Grazie
perchè
Urliamo
tutti assieme mentre il dischetto nero sfreccia nella porta avversaria.
Sto
ancora esultando quando Kate attira la mia attenzione posandomi la mano
su un
braccio.
“Vieni
di là un secondo?” mi chiedi indicando il mio
studio.
Sono
preso dalla partita e dalla quarta birra, a dire il vero.
“…Castle,
ti devo parlare…”
La
guardo un po’ sorpreso ma la seguo in silenzio,
nell’altra stanza.
“Scusa
se ho insistito ma è importante…lo sai che sono
testarda…” dici timidamente.
“Lo
so, lo so… ti amo anche per questo” dico senza
pensarci.
Stupido,
stupido, stupido.
Ma
cosa mi è saltato in mente?
Ok,
non sono lucidissimo ma… perché l’ho
detto?
Mi
è uscito dalla bocca come se per me fosse normale dirlo. Ma
non lo è affatto.
Mi
devo trattenere a forza ogni giorno.
Lei
è davanti a me stupita. Posa la birra sulla mia scrivania e
chiude gli occhi
per un secondo.
Gli
schiamazzi dei nostri amici ci raggiungono dal salotto dove prosegue la
partita
di hockey alla televisione.
E’
il giorno del ringraziamento e siamo tutti un po’ brilli.
Non
volevo restare da solo proprio oggi, mia figlia è al college
e mia madre è con
Lance Hastings.
Volevo
festeggiare con i miei più cari amici, con coloro a cui sono
davvero grato.
Ti
avvicini alla porta dello studio e la chiudi, isolandoci dagli altri.
Ho
appena rovinato tutto; stai per dirmi che ho oltrepassato il limite e
che non
provi lo stesso per me vero?
“Io..non
volevo…” cerco di rimediare ma non riesco nemmeno
a pensare ad una scusa
plausibile perché sarebbe solo una bugia.
Sei
esitante ma stai cercando di dire qualcosa “Lo so”
dici piano.
Resto
di sasso. Cosa intendi?
Sai
che ti amo? Beh, chi non lo sa ormai?
“Scusa…
non intendevo dirlo così…a tradimento”
accenno un sorrisetto e vedo che
ricambi.
Bene,
non sei arrabbiata. È già molto.
Pietra
sopra e facciamo finta di nulla come sempre.
“E’
proprio di questo che ti volevo parlare” esclami invece,
abbassando lo sguardo.
Ok,
devo essere proprio alticcio!
“Non
capisco..” ammetto indietreggiando e sedendomi su un angolo
della mia
scrivania.
“Lo
so che mi ami” dici in un sussurro.
Fai
qualche passo verso di me. Io non oso parlare.
Non
so dove tu voglia arrivare col tuo discorso ma è
più di quanto ci siamo mai
detti in quattro anni e non intendo minimamente interromperti.
“Ricordo
che me l’hai detto prima che perdessi conoscenza”
Dopo
pochi secondi alzi lo sguardo per vedere la mia reazione.
Avrei
dovuto capirlo.
Avevi
mentito in ospedale e così come ogni altra volte che ti ho
chiesti se ricordavi
qualcosa.
Non
sono arrabbiato. So che è il tuo modo di difenderti.
Immagino
che con quel discorso sul ‘tuo muro’ tu intendessi
spiegarmi anche il perchè di
questa bugia.
Solo
che non so cosa dire adesso.
Mi
guardi con quegli occhi adorabili e io non riesco ad emettere suono.
Sono
sollevato e forse un po’ deluso, ma ti capisco.
Nel
groviglio dei miei pensieri solo una domanda riesce ad arrivare alla
mia bocca
“Perché me lo dici adesso?”
Ti
stringi un po’ nelle spalle “E’ il giorno
del ringraziamento… volevo
ringraziarti…”
Devo
sembrare uno stoccafisso! Giuro che mi stai spiazzando di minuto in
minuto.
Non
mi devi assolutamente nulla Kate.
Ma
non mi lasci parlare, hai altro da dire e capisco che stai lottando per
trovare
il coraggio dentro di te.
“Thank you for loving me” sussurri
timidamente.
Se
me lo stessero raccontando non ci crederei.
Posso
solo dirti “Always” qualunque altra frase sarebbe
banale e fuori luogo.
“Non
sei… arrabbiato” domandi confusa.
Ti
aspettavi una reazione diversa da me, forse è per questo che
temevi di dirmelo.
Mi
dispiace che tu l’abbia pensato.
“No
Kate, anzi sono contento che tu l’abbia sentito” ti
prendo una mano e ti
avvicino più a me “avrei preferito affrontare la
situazione con te? Si, certo,
ma non sono arrabbiato”.
Sembri
più tranquilla perciò proseguo “E non
mi devi ringraziare per una cosa che mi
viene naturale”
Sorridi
con gli occhi lucidi. Sei un amore, così piccola e fragile.
“Invece
si, quattro anni fa stavo annegando e tu mi hai salvata”
Ripenso
al nostro primo anno insieme. Eri adorabile e sempre imbronciata.
“Se
davvero ti ho salvata è solo perché tu me
l’hai permesso” ti prendo anche l’altra
mano e ora siamo occhi negli occhi.
“Dovevo
essere insopportabile” esclami roteando gli occhi.
“Eri
così suscettibile e permalosa…”
annuisci alle mie parole mentre le guance ti si
imporporano un poco “…un’adorabile
signorina Rottermaier”.
Ti
si apre in volto un meraviglioso sorriso e d’istinto ci
abbracciamo.
“Mi
hai salvato anche tu” ti sussurro all’orecchio
“Mi hai aiutato a crescere e a
prendere la vita sul serio”
Ti
sento sorridere contro il mio collo.
Prima
di approdare al dodicesimo vivevo dentro una bolla fatta solo di
lustrini,
cocktail e celebrità. Ma era solo una facciata. Tu mi hai
insegnato a vedere
oltre.
Respiro
profondamente stringendoti più forte.
Lo
devo fare. Non posso più tacere.
Non
posso averti tra le braccia con questo peso nel cuore.
“Tu
sei stata sincera con me e ora devo esserlo io con te”
Sollevi
il viso per guardarmi. Sei perplessa, non te l’aspettavi.
Non
so come la prenderai, forse mi odierai e non capirai ma sono stanco di
tenere
questo segreto.
Non
sono più sicuro che nascondertelo sia un bene per te.
Sei
cambiata. La conversazione appena avvenuta ne è la prova.
“Hai
presente la tua lavagna improvvisata..con le informazioni sul caso di
tua
madre?”
Fai
si con la testa. Ora sei preoccupata, lo vedo.
“Se
vai di fronte a quello schermo e lo tocchi, troverai la stessa cosa,
solo un
po’ più aggiornata” spiego indicando il
monitor.
Aggrotti
la fronte. Per un interminabile minuto non dici nulla.
Io
ti osservo per tutto il tempo. Avrai mille domande e voglio rispondere
ad
ognuna di esse.
“Perché?”
mi chiedi in un soffio.
“Perché
è come hai detto tu: non sarai mai te stessa finche non
risolverai il caso. Hai
ragione, ti meriti un po’ di pace ma...” distolgo
per un secondo lo sguardo
cercando le parole più adatte “...ti ricordi come
hai aggredito quel vigile del
fuoco? Non eri in te, non stavi reagendo bene. Io.. ti rivedevo di
nuovo a
terra sanguinante e...”
Mi
afferri il viso e appoggi la fronte sulla mia “Shhh, ho
capito”.
“Ho
pensato che potevo farlo io per te così saresti stata al
sicuro” e poi c’è tutta
la faccenda di Mister Smith.
“Ci
sono delle cose che devi sapere Kate, ma mi devi giurare che non agirai
mai da
sola! O con me, o con Ryan o con Esposito ma mai da sola!”
“Te
lo giuro” annuisci convinta.
“E
non farai di testa di tua!”
“Ok”
“Ripetilo”
Alzi
gli occhi con un lieve sorriso “Non farò di testa
mia” ripeti come una
cantilena.
“Guarda
che metto la password al monitor” aggiungo per alleggerire un
po’ la tensione.
“Te
lo prometto, niente più colpi di testa!” giuri
ridendo.
Sospiro
sollevato. Ci siamo, ora saprai tutto e forse finalmente
riuscirò a dormire un po’
più sereno.
“Non
è una vera e propria pista ma è meglio di niente.
Allora sei pronta a sentire
tutto?”
“Si,
ma non adesso” rispondi seria.
Confesso
che non me l’aspettavo. Sorridi lievemente davanti alla mia
espressione
allibita “E’ ancora il giorno del ringraziamento e
di là c’è una partita di
hockey che mi interessa parecchio...”
Lo
so che non è vero, ma è bello vedere che non ti
rituffi immediatamente nelle
indagini senza guardare in faccia nessuno.
“...mi
racconterai tutto domani” concludi lasciandomi un lieve bacio
sulle labbra, poi
ti scosti e afferrandomi il braccio sinistro con entrambe le mani mi
tiri verso
il salotto.
Angolo
dell’autrice:
bon,
ovviamente Marlowe è sadico e non farà mai
reagire Kate così bene.
Io
ho preferito farle vedere l’amore e la preoccupazione di
Castle, perché Marlowe
di sicuro si fisserà sul “perché me
l’hai nascosto, non posso fidarmi di te..”
Gggrrrrr
meglio non pensarci...
Buona
lettura ragazze,
un
bacione.
Ivi87