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Autore: Shileny Kimiko    07/03/2012    2 recensioni
"Le sembrava lecito sfogarsi dopo mesi di silenzio.
Le sembrava lecito lasciarsi andare con colei che aveva considerato un’amica.
/.../
-Courtney, ammettilo, non hai passato la “Questione Duncan”-
-Sì che l’ho passata. Completamente passata.-"

Quando non si sopporta tutta la tensione accumulata in tanto tempo, è difficile riuscire a tenersi tutto dentro. Si finisce per sfogarsi.
Ma può una persona sfogarsi con la propria nemica?
{Personaggi: Gwen, Courtney.
Pairing : Duncan/Gwen, accenni Duncan/Courtney
Lievemente OOC}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Gwen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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{Courtney Centric} 

La mia Miglior Nemica.

~ Talvolta le migliori nemiche si rivelano più utili del previsto

Pioveva.
Quel 15 marzo pioveva.
Nei giorni precedenti le persone si erano potute beare di quel sole primaverile che si faceva strada tra la grigia coltre di nuvole, perciò la gente si aspettava tutto fuorché un nubifragio di quelle dimensioni. Le gocce cadevano incessanti sul marciapiede, calpestato dai frenetici passi di chi non voleva bagnarsi; sulla strada, piena di macchine che aspettavano impazientemente il cambiare del colore del semaforo per poter tornare al più presto a casa; sulle piante, che ornavano il paesaggio spezzando con i loro colori vivaci quel monotono grigio che ormai si trovava dappertutto; sulla finestra di una giovane donna, che osservava i vari ingorghi stradali formatisi da automobili e pedoni, che speravano di potersi defilare velocemente da quella sconveniente situazione.
Nei suoi occhi marroni si poteva notare un velo di malinconia, forse nato dall’osservazione di quel triste “panorama”.
Il vetro della finestra che separava la castana dall’esterno si stava appannando velocemente, rendendo la visuale sempre più difficile, ma ciò non importava alla ragazza, che continuava a fissare ciò che accadeva fuori. Si rispecchiava molto nella gente di quella città: come loro volevano scappare da quella piovosa situazione per ripararsi nel caldo delle loro case, così lei desiderava fuggire da quella esasperante realtà, rifugiandosi in un qualsiasi posto contenente affetto.
Affetto.
Mai una persona ne aveva bisogno quanto lei. Quel sentimento che non è paragonabile ad amore, ma che almeno una volta al giorno va sentito dentro se stessi. Una necessità. Eppure, c’è chi sopravvive senza quest’emozione. C’è chi è troppo orgoglioso per abbassarsi a quei livelli di affettività. Lei non dava affetto. E non ne pretendeva. Forse era qui che sbagliava.
Può una persona riuscire a sopravvivere senza affetto?
Sembra impossibile, ma c’è chi è riuscito a contornare il proprio cuore con una sottile ma impenetrabile lamina di ghiaccio, imponendosi di non far trasparire alcuna emozione. Anche se, odiava ammetterlo, la decisione di tagliare tutti i rapporti che andavano oltre l’amicizia non era stata una delle sue migliori. La scelta di continuare la sua vita da Lupo Solitario non le andava tanto giù.
Dopo mezz’ora buona di riflessioni, sentì bussare la porta.
-Ehi Courtney? Ti dispiacerebbe aprirmi?-
Si avviò con passo lento verso l’uscio, mentre rispondeva con un “Arrivo” con voce assente, quasi come se stesse pensando ad altro.
Era una finzione, perché l’arrivo di Gwen le aveva sconvolto la vita.
-Finalmente, potevo marcire a furia di aspettare che aprissi-
La castana rispose acida a quella frase della gotica.
-Non sarebbe stata una malvagia idea-
-Ancora con queste frecciatine? Andiamo, credevo che la “Questione Duncan” fosse stata superata già da un pezzo-
La padrona di casa si chiedeva con che coraggio aveva aperto la porta a quella che si rivelò la sua più grande tortura senza prima assestarle un pugno in faccia, mentre raccolse tutta la sua pazienza.
Nessuno poteva permettersi di ferirla nell’orgoglio.
-Certo, superata da un pezzo. Nonostante tutto, la tua presenza non è gradita. Come mai sei qua?-
-Ti ricordi? Devo finire il trasferimento di Duncan da me. Mi ha detto che si era scordato una cosa a cui lui teneva tanto da te e mi ha detto che tu la conoscevi. Me la potresti dare?-
-Non so di che cosa tu stia parlando-
Eccome se lo sapeva. Ma l’idea di perdere definitivamente la persona che le aveva marcato il cuore, nel bene e nel male, le dava la nausea.
-Andiamo Court, non fare la finta tonta-
-Non permetterti di chiamare me, il miglior avvocato divorzista del mondo, Court-
Perché era diventata avvocato divorzista?
-Non lo so nemmeno io- rispondeva a tutti coloro che le ponevano la domanda, sapendo che la donna voleva diventare giudice, e non avvocato.
Ma lei lo sapeva, ma non aveva il coraggio di ammetterlo a se stessa. Come tantissime altre cose, del resto. Tra le quali il fatto di aver combinato un casino, di aver deluso tutti quelli che la sostenevano, di essersi fatta odiare da tutti per un obiettivo che nemmeno era riuscita ad ottenere, per non essersi ancora dimenticata di Duncan.
-Court? Allora me lo dai?-
-Te lo ripeto per l’ultima volta: non so di che cosa tu stia parlando.-
Si riferiva ad un ciondolo, con dentro la sua immagine e quella del punk, l’unico vero regalo che gli aveva mai fatto -gli altri consistevano in lattine di aranciata o libri di Diritto Penale.
-Così finalmente studi- diceva ogni volta che gli metteva tra le braccia un enorme saggio con all’interno materiale giuridico.
Quanto le mancavano quei momenti. Le mancava qualcuno con cui confidarsi, con cui mandare il suo orgoglio alle Bahamas e raccontare per filo e per segno tutto ciò che provava, con cui sfogarsi.
Non si sfogava da un po’ ed aveva accumulato tanta tensione, scaricabile in trenta secondi netti se solo Courtney l’avesse voluto.
Molte cose dipendevano dalla sua volontà. Lei decideva sempre di mettere tutto nelle mani della sua fierezza, che le consigliava sempre la strada dell’indifferenza. La sua reputazione da Miss Perfettina si doveva pur mantenere.
-Courtney non fare la difficile. Mi costringi a chiamare Duncan, e so per prima quanto odi vederlo.-
Il lato sadico della gotica riusciva sempre ad innervosirla, ma non per questo doveva dimostrarsi volubile. Doveva avere sempre l’ultima parola in bocca.
-Gwen, tengo a precisare che questo è un ricatto bello e buono, potrei accusarti per questo-
-Ma non se tu che decidi se farmi pagare o no, giusto? Quel compito spetta al giudice-
L’aveva detto.
Aveva girato il coltello nella piaga.
-Questo colpo me lo sarei aspettato più da Heather che da te-
-Se vai con lo zoppo impari a zoppicare. Del resto me la sono ritrovata per tre stagioni su tre in squadra, è normale che abbia imparato qualcosa-
-E questo qualcosa non turba Duncan? E che mi dici di Trent? E’ stato questo qualcosa che ti ha portato a rompere con lui?-
Questa volta era stata lei a rifilarle una coltellata alle spalle. O, almeno, ci aveva provato. Era difficile fronteggiare una gotica in piena salute con in mano parole ed un nervosismo che faceva perdere il lume della ragione.
-Courtney, ammettilo, non hai passato la “Questione Duncan”-
-Sì che l’ho passata. Completamente passata.-
-Non ti arrendi mai, eh? Era di questo che si era innamorato Duncan-
-La smetti di ripetere quel nome?-
-Che c’è? Ti manca così tanto il tuo Dunkino? Non vuoi consegnarmi l’unico legame che ti tiene a lui, è così?-
-Non sono affari tuoi.-
-Andiamo. Non sarai mica così stupida da credere che io mi beva il fatto che tu non sappia nulla sul ciondolo?-
La castana non aprì bocca. Dentro di lei un’antica fiamma -la fiamma del’orgogliosa, cocciuta e pignola Courney- stava ardendo come non mai, in cerca di vendetta. Non riusciva a ribattere alle frecciatine di Gwen. Non riusciva a resistere alla tentazione di sbraitarle contro tutto ciò che provava. Ma lei doveva restare calma. Per il bene della reputazione.
Tuttavia, i suoi buoni propositi furono spezzati da un’unica frase pronunciata da quelle labbra costantemente ricoperte da rossetto blu notte:
-Courtney, Courtney, Courtney… Quando capirai che sei ancora innamorata di Duncan? Che non puoi fare a meno di lui? E quando capirai che io non sono disposta a cedertelo?-
-Non trattarlo come se fosse un oggetto! Lui è una persona Gwen! E va bene, mi piace, ma tu non hai il diritto di entrare in casa mia e pretendere di ottenere oggetti che nemmeno appartengono a te! Se lui vuole quel ciondolo con due foto vecchie come il cucco che venisse a prenderle!-
-Avvocato in piena regola. Sempre a difendere te stessa o gli altri. Non mi stupisce che tu non sia diventata giudice.-
Courtney non riusciva a reggere quella situazione.
Non vinceva una causa da ormai cinque interminabili mesi, ciò aveva comportato un vertiginoso calo di clienti.
Aveva combinato un casino.
Non era riuscita a procurare i soldi promessi per la ristrutturazione della casa, che ormai cadeva a pezzi.
Aveva deluso tutti quelli che la sostenevano.
Non aveva ottenuto ciò per cui aveva lottato da tempo, con il suo famoso detto “La mia squadra siamo Courtney e me”, che comportava l‘ottenimento di delusioni da parte di tutti coloro che provavano a schierarsi dalla sua parte.
Si era fatta odiare da tutti per un obiettivo che non aveva nemmeno raggiunto.
Non riusciva a staccarsi da un oggetto che ormai doveva rappresentare il passato con cui aveva chiuso da tempo. O meglio, non riusciva a staccarsi dal destinatario del dono.
Non si era ancora dimenticata di Duncan.
E, per peggiorare il tutto, una gotica entrava a casa sua a farle ramanzine su ciò che non aveva ottenuto, nonostante i suoi sforzi.
Le sembrava lecito non sopportare quella situazione.
Le sembrava lecito sfogarsi dopo mesi di silenzio.
Le sembrava lecito lasciarsi andare con colei che aveva considerato un’amica.
Le sembrava lecito mettersi a piangere e rivelare tutto ciò che provava alla sua Miglior Nemica.
Come per dimostrare di aver compreso tutti quei problemi che le tartassavano il cervello, Gwen si avvicinò a lei e la abbracciò.
Le donò l’affetto che Courtney cercava da tempo, ma che non aveva mai avuto il coraggio di chiedere.
-Ricordati Court, non devi mai sfidare una ragazza laureata in psicologia.-
-Sei laureata in psicologia?-
-Esattamente. Sapevo fin da subito che qualcosa ti tormentava. Se te la senti, potresti raccontarmi tutto? Si vede chiaramente che hai il bisogno di sfogarti con qualcuno.-
Dalla bocca di Courtney iniziarono ad uscire fiumi e fiumi di parole senza che ella se ne rendesse conto. Le piaceva chiacchierare su di lei, essere sulla bocca di tutti. Con quella chiacchierata era riuscita a tirare fuori la vera Court. Quella che se ne era andata da tempo alle Bahamas, teorica meta del suo orgoglio.
Si era sfogata.
Finalmente lo aveva fatto.
Certo, non riteneva Gwen la persona più adatta alla quale rivelare tutto sulla sua vita, ma in quel momento anche un nerd le sarebbe andato bene.
Alla fine della “liberazione”, Gwen sospirò in modo comprensivo.
-Allora Court, me lo dai il ciondolo?-
Quella frase fu come una pugnalata in pieno costato. Aveva più volte provato a girarci intorno, ma ora doveva affrontare la situazione.
Doveva dimenticare una persona che ormai non era più parte di lei.
Si avviò in camera sua, prese il ciondolo preziosamente custodito dentro una fodera di velluto ed un blocco per appunti.
-Voglio tagliare i rapporti con il passato, capisci?-
-Sì, Court…-
-Tieni, questo è il ciondolo. Ah, prendi pure questo. Leggilo quando sarai fuori da qui-
-Ma…-
-E non azzardarti a tornare qui, stupida gotica.-
Gwen se ne andò confusa dall’affermazione della castana, poi aprì il blocchetto. Erano le annotazioni di Courtney sul Reality. Una la colpì particolarmente:
“1- eliminare Gwen
2- eliminare Gwen
3- eliminare Gwen
4- strappare tutti i piercing di Duncan
5- eliminare Gwen”
Quello era un messaggio chiaro. Non sarebbero più potute tornare amiche. Quell’appellativo non spettava a Gwen, la quale capì le vere intenzioni di Courtney.
Perché Gwen non poteva calzare appieno il ruolo di Migliore Amica di Courtney.
Lei era la persona che più odiava, che più conosceva, che l’aveva sopportata. Lei era la sua Miglior Nemica.
E, come le amiche cambiano col tempo, le nemiche rimangono per sempre. Perché i rancori difficilmente vengono messi da parte.
Se poi l’astio fa affiorare ricordi di splendide amicizie, di furiose litigate e di incomprensibili sfoghi dopo dieci anni, allora una tale inimicizia non si può scordare.

 

 

Eheheh…
Ok, credo di essere l’unica che sostiene ancora un’amicizia tra Gwen e Courtney. Bene (?). Volevo dedicare una storia a le due, pur mantenendo un finale degno dello scontro tra loro che i produttori della serie hanno voluto creare.
E… Lo ammetto, ho creato qualcosa ai limiti dell’IC. Avvisatemi se devo ficcarci o meno l’avvertimento OOC. Insomma, non si è mai vista una Courtney che piange (no, aspetta, si è vista dopo la puntata del tradimento! Forse sono salva!), e nemmeno una Gwen così sadica (o forse sì, c’è un po’ di confusione nella mia testa, ultimamente).
Mi raccomando, non abbiate pietà a segnalarmi gli errori!
Tuttavia, spero che l’apprezziate. <3
Kim
 

   
 
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