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Autore: Fra The Duchess    05/03/2012    0 recensioni
Una piccolissima raccolta di racconti d'amore ispirati liberamente a film che mi hanno fortemente suggestionato. Spero apprezziate.
Qui è sempre la vostra Duchess che vi manda cordiali saluti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo guardò, in silenzio come sempre.

-Cosa siete venuta fare qui?- fece lui brusco, sdraiato sul suo scomodo letto nell'angolo buio a destra della capanna. -Non...non mi pare abbiate dimenticato qualcosa qui.-

Lei tamburellò le mani sulla grande gonna, avanzando di un passo.

George si tirò a sedere, si passò lento una mano tra i folti capelli scompigliati e con un sospiro alla fine si alzò.

-Steward sa di noi?- chiese piano.

Ada camminò avanti e indietro come una tigre in gabbia, irrequieta.

-Il piano è arrivato a casa senza problemi?- continuò cercando di interpretare gli occhi enormi di Ada.

Lei evitò il suo sguardo, sempre più ansiosa.

-Volete sedervi?-

Non rispose.

-Beh, mi siederò io allora.- Aveva finito le domande di cortesia. Alzò il capo e la squadrò accigliato. -Ada... Sono infelice.- Le rivolse un sorriso sghembo, che non riuscì a velare la sua profonda tristezza. Ada concentrò il suo sguardo intenso su di lui, così enorme su quello sgabello minuscolo. -Ti voglio.- Per un attimo ebbe la sensazione che Ada avesse trattenuto il respiro. -Sono...malato di desiderio.- Sbuffò con un mezzo sorrisino, cercando le parole giuste da poter dire. -Non mangio più. Non dormo più.- Con aria grave tornò a guardarla e rimase un breve secondo a galleggiare nelle sue enormi iridi nocciola.

Ada fremeva. Osservava l'omaccione confessare il proprio desiderio senza mezzi termini, ricorrendo a parole consumate e lise dal loro utilizzo, mentre con occhi piccoli e chiari le scrutava l'anima.

-Se...se non provi davvero qualcosa per me, puoi anche andartene- e con fare vinto crollò, afflosciandosi con le braccia sulle ginocchia. Gli parve quasi di udire lo scalpiccio dei suoi stivali sulle asse scure, tac tac tac. Eppure lei stava ancora lì.

Alzò il capo con cautela, studiando l'esile figura nell'ingombrante vestito scuro davanti a lui, eretta e fiera. -Vattene- gli tremò la voce, e per dare enfasi alla frase indicò con un gesto secco della testa la porta semichiusa.

Ada non si mosse. Lo continuava a guardare in quella maniera angosciosa di chi scorge nel mare burrascoso la terra da lontano.

Con furia si alzò, il panchetto si rovesciò a terra, e aprì la porta violentemente. -Vattene!- le gridò stringendo le mani sullo stipite.

Lei rimase immobile con gli occhi sgranati e lucidi, poi a labbra serrate avanzò con quel suo portamento da gran dama, e piazzandoglisi davanti lo schiaffeggiò a tradimento. Lo picchiò ancora e ancora, le braccia esili e sottili come fuscelli ma carichi del suo volere ferreo; poi scivolò a terra con aria incredula, come se si stesse chiedendo pure lei cosa ci stesse facendo lì.

George chiuse la porta e le si inginocchiò davanti. Attimi di un silenzio vibrante e non muto, come i suoi occhi dardeggianti, ed infine fu lei per prima a gettargli le braccia al collo, affondando il naso nel suo incavo riconoscendo l'odore familiare di casa, di affetto e di tenerezza. Lui la baciò irruento.

-Ti amo- le mormorò con cipiglio aggrottato, spaventato da loro stessi.

Ada mugolò al suo orecchio mentre la esplorava sotto i vestiti.

Sorpreso George ad un tratto si chinò per udire meglio, interrompendo le loro danze frenetiche. -Dillo. Per favore. Sussurramelo.-

Ada gli si strinse contro con maggior necessità. Ma lui non se l'era sognato: aveva appena ascoltato il fruscio della rinascita di una voce morta.







N.d.A. Il film a cui mi sono ispirata è stata un'altra mia grande ossessione, persino peggio che per la dolce Amélie Poulain. Il film è "Lezioni di piano" (guardatelo, ragazzi, è una BOMBA), e me lo sono sciroppato durante le lezioni di "Storia della Gran Bretagna e del Commonwealth" l'anno scorso. Sì, c'era la professoressa esaltata che fermava il film ogni 5 minuti per commentare in tempo reale ogni minimo avvenimento della storia, ma è stato meglio così, perchè l'ho capito fino in fondo in questa maniera. Una storia tormentata, lei muta per sua scelta e lui reietto nella società ottocentesca neozelandese per preferire il contatto coi maori. Ero fuori di me. Ci pensavo, ci pensavo e ci pensavo. E piagevo come una fontana per lei, Ada. Oddio, quanto sono piagnona! XD E mi sono dovuta esorcizzare a forza, e finalmente mi sono riuscita a calmare. Almeno un po'.

  
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