sta insultando la sua memoria. Vattene”.

“Ti stavo offendo solo qualcuno con cui affrontare le cose orribili che ti aspettano” disse Loki affabile.

“E’ una minaccia?”

“No, Stark. Solo la verità”

Nel sentire il dio dell’inganno pronunciare quella parola Tony non potè fare a meno di sorridere.

“Oh ben, mi domando perché tutti pensano sempre che io stia mentendo”. E con queste parole Loki sparì, lasciando del suo passaggio solo una leggera nebbia verde e una nuova consapevolezza dentro Tony Stark.

Doveva andare avanti, anche senza di lui e anche per lui.

   
 
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