07/03/2012
3 recensioniCarta vincente.
-Smettila.-
La voce s'incrina dannatamente. Ti scosti infastidito, quasi furioso, dalle sue mani nivee e gelide. Gelide, ma come infuocate sulla tua pelle.
Una mezza risata. -E' troppo tardi, Ciel. Troppo tardi per smetterla.-
Ti disgusta, con quel viso d'angelo, e ti attrae nello stesso momento. Vuoi che se ne vada e rimanga, che si allontani e che sia più vicino. Quei suoi occhi sfrontati ti osservano in un modo che ti fa venire i brividi. Brividi di cosa, esattamente?
-Cosa intendi?-
-Sto giocando da troppo tempo una partita maledetta contro il mio passato e tu, tu sei la carta vincente. Non posso lasciarti sfuggire da me. Capisci?-
La voce è pigramente languida, le dita rapide sul tuo collo: ogni volta che ti sottrai ti attira di nuovo, inevitabile trappola per farfalle.
-Non capisco nulla. Cosa ti ho fatto, Trancy?!-
Ora sorride, un sorriso obliquo e amaro, un sorriso che sembra una ferita. -Tu non puoi fare niente. Questo è solo un castello di carte, miracolosamente in equilibrio.-
La sua voce è come una musica e le sue dita sempre più svelte sul tuo corpo. Sono piacevoli, piacevoli e terribili, piacevoli e basta -e le emozioni che provocano in te ti terrorizzano.
-Un equilibrio instabile...un equilibrio che non può rimanere tale. Ho perso troppo, ho perso ancora, ho vinto un jolly e sono ancora qui.- Lambisce il tuo lobo vellutato con la lingua umida. E' come una fiamma atroce che divora la pelle implacabile. -A giocare te, piccolo Ciel: a giocare te. Te, la carta che sostiene questo castello miserabile. Ciel, Ciel, Ciel.-
Il tuo nome ancora e ancora, sussurrato quasi canzonandoti, bisbigliato come una carezza. Falsa, perchè ti odia. Lo sai che ti odia.
-Io non voglio giocare questa partita, Trancy. Non mi appartiene.- Cos'è, la tua, una supplica o una resa?
-Non hai scelta, sciocco!- ridacchia divertito contro la tua pelle perlacea. -Ora sei nel mio castello. Ora sei la mia carta, e ti eliminerò come più mi aggrada. Ora sei mio.- Ti stringe ancora più forte, affondando i denti nella tua carne.
Ti mordi il labbro più forte che puoi, per non si lasciarti sfuggire un gemito. -Ma devo avere la possibilità di giocare. Di difendermi. Di fare la mia mossa.-
-No!- si imbroncia, quasi. -Tu non giochi, Ciel! Tu sarai giocato. Barattato. Scambiato. Tormentato. Non giocano gli strumenti.-
Guardi quegli occhi, ora d'un azzurro che appare solo malsano e corrotto. Sbagliato. Hai paura di perdere Ciel Phantomhive, in quel gretto colore. Lui è così sbagliato.
E così giusto.
-Ora è solo questione di scegliere come farti cedere...-
E' a quel punto che la realtà diventa un vertiginoso, inebriante delirio.
Note dell'Autrice: Oh. No. Questa sarebbe una AloisxCiel? ...
Non so se mi piacciono insieme. Però per una one-shot fanno un certo effetto.
Per chi non avesse capito bene, Alois si riferisce al fatto che, ferendo lui, avrebbe ferito anche Sebastian -che riteneva responsabile dell'incendio.
Carte. Mah.
Vabbè. Mi dileguo. Per chi volesse recensire, prego. ^-^
Lucy