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Autore: Earine    07/10/2006    18 recensioni
Perché, nonostante ci affanniamo a negarlo, S. Valentino non è un giorno come tutti gli altri. Soprattutto per un ragazzo con quattro fidanzate, che ama il cioccolato ed una di loro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Untitled

La notte di S. Valentino



Le 23.45.

Credeva di aver dormito molto di più ed invece, dopo nemmeno un'ora, era di nuovo perfettamente sveglio a guardare le assi del soffitto. Eppure aveva avuto una giornata pesante. A quell'ora avrebbe dovuto russare saporitamente, come il panda gigante addormentato nel futon accanto al suo. Ma forse, più che quel ronfare, a svegliarlo era stato un leggero bruciore allo stomaco. Non proprio doloroso come il mal di stomaco che viene dopo aver mangiato qualcosa di cattivo, (e su questo argomento avrebbe potuto scriverci un'enciclopedia) piuttosto un fastidio. Certo, aveva mangiato tantissimo cioccolato quel pomeriggio. Ma si era mai visto Ranma Saotome fare indigestione?

E per...quante, quattro scatole di cioccolatini al massimo, poi? Le contò sulla punta delle dita: Shampoo gliene aveva mandate due di cioccolatini al liquore, ma lui li aveva buttati via senza nemmeno aprirli. Sicuramente lei e la sua bisnonna avevano già provveduto a sostituire il ripieno con un qualche filtro d'amore preparato dalla vecchiaccia. No grazie.

Ukyo gli aveva preparato una speciale Okonomiyaki a forma di cuore. Deliziosa.

Kodachi gli aveva regalato una confezione dei migliori cioccolatini svizzeri contrassegnata dal marchio di una rosa nera, grande quasi quanto suo padre in versione panda. Avrebbe avuto serie difficoltà a trasportarla fino a casa, giusto? Per questo l'aveva finita a scuola.

Be', ovviamente prima ne aveva fatti assaggiare un paio a Hiroshi e Daisuke per sicurezza. Era sempre di un membro della famiglia Kuno che si stava parlando, dopotutto.

Per fortuna non era successo niente di particolare, anzi, i dolcetti erano davvero squisiti. E comunque la scatola contava come una.

Adesso che ci pensava, ne aveva sgranocchiato anche qualche altro che gli avevano regalato alcune ragazze di un'altra classe...come si chiamavano? Non se lo ricordava, le aveva incrociate solo qualche volta per i corridoi. Che senso aveva regalare dei cioccolatini di S. Valentino ad un semi sconosciuto?

Era il suo stomaco a fargli venire in mente quelle domande idiote, lo sapeva. Eppure, che strano, di solito non gli dava il minimo problema, a patto che non mangiasse qualcosa preparato dal maschiaccio, ovviamente.

Però ne era certo: quel giorno non aveva toccato niente fatto da Akane.

Niente di niente.

In effetti lei non gli aveva nemmeno...non che lui ci avesse fatto caso, naturalmente.

A dirla tutta quel giorno non si erano quasi neanche rivolti la parola.

Quindi non ci sarebbe stata nemmeno occasione di dargli nulla, anche se avesse voluto. Sempre che lei lo avesse voluto davvero.

Oh, insomma, si stava perdendo in mezzo a tutti quei congiuntivi e lo stomaco non lo voleva proprio lasciare in pace, per cui tanto valeva alzarsi e preparare qualcosa di caldo. Magari un the, si disse, scendendo le scale diretto in cucina. Sì, un the faceva proprio al caso suo.

Accese la luce e iniziò a trafficare fra i lucenti tegami che Kasumi aveva riposto nella credenza in pile ordinate, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare il resto della casa.

Che strana sensazione, però, quel silenzio assoluto. Così insolito, nella sua affollatissima vita. Non capitava spesso di poter godere della sola compagnia dei suoi pensieri. A volte faceva comodo, soprattutto quando si aveva qualcosa su cui riflettere. Come per esempio su quante probabilità ci fossero che due persone che abitano nella stessa casa, frequentano la stessa classe e percorrono le stesse strade tutti i giorni non si incontrassero per un'intera giornata.

Cioè, tecnicamente, si erano anche incontrati: quella mattina a colazione per esempio. Ma non avevano fatto la strada insieme perché lei doveva incontrare qualche sua amica prima di scuola. A pranzo, poi, l'aveva persa di vista quando se n'era andata, sempre con qualche amica, senza neanche degnarlo di uno sguardo. Questo gli era bastato: se lei aveva intenzione di evitarlo in quel modo, tanto peggio. Non sarebbe stato di certo lui ad andarla a cercare. E poi, insomma, poteva anche evitare tutte quelle scenate solo perché un paio di ragazze gli si erano avvicinate per portargli dei cioccolatini! Cavolo, certo che anche lui avrebbe preferito...ma insomma, se lei non si decideva e preferiva fargli scenate di gelosia cosa poteva farci? Con aria assente mescolò il suo the. Era caldo e la sua pancia sembrava ringraziare ad ogni sorsata.

Sapeva che, grazie alla sua abilità di artista marziale, i suoi sensi erano decisamente molto acuti, per questo non si sorprese quando il pannello scorrevole della porta si aprì. Non aveva bisogno di girarsi per capire chi era entrato, la piroetta all'indietro in cui si era prodotto il suo stomaco era un indizio sufficiente.

I suoi occhi si strinsero per la luce che non si aspettava di trovare accesa, senza riuscire a mettere a fuoco subito sulla figura seduta davanti a lei.

"Ranma?"

"Ciao, Akane. Non riuscivo a dormire, così mi sono fatto un the. Se ne vuoi un po' è ancora caldo."

Aveva deciso di mantenersi calmo, ma, come al solito, aveva sentito il bisogno di giustificarsi davanti a lei.

Non che stesse facendo niente di male. Erano le 23.53 e lui era sveglio.

Tutto qui.

Perché non riusciva a dormire.

Tutto qui.

Stava solo pensando.

Non c'era niente di male, a pensare. Anche lui poteva farlo qualche volta!

Sbuffando si riscosse per osservare Akane prendere una tazza dalla credenza. Vista così, con i capelli leggermente scompigliati, nel suo pigiama giallo, sembrava tanto indifesa quanto lui sapeva potesse essere aggressiva.

Era una contraddizione, vivente, quella ragazza. Per questo non sapeva proprio da che parte prenderla. A volte, semplicemente, sembrava che non volesse avere a che fare con lui per il resto della sua vita perché aveva detto o fatto qualcosa che nemmeno ricordava, o a cui lui non aveva dato il minimo peso. Quelli erano i momenti in cui lo faceva davvero arrabbiare, e allora reagiva nell'unico modo possibile: stuzzicandola e prendendola in giro, fino a farsi prendere a martellate, o, peggio ancora, fino a farla piangere. E allora si sentiva davvero male. Poteva anche passare qualche minuto sul tetto, o in qualunque altro posto, a borbottare che non gli importava nulla di una ragazza per niente carina, ma sapeva perfettamente che non era così.

Dopo i sensi di colpa arrivavano le immagini di Akane che combatteva contro a qualcuna della sue pseudo-fidanzate, che si impegnava a cucinare per lui, (non sembrava, ma davvero, apprezzava lo sforzo) che sia allenava con lui, che gli sorrideva.

Era soprattutto quello che lo spingeva ad alzarsi e ad andare a chiedere scusa. Anche se non aveva il coraggio -non che lui fosse spaventato da qualcosa, ovviamente!- solo...faceva fatica a guardarla negli occhi mentre le parlava. Eppure sapeva che, quando finalmente avrebbe smesso di fissare l'orlo della sua gonna, il sorriso sarebbe stato lì, sul volto di Akane. Non aveva bisogno di grandi parole per fargli capire di essere stato perdonato. In effetti a volte, ma solo di sfuggita, era arrivato a pensare che valesse la pena di litigare per fare pace e vederla sorridere. Forse questa era una di quelle volte. Però, se non avevano nemmeno litigato...dubbioso alzò gli occhi, notando che lei non aveva ancora spiccicato parola. Sembrava molto concentrata sulla tazza che aveva in mano, così non sentì subito il bisogno di dirle qualcosa. Invece fu lei a parlare per prima.

"Come mai non riuscivi a dormire?"

"Mal di stomaco."

"Non avrai mangiato troppi cioccolatini?" Aspettandosi di vederla arrabbiata o gelosa, Ranma fu stupito dal tono curiosamente piatto con cui parlò.

"Non credo..." disse solo, incerto.

"Vuoi dire che non ne hai mangiati abbastanza?" l'usuale nota alterata si era insinuata nella sua voce.

"Non intendevo questo!" Cincischiò un poco con l'orlo della tazza, cercando, per una volta, le parole giuste. "Intendo solo dire che... ho mangiato un sacco di cioccolato, questo è vero... e non posso negare che fosse anche molto buono..."

Poteva percepire la sua ira crescere ad ogni parola quasi senza guardarla, quindi i suoi sforzi di esprimersi si fecero più concitati: "E' solo che, ecco, non me ne importa niente di tutti quei dolci."

Sbottò infine, sollevando appena lo sguardo.

Akane sbatté gli occhi un paio di volte, confusa. E adesso come faceva a spiegarle...?

"Oggi è San Valentino, no?"

Cenno di assenso.

"E a San Valentino le ragazze regalano dolci ai ragazzi che a loro piacciono, no?"

Altro cenno di assenso e minuscola contrazione delle labbra.

"E ricevere cioccolatini ti fa sempre piacere, ma ne sei davvero felice solo se a darteli è la ragazza che..." Al diavolo, non poteva tremargli la voce in quel modo!

Prese un bel respiro e terminò: "La ragazza che ti piace... no?"

Le labbra gli si erano talmente seccate che le ultime parole le aveva articolate a stento. Ormai aveva smesso del tutto di guardarla, gli occhi fissi sul sui riflessi verdognoli nella tazza.

"Quindi..." fu sorpreso di sentire che anche la voce di lei tremava leggermente.

"...Non mi importa niente di quei dolci."

Akane gli lanciò un'occhiata indecifrabile, ma non disse nulla. Abbassò lo sguardo sul suo the, come se potesse parlare lui al suo posto.

"Sai, non è sempre facile regalare dei cioccolatini a S. Valentino."

"Eh?" La frase più intelligente che gli venne in mente.

Davvero, non la capiva, quella ragazza.

Fu il suo turno di spiegare: "Non sempre una ragazza ha il coraggio di regalare dei cioccolatini a qualcuno. Sarebbe come dire 'Mi piaci' e se non sei sicura di essere ricambiata, o se pensi che a quel ragazzo piaccia già qualcun altra... non è semplice."

"Non è più S. Valentino."

"Cosa?"

In risposta Ranma le mostrò l'orologio appeso alla parete della cucina. "Guarda. È mezzanotte passata, è il 15, non il 14 di febbraio."

"È vero, non ci avevo fatto caso." Si interruppe un attimo, poi parlò di nuovo, più rivolta a sé stessa che a lui.

"Quindi questo significa che i cioccolatini di oggi sono solo cioccolatini."

Un po' stupito lui non rispose nulla. Perché, quelli degli altri giorni cos'erano?

"Niente dichiarazioni, o altro."

Aaah.

Ranma la guardò dritta negli occhi, un po' sorpreso dalle sue parole decise. Poi, tanto per spiazzarlo di più, Akane posò la tazza, si alzò e gli sorrise in quel modo che gli faceva sfarfallare impazzito lo stomaco.

"Io vado a letto, Ranma, buona notte."

Fissò per qualche istante la sua schiena che si avvicinava al vano della porta, prima di salutarla a sua volta. La vide scomparire e cercò di seguire gli scricchiolii dei suoi piedi nudi sulla scala di legno fino al piano di sopra, immaginandola mentre si infilava nel letto e si addormentava in un sospiro. Lentamente si alzò e appoggiò le tazze nel lavello, spegnendo la luce e salendo fino a camera sua. Il corridoio era debolmente illuminato dalla luce lunare che entrava da una finestra. Appoggiò la mano sul pannello della porta ma fu costretto a bloccarsi. Forse non se l'aspettava, ma non ne fu sorpreso del tutto. Proprio davanti alla sua stanza, appoggiato sul pavimento in una piccola pozza di luce argentea, stava un pacchettino azzurro a forma di cuore chiuso da un nastro giallo. Chinandosi a raccoglierlo Ranma sorrise.


Pubblicata grazie a Gaia, dopo tutto questo tempo. Contenta? ^ ^

Sperando che piaccia anche a voi lettori, nonostante le numerose pecche. Ma cosa posso farci se ho una beta insistente?

  
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