Non potevo credere a
quanto stava succedendo! Com’era
possibile che fossimo così iellati?! Ormai era fatta,
l’elicottero era quasi
arrivato alla spiaggia e proprio in quel momento il vulcano aveva
deciso che
non ne aveva ancora abbastanza con le eruzioni!
Mentre guardavo in direzione della foresta, vidi ergersi tra gli alberi
un
colossale getto di lava e fumo, seguito, pochi istanti dopo, da una
seconda
ondata di massi infuocati, che cominciarono a schiantarsi ovunque, sia
in mare,
che tra gli alberi, e soprattutto, vicino a noi!
Non era sicuro restare in spiaggia, eravamo troppo scoperti, e da un
momento
all’altro una bomba di lava avrebbe potuto centrarci e farci
finire all’altro
mondo. Come se non bastasse, l’eruzione proveniva dalla
stessa direzione in cui
si trovava la casetta sull’albero di Brittany.
Oh no…Britt!! Dovevo immediatamente portarla via da
lì!
Corsi verso la foresta, non curante di controllare cosa fosse successo
all’elicottero,
con il tasso del miele che mi seguiva come un fedele compagno. Intorno
a noi
sentivamo impattare tra gli alberi le rocce di fuoco, mentre nella
foresta
stavano già spuntando i primi incendi nei punti dove la
vegetazione non era già
bruciata durante la prima eruzione.
Una di esse cadde a un metro da noi, proiettandoci in aria e facendoci
schiantare violentemente contro un albero.
<< Argh…cavolo…hey, stai bene?
>> chiesi al tasso del miele, mentre
mi riprendevo dal violento urto, lui grugnì come suo solito.
Stava bene.
Riprendemmo la fuga con molta più prudenza di prima, fino a
quando non
raggiungemmo il rifugio. In lontananza vedevo avanzare rapidamente
verso di noi
un grosso incendio, dovevo fare presto, o non avremo avuto scampo.
Salì la scala
a chiocciola, seguito dal tasso, ed entrai di corsa nella casetta.
Brittany era
sveglia, e si guardava intorno confusa.
<< Alvin, che succede? >> mi
domandò con voce fioca.
<< Un’eruzione, Britt! Dobbiamo andarcene
subito da qui! >>
<< Cosa?! Un’altra? >>
<< A quanto pare sì! Presto, riesci a
camminare? >>
<< Credo…credo di sì
>>
In verità non ne era in grado. Si alzò a fatica
dalla branda, e non riuscì a
fare più di due passi verso di me.
<< Non è vero, Britt, non ti reggi in piedi!
>>
<< Già…cosa facciamo, Alvin?
>>
Dovevo pensare in fretta. Il tempo per andarcene era già
scaduto, da un momento
all’altro il fuoco avrebbe avvolto il rifugio con noi
dentro!
<< Non c’è tempo da perdere, ti
porterò io, forza! >>
La caricai in spalla e insieme uscimmo dal rifugio.
<< Alvin…sei sicuro…?
>>
<< Non ti preoccupare, Britt, ce la faccio, pensa solo a
tenerti forte!
>>
Guardai verso la foresta, in direzione del fuoco, e lì lo
vidi…non era solo un
incendio, ma un intero fiume di lava! E ormai aveva quasi raggiunto il
nostro
albero.
Ammetto che non era stato facile scendere la scaletta a chiocciola con
Britt
sulle spalle, ma non potevo permettermi di sbilanciarmi e cadere.
Completai gli
ultimi gradi e ci ricongiungemmo al tasso del miele, che era
già sceso
dall’albero ancora prima che io e Brittany fossimo usciti dal
rifugio, e che
ora ci stava aspettando.
<< Hey, dove andiamo adesso?! Hai qualche idea??
>>
Il tasso del miele si alzò sulle zampe posteriori e
cominciò a guardarsi
intorno, come se stesse cercando qualcosa…un percorso per
sfuggire alla lava,
forse.
Emise un grugnito, che ormai avevo imparato ad interpretare come un
<<
Seguimi! >> e corse via. Non c’era
più bisogno che gli (o mi) chiedessi
dove stesse andando, dovevo solo seguirlo. Dopotutto, era
già riuscito a
sfuggire ad un’eruzione, questa non doveva poi essere
così diversa, anche se
più tempo passava, e più era sicuro che non
provenisse dal vulcano, ma da
qualche altro punto dell’isola…più
vicino.
<< Alvin…guarda! >>
<< Cosa, Britt? >>
Mi girai con lei sempre in spalla, e insieme guardammo il fiume di lava
inghiottire l’albero con il nostro rifugio. Se fossi caduto
dalle scale e
avessimo perso tempo a rialzarci, ci saremo ritrovati proprio nel bel
mezzo
delle fiamme, in quel momento.
<< Sta bruciando… >>
<< Già, Britt…ma ora dobbiamo
andare… >>
Dover lasciare la nostra casetta in balia del fuoco era stato tremendo
per
entrambi. Britt aveva lavorato duramente per costruirla, ed io avevo
avuto un
posto dove poterla metterla al sicuro mentre era ancora priva di sensi.
Era un
peccato che fosse finita così, ma non potevamo farci
niente.
Corsi verso il tasso del miele, che si era fermato a pochi metri da noi
per
aspettarci, e quando lo raggiungemmo, ricominciammo a marciare diretti
dovunque
lui ci stesse portando.
Fu molto più faticoso sta volta, a causa dello sforzo di
portare in spalla
Brittany. Dopo qualcosa come trecento metri di corsa, avevo il fiatone
pesante.
<< Alvin, ti prego, riposati un po’
>> mi supplicò Britt, ma non la
ascoltai. Aveva anche iniziato a piovere cenere vulcanica. Se non
avessimo
trovato un riparo al più presto ci avrebbe ricoperto fino
alla testa.
<<
Manca…uhh…ancora…molto?
>> provai a chiedere, ansimante, al
tasso, che ci stava facendo da guida. Lui emise un verso a
metà strada tra il
suo solito grugnito e un ruggito, << Manca poco
>> mi aveva
risposto. Come facessi a essere sicuro che volesse dire proprio quello?
Non lo
so nemmeno io, ma ero certo che avesse detto questo.
Nonostante l’ambiente intorno a noi si era fatto
completamente grigio e rosso a
causa degli incendi che stavano divampando nell’area e alla
fuliggine che
pioveva dal cielo, riconobbi il luogo in cui ci stava portando: le
grotte!
Entrammo dentro, dopodiché il tasso cominciò ad
arrampicarsi sulle ripide
pareti della roccia. Provammo a seguirlo fin dove potevamo, ma ad un
certo
punto, dovetti per forza fermarmi. Raggiungemmo un punto
particolarmente
sopraelevato, che con un grosso salto e afferrandomi al bordo con le
mani,
sarei riuscito a salire senza problemi, ma con Brittany sulle spalle
sarebbe
stata un’impresa impraticabile. La feci scendere e
l’aiutai con le braccia a
salire.
<< Aggrappati al bordo, Britt! >> le dissi,
ma non ce ne fu
bisogno. Il tasso del miele la afferrò e la tirò
su senza che lei facesse il
minimo sforzo, poi aiutò anche me a salire.
<< Grazie, amico >>
Lui grugnì e riprese a marciare.
<< Alvin, ora non serve più che mi porti,
riesco a camminare da sola
>>
<< Sei sicura, Britt? >>
<< Sì, questa volta, sì
>>
Percorremmo un piccolo corridoio nella roccia, giungendo, infine ad una
minuscola caverna, larga non più di paio di metri e
così bassa da permettermi
di toccare il soffitto con le mani. In una delle pareti, tra le rocce,
c’era una
piccola fenditura, dalla quale filtrava dentro un po’ di
luce, abbastanza da
permettermi di vedere cosa avevo intorno. Vedevo sparpagliate di qua e
di la
diverse pile di ramoscelli di varia forma e dimensione, in un angolo
c’era
quello che aveva tutta la parvenza di essere un piccolo nido di foglie,
e
nell’angolo opposto, c’era della frutta essiccata.
<< Ci ha portati nel suo nido? >>
<< Direi di sì, Britt
>>
Ora si spiegava come avesse fatto a sfuggire al disastro della prima
eruzione,
viveva in quello che a tutti gli effetti era una specie di bunker nella
roccia!
Né la lava né le palle di fuoco avrebbero mai
corso il rischio di colpirci lì
dentro, e se anche il fumo degli incendi fosse penetrato nella grotta,
la
fenditura nella roccia ci avrebbe garantito, per lo meno, un costante
ricircolo
dell’aria. Era davvero il miglior posto in cui potessimo
rifugiarci!
Mi affacciai alla fenditura e comincia a guardare fuori. Purtroppo la
nube di
fumo aveva avvolto il cielo, e non era possibile capire se
l’elicottero fosse
ancora nei paraggi. Anche se ormai era assai improbabile. Devono essere
passati
almeno quaranta minuti dall’inizio dell’eruzione e,
sperando che siano riusciti
ad allontanarsi in tempo, ormai dovevano essere già
lontani.
Ora che ci stavo pensando, però, non l’avevo
ancora detto a Brittany!
<< Ci hanno trovato >>
<< Come? >> mi domandò lei, che
era in piedi di fianco a me e si
stava guardando intorno.
<< Prima della seconda eruzione…stava
arrivando un elicottero, ma credo
che si sia dovuto allontanare … >>
<< Oh… >>
<< Già…ma per lo meno ora sanno che
siamo qui. Presto verranno a
prenderci >>
<< Meno male >>
Distolsi lo sguardo dall’esterno, e lo puntai a
Brittany.
<< …come ti senti, Britt?
>>
<< Va un po’ meglio…ma credo di
avere ancora un po’ di febbre…
>>
Provai a sentirle la fronte, appoggiando delicatamente la mia mano su
di essa.
<< Sì, sei ancora un po’ calda,
dovresti riposarti…ormai comincia a fare
anche buio… >>
<< Anche tu dovresti riposarti un po’
però, Alvin… >>
Aveva ragione.
<< Già… >> mi limitai
a risponderle.
Mentre noi parlavamo, intanto, il tasso del miele non solo aveva
accettato di
ospitarci nella sua piccola caverna, ma ci stava anche preparando un
piccolo
letto di foglie usando quelle del suo nido.
A lavoro ultimato ormai era quasi buio fuori, a causa anche del fumo
che
oscurava il cielo, e dentro la caverna non si vedeva quasi
più niente.
<< Bhe, Alvin…io vado a dormire…
>>
<< Sì, ok…arrivo anch’io
tra poco >>
Brittany si avvicinò al tasso del miele che si stava
già appisolando sul suo
nido. Lo ringraziò per il letto che ci aveva preparato e gli
diede un bacetto
su una delle guance. Da quel poco che riuscì a intravvedere
nel buio, il tasso
sembrò gradirlo, e me ne diede conferma quando gli senti
emettere uno dei suoi
versi.
Brittany si sdraiò e si addormentò.
Ero stremato come mai in tutta la mia vita, quindi poco dopo la
raggiunsi
anch’io. E ci addormentammo tutti e tre.
Quella notte feci un incubo orribile…avevo rivissuto la
scena di Brittany che
cadeva in acqua, e di me che mi tuffavo a salvarla…la
differenza, sta volta,
era che lei era cosciente e io non ero riuscito a
salvarla…mentre nuotavo negli
abissi per cercare di recuperarla, un enorme tentacolo mostruoso la
afferrava e
la trascinava sempre più in profondità, lontano
da me…finché, ad un certo
punto, era sparita.
Per fortuna, era solo un sogno…
Quando mi svegliai la mattina, guardandomi attorno, mi accorsi che il
tasso era
sparito, in compenso, vicino al nostro letto, trovammo un grosso mango,
bello
fresco e maturo, che probabilmente ci aveva portato lui mentre
dormivamo.
Brittany stava ancora dormendo, ma si svegliò quasi
subito.
<< Buongiorno, Alvin >> mi
salutò sorridendomi.
<< Ciao, Britt >>
<< Uhh! La colazione in camera! Quel tasso sa come far
felice una
ragazza! >>
<< Già, he he… >>
ridacchiai anch’io.
<< Britt…come ti senti?
>>
<< Molto meglio, Al, grazie…credo che la
febbre ormai sia passata, senti
pure tu! >>
Sì, in effetti non scottava più in fronte, e
sembrava anche allegra e
sorridente, al contrario di me. Non le avevo ancora raccontato quella
parte
della storia. Lei sapeva che l’avevo tirata fuori
dall’acqua e portata su quel
pezzo della zattera, ma non che fossi quasi annegato con lei nel
tentativo di
trovarla e riportarla su. Ripensai anche a quell’orribile
sogno, così
realistico e spaventoso, e credo che in quel vortice di emozioni
contrastanti
che provavo in quel momento, mi sia lasciato sfuggire una lacrima. Per
fortuna
la luce del sole, finalmente libera dalla nube di cenere della seconda
eruzione, non si trovava ancora nell’angolazione giusta per
illuminare per bene
la caverna, così lei non si accorse che in quel momento
trattenevo a stento il
pianto.
<< Bhe, non so tu, ma dopo tutta
quest’avventura mi è venuta un po’ di
fame, quindi mangio...e tu invece? Non hai appetito?
>>
<<
Oh…sì…anch’io…
>>
<< Alvin…va tutto bene?
>>
Cercavo di stare lontano dalla luce del sole. Non volevo che mi vedesse
in
quello stato.
<< Sì, sì…non devi
preoccuparti, Britt…sono
solo…solo…felice che tu stia
bene…ecco tutto… >>
<< Oh…capisco…bhe, sì,
Alvin, sto bene…grazie a te…
>>
Non so cosa mi avesse preso quella mattina. Avrei voluto abbracciarla,
essere
al settimo cielo per il fatto che era finalmente
guarita…invece corsi fuori
dalla caverna.
<< Alvin, dove stai andando?! >>
urlò lei, ma io non le risposi e
non mi fermai.
Uscì dalle grotte e percorsi una ventina di metri di foresta
grigia per la
cenere caduta durante il giorno prima, fino a che non arrivai alla
spiaggia.
Non la nostra, che si trovava a diverse centinaia di metri di distanza,
ma pur
sempre spiaggia.
Mi avvicinai alla riva, e lì mi sedetti, tra la sabbia e la
cenere, mettendomi
a piangere. Se mi chiedessero ora il perché mi comportai in
quel modo,
probabilmente non saprei darvi una risposta. Forse, sapendo che
Brittany era
finalmente salva, finalmente sentivo di potermi permettere di sfogarmi
per
tutto lo stress del giorno precedente. Eravamo passati
dall’essere tratti in
salvo al lottare per la nostra vita in una frazione di secondi ed
è solo per
una fortunata serie di circostanze se potevano ancora dire di essere
vivi.
<< Alvin…? >>
Brittany mi aveva seguito attraverso la foresta, fino alla spiaggia, e
ora si
era seduta di fianco a me.
<< Che succede? >>
Provai a darmi un contegno, ad asciugarmi le lacrime, ma il fatto che
si
trovasse qui, vicino a me, non mi aiutava a frenare le mie
emozioni.
<< E’…è tutta colpa mia,
Britt… >>
<< Non capisco… >>
<< Sì, quest’isola…la tua
febbre…l’eruzione…non sarebbe successo
niente
se…se…mi fossi comportato come una persona
matura… >>
<< No, Alvin…non dire
così…non potevi sapere…
>>
<< Eri quasi morta per colpa mia, Britt!
>>
<< Ero malata…ma ora sto bene, stai
tranquillo… >>
<< No…non è per
quello…cioè…sì…lo
è…ma non è questo il
punto…quando…quando sei caduta in
acqua…quando io mi ero tuffato per
cercarti…eri…eri sparita…non riuscivo
a trovarti da nessuna parte…temevo che
fossi annegata…ero disperato…non sapevo cosa
fare..dove cercarti…e sai,
quando…quando ti avevo trovata…non riuscivo a
raggiungerti…ero disposto a
rischiare di affogare pur di raggiungerti…ma non ne ero in
grado… >>
<<
Oh…bhe…però…però
ci sei riuscito, sono qui…vicino a te…
>>
<< Pensavo davvero che fossi annegata…mi ero
detto che…che se non sarei
riuscito a tirarti fuori, mi sarei lasciato andare con te…
>>
<< Alvin…dimmi…dimmi che non lo
pensavi sul serio… >>
<< Invece sì…io…io ti
amo…Britt…se ti avessi
persa…ecco…la mia vita non
avrebbe più avuto senso…
>>
<< Oh…Alvin…
>>
Anche sta volta avrei tanto voluto abbracciarla, ma neanche ora ne ero
in
grado. Non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi. Invece mi
abbracciò lei, e
mi strinse con affetto, mentre io cercavo di calmarmi. Mi vedeva come
il suo
eroe ora, e gli eroi non piangono come bambini.
Lei mi lasciò, e io finalmente mi asciugai gli occhi e smisi
di piangere. Ci
guardammo negli occhi, poi, molto lentamente, iniziammo ad avvicinarci
l’uno
all’altra, come attratti da una forza invisibile. Credo che
in quel momento lei
volesse baciarmi, e anch’io pensavo la stessa cosa. Un suono
però ci
interruppe, o per meglio dire, un verso. Era il tasso del
miele.
<< Grazie mille, ciccio, sei un amico! Dopo averci
aiutato a sfuggire dal
vulcano e tutto il resto, ci vieni a interrompere proprio ora!
>> mi
lamentai sarcasticamente. Brittany rise divertita, ma si
azzittì di colpo
quando vide...lui! Io, invece, semplicemente non riuscivo a credere ai
miei
occhi. Per un istante fui convinto che fosse un miraggio, un
allucinazione, o
qualcosa del genere…invece era reale…Dave era
lì, proprio davanti a noi. Ebbi
come una sensazione di dejà vu, mi tornò alla
mente la sensazione di
incredulità che avevo provato quando ci aveva trovato la
prima volta, mentre io
e i miei fratelli, insieme alle Chipettes, ci stavamo organizzando per
costruire la zattera per andarcene dall’isola.
<< Ho interrotto qualcosa di importante, chiedo scusa,
ragazzi >>
commentò lui.
<< Dave! Ci hai trovato, sì!!
>>
Brittany corse verso di lui e gli saltò in braccio.
<< Come stai, Britt? >>
<< Bene, grazie! Ma è tutto merito di
Alvin…è lui che mi ha salvata!
>>
<< Sì, lo so…bhe…Alvin,
non sei felice di vedermi? >>
<< Dave…io…non sto sognando, vero?
Sei davvero tu? >>
<< E chi altri dovrei essere? Certo che sono io, Al!
>>
<< Ma…ma…ma come…
>>
<< Come vi ho trovato? >>
<< Sì…voglio
dire…io…credevo che l’elicottero se ne
fosse andata via per
l’eruzione… >>
<< Sì, bhe…in effetti è
andata così, ma vi spiegherò con calma, prima,
però, le cose importanti... allora? Non sei contento di
veder… >>
<< Certo che sono contento di vederti, Dave!! Scusami,
scusami davvero per
averti morso, non volevo...grazie per averci cercato, grazie per averci
trovato, ti voglio un mondo di bene,
sììì!! >>
Non gli lascia finire la frase, gli saltai addosso e inizia a
ringraziarlo e ad
agitarmi in tutti i modi possibili, ero davvero
felice…felice come non mai!
<< Ok, ok, Alvin, sei stato convincente!
>>
<< Allora? Come hai fatto a trovarci?
>>
<< Bhe forse è meglio che vi racconti tutto
con calma… >>
Dave ci raccontò tutto, del fatto che Simon avesse suggerito
di cercarci qui,
dell’elicottero con il quale erano tornati
sull’isola, dell’eruzione da cui
sono dovuti fuggire per evitare di compromettere la sua
integrità, e ci
raccontò anche della scialuppa di salvataggio con la quale
era tornato
sull’isola.
Dopo che la corrente l’aveva trascinato sulla spiaggia, si
era già fatta notte,
con la cenere che cadeva costantemente dal cielo e
l’attività vulcanica che non
si arrestava, aveva deciso che non era sicuro proseguire le ricerche al
buio.
Seguendo il consiglio che gli era stato dato dalla guardia costiera,
aveva
indossata una mascherina per evitare di respirare i fumi e le polveri
vulcaniche che si erano sparse nell’aria (cosa che noi non
avevamo avuto
bisogno di fare, dal momento che eravamo al sicuro, nella caverna).
Dopo di
che, usando alcuni rami trovati sulla spiaggia, si era costruito una
tenda di
fortuna sgonfiando la zattera e usandola come telo di copertura, e
aveva
trascorso la notte lì.
La mattina era stato risvegliato da un animale che si era introdotto al
suo
interno. Era il tasso del miele.
Dave ci disse di essersi spaventato, vedendolo, e di aver cercato di
scacciarlo
via, ma poi quando in tasso si era allontanato di pochi metri da lui,
fermandosi e mettendosi ad attenderlo sulle zampe posteriori, proprio
come
faceva con me quando voleva condurmi da qualche parte,
cominciò a sospettare
che volesse che lo seguisse, e così aveva fatto. Del resto,
ci disse, doveva
pur iniziare la ricerca da qualche parte. Quindi lo seguì
per quasi mezzo
chilometro, fino a che non vide in lontananza, me e Brittany intenti a
parlare
seduti sulla spiaggia.
<< Quindi è stato per merito suo che ci hai
trovato? >>
<< Proprio così, Alvin! Se non fosse stato per
lui, non avrei avuto idea
di dove cercarvi. >>
Stando in braccio a Dave, insieme a Britt, guardai per terra, in
direzione del
tasso. Quell’animale è stato il nostro angelo
custode dall’inizio alla fine. Mi
aveva assistito con la creazione della scritta sulla spiaggia, aveva
preparato
per quel tè miracoloso che aveva guarito Britt, ci aveva
condotto alla sua
caverna e ci aveva anche aiutato a ricongiungerci con Dave.
Pensai alla volta in cui io e lui avevamo avuto quello scontro per la
legna del
rifugio che stavo costruendo, e mi domandai se anche in quel caso lui
avesse
saputo che sarebbe crollato e avesse in qualche modo cercato di
impedirmi di
costruirlo? Era una domanda a cui non avrei mai avuto risposta. Il
tasso emise
un grugnito. L’ultimo di una lunga serie che gli avevo
sentito fare, e anche
l’ultimo che avrei sentito da lui, perché subito
dopo corse verso la foresta e
si dileguò per sempre. Da quel momento, non lo avrei mai
più rivisto.
<< Cos’ha detto , Alvin? >> mi
chiese Britt.
<< Come? >>
<< Tu riesci a capirlo…ha detto qualcosa?
>>
<< …Sì…ha
detto...“addio”…
>>
<< Oh… >>
<< Ragazzi, sono le 10 di mattina, dobbiamo tornare alla
nostra spiaggia
>> ci avvertì Dave.
<< Perché tanta fretta? >> gli
chiesi io.
<< Perché a mezzogiorno in punto
arriverà l’elicottero dei soccorsi per
prelevarci, non è lontano da qui, ma meglio non divagare
troppo. Appena si
faranno vedere li avviseremo con un razzo di segnalazione che mi hanno
dato, e
finalmente potremo tornarcene a casa >>
<< Bhe, allora che stiamo aspettando?! Andiamo subito!
>>
<< Giusto, Alvin! C’è un
International Music Award che ci aspetta! >>