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Autore: Gondolin    08/03/2012    3 recensioni
[ Apocalisse evitata, fallen!Castiel, character death ]
Castiel ha imparato a guidare su quella macchina. Più di tutto, è simbolico di come ormai sia anche lui un Winchester in tutto e per tutto. Ha smesso di pensare a lei come alla macchina di Dean ogni volta che ci sale, e riesce a concentrarsi sul volante, sulla strada, o sul sonno arretrato che può recuperare sui sedili posteriori.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam, Castiel, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione, Nel futuro
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[Supernatural] Downbound Train - Dodici Anni  
 
Personaggi/Pairing: Castiel, Sam, Adam, implied Destiel
Parole: 1722
Warning: death!fic, angst, slash implicito, post-Apocalisse-evitata, what if
Note: questa fic è uno spin-off/prequel di Paradiso di [info]sepherim_ml, che a sua volta è il seguito di Il turpe eccesso che sedusse gli ingrati. Non è necessario averle lette per capire (Dean è morto, l'Apocalisse è stata evitata, Castiel è caduto e ora caccia con Sam e Adam), ma è necessario leggerle per la vostra vita di fangirl, perché sono stupende.
L'idea viene anche da [info]weeping_ice, che voleva saperne di più sui dodici anni di Castiel come cacciatore umano a cui si accennava in Paradiso.
Last but not least, Bruce Springsteen che canta Downbound Train mi ha fornito il mindset angst giusto - e io non so più scrivere un'intera frase in italiano.


Castiel ha imparato a guidare su quella macchina. Più di tutto, è simbolico di come ormai sia anche lui un Winchester in tutto e per tutto. Ha smesso di pensare a lei come alla macchina di Dean ogni volta che ci sale, e riesce a concentrarsi sul volante, sulla strada, o sul sonno arretrato che può recuperare sui sedili posteriori. Lui, Adam e Sam fanno a turno a guidare, ora che non c'è Dean a monopolizzare il posto di guida e la radio. La sua assenza è ancora lì, inchiodata al metallo cromato, ai pezzi di lego e ai soldatini incastrati nel posacenere, e Castiel si accorge dello sguardo di Sam, quando ci cade per sbaglio. I loro sguardi sono simili, ma così diversi. Castiel ha dovuto pregare Sam di non buttare l'Impala. Sam vorrebbe andare avanti in modo più sostanziale di quanto quelle quattro ruote che ormai può chiamare 'casa' non gli consentano. Castiel non vorrebbe impedirglielo perché sa quanto ha perso, lo vede nella ruga che gli si forma in mezzo alla fronte ogni volta che riscopre quei pezzi della sua infanzia, del suo tempo con Dean, nel lutto che non ha mai accettato né negato, nell'amore per quel fratello che odia. Ma Castiel non è più un angelo, e non è nemmeno un umano molto bravo ad accettare e rinunciare, non a rinunciare a quel poco, pochissimo che è riuscito a tenere per sé, a tenere di sé. Quindi insiste, Adam gli dà man forte perché anche lui ha imparato a guidare sull'Impala, e Sam è costretto a capitolare.
Adesso cacciano insieme. I primi tempi, Sam non fa altro che lamentarsi, e Castiel gli coglie spesso sulla punta della lingua un "Dean non avrebbe mai..." o "Almeno con Dean e papà...". Finisce col rimproverarli più bruscamente del dovuto, spazientito di dover fare da balia a due novellini. Castiel inizia a cavarsela da solo per primo. Non si trascorre un'eternità intera come soldato senza sviluppare una certa affinità per le armi, anche quando queste sono cose pesanti e impacciate, che vanno ricaricate e pulite, che non sempre sono effettive, che a volte si rompono. Che sono così atrocemente umane che a Castiel a volte viene voglia di urlare. Ma non è un moccioso e non può permettersi di fare i capricci, quindi inghiotte tutto, raddrizza le spalle, fa scattare la sicura, ascolta il metallo e la plastica sotto le sue dita, e va avanti. Avanti.
Il momento in cui capisce che della sua vita è rimasto ben più di qualche coccio sparso è quando salva per la prima volta una persona. Non è nessuno di speciale, è un signore di mezza età che stava per essere gettato dal balcone da un fantasma riottoso, e magari verrà investito da un autobus domani, ma intanto Castiel ha sparato al fantasma proprio all'ultimo momento, mentre Sam e Adam bruciavano le ossa. Non l'ha fatto per un ordine superiore, non ha secondi fini ignoti persino a lui stesso, e, per la prima volta, si sente soddisfatto. Quando l'uomo gli stringe la mano, Castiel vorrebbe spiegargli che è lui ad essergli grato, ma si limita a sorridergli. È il primo sorriso da quando la Grazia gli si è strappata via di dosso e immagina debba sembrare strano, tirato. Ma è un sorriso, e Castiel continua a sorridere: a Sam, ad Adam, che lo fissano straniti per qualche secondo e poi annuiscono, si scambiano pacche sulle spalle e propongono di andare a farsi una birra per celebrare. È strano come tutti e tre siano finiti per orbitare insieme intorno ad un vuoto a cui ognuno di loro dà un nome diverso, ma che è sempre lo stesso.
"All'attività di famiglia", brinda Sam, rompendo il silenzio.
"All'attività di famiglia", gli fanno eco gli altri due, e Castiel si chiede quanto sia ironico quel brindisi, e quanto invece la caccia ora sia l'unico punto di equilibrio anche per Sam. Si chiede se, magari, anche lui ne tragga qualche fugace piacere, a volte, oppure orgoglio.
Quando, più tardi, lo trova fuori dal motel, insonne come lui, glielo chiede. In parte è merito dei cinque o sei giri di birra che sono seguiti al primo, in parte del fatto che le luci fuori sono quasi tutte fulminante e possono fingere di non guardarsi negli occhi.
"Non lo so", risponde onestamente Sam. Poi scuote la testa e sbuffa una sorta di risata. "Siete tutti uguali, voialtri soldati. Tutti a parlare di orgoglio. Ma forse non avete tutti i torti," e quando si volta, Castiel sa che in quel momento non vede solo lui, ma anche suo fratello e suo padre, "forse è l'unico modo per non impazzire. Avere delle certezze."
La smettono di avere conversazioni filosofiche in piena notte, ma in compenso si instaura fra i tre una sorta di cameratismo. Non sono, non saranno mai, la squadra che avrebbero potuto formare Sam e Dean prima dell'Apocalisse, o Castiel e Dean in quello strano dopo, ma almeno non sono una squadra al condizionale: sono tutti e tre vivi e sono dannatamente bravi in quello che fanno.
Vanno avanti come una macchina da guerra. Si fermano appena il tempo di riprendere fiato, e corrono da una parte all'altra degli Stati Uniti. Una volta, memorabilmente, superano persino il confine col Messico e nel tornare per poco non vengono presi di mira dalle pattuglie messe lì a fermare l'immigrazione. "Come se i wendigo rispettassero i confini", aveva sbuffato Adam, alla guida in quel momento, premendo più forte sull'acceleratore, finché il rombo dell'Impala non aveva coperto del tutto Bruce Springsteen che urlava born in the USA, born in the USA! Dopo essersi lasciato convincere a tenere l'Impala, Sam non aveva più menzionato iPod o modifiche, ma la collezione di cassette si era ampliata in base ai gusti dei tre. Più di Adam e Sam, all'inizio, finché lentamente anche Castiel non aveva iniziato ad impilare cassette. Rock d'annata, soprattutto, simili a quelle che c'erano già. Forse perché è stata la prima musica che ha ascoltato, sulla Terra, e ci è ancora affezionato. Non ci pensa più molto, ai suoi giorni da angelo. Iniziano a sembrargli memorie strane, quasi come se quello attaccato alla coda di una cometa fosse stato lui e non Jimmy. Sono surreali e dolorose. Le seppellisce di giorno in giorno sotto la polvere della strada, le lenzuola lise dei motel, i bisticci sul cibo fra Sam e Adam, i pomeriggi passati a sudare e macchiarsi di grasso sotto l'Impala o con la testa ficcata nel suo cofano, con Sam che gli ripete istruzioni su istruzioni, fino a dimenticare che il mondo non è un motore che puoi semplicemente aggiustare.
La prima volta che Castiel piange, è passato così tanto tempo dalla sua caduta che ha quasi dimenticato di non essere nato umano, ed è passato così tanto tempo da quando ha perso Dean, che si è ormai convinto di non avere più posto per il dolore. Non è un momento speciale, o una ricorrenza. Si sono separati per seguire piste diverse. Non è la prima volta, ma non succede spesso, e a Castiel rimane sempre addosso una certa inquietudine, come se dovesse rendere conto a qualcuno di cosa ci fa lì. L'istinto a voltarsi, aspettandosi che Dean risolva le questioni pratiche come pagare il motel e decidere quale dei nomi falsi dare stavolta, lo coglie di sorpresa. Ormai non è più un moccioso in impermeabile, dannazione, nemmeno ce l'ha più quell'impermeabile, è bruciato insieme a tutti gli abiti di Jimmy quando si è ribellato a Michael, adesso ha una stupidissima giacca di pelle per cui Sam lo guarda con la stessa aria di compatimento che riservava a Dean quando pensava che stesse idolatrando John, e l'ingiustizia del fatto che Dean non sia lì con lui lo colpisce come uno schiaffo in pieno viso. Sente gli occhi che gli bruciano come quando gioca a biliardo in qualche piccolo bar fumoso, o come quando ha bevuto così tanto che sta per vomitare, e non capisce. Non capisce e resta lì col portafogli in mano, aspettando che qualcuno gli spieghi cosa succede. Poi la receptionist gli schiocca le dita davanti al naso e Castiel inserisce il pilota automatico. Riprende a respirare solo una volta in camera, solo per accorgersi che respirare non gli viene poi così facile e gli occhi gli bruciano ancora.
Mormora: "Dean..." e scoppia in un pianto dirotto.
Quella sera Castiel pensa al sesso per la prima volta. Si chiede se Dean a volte si sentisse perso come lui in quel momento, se avesse mai desiderato un contatto umano solo per non restare da solo con se stesso. Poteva leggere Dean meglio di chiunque altro, ma la verità era che Dean si era sempre ritratto anche da lui nei momenti di debolezza. Si era rifugiato nei suoi abbracci, a volte, ma con gli occhi serrati e il volto nascosto contro il suo petto. Negava, negava sempre, Dean. Castiel pensa a tutte le persone che gli hanno, magari solo per qualche secondo, ricordato Dean. Pensa al sorriso strafottente di quel ragazzo a Richmond, agli occhi della testimone dell'ultimo caso, alle gambe di quel pugile dell'Indiana che credeva di parlare con gli angeli, alle lentiggini del professore ucciso a Dunning, che spiccavano così vivide contro la sua pelle bianchissima quando l'aveva visto all'obitorio - e lì il treno di pensieri di Castiel si interrompe, si schianta, perché lui Dean non l'ha neanche potuto seppellire e si accorge che la ferita è ancora fresca come il primo giorno. Si abbraccia le ginocchia e rimane fermo in mezzo al letto pensando a quanto sia difficile essere umani ed essere soli e gli viene fuori una rabbia terribile contro quelli che una volta erano i suoi fratelli, così forte e impossibile da sfogare che ricomincia a piangere. Come potevano accusare l'umanità di essere sbagliata quando anche solo per rialzarsi in piedi dopo aver subito un colpo, quando non hai la Grazia di centinaia di fratelli a scaldarti, è un atto che richiede più coraggio di quanto Castiel non ne abbia mai visto in tutto il Paradiso? Bisogna essere così forti, e Catiel non è più così sicuro di esserlo, ma adesso sì, ha ritrovato l'orgoglio, ed è fiero di ciò che è diventato, anche se le lacrime continuano a scorrergli sulle guance e lui non riesce a fermarle.

 

 

  
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