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Autore: DarciaSama    09/03/2012    3 recensioni
Su quel tetto fecero l'amore come fanno le aquile e si abbracciarono sotto il cielo che rischiarava e mostrava gli ultimi attimi di vita del sole lasciando che quella luce dai toni accesi colorasse i loro corpi bagnati e freddi rigenerandoli con il tenue calore dei raggi al tramonto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Là Dove Volano Le Aquile
 

Danzanti scendevan dal cielo le parve primizie dell'imminente tempesta che si sarebbe abbattuta di lì a poco su Firenze, come un'armata di amanti che desiderava ricongiungersi con l'amata Madonna Terra.

La superficie dell'Arno si decorava di cerchi concentrici che, allargandosi, si scontravano creando arabeschi nell'oscuro riflesso del cielo plumbeo.

Una figura incappucciata e avvolta in candide vesti cavalcava verso gli imponenti bastioni fiorentini sfidando la campagna ventosa e crepuscolare in balia della pioggia.

La furia nell'incedere di quel fante bianco traspariva l'impazienza di un esiliato che fa ritorno a casa dopo troppi anni di lontananza. Nel varcare le porte della città l'uomo rallentò l'andatura e nel petto si liberò un moto di orgoglio per la sua meravigliosa patria.

Desiderava tornare alla residenza degli Auditore, riabbracciare la sorella Claudia e la madre Maria e vedere i volti dei ragazzini che giocavano nei pressi del suo palazzo ormai adulti. Ma, nonostante quelle volontà, una brama irrazionale lo invadeva fin negli anfratti più reconditi del suo essere e lo incendiava come sterpaglie al sole d'agosto.

Lanciò il cavallo per la strada principale che portava verso S. Maria in fiore lasciando che banche, fucine, sarti e tutte le botteghe sfrecciassero davanti a lui insieme a quei pochi avventurieri che avevano sfidato il maltempo.

Ad un tratto l'uomo tirò le redini della sua cavalcatura per farla rallentare, il bellissimo sauro bruno protestò impennandosi e nitrendo nella luce del lampo, mentre la pioggia aumentava; svoltò in una stradicciola che curvava diverse volte ed infine si apriva su un ampio cortile alle spalle del Duomo: il quartiere degli artisti.

 

…..............

 

Mancavano ancora alcune ore alla campana del vespro eppure le attività di Firenze avevano già chiuso i battenti e le luci delle candele illuminavano le finestre. Quasi nessuno osava uscire con quel tempo così tetro se non ladri e pezzenti.

Stormi di uccelli volavano nel cielo andando in cerca di un riparo dove trascorrere il tempo di un temporale e poi tornare a infestare i tetti delle case, le cime delle torri e le cupole delle chiese.

Un uomo, a vedersi si sarebbe detto pazzo, campeggiava sul tetto del suo studio al secondo piano della sua bottega osservando quegli uccelli arrischiarsi a volare con l'acqua che appesantiva le loro piume.

Nonostante fosse fradicio, quel curioso individuo si portò una ciocca gocciolante dietro l'orecchio e riprese ad osservare spostando la sua attenzione da stormo a stormo e catalogando nella sua mente i comportamenti delle varie specie in situazioni d'emergenza.

Mentre era sovrappensiero si sentì stringere da dietro con foga. L'uomo fece per urlare ma un mano gli smorzò il grido in mugolio.

 

  • Ssssh -

 

Un soffio così delicato vicino all'orecchio. I muscoli tesi del suo corpo si rilassarono. Non potevano essere i Templari, non poteva essere che lui.

 

  • Ezio- sussurrò il biondino togliendosi dolcemente quella mano che gli stringeva la bocca.

 

  • Non dovresti uscire durante i temporali, lo sai che la gente mormora e quello che non capisce lo affida al tribunale della santa inquisizione- esordì l'individuo incappucciato con un ghigno malizioso.

 

  • No preoccuparti per me, amico mio! Sono troppo utile ai potenti perché la chiesa possa condannarmi al rogo.-

 

 

Si girò tra le braccia dell'assassino e i loro sguardi si incontrarono. Com'era cresciuto il suo Ezio. Se ne accorgeva solo ora. Quando era entrato nella sua bottega la prima volta era solo un ragazzino di diciassette anni inesperto del mondo, con la voglia di vivere appieno la giovinezza; ed ora aveva davanti a sé un uomo che aveva visto troppo.

Senza nemmeno pensare le loro labbra si unirono all'ombra del cappuccio bianco dell'assassino. Ezio costrinse delicatamente Leonardo contro la parte della bottega confinante mentre il pittore lo stringeva a sé e gli abbassò il cappuccio rivelando i suoi lunghi capelli castani legati da un nastro rosso.

Desideravano unirsi, fondersi l'uno con l'altro, amarsi come ormai non facevano qua quelli che sembravano secoli e la pioggia pareva aumentare il suo ritmo insieme alla passione che saliva tra i due amanti.

Le mani letali del più giovane scesero sui fianchi del biondo per poi risalire e intrufolarsi sotto la camicia togliendogliela e liberando il bellissimo petto dell'altro. Una risata cristallina sfuggì a Leonardo.

 

  • Speriamo che il povero Botticelli non guardi fuori da questa finestra -

 

Ezio si unì alla risata stringendo ancora di più il suo genio tra il suo corpo e il muro – Tanto anche lui “gioca” con i suoi allievi -

 

Risero ancora, si sbellicarono, sembrava fosse ritornata l'incoscienza della loro gioventù, quell'età in cui ti sembra di essere immortale. E loro su quel tetto si sentivano immortali.

 

Improvvisamente Ezio salì con la sua proverbiale agilità sul tetto della bottega di Botticelli e tese una mano al biondo.

 

  • Se saliamo sul suo tetto non dovrebbe vederci -

 

  • Ma sentirci sì!- esclamò il pittore scoppiando di nuovo a ridere.

 

L'assassino lo tirò su con lui ma ebbe un momento di debolezza per le risate e Leonardo gli cadde addosso.

Ci vollero un po' di minuti prima che smettessero di ridere per le situazioni imbarazzanti che stavano rischiando, ma poi le risa lasciarono spazio ai baci a fior di labbra, alla dolcezza delle carezze e i vestiti vennero dimenticati. La pioggia cominciò a battere sulla schiena del genio di Vinci che accolse il suo amante dentro di sé mentre questi, sdraiato, si compiaceva del panorama che l'altro gli offriva. I loro corpi si univano e si allontanavano e si univano di nuovo al ritmo della tempesta. Ezio adagiò il suo amato sotto il suo possente fisico e lo abbracciò tentando di dargli ogni fibra di sé in quell'atto che voleva significare solo il loro amore, l'unione delle loro anime.

Su quel tetto fecero l'amore come fanno le aquile e si abbracciarono sotto il cielo che rischiarava e mostrava gli ultimi attimi di vita del sole lasciando che quella luce dai toni accesi colorasse i loro corpi bagnati e freddi rigenerandoli con il tenue calore dei raggi al tramonto.

  
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