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Autore: kazuha89    06/03/2012    2 recensioni
perchè non mi hai dato retta? perchè mi hai allontanato? perchè hai voluto combattere da solo? perchè mi hai urlato: heiji, impara a farti gli affari tuoi! perchè, shinichi, dimmi perchè? perchè...quel colpo, che era indirizzato a me..l'hai preso tu?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori | Coppie: Heiji Hattori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caini traditori..giuda pugnalatori alle spalle..
“Hai in mente di fare il becco tutto il giorno?” mi mormorò Ai mentre pinzava i moduli ad una cartella, dove in precedenza aveva aggiunto i fogli con le ultime analisi di Shinichi.
“Non mi parlare, Mata Hari maledetta..” ringhiai.
“Mata Hari era una spia, mica una traditrice..e se posso dirlo, io sono proprio il contrario di Mata Hari. Non mi sono fatta sfuggire niente di quello che stavo facendo, a differenza di qualche uccellino canterino..”
“ Messalina..”
“Ok, ora ti prendo a calci..”
Battibeccammo per tutto il tempo, sotto gli occhi dei Kudo che assistevano quasi divertiti. Io invece, ero divorato dal nervoso. Per settimane, quello sciacallo in gonnella mi aveva fatto vergognare come un ladro per quello che avevo fatto, mi aveva parlato come se fossi quello che aveva spifferato a Hitler e soci dove stava nascosta Hannah Frank, e io come un imbecille mi divoravo vivo dal rimorso..maledetta!
“Beh, cara, se posso dire la mia, usi un po’ troppo il pugno di ferro, quando impartisci le punizioni. In fin dei conti, Heiji è solo un ragazzo..” disse la signora Kudo, carezzandomi la testa, su cui avrebbe fritto alla grande un’omelette.
Ai sorrise amabile.
“Se una piantina viene la sciata crescere come meglio crede, viene su storta. Io voglio solo che Heiji impari quando e con chi, e soprattutto di cosa, è il caso di parlare..”
“Piantala, bestiaccia malefica! Hai 2 anni più di me, non ti permetto di insegnarmi niente, chiaro?” rimbrottai, furibondo. Lei mi ignorò. La signora Kudo mi fece un buffetto.
“Su, su, calma adesso, sangue caldo. Tieni belli carichi quegli afflussi di adrenalina per dopo. Ci serviranno..non lo vedo facile, il vostro piano..”
“Il “suo” piano, casomai. Io che ne so? Niente!” rimbeccai, immusonito.
Ai mi guardò con lo sguardo che si riserva ai broccoli, e chiuse la cartellina.
“Ok, io sono pronta. L’antidoto, dato che non ne ho abusato come il nostro uomo, si di me dovrebbe durare 48 ore, quindi sono coperta. Ora, in teoria il nostro ladro gentiluomo dovrebbe essere qui a momenti, e quando arriverà, scatterà l’operazione “portiamo Shinichi fuori di qui”..”
“Uhm..che nome elaborato..fantasia, portami via..” mormorai, ostile.”
Ai mi fulminò.
“Dicevo.. quando Kid sarà qua, io e lui in veste di medici lo porteremo via. Lui, nelle vesti del dottor Chitosa, il medico che si è occupato di Conan finora, darà ordine ad un ambulanza di accompagnare il bambino all’indirizzo del dottor Agasa. Mi scusi, signora Kudo, ma abbiamo ritenuto poco sicura casa sua. Ran va dentro e fuori, potrebbe vedere qualcosa..”
“Avete? Oh, quindi anche il doc sapeva più di me..che bello!” sbuffai.
Ai si voltò verso di me, stavolta decisamente arrabbiata.
“Ora basta, sono due ore che non fai che ragliare come un mulo, ne ho abbastanza..Se imparassi a tenere la bocca chiusa, non accadrebbero certe cose! E adesso, se sento anche mezza parola da te, sta pur certo che ti avveleno veramente la cena, chiaro?!”
Non aveva urlato, ma le parole erano uscire come lastre di ghiaccio dalla sua bocca, falciandomi come un ciuffo d’erba dal prato. Cavolo..aveva davvero pensato di avvelenarmi, avevo visto giusto! Oddio..
“Ti ho punito, perché lo meritavi, e tu lo sai!” riprese.
Io la guardai un po storto, ma annui.
“L’ho detto subito che avevo sbagliato, ma non occorreva..”
“Sai, forse l’ho omesso, ma alcuni membri dell’organizzazione  sono camaleontici. Maestri nel camuffarsi, per dirla bene. Sai bene che chi ha fatto il danno è Gin, che non è capace di simili prodezze, questo no, però non sai affatto bene che fatto il suo compito, Gin ha il vizio di mandare dei cosiddetti “netturbini”  a vedere se il lavoro è venuto bene. Visto che il cadavere di Conan non è stato trovato, non ti ha attraversato la mente l’idea che magari Gin sappia perfettamente che gli è scappato di nuovo, e che magari avrà deciso di provvedere a e rimediare al danno? No, vero? Beh una che vive con quei mostri, la lingua finisce per inghiottirla, credimi, e nessun pensiero viene mai preso sottogamba..forse tu, che ci tieni sempre tanto a mettere il naso in questa faccenda, nemmeno ti sei reso conto realmente quanto quelle persone siano pericolose. Quanto la loro sete di vendetta può essere sconfinata. Quanto la loro crudeltà può essere disumana. Hanno preso un ragazzino di sedici anni e gli hanno calato in gola con due dita del veleno solo perché gli aveva intravisti, e nemmeno di faccia. E poi gli hanno pure sparato, e aveva le sembianze di un bambino di sette anni, e ancora non si sono scomposti. Mi scuso, signori Kudo, sono un po’ cruda, alle volte..”
Mi voltai. I Kudo guardavano Ai impietriti. Era del loro unico figlio che lei stava parlando.
“Senza parlare di quello che è stato fatto a me. Prima mi portano via i miei genitori, poi Akemi, e poi per dessert 15 anni di abusi mentali da quella bestia di Gin. Condannata a morire di fame in una stanza caldaie..anche se non avessi avuto il farmaco e non avessi avuto occasione di scappare, quello era il paradiso, a confronto con la vita che mi avevano fatto fare..”
“Ok, dacci un taglio, ho afferrato. Ora, ti prego, smettila, mi sto sentendo male..”
Lo dimenticavo sempre. Mi era troppo semplice accostare Ai a quella gente come loro pari, per via dei suoi modi, tanto semplice che dimenticavo sempre cosa era stata costretta a vedere e subire negli anni in loro compagnia. Lei aveva sempre detto che non era d’accordo con la loro modalità di pensiero, che era stata sconvolta nel sapere che quel mostro di Gin le aveva rubato le pasticche e che con esse aveva troncato un sacco di vite. Lei aveva sempre paura quando uno di loro era in zona, o anche se sembrava solo esserlo. Forse avrei dovuto prestare più attenzione a quella paura nei suoi occhi. Ai era una bambina distaccata e apatica, molto scostante e musona, e talvolta anche piuttosto cinica e insensibile. Anche da donna era così. Se una persona con un simile carattere tremava di terrore al pensieri di quegli individui, era chiaro che non erano una faccenda da prendere alla leggera..
Solo ora capivo. Si, riuscivo a capire perché aveva fatto ciò che aveva fatto..
“Scusami, credo di aver capito le tue intenzioni. Penso che tu abbia ragione: sono davvero un ragazzino con la lingua troppo lunga che non conosce il suo nemico. Mi dispiace davvero..Shiho.” mormorai.
Lei sussultò. Era la prima volta che la chiamavo così.
La signora Kudo intervenne.
“Cara, credo che abbia capito.” Disse, carezzandomi una guancia.
Ai mi soppesò per qualche secondo.
“Si, concordo. Ah che fatica, però. Certi bimbi sono davvero duri da tirare su..”
Ok,questa te la potevi risparmiare, però.
“Toc toc!” disse una voce alle spalle di Ai. Ci voltammo.
Il dottor Chitosa era sulla doglia, sorridente.
“Ah..dottor Chitosa, è qui!” disse la signora Kudo, sorridendo e andandogli incontro. Ai assunse subito una postura più professionale.
“Ah siete qui, bene..oh bene..” afferrò una mano della signora Kudo. “Lo sa? È persino più bella di quando le regalai la rosa a sei anni..” mormorò, e le fece il baciamano con aria pomposa.
“Come, prego?Dottore, non credo lei possa avermi regalato niente, a sei anni. Io non ero nemmeno nata, quando lei aveva sei anni, con tutto il dovuto rispetto..” squittì la signora Kudo. Poi parve riflettere sulle sue stesse parole. E sorrise, sospirando. “Ah sei tu, Kid, che spavento.. temevo che il dottore avesse perso la ragione..”
Kid sogghignò.
“Suo figlio è identico a suo marito.” Disse.
“Lo so” rispose lei, felice.
“Già, lei non è sveglia come il caro Kudo, che si sarebbe ricordato subito che il dottor Chitosa non aveva idea del vostro arrivo qui oggi, e senza ausilio dell’indizio della rosa che lui nemmeno conosce. Si,lui mai nella vita sarebbe rimasto fregato così facilmente..” mormorò Kid, allontanandosi  da lei con aria esasperata e dirigendosi verso Ai. La signora Kudo rimase di sale. Il marito sogghignò.
“Piccola peste..” sbottò la signora Kudo.
“Ah no, io esigo la perfezione, mia cara. Se lei non sta attenta a cosette come questa, finisce che va tutto in malora. Quest’operazione è delicata come i cristalli del mio maggiordomo: un minimo tocco, e vanno in mille pezzi..”
La signora Kudo mi guardò.
“Ora ti capisco, heiji. E’ irritante passare per scemo..”
Venti minuti buoni di messe a punto, di prove e di preparativi vati, il cast era pronto a andare in scena. Avevo già avuto le farfalle nello stomaco prima d’ora, ma in quel momento avrei parlato più che altro di tafani inferociti..
Uscimmo in passerella con disinvoltura: Il dottor Chitosa (quello vero, a detta di Kid, faceva la nanna nel suo Doblò dopo una bella fiutata di cloroformio, e sarebbe rimasto tra le braccia di Morfeo per almeno cinque o sei ore se non si andava a svegliarlo.. delicato,il ladrastro..) la sua collega, la dottoressa Kamura (uno dei ruoli di mamma Kudo ai tempi del liceo, una genialata della signora)  i Kudo, in visita al piccolo Conan per conto della cugina di lei, e io, che con aria tranquilla camminavo a braccetto con la signora Kudo, cercando nel frattempo di non farmela sotto.
Avevamo scelto l’orario del dopocena, quando il traffico di visitatori era ridotto. C’erano solo Ran e Kazuha, e in quel momento erano nel cucinino a farmi la cena. E poi dire che Ran c’era, era un eufemismo..
“Bene, siamo d’accordo, allora.” Disse Kid rivolto ad Ai, imitando tanto bene il tono e l’accento del dottor Chitosa che quasi mi venne un accidente. “Il respiratore però credo che dovrà tenerlo ancora un po. Lo spostamento potrebbe aggravare le condizioni del paziente. Comunque verrà trasferito tramite ambulanza, quindi il trasporto di macchinario e paziente non sarà difficile. Dopodiché affido il piccolo a lei, collega, sperando la sua reputazione le renda giustizia, ma è una cosa di cui non dubito affatto”.
Ai annui, serena.
“troppo buono. Bene, grazie della fiducia in me riposta, collega. Le chiederei però di accompagnarmi comunque al nuovo domicilio del paziente. Sa lei lo ha seguito finora, e le sue tracce mi sarebbero utili per delineare le mie..”
Kid annui.
“Si, nessun problema, tanto qui io ho finito. Bene, heiji, ti spiace chiamare i barellieri? D’ loro che un paziente, secondo volere della sua famiglia, va trasferito in diverso domicilio.”
Io annui. Benone, tutto filava liscio come l’olio. Nessuno sospettava niente. I barellieri non dissero niente, quando li avvisai, e mi seguirono senza fare domande. A detta loro, capitava spesso che i parenti portassero via i pazienti in quello stato, se passava tanto tempo.
In quatto e quattr’otto, Shinichi era a bordo della barella. La signora Kudo mi si era ancorata stretta al braccio, quando le infermiere e i barellieri avevano spostato Shinichi, e lui non aveva fatto una piega. Tranquillo, presto questa maledetta storia sarà finita, amico mio..
Ecco, le infermiere avevano lasciato campo libero ai barellieri, Ai aveva spinto fuori il respiratore dalla stanza, e Kid aveva coperto bene Shinichi. Ora bastava spingerlo fino all’ambulanza e..
“Mamma kudo? Perché è qui? E perché lo porta via?”
Mi bloccai, agghiacciato. Ran era in piedi davanti alla barella. Era sbucata da cucinino e bloccava la via nel corridoio, l’aria assente. Maledizione.
“Ah, angelo mio, sei qui! Ah, vedi, sua madre vuole che il piccolo stia a casa del dottor Agasa, ora che la guarigione delle ferite è ultimata. Sai, non è che i medici possano fare granché, quindi tanto vale portarlo via da questo posto, no? se si sveglia in casa del dottore, sarà più tranquillo,no?
Ran fissava la signora Kudo come se fosse sonnambula. Io nel frattempo, mi chiedevo che fine avesse fatto Kazuha, che sapeva bene che ran non doveva mai star sola, finche riversava in quello stato..
“Signorina, sta intralciando il passaggio.” disse Kid, con gentilezza.
Ran si voltò, meccanica.
“Non sono scema, lo so dove sono..” rispose, afona.
Io la guardai. Kazuha, vieni qui, porca vacca..
“Cara, non possiamo passare con la barella, se resti lì..” disse Ai, spazientita. Ok che ran non le piaceva chissà quanto, ma un po di maniere, santo cielo..
Ran la guardò.
“So anche questo, grazie..ehi, ma chi diavolo è lei?” disse, e assunse un’aria di sfida.
Ai sospirò.
“Mi hanno assunta i Kudo, secondo indirizzo del collega Chitosa. Sarò io ad occuparmi del piccolo, d’ora in avanti. Agasa e io ci conosciamo, quindi non ci sono problemi..”
“Io non la conosco, però, quindi un problema esiste..” rispose Ran gelida.
Oh per l’amor di..ma che accidenti ha, adesso? Kazuha!
“Ran, bambolina mia, che stai dicendo?” disse la signora Kudo, accostandosi a lei. Ran la guardò. Si muoveva come un automa, faceva venire la pelle d’oca.
“Impedisco che portino via il mio bambino, secondo lei che faccio?” rispose, secca.
Oh bene, favoloso..mai momento più adatto esisteva per impazzire del tutto, piccola Ran.
“ran, ma dove sei?” disse una voce proveniente dai bagni. Un attimo dopo, Kazuha usci tutta trafelata da essi. Era ora!
Ran si voltò a guardarla.
“Vogliono portarmelo via..” disse.
Kazuha guardò la scena, e rimase interdetta. Io dalla mia postazione, tentai invano di farle dei segni, senza destare troppa attenzione, specie quella di Ran.
“Ma..che succede qui? Heiji, che fanno?”
Ah adesso mi vedi, brutta oca..
“I kudo, secondo volere della cugina della signora, cioè la mamma di Conan, sono stati autorizzati a portare via Conan di qui. Lo portano dal dottor Agasa..” risposi, mesto. Ero ansioso che Kazuha capisse e levasse Ran da lì.
“ma..ma i medici che dicono? Conan deve essere costantemente controllato!” rispose lei, allarmata.
Io sbuffai.
“Tonta, gli Edogawa hanno mandato la dottoressa Kamura apposta per questo! È una collega del dottor Chitosa, quindi ci fidiamo. Ora..” e mi avvicinai a lei, per non farmi sentire da Ran “Sposta ran da lì davanti, e mettila a dormire. Straparla alla grande, dice che Conan è il suo bambino..”
Kazuha mi guardò allarmata, poi assunse un’espressione colpevole.
Oh dio, che aveva combinato, adesso?
“Ah..ecco a dire il vero è un pezzo che..che che lo dice, mica è la prima volta. Saranno..si, un tre giorni che è di quell’avviso. Non è che straparla, Heiji, però io non sapevo cosa fare, così l’ho lasciata stare..”
“Come sarebbe a dire che non straparla?”
“Non so come spiegarlo! Lei dal canto suo, ha le idee chiare. Si comporta come un animale che difende i suoi cuccioli. Ieri, per esempio, ha detto che non le andava a genio che i dottori toccassero troppo il bambino, e nemmeno tu gli dovevi stare troppo sopra, secondo lei..”
“Io? Io non gli devo stare sopra? Ma siamo impazziti? Io mi prendevo cura del bambino, kazuha!” sbraitai.
Lei annui.
“E’ l’istinto: lei vede in tutto e in tutti una minaccia per  il suo cucciolo, adesso che è vulnerabile..”
“Cucciolo? Istinto? Non è una leonessa, è una ragazza, e Conan non è un leoncino, ne tantomeno suo..”
“Vuole rimettere mio figlio nella sua stanza, per cortesia?” mormorò Ran, con aria minacciosa.
..Prego?
“Oh no, ricomincia..” belò Kazuha.
Io mi voltai.
“Ri-comincia? Lei..lei ha già fatto così prima?” chiesi, sconvolto. I kudo fissavano Ran, senza parole.
Kazuha annui. “Beh,non ha mai impedito ai dottori di lavorare, ma è un paio di giorni che dice che Conan è suo figlio. E’ partita gradualmente: prima diceva che era il suo tesoro, che se lo perdeva, era finita. Poi che l mondo aveva solo lui, che era l’amore della sua vita, e poi..che eccola lì.”
Io non ci vidi più.
“Quando accidenti pensavi di dirmelo, a pasqua?!”
Lei assunse un espressione da cane bastonato.
“Tu sei ridotto uno straccio, come facevo a dirtelo? Stai giorno e notte accanto a Conan, lei era compito mio! Non potevo addossarti anche Ran, avresti fuso..”
“Beh invece ha fuso lei! Cavolo, Kazuha, è impazzita, lo vedi?”
Ran si voltò di scatto verso di me.
“Chi è che è impazzito?” chiese.
Io la guardai. Era fuori come un balcone, fissava il vuoto.
“Ran..” tentai, calmo. “Ascolta, dolcezza, adesso tu vieni con me, ti bevi tipo un silos di camomilla e dormi fino a natale, ok? Stai un po fuori, se non te ne sei resa conto..”
“Oh no, affatto..” rispose lei, con una voce che sembrava la ninnananna di un pazzo. “Loro sono fuori, se pensano che permetterò che portino via mio figlio da qui..”
“Ran..che figlio?” chiesi, senza tanti complimenti. Se anche esplodeva, era sempre meglio che lasciarla lì a delirare.
Ran mi guardò come se fossi ebete.
“Mio figlio, Heiji, mio figlio Conan, di che altro figlio dovrei parlare?”
Io mi fregai le tempie.
“Ah ok, bene. E sentiamo, il padre chi sarebbe, lo spirito santo?” chiesi.
Lei inarcò le sopracciglia.
“Proprio tu mi chiedi chi sia il padre?”
Io mi bloccai. Ah no, eh..
“No, frena..mica penserai che..che il padre sia..sia io?!”
Kazuha squittì.
Ran emise un verso, tra un miagolio e una moina, indefinito.
“Ma che diavolo dici? Ma sei rimbambito? No che non sei tu il padre, santo dio..” disse Ran,  vagamente confusa, come se il matto in quella situazione fossi io. Beh, menomale, almeno quello, se non altro..
“E’ Shinichi suo padre, mi sembra ovvio, è la sua fotocopia..”
Silenzio.
Io guardai i Kudo, che guardarono Ai, che guardò Kid, che guardò me. Poi tutti guardarono me
Ok, toccava a me, perfetto..
“Ran..” le dissi piano. Ma perché quanto tutto è incasinato oltre ogni dire per i fatti suoi, salta sempre fuori qualcosa a complicare ancora di più? E lo scaricamento di badile complessivo non era d’aiuto. “Ran, cocca, ascolta me, adesso. Ma ti pare..no, di lì non andiamo da nessuna parte. Ok, prendiamo fiato..”
La guardai: Ran mi guardava con un’aria sognante da far venire i capelli dritti. Era sicura nel suo ragionamento. Nella sua mente, i matti eravamo noi! Come, avrei voluto sapere io, come avrei dovuto fare per farle capire, emotivamente instabile com’era senza fare ulteriori danni, che ad essersi rimbambita era lei, invece?
Il tempo stringeva. Se un qualsiasi rumore avesse per sbaglio svegliato il dottore addormentato nel parcheggio, noi l’ non dovevamo esserci più. SE l’antidoto decideva di fare di testa sua e di scemare riportando Ai nel suo tenero corpo infante svergognando la verità su di lei e Conan in piazza, io lì non avrei voluto esserci, o Kazuha e Ran avrebbero dato il via ad una battuta di caccia all’uomo. Avrei voluto solidarietà maschile in quel momento, ma Kid nella sua posizione sembrava sul punto di spalancare il suo deltaplano e di prendere la prima finestra per darsi alla fuga. Ai aveva i miei stessi pensieri, e non osava muoversi, ma forse era meglio non fare affidamento su di lei: a suo parere, si poteva benissimo investire Ran con la barella e lasciarla lì nel corridoio. No, tutto dipendeva da me..
Poi ad un tratto, mi investì una sensazione inaspettata. Nervoso.
Mi venne un tale nervoso che iniziai a mordermi la lingua in bocca. Friggevo letteralmente sul posto. Dopo tutto il male patito, dopo tutta la preoccupazione che avevo dovuto sopportare chiuso per mezzo mese in quelle 4 mura che ormai mi erano scese al vomito, a parlare con un bambino che supplicavo dio di riavere indietro, conscio che stava così per me, per avermi salvato. Dopo tutta la tribolazione di quelle persone che avevo visto cadere divorate dallo sconforto all’idea che ce la facesse. Dopo tutta questa bella frittata di cose orribili sopportate da queste 4 ossa finalmente si apriva una scappatoia che poteva cambiare tutto,.. e lei decide di andare fuori di testa? No, bella. Sei vuoi andare ai matti, aspetti il tuo turno dove sei stata finora.
Avanzai inferocito verso di lei, frugandomi in tasca.
“Ran, scusa, ma non ho tempo da perdere, adesso..buonanotte!”
“Ma cosa?..”
Ran strabuzzò gli occhi, poi mi cadde di peso tra le braccia. I presenti emisero un gemito di sorpresa.
“Bene, adesso..”
La presi in braccio.
“..andiamo, per piacere, dottor Chitosa, dottoressa Kamura..”
Come risvegliati da un sonno ad occhi aperti, i finti dottori e i barellieri, ripresero la marcia verso il parcheggio delle ambulanze.
“Ma..la signorina..” mormorò uno dei barellieri.
“E’ collassata, che vuole farci? Le daremo dei Sali o che so io, quando saremo nell’ambulanza..” rimbeccai, correndo appresso alla barella.
Arrivati, Ai disse ai barellieri che la loro presenza nel veicolo non era necessaria, che arrivati a destinazione, la sua equipe personale avrebbe provveduto, e se ne liberò. Chiuso il portellone, mollai Ran su uno dei sedili, e sospirai. Ero gonfio di adrenalina. I kudo mi guardarono, interrogativi, con Ai e Kid.
“Che c’è?” chiesi, col fiatone.
Guardarono in coro Ran, che russava al mio fianco.
“Ah lei..orologio narcotizzante. L’ho tolto a Conan quando l’hanno ricoverato. Non mi andava che i medici ci pasticciassero, e magari facessero partire gli aghi per sbaglio. Me lo sono ritrovato in tasca, e così..”
Mi guardarono torvi.
“Che bambino cattivo..” disse Ai, sogghignando.
“Ehi, staremmo ancora lì a discutere con Ofelia qui presente, se non mi fossi mosso io, chiaro?” dissi indicando Ran.
“Ha ragione..” mormorò il signor Kudo. “Non era in se. Dormire le farà bene, e non ci sarà di ostacolo..”
“Grazie, signor Kudo.” Dissi, annuendo.
L’ambulanza arrivo in meno tempo previsto. Un po di fortuna cominciava a girare, finalmente. Congedato anche l’autista e scaricato il prezioso cargo, era ora per Ai di fare la sua magia. Agasa ci rimase un po quando mi vide entrare con Ran.
“Ha appena telefonato Kazuha in preda all’isteria. Diceva..beh quello che sto vedendo, praticamente..ma perché è rimasta lì da sola, Heiji?”
Porca miseria..
“L’ho dimenticata, scusi, ho un po di caos in testa, al momento. La va a prendere lei, per favore? La tenga occupata, non può venire qui, adesso. La tiri lunga per strada, ok?” chiesi, mentre con Ai e Kid spingevo la barella nel laboratorio di Ai.
Agasa annui. Passando, guardò Il nostro paziente con aria preoccupata.
“Tranquillo, dottore, si fidi di me.” Disse Ai.
Depositai Ran sul divano e i Kudo, che in primis dissero che volevano assistere alla cosa, ma che poi su suggerimento di Ai cambiarono idea,  dissero che sarebbero rimasti con lei, ed entrai con Kid e Ai nel laboratorio. Un gran movimento di macchinari e sistemazione di paziente dopo, eravamo pronti. Ai aveva  anche estratto il respiratore. Shinichi emise un verso strozzato, quando il tubo scivolò fuori dalla sua bocca, e mi si fermò il cuore, ma Ai disse che si trattava di uno spasmo involontario. Gli infilò  uno stetoscopio sotto la schiena, e ascoltò.
“Respira.. Bravissimo, bambolotto, respira bene..meno male, un pensiero in meno, il polmone è guarito. Cigola un po,ma è funzionante. Però sei debole, eh? Ok..”
La vidi estrarre dal frigo, dei sacchetti collegati ad una specie di aghetto e si diresse verso Conan. Io mi voltai. Stavo sudando freddo. Odiavo quei maledetti cosi..
 Kid dopo un po, si defilò. Ero convinto se ne fosse andato, ma poi ricomparve, stavolta in abiti da “lavoro”.
“Mi si era sciolta la faccia, col sudore..” disse a mo’ di scusa. Prese ad osservare con me Ai che, sistemato Shinichi, smanettava con provette e siringe un composto violaceo molto liquido e schiumoso.
“Sei stato grande, Kid.” Dissi. “Se vuoi, puoi andare, adesso. Ti farò sapere io come va. Sei a rischio, se resti, lo so..”
“No, voglio restare, se posso..” rispose, deciso.
Io lo guardai. Poi annui.
“Ti fa onore..”
Lui sorrise. Si tolse la giacca e il mantello e il cilindro, e li posò da una parte. Era sudato fradicio, come me.
“Hai fatto bene a liberarti dei vestiti impiccioni. Tra un po mi servirà la vostra collaborazione..” mormorò Ai assorta, agitando una provetta mentre ci calava dentro una polverina nerastra.
“Noi? Ma a che ti serviamo, non siamo medici!” risposi, stupito.
Lei ci guardò.
“Il medico sono io, tranquilli, voi servite solo a tenere fermo Shinichi. La bio è un composto molto diverso dalla sua sorellina minore, l’ APTX, ma non del tutto dissimile. La trasformazione avverrà come di..ahi!”
Poso svelta le provette, e si afferrò il petto, affannosa. Nel giro di pochi minuti, la vedemmo rimpicciolire davanti agli occhi. Una manciata di minuti dopo, la piccola Ai si teneva coperta con il camice bianco, ormai enorme.
“..consueto..maledizione! Oh beh, fa nulla, ormai non mi serviva il mio corpo di donna..ah, vi girate per cortesia, ragazzoni? Dovrei cambiarmi..”
Io e Kid ci voltammo di scatto. Notai che Kid era un po cereo.
“Non ti ci abituerai mai, ti avviso. Io l’ho visto un paio di volte, ma ogni volta mi sciocco a morte..”
Lui annui.
“Houdini santissimo..” mormorò, rauco.
Dopo un po, Ai ci diede via libera. Ora indossava un camice più piccolo, su un vestitino color pesca  a fiori neri.
“Un regalo del dottore, adora viziarmi, e io lo lascio fare. Ha agognato a lungo di avere una bambina, sapete, e mi spiace deluderlo.. che gusti ha, quell’uomo, però, giuro che non lo capisco..” disse osservando il suo look, contrariata. Io e Kid ridacchiammo piano.
“Bene, la pappa è pronta..” disse, spruzzando un po di liquidi color cachi in aria per liberare la siringa dall’aria. La osservammo dirigersi verso Shinichi. Nemmeno quello zuccheroso abitino provenzale a fiorellini poteva smorzare l’effetto: anche nei panni di una tenera bambina, Ai era inquietante, nella sua professionalità.
“Un avvertimento. Ve lo stavo dicendo prima di..beh ritornare piccola. La bio è un composto molto instabile. Fa quello che fa l’ APTX , certo, ma non so se sia più o meno veloce , ne se il processo di trasformazione sia più incisivo o doloroso, ma credo lo sarà, quindi voglio essere pronta a tutto, e lo dovete essere anche voi. Non voglio vedervi giocare ai 4 cantoni, se inizia a comportarsi in maniera strana, ci siamo capiti? Qualsiasi cosa accadrà, voi non lo dovete mollare. Potrebbe reagire male, ovvero agitarsi e dimenarsi, e quindi potrebbe cadere dal lettino e farsi male.
Gli ho tolto il respiratore, ora respira da solo, ma è debole, quindi ho dovuto mettergli una flebo di vitamine e  una di sali minerali, perciò non può muovere le braccia, e se si agita potrebbe strapparsi la flebo, e sarebbe una seccatura, perciò voglio una presa salda si di lui, niente vacillamenti, ok? E’ per il suo bene, ed è la sola possibilità che abbiamo. Lui stesso, se potesse, vi direbbe di non fare complimenti, e lo sapete bene. Ah, un’altra cosa..”
E stavolta guardò più me che Kid.
“Non ho assicurazioni di nessun tipo sul suo risveglio, intesi? Non voglio scenate, se poi ritorna grande ma non si sveglia. Potrebbe rimanere incosciente, dopo che avrà riavuto il suo corpo. La sua è una teoria, dopotutto. I danni al polmone saranno ridimensionati e pure quelli al cervello, questo si, però non è detto che esca dal coma. Vorrei che questo fosse chiaro, per evitare false illusioni. Nemmeno lui, credo, ha la certezza di svegliarsi.”
Un brivido mi corse lungo la schiena, mentre gli occhi glaciali di Ai mi fissavano.  Annui. Lei fece lo stesso, mentre avanzava con la siringa tra le mani, e io e Kid ci calavamo sul minuscolo e gracile corpo di Conan per impedirgli eventuali movimenti. Sentì contro il mio gomito, il cuore di Shinichi battere.
Il cuore..si, io avrei ascoltato ancora il mio cuore..diceva che Shinichi ce l’avrebbe fatta..che si sarebbe svegliato.
  
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