Va beh, leggetevi questa sottospeciediscrittoabominevole dove - perdonatemi vi prego
Spero che comunque possa almeno in parte saziarvi, se così non fosse non esitate a dirmelo * prepara lo scudo da battaglia per ripararsi da eventuali marci pomodori *
So, (ormai grido di battaglia) enjoy!
» Dragon Ball di Akira Toriyama ©
La vita senza
Non oggi
Si avvicinò con cautela al corpo, ne accarezzò debolmente le dita avvinghiate in un pugno ferreo e stretto sorridendo con la sua naturale dolcezza.
< Vattene Kakaroth! Vattene!! > Grida sprezzanti di odio si propagavano per l’interminabile raduna, per quanto, nonostante tutto, avrebbe ancora nascosto il suo sguardo addolorato?
< Non posso andarmene e questo lo sai bene! > Passò con delicatezza una mano tra i ruvidi capelli corvini asciugando con l’altra i rivoli di sangue che scorrevano interminabili sull’ampia fronte.
< Non toccarmi!! > Afferrò il suo polso digrignando i denti.
< È inutile, non riuscirai a mandarmi via.. Non oggi. >
Il Principe alzò debolmente il capo cercando fugacemente gli occhi del suo compagno impegnato a stringerlo in una rassicurante morsa passionale.
Goku avrebbe giurato di aver visto fuoriuscire dalle palpebre serrate del vecchio Saiyan piccoli rivoli di acqua salata, ma ne conosceva troppo bene l’animo turbato e orgoglioso per affermarlo. Sapeva che nessun lancinante dolore lo avrebbe inesorabilmente piegato.
I loro sguardi però continuavano a scontrarsi, scintille euforiche si scatenavano al solo invisibile contatto e i corpi si sfioravano producendo leggeri sussulti.
Per quanto Vegeta avesse voluto dileguarsi o rendersi per lo meno invisibile in una simile ed umile situazione, non c’era nessun altro posto all’universo dove avrebbe desiderato rifugiarsi.
Si abbandonò allora tra le braccia del suo segreto amato mentre l’arguta vista debolmente si offuscava e la sua pelle lentamente si impregnava di sangue amaranto; anche il ghigno crucciato sempre presente sul suo viso si allentò e le guance imbarazzate si raffreddarono.
Goku ne baciò infine delicatamente le fredde labbra mentre con fatica asciugava quelle aspre e odiate gocce solcanti il suo viso.