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Autore: theons    06/03/2012    1 recensioni
Matteo pensava che Elia fosse un’equazione, un problema di geometria senza dati da risolvere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Are you afraid of being alone? ‘Cause I am.
I’m lost without you”

 

I loro occhi si incrociarono per la quinta volta da quando era iniziata la lezione di matematica. Entrambi distolsero lo sguardo l’uno dall’altro e tornarono a guardare le formule scritte sulla lavagna dalla professoressa che stava spiegando un argomento che avrebbero dimenticato di lì a poco.
Matteo non stava proprio seguendo, intento a scarabocchiare il retro del quaderno con segni astrusi e ricalcati, le parole dell’insegnante non arrivavano al cervello. Succedeva sempre così, Matteo guardava Elia per almeno un quarto d’ora, questo si voltava, sorrideva e poi distoglievano tutti e due lo sguardo, Matteo più imbarazzato dell’altro ragazzo. Si poteva pensare che magari era uno di quei periodi dell’adolescenza in cui i ragazzi si confrontano con altri per vedere cosa hanno in più o in meno di loro, ma Matteo non pensava ci fosse niente che non andasse in lui; portava degli occhiali con lenti molto spesse per via della sua passione per i videogiochi, aveva l’acne tipico dell’adolescenza, però odiava soltanto i suoi denti che avevano lo smalto rovinato.
In realtà, Matteo trovava Elia “complicato”, lo aveva detto e ripetuto alle sue amiche «È interessante, interessante», solo che è un anno e mezzo che va avanti questa storia e adesso una parola come “interessante” è decisamente troppo piccola.
Tornò per l’ennesima volta a guardare Elia ma stavolta fu molto attento a non farsi beccare, era seduto due file più avanti di lui e questo gli permetteva di guardarlo con facilità.
Tutto era iniziato, come già detto, un anno e mezzo fa, quando Elia venne bocciato e dovette ripetere il primo superiore nella classe di Matteo. Stava spesso solo durante le ore scolastiche e aveva la fama di un pigro molto arrogante, quindi nessuno ci teneva a farsi quattro chiacchere con lui. Dopo qualche mese sembrò prendere di mira Matteo con continui dispetti e prese in giro, litigarono tantissime volte e una volta furono sul punto di prendersi a pugni. Eppure, quest’ostilità aveva sortito in Matteo un sentimento contrario a quello dell’odio ma che nasceva dall’odio stesso: una strana passione e attrazione per quel ragazzo che, diceva il ragazzo, aveva degli occhi acquosi che gli piacevano tanto.
Dopo quell’anno di litigi, pareva che le acque si fossero calmate ed avevano iniziato a scriversi su Facebook e sul cellulare. All’inizio Elia dava l’impressione di essere un superficiale, un opportunista e un buffone: “Ciao” scriveva Matteo “Ciao” rispondeva Elia “Cosa fai?” “Faccio flessioni” diceva Elia e Matteo in quei momenti pensava subito che volesse vantarsi del fatto che lui fosse molto sportivo e voleva far vedere un bel fisico, senza migliorare il suo carattere terribile; e Elia lo contattava solo quando doveva farsi presentare una bella ragazza che Matteo conosceva o per uscire quando gli davano tutti buca.
“Andiamo, ti cerca solo quando gli servi, lascialo perdere” gli disse Lucia, la prima amica alla quale aveva esposto la situazione. Però, quando giravano per le vie del piccolo paese di montagna dove abitavano, Elia sembrava quasi un’altra persona: era molto sensibile a certi problemi di cui Matteo credeva non sapesse nemmeno l’esistenza, sapeva scusarsi quando andava troppo in là in un argomento, era simpatico e sveglio e quando Matteo parlava lui lo ascoltava guardandolo con quei grandi occhi nocciola e con un sorriso stampato sulle labbra carnose. Il giorno dopo, a scuola, per sfortuna, tornava la solita persona rude e superficiale di prima, non quella che scopriva quando erano insieme.
Matteo aveva quindi deciso di mettersi l’anima in pace e aveva trovato una fidanzata, Margherita, che a lui piaceva e tutto, ma il pensiero di Elia era onnipresente nella sua mente.
La voce tuonante della professoressa lo riportò alla realtà. «Elia, sapresti risolvere quest’equazione?» Il ragazzo guardo la lavagna con una smorfia di scherno e fissando la docente negli occhi disse «No.» Dopo una ramanzina di mezz’ora rivolta ad Elia e a tutti i nullafacenti della classe, tornò al posto e diede i compiti per il giorno dopo.
Elia era uno schifo in tutte le materie tranne geometria, il consiglio di classe non riusciva a spiegarsi perchè con ogni insegnante era apertamente sfacciato ma con geometria aveva sempre la mano alzata e risolveva tutti i problemi in un battito di ciglia.
Matteo pensava che Elia fosse un’equazione, un problema di geometria senza dati da risolvere.
La campanella suonò e tutti uscirono dalla classe, Elia raggiunse Matteo e disse: «Oggi ci vediamo in piazza alle 16», non diede il tempo all’altro ragazzo di rispondere e non lo sentì dire: «Ci sarò».
 
Matteo arrivò puntuale davanti alla chiesa, dove vide Elia che lo aspettava da un bel pezzo. «Che dici se prima di andare alla sala giochi facciamo una passeggiata fino al palazzo?» Il palazzo era un posto caratteristico del paese nel quale un tempo abitava una famiglia borghese. Senza aspettare il ragazzo si incamminò e Matteo fu costretto a seguirlo fino a lì, anche se non voleva andarci.
Il silenzio dominò la passeggiata per un poco, poi Elia aprì bocca e disse: «Ho visto un’altra ragazza che conosci e che vorrei mi presentassi.» Matteo rimase in silenzio ancora per un poco, ricordando le parole della sua amica: “Ti cerca solo quando gli servi, lascia perdere”, poi rispose: «Ma perchè sai chiedermi solo questo?» « È alta e ha i capelli castani» continuò Elia come se non lo stesse ascoltando
«Sei un opportunista»  
«Ha gli occhi anche castani e porta gli occhiali»
«Usi la gente per i tuoi scopi»
«Abita in paese»  
«Hai un carattere schifoso»
«Ha la tua stessa età»
«MA MI STAI ASCOLTANDO?!» urlò Matteo, Elia lo prese dal colletto della camicia e lo trascinò in un vicolo dove lo sbattè con le spalle al muro. «Non urlare più così con me!» esclamò guardando negli occhi Matteo mentre lui guardava quelli di Elia, con un espressione sicura di sè, sembrava una gara tra i loro occhi nella quale vinceva chi scavava di più dentro l’altro. Voleva distogliere lo sguardo poichè non riusciva a sostenere quello lucido dell’altro ma resistette, allora Elia esordì sussurrando un «Ho dimenticato di dirti che la ragazza è un ragazzo» e detto questo, posò velocemente le labbra sulle sue senza mai staccare le mani dal colletto.
Matteo non sapeva cosa fare, se tenere gli occhi aperti dalla sorpresa o chiusi per non vedere cosa stava succedendo, se liberarsi dalla stretta o restare così come erano. L’altro si staccò e lo guardò in viso in cerca di un segno che gli suggerisse la conseguenza di ciò che aveva fatto. Matteo rimase immobile a guardarlo in faccia e rise nervosamente, Elia lo lasciò di nuovo spiazzato dicendo «Mi piace quando ridi» e Matteo rispose «Ma no, ho dei den-», non potè finire la frase che Elia tornò a baciarlo, questa volta più a lungo di prima e cercando di entrare con la lingua nella bocca dell’altro. Si staccarono di nuovo, e la volta dopo fu Matteo a fare il primo passo. I baci si susseguirono, uno più lungo dell’altro, come le ciliegie, e poi chissà come è andata a finire.

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Note dell’autrice
Ecco qua, questa è la mia prima one-shot originale che mi appare non tanto brutta.
Ringrazio il mio amico, questa è per te, ti voglio bene. 
 ♥
   
 
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