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Autore: past_zonk    06/03/2012    1 recensioni
Quasi un continuo di Breathe, la mia prima "vera" fanfiction. Un resoconto di questi anni d'amore.
"dentro di te
c'è così tanto amore
da rifare il mondo intero
e non si direbbe (..)”
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHOKE.

 

 

 

Sarà il vento che ulula alla finestra, sarà il chiacchiericcio insignificante delle persone ammassate attorno a lui, le luci al neon, la voglia di fumare che gli sconquassa la gola. Sarà che a momenti il cuore gli esplode e macchia i cuscini bianco avorio del divano ben ricamato. Chissà. La fame gli contorce lo stomaco, la sua mente ulula come un cane dolorante.


"dentro di te
c'è così tanto amore
da rifare il mondo intero
e non si direbbe (..)
 
1999, 25 Dicembre. Nel vento qualche fiocco di neve aggredisce la sua pelle debole, dentro il suo ventre una solitudine infinita e la certezza d’aver ucciso la propria libertà. La certezza di non aver alcun diritto su se stessi. Nell’aria volteggia l’odore di famiglia che Matt non riesce a sentire, atrofizzato così com’è. Nella sua mente qualche pensiero d’attribuzione pornografica, qualcun altro musicale; altri ancora son versi di poesie pescate un po’ nel vuoto. L’elemento davvero triste – pensa – è che non ha nulla di pragmatico di cui rattristarsi, se non vecchi traumi che dovrebbero essere oramai stati superati. Forse qualcosa c’era. C’era una bocca ed una voglia meschina di spingere con tutta la forza la propria fronte contro quella d’un altro. La triste comprensione d’un sentimento malaticcio di cui ci si dovrebbe solo pentire. Matt non sa cosa fare, così immagina il suo profilo d’angelo e quel naso che sarebbe ora rosso di freddo. Lo eccita morire.
 
2002, 21 Marzo. Matt si sveglia di soprassalto, sudato, le lenzuola che aderiscono invadenti alla sua pelle lattiginosa. Un singhiozzo è bloccato doloroso nella sua gola di plastica, e i polmoni non s’imbevono d’aria come dovrebbero. Le dita tremano ed è sfibrante. È sfibrante essere Matt, vedere le sue perversioni invadere la mente e i ricordi, quelle labbra agognate invadergli la mente durante ogni concerto, immaginare di possederle, di avvolgervisi. Il disperato bisogno di rimanere in silenzio, fronte contro fronte, quasi a trasmettere i propri pensieri malati per osmosi all’altro. Purtroppo era solo un sogno; lo è da sempre.
 
2005, 29 Settembre. Tradurre i propri pensieri più intimi in canzoni è stato un azzardo dovuto. È stata onestà intellettuale, voglia d’assoluzione, di cantargli “and you never knew”… La certezza di non essere ancora finito, d’aver qualcosa per cui combattere. Osservare i suoi insoddisfatti, acquosi occhi grigi e leggere dentro tanta rabbia repressa, quanto la tua, ancora oscillante nel tuo petto. Gli anni passano, i segreti rimangono ciò che sono e le pulsazioni vengono malamente represse. Ammalarsi e piangere l’anima assieme alla debolezza insita, sentire le proprie vene lamentarsi e invidiare il bruciare ritmico delle candele che – lente – continuano a scaldare; sentirsi ghiaccio in procinto di sciogliersi e cadere in un tombino, rotolare via come una foglia inutile, gracchiare qualche parola di scusa a se stessi per non averci provato neanche questa volta.
 
2007, 1° Giugno. Dentro di Matt, tutto rivestito di convinzione, un volto che svanisce e la brutta sensazione della possibilità di dimenticare. Il senso di smarrimento nel rendersi conto che l’amore è morto, lasciando una brutta carcassa di sentimenti troppo sentiti accanto al letto, ed una pulsazione repressa di sesso che fa dilatare lo spazio tra una costola e l’altra. E lo possiede, alla fine. Matt prende Dom dietro un separè d’un locale, il primo giugno, con la puzza di sudore e d’uomo impressa sulla pelle. Alla fine, senza niente che fosse rappresentante di sentimenti, l’ha fatto: l’ha posseduto. Dentro lui il vuoto più totale, solo la corsa verso la tazza del cesso e il vomito che sputa via tutto l’odio. Prima di morire definitivamente, Matt, pensa che alla fin fine il cazzo gli fa male.
 
2010, 4 Maggio. Dentro Matt il vuoto s’è evoluto in ‘vuoto organizzato’: come le grandi organizzazioni mafiose, tutto ha la propria evoluzione. Matt pensa alla neve e a dieci anni prima e non ci vede molto bene. Come se uno strato di nebbia sotterrasse quei desideri e quelle speranze che prima erano il suo pneuma. Sentirsi persi è un’opzione solo per i peggiori; per i migliori c’è una sensazione molto migliore: l’illusione. T’entra sottocutanea e s’innesca un po’ ovunque. Il collo di Dom è ben in vista e Matt vorrebbe dissanguarlo, leccarlo, morderlo, graffiarlo. Un’erezione si manifesta. Matt si rende conto della verità, che si nasconde solamente nelle sue canzoni, come se fra le righe ci fossero nascosti i suoi fantasmi interiori, quei falsi-deceduti borghesi timori. Matt beve un cicchetto e soffoca. E – pensa – che un tempo poteva respirare.
 
2012, 7 Marzo. Diviso da un muro di cartongesso un bambino che gli somiglia in maniera incredibile. Ha i suoi stessi occhi e questo lo preoccupa, perché in quel colore d’occhi c’è sempre stata – celata – una maledizione incredibile. Come se in quel mare non si riuscisse a nascondere nulla. Matt pensa che glielo dirà, prima o poi, a quel bambino, di stare attento ai propri occhi. A non puntarli chiaramente su cose che non gli spettano. A proteggere se stesso proteggendo gli altri. Matt sfoglia vecchi diari e prova vecchie emozioni sepolte, dentro sè la voglia d’affondare lento e caldo in un nido sicuro, di distruggere un separè e mostrare al mondo ciò che avrebbe dovuto mostrare per primo a se stesso. Troppo tardi, troppo tardi. Troppo tardi.
 
Piove sui miei alibi, piove sui rimpianti. L’acqua scorre e porta via il tempo che ci resta”

 

 

   
 
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