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Autore: Ely79    07/03/2012    2 recensioni
Eugéne sa che suo fratello non è un prestigiatore, ma questi sembra aver appena compiuto un incantesimo. Tuttavia, come ogni mago che si rispetti, Pascal ha un trucco…
Storia partecipante alla Original Challenge "La Scala e... la Drabble" indetto da Original Concorsi.
Genere: Commedia, Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Petits engrenages secrets'
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Hachoir
Titolo della storia: Hachoir
Tipologia: triple-drabble, 300 parole
Binomio scelto: 1° scalino, La montagna e… il prestigiatore
Genere: fantascienza, commedia, slice of life
Avvertimenti: -
Rating: per tutti
Credits: -
Note dell'Autore: l’ambientazione è steampunk. Questa storia prende le mosse da un’altra che ho scritto -al momento in fase di partecipazione ad un contest-, ma può essere letta indipendentemente da essa. Hachoir significa letteralmente “tritatutto”.
Introduzione. Eugéne sa che suo fratello non è un prestigiatore, ma, questi sembra aver appena compiuto un incantesimo. Tuttavia, come ogni mago che si rispetti, Pascal ha un trucco…

primo

Eugène lo fissò sbigottito, passandosi una mano fra i capelli biondi.
Pascal rispose facendo spallucce al fratello maggiore.
Tornarono a guardare l’immenso alone umidiccio e nauseabondo sul muro. Per anni, quel posto era stato occupato da un ammasso di bucce putrescenti, croste di pane, formaggio, cotenne e altri defunti avanzi, denominati affettuosamente “la montagna”. Marcivano nella cantina della casa-famiglia da talmente tanto tempo che il fetore aveva raggiunto la strada, allarmando i gendarmi.
Pur di non sborsare preziosi centesimi a chicchessia, monsieur de Gerlache aveva imposto loro di disfarsi dell’immondizia. Così, mentre Eugène aveva gironzolato in città cercando soluzioni alla loro portata - senza riuscire a scovarne -, Pascal aveva cominciato il lavoro.
Quello era il risultato: in capo ad un paio d’ore restava solo del liquame maleodorante sul pavimento.
«Come hai fatto? Magia?» insisté, ottenendo altro silenzio. «Come ti pare. Ci vediamo a cena, se non trovo di meglio della brodaglia di Agathe» soggiunse andandosene il ragazzo.
L’altro ascoltò i passi svanire nelle scale. Attese di scorgere le caviglie oltre le grate sudice della finestra. Appena ebbe la certezza d’essere solo, Pascal si chinò, pulendo frettolosamente il coperchio di ghisa su cui aveva tenuto i piedi. Lo sollevò e scrutò nel buco al di sotto, da dove venivano ticchettii metallici, sbuffi e squittii.
Dal tombino emerse l’incrocio tra un enorme ratto e un motore. Ingranaggi e piccoli stantuffi sporgevano dalla pelliccia sporca. Pascal era rimasto fuori della porta a sorvegliare mentre quell’affare compiva il numero di illusionismo, spostando, distruggendo, divorando o facendo chissà che alla “montagna”.
L’aveva trovato mesi addietro in un vicolo, mezzo smontato e agonizzante. Pur non avendo ben compreso cose fosse, aveva deciso di volerlo aiutare e l’aveva riassemblato.
«Bel lavoro, Hachoir» mormorò porgendogli l’indice.
La creatura l’annusò, per poi posarvi la zampa con aria complice.
   
 
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