Fandom: Supernatural.
Pairing/Personaggi: gianduiotto!Castiel/gianduiotto!Dean.
Rating: Pg13.
Beta: Nessuna, causa tempo tiranno.
Genere: Introspettivo, Romantico.
Warning: AU, Cioccolatosità,
Crack, Pre-Slash.
Words: 626 (fiumidiparole).
Summary: La vita di un gianduiotto non è così semplice come potrebbe sembrare.
Note: Scritta per il prompt: gianduiotti!AU di perlinha per la Notte Bianca di auverse, in occasione del Carnevale delle Lande.
Dedica: A tutto il Popolo della Chattina che ha delirato con me sui #GianduiottiAngst XD
DISCLAIMER: Non mi appartengono,
non ci guadagno nulla ù_ù
Caffareltural
La vita di un cioccolatino non era affatto facile. Non sapevi mai chi fosse il prossimo e, in ogni caso, non avevi una lunga prospettiva di vita, per via delle scadenze e tutto il resto. E Dean Winchester, Gianduiotto della Caffarel, l’aveva capito molto presto.
La sua confezione era stata
comprata circa quattro settimane dopo la sua nascita e sua madre era stata la
prima ad andarsene, tra le fauci di un demoniaco gatto dagli occhi gialli. Dean
non avrebbe mai dimenticato la sua carta dorata che veniva
lacerata dagli artigli e suo padre che sfruttava l’inclinazione della loro
scatola per far rotolare lontano lui e suo fratello Sammy.
Poi era toccato proprio a
John, scomparso tra le labbra di Lilith, la
padroncina del gatto.
In pratica, non si trattava
altro che di goderti la vita finché non fosse stato il tuo turno, e nella sua
confezione c’erano tante cioccolatine carine. Dean
diede di gomito a suo fratello, indicando Anna, una Gianduiotta
che stava poco più sotto di loro.
«Guarda che bella forma
trapezoidale» disse ammiccante.
Sam, scintillante come non
mai nella sua stupida carta dorata, non aveva occhi che per Jessica. Seccato,
Dean gli diede uno spintone, facendolo cadere quattro formine più giù, accanto
a lei. E fu allora, quando quel Gianduiotto avariato di suo fratello si fu
tolto di mezzo, che notò il cioccolatino che stava a due formine da lui, a
fianco al posto che era stato di Sam, e lo notò che perché non faceva altro che
fissarlo con insistenza.
Dean si agitò nel proprio
incarto, nervoso. Che diavolo aveva da guardare?
Era un Gianduiotto bizzarro:
il suo involucro era tutto stropicciato, come se ci fosse stato confezionato
dentro di fretta, o scartato e poi richiuso, e se ne stava lì immobile come uno
stoccafisso, senza socializzare con nessuno, quasi fosse davvero un
cioccolatino senz’anima.
«Be’, che c’è, ti hanno mangiato la lingua?» fece seccato, e quello s’inclinò
perplesso, come se non avesse capito le sue parole. Che diavolo aveva? Era stato
importato da qualche fabbrica straniera, per caso?
«È buio» osservò il
Gianduiotto sconosciuto.
Ah, ecco, allora ce l’aveva la lingua.
«La scatola è chiusa,
pralina» gli fece presente Dean in uno sbuffo.
«Sono un Gianduiotto della
Caffarel, non una pralina» replicò quello, toccato nell’orgoglio.
«E c’è l’hai un nome, Pralinotto?»
«Castiel»
rispose.
«Dean Winchester» si presentò
lui.
«Lo so, tu e tuo fratello
siete piuttosto… rumorosi» asserì l’altro cioccolatino.
«Già, be’, tu compensi
entrambi. Non ti avevo mai notato fino ad ora».
Castiel non sembrava seccato dalla cosa.
Era un tipo davvero strano e
nei giorni seguenti Dean ebbe modo di appurarlo. Adorava quando la scatola veniva aperta e poteva guardare il cielo, cosa che lui proprio
non capiva, perché – duh
– troppa luce, e si intristiva per chiunque venisse preso, anche se non ci
aveva mai scambiato due parole. Insomma, ma quanti giorni aveva,
tre? Sembrava un dolcetto appena
incartato, proprio non aveva idea di come girasse il mondo.
Forse fu per questo che Dean
scoprì di avere nei suoi confronti molta più pazienza di quanta avrebbe mai immaginato
e, no, non stava pensando a quanto luccicasse la sua carta stropicciata quando
la confezione veniva scoperchiata, okay?
E poi… be’,
poi le cose andarono tutte a rotoli. E Dean non si riferiva al fatto che la
loro scatola venne rovesciata dal gatto e finirono
tutti sparsi a terra, parlava della mano che si avventò contro di lui per
prenderlo al volo.
Ecco, ci siamo, è arrivata la mia ora, pensò, e poi qualcuno si gettò contro il suo corpo,
spostandolo dalla traiettoria di quelle dita e ruzzolando lontano con lui, fino
all’angolo più nascosto della credenza.
«Cas?»
chiese Dean, incredulo, quando riconobbe il suo salvatore. E, okay, magari si sentì un po’ sciogliere, come se
fosse stato troppo al sole, quando l’altro Gianduiotto si poggiò contro di lui,
esausto.
FINE.