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Autore: Porrima Noctuam Tacet433    08/03/2012    3 recensioni
chissà quali erano i pensieri del capo dei baroni inglesi ribelli, Robert Fitz Walter.... mi piace pensare che Kerwick abbia passato un po' di tempo con lui, in un secondo momento, anche se la storia è totalmente incentrata sul barone, di cui non si è ancora parlato. questa è la mia prima stora, scritta di getto... chissà che ne è venuto fuori-.-" : )
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sir Kerwick
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Robert Fitz Walter ricordava bene l’Inghilterra di prima e i suoi tempi d’oro. Per uno come lui sarebbe stato difficile da dimenticare. I tempi in cui Cuor di Leone vegliava sul suo popolo, la sua terra era orgogliosa e rispettata. Quelli erano per tutti “i tempi d’oro”, non quelli che si ostinava a ripetere il Senza Terra. Per il re gli anni migliori erano i successivi: il periodo dopo la morte del fratello, quando aveva ottenuto la corona che aveva sempre bramato. Che cosa era rimasto, di tutto quello che aveva costruito Re Riccardo? Era forse stato un re giusto, il Senza Terra, degno di essere chiamato con questo nome? Dal suo trono era arrivata una disgrazia dopo l’altra. Le sue terre adesso erano ridotte ad un cumulo di case bruciate, appartenute a chi non aveva nemmeno il denaro per vivere. La guerra era persa, ma non solo quella. Con lei avevano perduto cavalieri, brave persone, tutto per battaglie inutili. E l’onore. Quel che era peggio era che quando i guerrieri tornavano a casa dalla guerra non gli restava neppure l’onore, i francesi gli ridevano dietro e la loro patria, servita con fedeltà per così tanto tempo, esigeva l’impossibile. Fitz Walter aveva sempre sperato in un futuro migliore, in un nuovo ritorno dei “tempi d’oro”, ma la sua pazienza si era esaurita già da un pezzo. D’altra parte non era conosciuto come un uomo che dava possibilità e speranze all’infinito a chi non li meritava.  Se non arrivava nessun cambiamento, allora l’avrebbero fatto loro. Per questo motivo non riusciva a tollerare l’esattore arrivato quella mattina, venuto a riscuotere il denaro, per salvare la patria, come diceva lui. Ma Robert la sua terra la sentiva già persa.
“ Signore, le tasse che dovete al vostro buon re sono arretrate di un mese ” constatò la voce strascicata dell’esattore.
“ Non vorrete deludere il vostro re, non è vero? “
I due si guardarono dritto negli occhi. L’esattore era un uomo sulla sessantina, i capelli grigi e radi, compensati da due folti baffi color giallo paglia. Scrutava il mondo con piccoli occhi di un grigio sbiadito, sotto una fronte austera segnata dal tempo. Robert si sforzava di non guardarlo, per non perdere definitivamente  il controllo di sé. Lo ascoltava, in ogni sfumatura della sua voce, stringendo i pugni per l’irritazione. Rialzò la testa quando sentì l’ombra di una minaccia nel discorso dell’uomo.
“ Se non ho pagato c’è un motivo ”. Ma l’esattore non lo fece nemmeno finire di parlare.
“ Non farete come gli altri baroni anche voi, milord? Non me lo aspettavo. Non sarete come i servi indegni  del mio giusto re, che si rifiutano di pagare con la scusa di non avere cibo per il loro popolo? ”
Robert si aggrappò al suo scranno, cercando di mantenere la calma. Doveva solo stare calmo, come lo era quell’uomo di fronte a lui. Non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Puntò lo sguardo sul suo interlocutore e si illuminò di un pericoloso sorriso.
“ È questo che dice il re? Confesso che speravo avesse mantenuto un minimo del suo onore. Ma non posso dire, invece, di non essermelo aspettato ”.
“ Portate rispetto, milord! lodi e onori all’anima dell’Inghilterra! ” L’esattore cominciava a spazientirsi e ad essere intimorito dallo sguardo glaciale del barone. Questo però non gli impediva di conservare il suo tono teatrale. Inoltre non poteva lasciar correre un’offesa diretta alla sua migliore fonte di guadagno e di sicurezza. Robert fu contento di essere riuscito a controllarsi. Adesso la conversazione sarebbe stata completamente in mano sua.
“ Non vi preoccupate. Non voglio certo che la conversazione degeneri in una situazione spiacevole”   In un certo senso, era vero, ma non gli importava niente se diventava un’atmosfera indesiderata per le persone al di fuori di lui. Non abbandonò il suo sorriso, osservando l’esattore congelato al suo posto. L’uomo si ricompose con un respiro e guardò il suo avversario con un misto di minaccia e timore.
“ Se non lo volete, allora pagate il prezzo che vi spetta, e io me ne andrò subito ”. Propose l’esattore, incoraggiato dai cavalieri mercenari, rimasti pochi passi dietro il suo scranno. Sentendo i toni dei due uomini accendersi e la conversazione cominciare a riscaldarsi si erano fatti avanti. Erano in nove, tutti bene armati, dall’aspetto si sarebbero detti guerrieri esperti. Robert si rese conto di doversi subito liberare di quelle guardie del corpo. Fece ricorso a tutta la sua capacità di ragionamento. Davanti a quello sguardo che brillava di una luce determinata e astuta, all’esattore sembrò di riuscire a sentire ronzare i pensieri del barone.
“ Oh, suvvia, milord. Perché tutte quelle guardie? Sapete, ho sempre avuto problemi a trattare con degli uomini che dispongono di gente armata fino ai denti alle spalle. Mi sembra di essere minacciato ”. il suo tono di voce rimase calmo e inflessibile. Non tradì nemmeno un’emozione, se non un sottile velo di disprezzo.
“ Smettetela di tergiversare! E non sono qui per trattare! Avete delle tasse da versare per il nostro magnifico re! ”
“ Oh, si, è davvero magnifico finche ha i soldi e ti può pagare bene, vero? Non lo metto in dubbio. ”
Robert decise di abbandonare definitivamente le formalità. Squadrò l’esattore come un felino prima di attaccare la preda.
“ Come vi permettete?! ”  esclamò l’esattore, in preda alla collera. “ Ho aspettato fin troppo! Non sono venuto per farmi insultare! ”
“ Temo proprio che allora dovrai farci l’abitudine. Perché io sono fatto così, e perché quando arriverai dal tuo magnifico re senza il mio denaro, ti posso assicurare che mi rimpiangerai. ” Robert iniziava davvero a divertirsi, come tutte le volte che sentiva che avrebbe vinto contro i potenti meno intelligenti di lui. L’esattore era sempre più scioccato. Era rimasto gelato al suo posto, facendosi forza, non avendo la minima intenzione di distogliere lo sguardo da quello di Robert Fitz Walter. Alle sue spalle i mercenari cominciarono ad agitarsi. Misero mano alle spade, digrignando i denti. Il barone ne approfittò subito.
“ Non credi che sarebbe meglio mandare a pascolare più lontano le pecorelle? La conversazione potrebbe anche risolversi in un modo più piacevole di quello che ti aspetti in questo momento. Chissà, potrei anche diventare improvvisamente generoso.”
L’esattore sembrò riflettere un attimo sulle varie sfumature della frase, mentre il barone non gli toglieva gli occhi di dosso. Deglutì, e cercò di imporsi un contegno e darsi un’aria più coraggiosa. Fece un segno agli uomini alle sue spalle. Questi uscirono in silenzio, lanciando occhiate velenose a Robert, occhiate che promettevano minacce. Forse, con quella mossa, l’esattore sperava di ottenere ciò che voleva dal barone. Tutta via si poteva leggere chiaramente la paura crescente nel suo sguardo, quella di coloro che si sentono improvvisamente persi, senza nessuno che possa proteggerli. Il barone non aveva mai abbandonato, dall’inizio della conversazione, quella punta di sarcasmo che si poteva notare nella sua voce, e che lo caratterizzava.
“ Sarete contento adesso! Ora date il vostro contributo per salvare la patria! Muovetevi, o le vostre azioni avranno conseguenze a dir poco spiacevoli!  ” l’esattore deglutì ancora una volta, cercando di assumere un’aria decisa e più coraggiosa di quella che aveva. Ma ormai Robert sapeva che era caduto prigioniero della soggezione che incuteva la sua persona, con tutti, ma solo con alcuni si trasformava in vero timore. L’esattore si stava rendendo conto che era molto più semplice comportarsi da padroni, con guerrieri armati alle spalle.
“ Sir Kerwick, perché non andate fuori a fare il buon pastore? ”Robert fissò con sguardo eloquente uno dei suoi cavalieri, arrivato da Dunchester tre giorni prima. Questi si inchinò, sorrise lievemente, e uscì con tutti gli altri compagni d’armi, sei in tutto.
“ Non prendiamoci in giro, milord. L’Inghilterra non può avere salvezza se questo re non si mette da parte.”Robert si era alzato, ed era andato verso il lungo tavolo della sala grande, voltando le spalle all’esattore. Questi provò a balbettare qualche parola, ma rimase pietrificato sul suo scranno. La sua paura e il suo sgomento erano quasi palpabili. Fuori dal portone si udirono le prime imprecazioni, e lo stridio metallico delle spade. L’esattore capì in un attimo di terrore quello che stava per succedere. I suoi occhi si sgranarono, con la forza della disperazione scattò in piedi. Robert lo rigettò sullo scranno con un gesto fulminio. Poi tornò a voltargli le spalle verso la tavola.
“ Come osate?! ”Riuscì infine a urlare. Che cuor di leone, pensò il barone con un lieve sorriso. Il suo avversario realizzava lentamente di non avere via di scampo.
“ Vi avverto, signore! Voi siete nei guai! ” la sua voce suonò incrinata e stridula. Robert si volse lentamente verso di lui, le mani dietro la schiena e il solito sorriso affabile.
“ Io sono nei guai? Mio caro esattore…. Davvero pensavate di uscire vivo da questo palazzo? ” l’uomo del re sembrò sul punto di svenire. Abbassò lo sguardo, poi lo rialzò, incapace di pronunciare alcuna parola o anche solo di muoversi.  Sarebbe stato più facile se il signore del castello davanti a lui lo avesse preso a bastonate fin dall’inizio, e gli avesse gridato contro di uscire da casa sua.
“ Lo sapete che cosa fa sir Martewall di Dunchester, agli esattori che osano entrare a casa sua? Li fa cacciare a frustate. Magnanimo, no? Però vi posso assicurare che fanno davvero male.” la sua voce era quasi un sibilo, nella penombra serale della sala.
“ Ora smettetela con questi oltraggi, milord! Pagherete per aver osato minacciare di tortura un uomo del re! ” La voce dell’esattore fremeva di rabbia e di terrore, stridula.
“ Non preoccupatevi per me, buon uomo, non ho nessuna intenzione di salire al patibolo. Purtroppo non apprezzo chi mi provoca o chi mi minaccia. Ma non dovete spaventarvi… nessuno ha parlato di tortura. ”
Tutto accadde in un attimo. Robert tirò il braccio davanti a se, lo sguardo di ghiaccio, gli occhi lucidi e splendenti in cui si riflettevano le fiamme del camino. Un sibilo che sfrecciava in aria, uno spasimo di dolore. Un corpo inerte scivolò a terra. Robert ripose la balestra sul tavolo in tutta calma, poi avanzò verso l’esattore, il sangue che si allargava in una pozza sul pavimento. Lo squadrò dall’alto in basso.
“ Vedete, purtroppo ho perso la pazienza, ed è un peccato, perché era l’unica cosa che ancora mi permetteva di sopportare il mio re. Purtroppo per voi io ho metodi un po’ più diretti di sir Martewall. ”
“ La…. Pagherete…. Il mio re ….. verrà a cercarvi…. ”Mormorò l’esattore, in un ultima futile minaccia e in un ultimo spasimo di dolore. Mentre stava per esalare l’ultimo respiro, Robert gli si accostò e gli sussurrò in un  orecchio.
“ Forse il buon sovrano non sa ancora contro cosa si è messo contro. Fossi in lui mi sceglierei dei buoni alleati, se ancora ne ha. Perché io li ho. Che venga. Lo aspetto. ”



  
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