Una dolce melodia.
"For too long,
you've fed on the misery of others. You stole from me everything precious and
dear. But
no more. It ends now."
Una dolce melodia riecheggiava nell’aria, acquietando
uomini e animali. Il vermiglio tramonto rendeva il panorama
incantevole e speciale. Eppure quello era il pianeta che per secoli l’aveva
ospitato e che l’indomani si sarebbe lasciato alle spalle, pronto a partire per
dare una via di salvezza al suo amato pianeta. Il sole, che nella giornata era
stato d’oro e aveva illuminato tutto, ora era color cremisi e pareva che
avrebbe inghiottito tutto ciò che gli si fosse parato di fronte … Lui compreso.
Il temibile Hirudegan era stato sconfitto, finalmente un
carico che per millenni aveva gravato sulle sue spalle era scomparso
definitivamente, anche se nel suo animo si sentisse debole, visto che non era
riuscito a liberarsi del mostro, che gli aveva portato via tutto, con le sue
sole forze.
“Te ne vai, di già?” Una voce squillante interruppe
l’armoniosa melodia e la pace che si era stabilita. Un bambino stava in piedi
su di una roccia con il sole morente dietro di sé, con aria triste e distante.
“Sì. Il mio posto non è qui.” Proferì con voce risoluta,
dando le spalle al piccolo Trunks.
Tapion era il protettore del suo pianeta, e visto che in una linea
temporale aveva fallito, voleva rimediare alla sua grave mancanza nei confronti
dei suoi cari. L’indomani sarebbe partito per adempiere appieno al suo dovere.
Trunks sbuffò. “Io non ti capisco! Questo è il presente,
non puoi pretendere di sistemare tutto tornando indietro. Dovevi salvare tuoi
quando ne avevi l’occasione!” Sbottò con gli occhi arrossiti, e si mise a
braccia conserte, in attesa della risposta.
“Questi non sono problemi tuoi. Perché sei qui?” Tapion
pareva non avesse la minima intenzione di guardare Trunks negli occhi.
Quest’ultimo iniziò a sentire le lacrime premere per venir fuori, ma con sforzo
le ricacciò dentro.
“Perché sei il mio eroe.” Disse in un sussurro. Era un
bambino, e non poté trattenersi oltre; una piccola lacrima solcò il paffuto
viso del piccolo.
“Forse un giorno capirai. Conoscerai la solitudine e la
malinconia, e ti ricorderai di me. Imparerai a combattere non solo per sentirti
il più forte, ma per gli altri. Forse un giorno il destino di questo pianeta
graverà sulle tue spalle, non sarai più un bambino … sarai maturo e forte da
capire tutto.” Si voltò e per la prima volta sorrise al suo piccolo seguace.
Trunks lo osservava con aria interrogativa, nonostante
nel profondo del suo animo capiva bene le parole dell’eroe del pianeta Conuts.
Gli occhi color blu, come i flutti del mare, si spostarono sulle mani di
Tapion, le quali, dopo alcune mosse, recarono un particolare oggetto.
“Questa è per te. Sei un guerriero forte e coraggioso.
Un giorno tu sarai un eroe …” Disse con voce seria e rigida, chinandosi su di
Trunks, che lo guardava meravigliato. Il
ragazzino dai capelli lilla indietreggiò, indeciso. “Ma è la tua spada! Cosa
vuoi fare?” Urlò, indicando l’oggetto, protetto nella sua fodera, con gli occhi
spalancati.
“Adesso è tua.”
Le mani di Trunks si mossero da sole e presero fra le
mani quel dono per lui così speciale. Il giovane, infatti, sin dalla prima
volta che aveva conosciuto Tapion, avvolto nel mistero e nella solitudine,
aveva provato come un innato affetto. Gli portava da mangiare e nonostante i
suoi rifiuti e la sua iniziale avversione non si era arreso.
Tapion era il suo eroe, come un modello da seguire.
Gli occhi azzurri si riflessero sulla parte luccicante
della lama. “Grazie.” Sussurrò, felice come non mai.
Intanto, in lontananza, Vegeta aveva osservato la scena
e si era chiuso in sé a riflettere. Si ricordò di Mirai Trunks, cresciuto così
diversamente da Chibi Trunks. Il primo aveva vissuto nella solitudine e nel
terrore, senza un padre e senza nessun amico, eccezion fatta per Gohan,
anch’egli morto molto presto, e assumendosi le colpe di tale devastazione.
Sulle sue spalle gravava il peso del pianeta e lui era l’eroe debole che, nonostante
il suo impegno, non riusciva a riportare la pace.
Tapion gli ricordava molto la controparte di suo figlio,
del futuro alternativo. Entrambi,
animati da un forte senso di giustizia, avevano deciso di intraprendere un
viaggio nel passato, pur di compiere il loro dovere. La fresca brezza del
tramonto aveva portato le parole dell’alieno sino alle sue orecchie … Si
sentiva fiero di suo figlio. “Sei il figlio del principe dei sayan, non
dimenticarlo mai.” Bisbigliò con gli occhi neri inchiodati al sole, color rosso
fuoco.
La dolce melodia della speciale ocarina riprese ad allietare la natura e accompagnò il sole per tutto il suo tragitto …