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Autore: Luna Crescente    06/03/2012    0 recensioni
Una drammatica e romantica storia di 2 giovani ragazzi innamorati
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io la amo 

Era il 10 dicembre del 1980, erano circa le 17.00 quando mi venne l’idea di fare un giro nel parco vicino a casa di Samantha.
In quel periodo, il sole calava circa alle 18.00, perciò avevamo poco tempo per stare fuori, prima che il buio ci inghiottisse.
Noi avevamo solo 16 anni e il buoi ancora ci terrorizzava.
Mi ricordo che camminammo per circa mezzora, ormai avevamo superato il parco da qualche chilometro, e ci sorprese molto sapere che li c’era un fiumiciattolo sormontato da un vecchio e malandato ponte.
Il sole iniziò a calare, ma nessuno di noi due ci fece caso, eravamo troppo impegnati a fissarci negli occhi per guardare per un istante il cielo.
Passarono minuti, minuti e ancora minuti, quando il verso di un gufo ci fece sobbalzare.
Io guardai l’orologio, erano già le 20.30, e il buio era totale.
Per fortuna Sam aveva attaccato al portachiavi una piccola torcia, che ci permise con un molto fievole bagliore di incamminarci.
Per tornare a casa, io conoscevo (o almeno credevo di conoscere) una specie di scorciatoia che però, prevedeva di superare quel vecchio e malandato ponte.
Decisi ci prendere la torcia che teneva in mano Sam, per passarle avanti, e così farle strada con il mio corpo e assicurarmi che reggesse il nostro peso.
Per circa la metà del ponte andò tutto bene, esso era lungo non più di 1-2 chilometri, ma per il buio, la fretta e la paura sembrava almeno 50.
Ormai ci avevamo preso la mano, mancavano pochissimi metri e ormai eravamo tranquilli, quando sentii uno scricchiolio, e poi un urlo, acuto e terrorizzato. Era Sam.
Mi girai ma era tardi, dove prima c’era lei ora c’era un buco.
Feci immediatamente luce, per vedere dove mi dovevo tuffare per provare, e credevo riuscire a trarla in salvo.
Il sangue si raggelò.
In circa 3 ore il fiumiciattolo si era praticamente prosciugato, erano rimasti circa 2-3 dita d’acqua e lei era li, il ponte sarà stato circa 5-6 metri, troppi per non schiantarsi al suolo.
Lei era li! Ferma,immobile, sotto di lei c’erano delle rocce lisce e acuminate, lei era caduta proprio su una punta che le aveva appena trafitto il petto, non era luna la punta, me ne accorsi quando la sollevai.
Era praticamente abbracciata a quel masso, un rivolo di sangue gli usciva dalla bocca, mentre dal torace usciva una quantità esagerata di sangue, tanto sangue da colorare il masso e le poche dita d’acqua.
La sollevai delicatamente, sperando di vedere anche un misero e fievole accenno di respiro per poterle almeno dire per l’ultima volta TI AMO, ma niente, ormai anch’io ero ricoperto di sangue ma non mi interessava, in quel momento volevo solo morire, per raggiungerla e starle vicino per sempre.
Non chiamai nessuno, ormai chiamare l’ambulanza per me era inutile, la polizia non mi sarebbe stata d’aiuto e di certo non voleva avvisare il padre dalla mia Sam o i miei, e sinceramente il quel momento neanche ci pensai.
La presi in braccio, arrancando mi trascinai sulla sponda del fiumiciattolo, la stesi, si moriva di freddo ma non mi interessava, mi tolsi il giubbotto e ce la avvolsi, come per riscaldare il suo viaggio in paradiso. Mi stesi accanto a lei.
Mi addormentai tenendoli stretta quella sua fredda, pallida e morta piccola mano.
Ci misi un po’ ad addormentarmi.
Non avevo paura o ribrezzo nel stare così vicino ad un cadavere, lei era la mia bellissima Samantha, con quei suoi splendidi occhi dorati e con lunghi capelli color pece che cadevano dolcemente sul suolo.
Al mio risveglio mi resi davvero conto di quello che era successo, del fatto che Sam era morta, del fatto che le avevo dormito accanto, del fatto che non avevo avvisato nessuno e del fatto che i miei genitori e i suoi saranno stati molto in pensiero del fatto che una passeggiata di 1 ora si era trasformata in una passeggiata di circa 11 ore.
Non potevo tornare a casa. E infatti non lo feci.
Non avevo ancora pianto e non piansi mai, quelle lacrime mi pesarono come quintali sul mio cuore, ma non mi potei mai liberare di questo macinio.
Nessuno sapeva, e pensavo che nessuno lo avrebbe mai scoperto.
Tutti, immagino, ci cercarono,ma nessuno ci trovò.
Decisi che non avrei potuto fare altrimenti, misi Sam sulle mie spalle e mi misi in cammino, non ci volle tanto per trovare la foce del fiumiciattolo.
Era alta profonda e la corrente era veloce, ma non mi importava.
Mi sedetti sulla riva, misi Sam vicino a me, le presi quella gelida mano, e piano piano, mi trascinai fin dentro al fiume.
Non la mollai per un istante, almeno fino a quando il mio cuore non smette di battere, e i miei polmoni non si riempirono d’acqua.
Prima di morire non avevo ripensamenti, che vita poteva essere per me, una vita senza di lei?
Mi accorsi di ogni cosa che successa nel mio corpo.
Sentivo un irrefrenabile bisogno di mollarla ed emergere per respirare, ma, l’amore per lei era più forte di qualsiasi tipo di dolore.
Poi, all’improvviso smisi di soffrire, ma non di amare.
La vidi, era li, bellissima come sempre, non più fredda e insanguinata, ma calda e sorridente.
Era li, bella spensierata che mi correva incontro come per abbracciarmi, ed io era al settimo cielo.
Ma lei mi spinse e io mi svegliai.
Quando aprii gli occhi, ero sulla riva e vidi i miei genitori e il padre di Samantha che sorridevano nel vedermi vivo, io ero triste, disorientato e arrabbiato, io volevo restare con lei.
Non ci fu bisogno che dicessi niente, loro capirono, Chuch (il padre si Samantha) scoppiò a piangere e mi abbraccio, non era arrabbiato con me, nel suo cuore non c’era spazio per l’odio ma solo per il dolore.
Avevo un principio di congelamento e avevo i polmoni pieni d’acqua, perciò dovetti stare per circa una settima all’ospedale.
In quei giorni e nei seguenti 40 anni non ci fu una sola notte dove non la sognai, o dove non mi chiesi dov’era il suo corpo, e se era felice nel posto deve si trovava.
Mi sono sempre sentito colpevole per quello che le è successo, ma non ritentai mai più il suicidio, non perché non la amassi più, ma semplicemente perché lei non mi voleva li adesso, mi voleva li quando sarebbe stata la mia ora, e io non vedevo l’ora.
Io non vedo l’ora, perché io ancora la amo.
 
  
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