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Autore: Asterion    08/03/2012    4 recensioni
Senza dirmi niente, mi abbracciò, stringendomi a sé e poggiando la fronte sulla mia spalla destra. Un brivido mi corse lungo la schiena, e mi sentii...bene. Le estremità del mio corpo, prima infreddolite, ripresero sensibilità e io percepii un gran calore diffondersi in me, come se mi fossi seduta davanti ad un caminetto acceso.
Gli fui grata per quel gesto, fu un pensiero molto dolce, che, per qualche minuto, mi fece dimenticare chi ero e perché ero lì. (Estratto)
Avviso: I riferimenti a cose e persone sono puramente casuali: In particolare, i personaggi Ruka, Akatsuki e Kaname sono di proprietà di Matsuri Hino. La storia non è stata scritta per fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki Kain, Kaname Kuran, Ruka Souen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sulle Ali Di Un Sogno

Frammento: Anime gemelle 

Sono come uno spirito
che nell'intimo del suo cuore ha dimorato,

e le sue sensazioni ha percepito, e i suoi pensieri
ha avuto, e conosciuto il più profondo impulso
del suo animo: quel flusso silenzioso che al sangue solo
è noto, quando tutte le emozioni
in moltitudine descrivono la quiete di mari estivi.
Io ho liberato le melodie preziose
del suo profondo cuore: i battenti
ho spalancato, e in esse mi sono rimescolato.
Proprio come un'aquila nella pioggia del tuono,
quando veste di lampi le ali."

                                                    (Percy Bysshe Shelley)

 

 

La mia anima, tutto il mio essere, ardevano solo per lui.

Ho sempre avuto l'impressione che la mia vita dovesse essere legata indissolubilmente al nobile , come se ciò fosse regolato da una legge necessaria, e l'ho sempre servito con maniacale diligenza, assaporando, con un velo di imbarazzo, tutte le volte che potevo fare qualcosa per lui.

Ho sempre creduto questo e mai mi sono accorta che era tutta una mia fantasia, uno splendido e artefatto sogno creato dalla mia mente.

Lui, il nobile, amava un'altra e questa terribile realtà mi lacerava e mi abbatteva.

Lei poteva stare sempre con lui e io no.

Lei poteva sempre fare affidamento su di lui, sulla sua protezione.

Lei lo conosceva bene.

Lei poteva fare tutto ciò che io bramavo, ma che non potevo realizzare.

Lei era l'anti-me. Lei era la “Ruka” vincente ed io quella perdente, purtuttavia non potevo fare nient'altro che stare a guardare.

Il nobile, dal canto suo, aveva occhi solo per lei e niente contemplava oltre a lei.

A volte, quando lo fissavo nei suoi occhi neri come la tenebra, scorgevo uno sguardo perso, concentrato e avvinto in altro.

Ed era ancora più bruciante quando, per poter dare uno sfogo al mio desiderio amoroso, gli chiedevo di bere il mio sangue. Poteva sembrare una piccola cosa, ma per me era tanto.

E invece no.

Mi guardava intensamente negli occhi, serio, mi accarezzava dolcemente la guancia e mi sussurrava un semplice e deciso “no”.

Perché, Kaname, mi rifiuti?

Perché?

Eppure, quella volta, lo accettasti.

Mi chiedevo, mentre il mio amore cresceva sempre di più.

Lui non mi dava nessuna spiegazione e neanche io me la sapevo dare, perché non riuscivo mai a penetrare la spessa coltre dei suoi pensieri, che lui mi celava come un segreto insondabile.

 

 

*****

 

Quella notte, lui mi strappò il cuore, senza pietà.

Ero sdraiata nel mio letto, in dormiveglia, e, non appena la sua immagine mi passò attraverso la mente, sentii una gran calore permeare il mio corpo, dandomi una sensazione di incredibile dolcezza. Mi alzai in piedi, in camicia da notte, e, scalza, uscii in fretta da camera mia, in trepidazione, con il cuore che batteva fortissimo.

Arrivai davanti alla porta della sua stanza e mi fermai, con il cuore in gola, colta da un momento di esitazione. Le gambe tremavano e percepivo una vaga sensazione, a metà tra la paura e l'eccitazione.

Bussai, incerta.

Aspettai un po', ma , poiché nessuno veniva ad aprire, vergognandomi immensamente per la mia stupidità, mi risolsi a tornare nella mia stanza. Proprio nel momento in cui mi voltai verso lo scuro corridoio del dormitorio della Night Class, la porta si aprì con uno scatto, e, girandomi, mi trovai ad un centimetro il bel volto del nobile, serio ma non infastidito. Mi persi nella contemplazione di quel viso così delicato e perfetto e quasi non udii la sua domanda.

“Ruka, cosa c'è? E' successo qualcosa?”

Io, ritornando in me, balbettai qualcosa di insensato e, poi, non sapendo più che inventarmi, dissi la verità, credendo che lui mi avrebbe compreso.

“Nobile io...non faccio che pensare a te, non riesco neanche a dormire . Ti prego, conosci il mio desiderio..esaudiscilo!”

Il suo volto non si scompose. Egli abbassò solo lentamente lo sguardo, fino a che i suoi fini capelli castani non celarono i suoi occhi alla mia vista.

“Ruka.. vai in camera tua. E' tardi.”

Il suo tono, duro e conciso, ebbe un effetto disastroso su di me: mi sentii una nullità.

A lui non gliene fregava niente di me, ero solo un peso per lui. Lui non mi ha mai amata, non ha mai neanche provato nessun sentimento di affetto nei miei confronti, io sono sempre e solo stata la “sostituta” di Yuki Cross, una specie di giocattolo con cui divertirsi per passare il tempo.

Le lacrime uscirono copiose dai miei occhi, e, alcune gocce, caddero per terra, sulle punte delle dita dei miei piedi, ma lui niente.

Esasperata e abbattuta dalla reazione del nobile, corsi via, singhiozzando, senza dire niente, e, sebbene scalza, scesi le scale veloce come il vento, uscendo dal dormitorio, verso il parco.

Un vento gelido mi fece venire i brividi e l'erba umida mi ghiacciò le piante dei piedi. Ciononostante, seppur vestita di una leggera camicia da notte celeste, mi misi a correre ancora più veloce, verso gli alberi, mentre i capelli mi svolazzavano disordinatamente intorno al viso.

Mi bastava andarmene da lì, bastava questo per calmarmi. Si, era questo che credevo; pensavo che una folle corse alle cinque di mattina mi avrebbe chiarito le idee, che stare lontano da quella scuola sarebbe servito a tranquillizzarmi.

Mentre correvo così, verso l'ignoto, andai a sbattere contro qualcuno senza accorgermene.

Alzai gli occhi, sorpresa.

Era Akatsuki: strano, che ci faceva a quell'ora nel parco?

I capelli ramati, fini e lucenti, gli incorniciavano il viso in maniera disordinata. I suoi occhi, di un colore ambrato, si fissarono nei miei, rivelando curiosità.

Lo squadrai: Indossava una camicia celeste, sbottonata , con una t-shirt sotto, e un paio di pantaloni neri, attillati, abbinati ad un paio di scarpe da ginnastica nere.

“A..Akatsuki! Che ci fai...qui?”

“Non riuscivo a prendere sonno e allora sono uscito a prendere una boccata d'aria...tu?”

Io lo guardai attonita, con gli occhi che mi stavano incominciando a bruciare per le lacrime. Mi guardai intorno, disorientata, e mi circondai il petto con le braccia per cercare di ripararmi dal venticello freddo che soffiava.

Lui si dovette accorgere del mio disagio, dovette subito capire cosa dovesse essere successo( non so perché, ma ho avuto sempre la percezione che Akatsuki mi capisse, ogni volta).

Senza dirmi niente, mi abbracciò, stringendomi a sé e poggiando la fronte sulla mia spalla destra. Un brivido mi corse lungo la schiena, e mi sentii...bene. Le estremità del mio corpo, prima infreddolite, ripresero sensibilità e io percepii un gran calore diffondersi in me, come se mi fossi seduta davanti ad un caminetto acceso.

Gli fui grata per quel gesto, fu un pensiero molto dolce, che, per qualche minuto, mi fece dimenticare chi ero e perché ero lì.

Dopo poco però, le usuali immagini del nobile, ricominciarono a tormentarmi. Chiusi gli occhi, stringendo convulsamente la camicia del mio amico, e incominciai a bagnare la sua spalla sinistra di calde lacrime.

“Ruka... cosa ti ha fatto il nobile?”

Mi meravigliai di quella domanda: Come faceva a sapere che era stato proprio lui a determinare il mio stato d'animo?

Le sue parole mi sembrarono sconsolate, quasi velate di tristezza, e mi risuonarono come un'eco nelle orecchie, fino a quando non riuscii ad avere la forza per articolare una risposta.

“ Niente...non ha fatto niente”.

Ecco, era proprio quello il punto: non aveva fatto niente, non aveva dimostrato alcuna emozione di fronte alla mia richiesta.

In quel momento, una saetta illuminò il cielo e spesse nuvole nere, come creature uscenti dalle tenebre, per un attimo, celarono la luna ai miei occhi. Un forte tuono subentrò a quella luce e, a poco a poco, incominciò a piovere.

Nonostante si stesse avvicinando il temporale, né io né Akatsuki ci muovemmo, rimanemmo abbracciati così, per molto tempo, senza proferir parola.

Non importava che stesse per scatenarsi una tempesta, non importava la pioggia e neanche la temperatura gelida, eravamo solo io e lui e questo bastava. Lui era lì per me e io ero lì per lui.

Già...Lui, quell'amico che c'era sempre, quell'amico su cui potevo sempre contare, quella persona con cui avevo condiviso così tante esperienze!

Le gocce d'acqua divennero in breve sempre più fitte, fino a bagnare i nostri vestiti e i nostri capelli. Sentivo scorrere sul mio viso quei lisci rivoli d'acqua e li sentivo anche sulla schiena e sulle gambe.

Sollevai lo sguardo su Akatsuki . I suoi occhi d'ambra erano estremamente caldi e sembravano luccicare di una luce strana, quasi mistica.

I miei occhi si persero nei suoi e, in quel momento, percepii come una sorta di attrazione fatale nei confronti dell'uomo che mi trovavo davanti. Presi il suo volto tra le mani e asciugai le sue guance umide e bagnate.

Lui mi guardò intensamente e mi sorrise, provocando in me un'ondata di dolcezza.

Avvicinai il mio volto al suo e posai le mie labbra bagnate sulle sue. Lo baciai con passione e a lungo, come mai avevo fatto con nessun'altro e sentii tutte le fibre del mio corpo fremere e gioire per quell'incanto.

Nemmeno per il nobile mi sembrava di aver provato un'attrazione del genere, anzi a lui non ci ho nemmeno pensato in quel momento. Quell'attimo era solo nostro, mio e di Akatsuki, e nessuno ce lo avrebbe rubato.

Le mie labbra, unite alle sue, trovavano una specie di perfetta unità e armonia, e, lo percepivo chiaramente, esse stesse si desideravano ardentemente e , così, ogni bacio tirava l'altro, in un piacere senza fine. Le nostre mani si intrecciavano tra i capelli umidi e i nostri corpi, inumiditi dalle vesti bagnate, aderivano l'uno all'altro a formare un unico corpo, un unico perfetto connubio.

La pioggia ci scorreva sul viso, sugli occhi, sulle labbra, ma a noi non ce ne importava niente, continuavamo a baciarci e ad accarezzarci dolcemente, perché noi eravamo proiettati in un mondo tutto nostro. Alla fine, posai la mia fronte sulla sua ed entrambi ci guardammo, sorridenti.

Intanto il temporale si era placato, e il cielo si stava schiarendo, per prepararsi all'imminente alba. Akatsuki mi attirò a sé e io posai la testa sul suo petto robusto. Mi sentivo proprio bene, e il pensiero di Kaname mi sembrò solo un vecchio incubo.

Mentre i primi raggi rosei incominciavano ad animare il cielo, gli sussurrai:

“Amami, Akatsuki. Amami, come mai hai fatto con nessun'altra”.

 

 

Asterion's space:

Hola genteeeeeeee e buona festa della donna a tutte <3 ! Eccomi con una nuova fanfic su Ruka e Kain! Come avete potuto vedere, questa volta la narrazione è affidata a Ruka, e la conclusione è felice :D Spero che questa storia vi sia piaciuta e anche la poesia che ho inserito, che è di Shelley, un poeta inglese che amo particolarmente <3

Ringrazio tantissimo tutti i lettori/recensori!!! Grazie :)

Bacioni

Asterion ;)

  
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