Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |      
Autore: SunriseNina    05/03/2012    6 recensioni
Lasciò cadere l’indumento in terra e, ormai completamente nuda, camminò sul freddo pavimento piastrellato del bagno e si infilò nella doccia.
Inspirò profondamente: era stata una giornata tremenda. Si pregustò alcuni secondi lo scroscio risanante dell’acqua bollente sulla sua pelle. Adorava quella sensazione di estraneità al mondo, quel tepore che la avvolgeva, il vapore che riempiva la piccola stanza offuscando i mobiletti che costituivano l’arredamento del bagno. Nulla avrebbe potuto interrompere quell’idillio.
Nel momento in cui mise la mano sul rubinetto, Il telefono squillò.
~
Roy interruppe quel gioco di carezze accennate, e la guardò negli occhi: « Volevo solo dimostrarle, tenente » la sua voce vibrava con malcelato sentimento « Che alcune donne non devo nemmeno toccarle, per sentirmi completamente innamorato di loro. »
« Alcune donne? » Riza fece involontariamente un sorrisetto beffardo, e in pochi attimi riprese la sua solita espressione seria.
« Mi correggo, se lo desidera. » disse lui, accarezzandole una guancia « Non ho bisogno nemmeno di toccarla, Riza, per sentirmi completamente innamorato di lei. »
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Riza Hawkeye guardò il suo riflesso nello stretto specchio del bagno: i capelli biondi le ricadevano disordinati sulle spalle, le occhiaie ormai bluastre le conferivano un aspetto tremendamente stanco. Scosse la testa, arrendendosi al fatto che quella vita frenetica e pericolosa la stava facendo invecchiare sia psicologicamente che fisicamente: il lavoro si moltiplicava a dismisura, e i suoi turni lavorativi si allungavano fino a quelle tarde ore.
Si sfilò pantaloni e intimo, poi prese a sbottonarsi la camicetta, accorgendosi che riusciva a malapena a coordinare le dita per sfilare il bottone dalla stretta fessura della stoffa: era davvero stanchissima.
Lasciò cadere l’indumento in terra e, ormai completamente nuda, camminò sul freddo pavimento piastrellato del bagno e si infilò nella doccia.
Inspirò profondamente: era stata una giornata tremenda. Si pregustò alcuni secondi lo scroscio risanante dell’acqua bollente sulla sua pelle. Adorava quella sensazione di estraneità al mondo, quel tepore che la avvolgeva, il vapore che riempiva la piccola stanza offuscando i mobiletti che costituivano l’arredamento del bagno. Nulla avrebbe potuto interrompere quell’idillio.
Nel momento in cui mise la mano sul rubinetto, Il telefono squillò.
La donna imprecò, esasperata: non poteva nemmeno farsi una doccia in sana tranquillità?
Scostò la tendina della doccia, si guardò intorno infreddolita: il telefono di casa trillava insistentemente aldilà della porta chiusa, come strillandole:”Muoviti a rispondere!”
Riza indosso alla bell’e meglio l’accappatoio, infastidita dalla sensazione di quel ruvido tessuto sulla pelle perfettamente asciutta, uscì dal bagno e sollevò la cornetta: « Pronto, Riza Hawkeye. Chi è?»
Black le si strusciò affettuoso sulle gambe, mentre lei ascoltava con espressione stupita l’interlocutore dall’altra parte del telefono. «Capisco» disse infine, annuendo « Arrivo subito. No, si figuri, Madame, non mi ha disturbato. » mentì gettando gli occhi al cielo.
Appoggiò la cornetta del telefono e fissò il cane come in trance: il cucciolo ricambiò scodinzolando allegro.
« Oh, Black! » si chinò ad accarezzarlo « Mi chiedo come faccia quell’uomo ad essere così stupido! »
Doveva sbrigarsi, la doccia l’avrebbe fatta dopo: infilò velocemente slip e pantaloni, rimise la camicia senza nemmeno abbottonarla completamente, indossò il pesante giubbotto rosso scuro e afferrò le chiavi della macchina: « Mamma torna presto, Black! Recupero quello scemo e torno! »
Riza sfrecciava per le strade deserte della città, cercando il vicolo giusto alla fioca luce dei lampioni: non riusciva a non pensare stizzita all’idiozia che le aveva fatto abbandonare la doccia.
Roy Mustang.
Imboccò una stretta viuzza, girò ad un paio di angoli e inchiodò davanti al famigerato pub: scendendo dalla macchina, alzando infreddolita il bavero della giacca, osservò l’insegna di Madame Christmas con un velo di disgusto. Odiava quel genere di posti.
« Oh, grazie di essere venuta, cara! » il donnone la salutò da dietro il bancone con la sua voce cavernosa. Riza tentò di sorridere gentilmente, ma la sola vista di quegli abiti succinti e provocanti su un corpo così sgraziato le dava il disgusto: « Si figuri. Lui dov’è? »
La donna fece un gesto con il capo verso la porta accanto: « Nel bagno. Vomita come un ossesso. Avrebbe dovuto vedere la faccia di Caroline quando le ha rigettato tutta la cena sul vestitino, ah! » la donna rise, una risata che sembrò più un  colpo di tosse catarrosa.
Riza si diresse a grandi passi verso il bagno e spalancò la porta: il colonnello era chino sul lavabo, gli occhi stralunati e il viso bianco come un cencio slavato. Si voltò ansimando verso la ragazza: « Ah, è arrivata… tenente. » il suo tentativo di darsi un minimo di decoro era a dir poco penoso: le sue gambe tremavano, aveva i capelli sudati e scarmigliati, il suo labbro tremava e come esso le sue dita.
« Sì, Madame Christmas mi ha avvisata. La riporto a casa, colonnello. » la donna gli fece passare il braccio sulle proprie spalle, per aiutarlo a reggersi e ad uscire dal locale. Gli aprì la portiera, e lui si abbandonò sul sedile come un manichino senza vita: ad ogni curva imboccata dal trabiccolo oscillava come incapace di mantenere l’equilibrio.
« Si è ridotto parecchio male, colonnello. » commentò la donna, tenendo lo sguardo fisso fuori dalla vettura.
Lui annuì lentamente: « Ho… bevuto troppo. E mi sono sentito male. E ho vomitato addosso a una delle ragazze del pub che mi faceva compagnia. »
« Forse un giorno capirò cosa ci trova in quei posti umilianti. » sibilò lei. Non capiva perché, ma il solo pensiero del colonnello che dopo una giornata frustrante si lasciava inebriare dalle forme sinuose e dai seni dirompenti di quelle sottospecie di meretrici le dava la nausea.
« Insomma, tenente, siamo adulti, possiamo concederci… ogni tanto … una pausa. » la testa gli faceva evidentemente male, dato che si premette una mano contro la fronte probabilmente rovente.
« Con la scusa che Madame è sua zia e ci passa informazioni… » sospirò Riza « Non lo trovo comunque un buon fatto. Detesto pensare a come si conciano quelle ragazze solo per dilettare qualche ubriacone. È degradante, per noi donne. »
Mustang fece spallucce, il che fece infervorare ancor di più Riza: « E sono gli uomini come lei, colonnello, a togliere quel poco di dignità che rimane in quelle ragazze. Sembra che se non portano dei vestitini scollati le donne non abbiano un minimo di attrattiva.  »
« Sinceramente, tenente, è qui per farmi un sermone femminista o per riportarmi a casa? » chiese Mustang.
La donna corrugò le sopracciglia e fermò la macchina: « Siamo arrivati. »
« Grazie, a domani… »
« Non sia sciocco! » lo ammonì « Pensa davvero di poter salire in questo stato le scale? La accompagno. »
I loro passi risuonavano solitari per la tromba delle scale. Roy gettò uno sguardo a Riza, che gli sorreggeva il braccio: « Sembra più scossa del solito, tenente. »
Lei sorrise ironicamente: « Stavo per farmi una doccia dopo una giornata faticosa, e mi chiamano a recuperare a questa tarda ora il mio superiore in uno stato pietoso. Di sicuro non è una buona serata. »
« Mi dispiace di averla scomodata » disse lui, risentito « Ma non sapevo chi far chiamare, e… »
« Fa niente, colonnello. »
Mustang afferrò le chiavi di casa e, dopo qualche secondo, riuscì ad infilarle nella serratura ed aprì la porta: « Tenente, entri a bere qualcosa. Davvero. Devo sdebitarmi. »
« È un sottile invito ad aiutarla ancora? » chiese lei.
«Anche. » annuì l’altro, sorridendo debolmente.
«Un tè farà bene ad entrambi, suppongo. »
Mustang si sedette scompostamente sul divano, mentre Riza riempì il bollitore d’acqua e lo mise sul fornello. Quella casa sembrava tremendamente vuota, eppure vi regnava un caos indicibile.
« Dovrebbe tenere più in ordine la sua abitazione. »
« Sì, di sicuro, con tutto il tempo libero che ho, infatti! » ribatté lui « È tanto che riesca a tornarci, a casa, con tutto il lavoro che ho. »
La donna scosse la testa e versò l’acqua bollente in due grosse tazze, contenenti delle bustine di tè: essa assunse in pochi secondi un colorito rossastro, fino a diventare  simile alle brune e rossicce foglie autunnali.
« Grazie, tenente. » Roy si portò alle labbra la tazza, mentre la donna gli sedeva accanto. Appoggiarono le tazze sul basso tavolino che c’era davanti al divano, e rimasero a guardarsi alcuni attimi. I loro occhi si perdevano gli uni negli altri, incapaci di trattenere una qualche sconosciuta emozione che andava creandosi nei loro petti.
« Tenente, ci ho riflettuto…» disse Mustang, ancora indebolito « E… mi rattrista l’idea che ha lei di me. O dell’importanza che do alle donne. »
Lei annuì, aspettando che il generale continuasse: « Nient’altro? » chiede dopo alcuni secondi.
Lui schiuse le labbra, rimanendo muto per alcuni secondi; poi le disse, con tono d’ordine: « Tenente, appoggi il capo sulla mia spalla. »
La donna rimase sbigottita per alcuni attimi, squadrando perplessa il viso dell’altro, che però sembrava assolutamente serio. Esitante, appoggiò il capo sulla spalla del colonnello. Questi allungò il braccio e, lentamente, le cinse le spalle, stringendola a sé con delicatezza.
Riza non capiva cosa stesse succedendo: sentiva solo il cuore iniziare a battere più del solito, agitarsi come una zattera in balia delle onde che si fanno sempre più imponenti.
Roy iniziò a pettinarle i capelli sciolti con la mano, socchiudendo gli occhi come in estasi; lei rimase lì, tremante ed emozionata, a guardarlo: « C-colonnello… »
« Riza » le sussurrò, avvicinandosi al suo orecchio « Forse hai ragione, sono uno di quegli ubriaconi che non vogliono nulla dalle donne se non il loro corpo… » la donna sussultò, sentendo il respiro di Mustang sull’orecchio e sul collo « Ma non sono così con tutte. »
« Roy, cosa…?»
« Shh, tenente. » le disse.
Sollevando il capo, si avvicinò alla bocca di Riza, per fermarsi sfiorandola a malapena con la propria; mantenendo sempre quella minima e sensuale distanza dalla sua pelle fece scorrere le labbra sulle sue guance, sul mento, sul collo, senza mai toccarla, ma facendo fremere d’emozione la donna con il suo respiro ansimante e tiepido.
Non si erano mai chiamati per nome. Lei era la signorina Riza, o meglio ancora il tenente Hawkeye, come lui era il colonnello Mustang.
Sentire il suo nome pronunciato da quella voce profonda e insolita l’aveva fatta annegare in un mare di sentimenti repressi, di passione celata nel subconscio, di desideri inespressi.
Quante volte avrebbe voluto prendere con veemenza il colonnello per la collottola della divisa e baciarlo sprofondando insieme nei meandri dell’ardore passionale, senza doversi curare di essere una sua subordinata, senza dar peso agli sguardi altrui, ai loro passati di assassini, al loro patto, a quei maledetti tatuaggi impressi sulla sua schiena quanto nella sua anima?
« Colonnello… »
Roy interruppe quel gioco di carezze accennate, e la guardò negli occhi: « Volevo solo dimostrarle, tenente » la sua voce vibrava con malcelato sentimento
« Che alcune donne non devo nemmeno toccarle, per sentirmi completamente innamorato di loro. »
« Alcune donne? » Riza fece involontariamente un sorrisetto beffardo, e in pochi attimi riprese la sua solita espressione seria.
« Mi correggo, se lo desidera. » disse lui, accarezzandole una guancia « Non ho bisogno nemmeno di toccarla, Riza, per sentirmi completamente innamorato di lei. »
A quelle parole, la donna non resistette: con gli occhi umidi alzò il capo e lo baciò, cingendolo in un abbraccio che li fece cadere entrambi sul divano, petto contro petto, i battiti del cuore che si mescolavano e le lingue che si univano come in una danza senza fine.
« M-mustang… » mugolò lei « Perché? »
« Cosa perché? »
Riza maledisse quella sua parte di mente così fredda e calcolatrice, ma continuò: « Perché ora, dopo anni che mi conosce? Perché stasera, con tutti i momenti possibili e immaginabili? »
« Perché a volte senti che è il momento giusto, che tutte le possibilità sprecate si riuniscono in quel preciso istante… »
« O forse ha semplicemente la mente ancora mezza annebbiata per tutto l’alcol che si è bevuto stasera. »
« Anche. » ci rifletté « Sì, probabilmente è per quello. »
« Spero solo che anche queste confessioni non siano frutto dell’alcol… » disse lei, arrossendo.
« Oh, no » le rivolse il sorriso più dolce che avesse mai solcato il suo volto « Assolutamente no, Riza. »
Sorrisero all’unisono, e, socchiudendo nuovamente gli occhi, si baciarono; i loro corpi sfregavano uno contro l’altro, le loro mani si esploravano a vicenda sotto i vestiti con quella metodicità quieta ma decisa tipica di ogni gesto dei soldati.
Riza, nel momento stesso in cui poggiò le mani sulle natiche dell’altro sentì i freddi palmi di Roy sui seni, e rimase qualche secondo a godere di quel piacere intriso in quei gesti delicati e passionali allo stesso tempo, come nella speranza vana che quell’attimo durasse per sempre: « Roy. »
« Mhm? » rispose l’altro.
Sospirò rattristata al pensiero di quello che stava per dire: « Devo… devo andare. »
« Ora? » quel tono lasciò trasparire più un “Ora che le cose si fanno interessanti?”
Lei annuì: « Scusa, ma non posso presentarmi al lavoro domani così… e devo ancora lavarmi. Sono conciata in maniera indecente. »
« Non so se commuovermi per quanto sei fedele al tuo lavoro o arrabbiarmi perché mi vuoi lasciare qui ora… » le baciò il collo « Per la cronaca non sei l’unica qui che avrebbe bisogno di una doccia. Era il mio intento, prima della tazza di tè… »
« Non dia la colpa alla tazza di tè. »
« Mi scuso infinitamente, tenente. » sorrise, quando il suo viso si illuminò improvvisamente « Tenente… » la guardò con aria maliziosa.
« Che c’è? »
« Io però nella doccia mi sento solo soletto… »
« Il suo tentativo di fare un viso tenero è paragonabile in sensualità ad un quadro di Picasso, glielo giuro. »
« Non ha risposto alla mia domanda, tenente. »
Riza si alzò a sedere, lo guardò alcuni secondi con aria seria e poi si alzò, camminando verso la porta; e, proprio quando il colonnello si mise seduto con aria afflitta a bere il tè ormai freddo, lei si girò lasciando cadere in terra la camicetta.
Roy la fissò con la bocca spalancata, fino a quando lei non abbozzò un sorrisetto e gli disse: « Facciamo a chi arriva prima? »
« Assolutamente. » il colonnello si alzò di scatto con un’espressione di sfida in volto, togliendosi frettolosamente la maglia e lasciandola cadere sul divano « Mangi la mia polvere, tenete Hawkeye! » così dicendo, si mise a correre verso il bagno, saltellando ogni tanto per togliersi le scarpe e armeggiando con la cintura.
Riza sorrise, e si gettò al suo inseguimento: era davvero così facile improvvisare quelle infantili e tenere scene affettuose, in un rapporto solitamente freddo come il loro? Sapeva solo che, finché quella scena irreale durava, doveva approfittarne.
I loro corpi caldi e bagnati erano avvinghiati uno contro l’altro, la schiena di Riza premuta contro la parete fredda della doccia che la faceva rabbrividire; Roy scostò le labbra da quelle della donna, la guardò e le mormorò: « Sei bellissima, Riza Hawkeye. »
La donna osservò tra i vapori offuscanti della doccia il corpo nudo e arrossato del colonnello, su cui l’acqua calda scorreva in rivoli serpeggianti.
« Anche tu, Roy. » rifletté alcuni secondi « Non ci siamo mai dati del “tu”, fino a stasera. »
« Mi sembra un buon momento per farlo » osservò lui « Ma che non si ripeta. »
« Sissignore! » rise l’altra, aggrappandosi al polpaccio di Mustang con la gamba.
I loro respiri si fondevano a quel vapore soffocante, che velava la realtà rendendoli due forme indistinte che si univano con passione.
I gemiti venivano nascosti dal rumore dell’acqua che cadeva su di loro, avvolgendoli, rendendoli un’unica entità.

Forse Roy aveva ragione.
Forse, a volte, capisci che un momento non si ripeterà mai più, e devi affrontarlo, alla stessa strenua di un bimbo che vede un fiore bellissimo e non si lascia certo scappare l’occasione di coglierlo; e come il fiore il giorno seguente sarà appassito, allo stesso modo il mattino seguente sarebbero tornati ad essere il colonnello Mustang e il tenente Hawkeye, e i ricordi di quella serata sarebbero stati sopraffatti dalla loro frenetica e tumultuosa vita.


Ma fino ad allora sarebbero stati solo Roy e Riza,
amanti segreti nella notte,
e si sarebbero nutriti di quel piacere per saziare la loro brama di amore.
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 










































______________________________________________________________________________________________________________
È la mia prima Roy x Riza, abbiate pietà per me.
Io ADORO troppo questa coppia, e non so, ho dovuto spiegare a me stessa l’essere donnaiolo di Roy.
(Sì, perché diciamocelo, Roy è un donnaiolo. E mi oppongo fermamente a qualsiasi ipotesi che sia gay. e___e )
Spero vi piaccia,
addio :3
 

 
Nina.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: SunriseNina