IL CAPOVOLGIMENTO A BASE DI UOVA
Mancava ancora qualche anno alla partenza del razzo, e
cosi', spintonato dall'inquietudine esteriore, me ne andai di
gran carriera per le stradine laterali di Terni 12. Il mio
nome...?..........................................Lord Blumm!
Giravo all'impazzata giu' per le larghe scale, nei viucoli...
ad una svolta a gomito mi sentii improvvisamente il labbro
bruciare; un ragazzetto mi centro' in pieno a mano chiusa.
Rallentai, ed era in quel momento che la mia mente ricordo' i
tratti incerti e abbozzati della figura di Tegola, per
ricordarmi che non vorrei sembrare un domani senz'altro.
Scacciai via quei pensieri usando una pietra dura lavorata a
rilievo, mentre cercavo di tenere la mente sgombra e di
lasciarvi penetrare soltanto una sorta di fanghiglia perversa.
Tegola era in cucina davanti ai fornelli. Mi voltava la schiena
come se nulla fosse. “Lord Blumm?”, disse senza nemmeno
voltarsi. Lo fissai a lungo............................................................
Tegola aveva una di quelle faccie da schiaffi, per cui sapeva
perche' lo osservavo in silenzio, che venne interrotto da lui
affermando “Avete architettato magnificamente tutto”.
La mia sicurezza mi aveva confuso un pochino....poi Tegola
mi attacco' sempre dandomi la schiena; cioe', il viso rivolto
alla minestra che bolliva; la sua voce non era alterata. Presi
cinque o sei tavoli, pieni di gente che fumava, e glieli
scaraventai addosso. Tegola, con la mossa del piu' esperto
cameriere, sfrecciava reggendo sul braccio teso un vassoio
con una montagna di piatti nei quali riconobbi cotolette con
patate in insalata e , aprendo brutalmente la strada fra la
gente e i frammenti di tavoli, usci' dalla sala con acrobazie
olimpioniche (si fanno per sport, ma anche per la gioia).
Avevo una voglia terribile di acchiapparlo ed avvicinarmi il
piu' possibile alla causa del nostro scontro...mi sporsi dal
parapetto a guardarlo saltare via, come se quella vista
potesse darmi sollievo e tranquillita', come se laggiu', sul
fondo, dove si trovano i pochi segni d'ispirazione, potessimo
ritrovarci insieme, seppur con tanti equivoci, senza
invecchiare, per sempre!
La parte dell'orecchio a forma di chiocciola ascoltava un
rumore che proveniva da vicino...a questo punto non c'era
davvero nient'altro da fare ma seguire il suono che si
ripeteva. Sentivo dei passi dietro di me...fosse Tegola che
tornava a regolare i conti?
Fini' a trovarmi in uno spiazzo con al centro il monumento a
Sinna-Maudne..........................................................................
Rimasi li' a lungo...lungo assai. Si avvicino' qualcuno e mi
prese la mano mettendosela in mezzo alle chiappe.
“AHO'!” strillai con voce acuta, quasi estranea. Era
l'Informatore. Un tizio molto povero e leale; aveva una
groppa riccamente infiocchettata di borchie azzurre, rosa,
verdi e viola. “Eccoti qua', Lord Blumm”. Fece l'Informatore
arrossendo. Ritirai la mano dalle sue chiappotte, sentendo il
bollore su di essa. Poi presi il microfono attaccato a un
registratore appeso sulla mia spalla coperta da una giacca
inglese di pelle, e con le cuffie sulle orecchie cominciai...
“Idoneo alle scopo...Si o No?!!”. L'Informatore mi mando' al
diavolo, e mi disse di non preoccuparmi troppo;
aggiunse anche che non voleva piu' restare a Terni 12, per
via dei continui inganni.
All'improvviso mi senti' stanco e mi venne voglia di usare
con confidenza il vater; ma dove lo trovo in quel posto e a
quell'ora!..... Scorgo un cespuglio di rose, e accanto, un
musicante girovago litigava con la mamma. Alla fine riusci'
a vincermi e la feci proprio davanti a loro. Per fortuna la fitta
fumata che ne scaturi' era di tipo lacrimogeno, che rese
stordita la curiosa coppia litigiosa. L'informatore nel
frattempo stava registrandomi con l'uso del compact-disc
che era inserito nel copricapo, e sentendo un dispiacere
pieno di invidia, cominciai a camminare verso di lui...
gli presi il braccio e eseguii' una mossa di judo, stendendolo
sul marciapiede!
Il compact-disc rallento' di velocita', e l'Informatore, con
voce robotica e affannosa, disse -”La vita si era preso gioco
di me ponendomi di fronte il mio insuccesso, esistenziale proprio
nelle sembianze dell'amante dell'uomo che il giorno prima avevo
illusoriamente sconfitto in una grottesca battaglia sessuale”.
A quelle parole pensai...Mio figlio! La persona a me piu'
vicina a me. Gli sto davanti senza sapere se sia lui o no.
Che cosa so, allora, se non so neanche questo? Che certezze
ho a questo mondo se neanche questa per me e' una
certezza?
Mi congedai dall'Informatore sferrandogli un calcio su di
una importantissima arteria del corpo umano.
Di qui la mia paura..............scorsi in lontananza Tegola;
sedeva su di un mucchio di neve. Ai suoi lati due ragazzi.
Ero confuso. Teneva la schiena leggermante curva. Sedeva
tranquillo, come senza interesse. E' veramente lui?
Mi feci largo nel nulla e mi avvicinai. Non posso non
riconoscerlo. Ho impresso nella memoria il suo portamento,
ogni suo gesto! Adesso gli ero vicinissimo. I due ragazzi si
guardarono a vicenda con profondita' inedita. Uno dei due
fece uno starnuto, e dal naso gli colo' un fiotto di catarro che
gli copri' la bocca. “Chi siete!”domandai con uno sghignazzo.
“Cristiano e Luccio” risposero con scoppi di tuoni e fulmini
nel sottofondo. Cercai di raddrizzare Tegola per vederlo
meglio, ma il movimento svelo' solo che Tegola era morto...
cadde a testa in giu' sull'asfalto bagnato. Non avevo affatto
pensato di incappare in una scena simile, e naturalmente per
me, era assai spiacevole essere li' con Cristiano e Luccio.
Ma non c'era nulla da fare; un taglio da coltello spuntato era
stato eseguito su Tegola, come da carne di maiale,
corrispondente alla schiena e al lombo.
Questi due sbandati non saprei proprio come descriverli...
Cristiano aveva un manto corto di pelliccia bionda, dello
stesso biondo di un tempo. Si teneva sempre storto, con la
nuca rigidamente spinta indietro e la testa, un po' inclinata
in avanti; era sempre gioviale e soddisfatto, invulnerabile,
fornito della grazia degli angeli, come la ragazza la cui
bellezza risveglia in me il ricordo della penosa imperfezione
del corpo di Tegola...ormai deceduto.
L'immaturita' e ingenuita' eccessiva erano particolari di
Luccio. Nobilis Homo che era, pur essendo considerato il
vecchietto di Terni 12, ogni volta che spara...fa correre
qualcuno. Il fazzoletto rosso che indossava al collo, (per non
avere la possibilita' di parlare), in compenso lo rendeva una
mosca assai fastidiosa. Luccio creava sempre intorno a se'
un'atmosfera di ballata popolare...si nonnino, qualche secolo
fa' era meglio!
Mi venne di raccontare un accaduto, e Cristiano e Luccio si
sessero a gambe incrociate davanti a me, ascoltando:
Molti anni fa', quando suonavo ancora il clarinetto, mi ero
scervellato per trovare un vivace ballo americano del '900.
Pensavo al mio strumento come un accessorio
dell'abbigliamento maschile; ogni fin del mattino la giornata
era bella, il cielo azzurro, le lodi espresse dal portiere di casa,
i gustosi molluschi marini detti anche cozze che divoravo
sull'autobus, il lamento del micio nel primo pomeriggio
mentre riposavo, l'arabo in tuta che comprende solo a segni,
le scene caotiche nelle quali in modo attento ed esatto sono
scritte a scopo di intimidazione...
In meno di un quarto d'ora terminai la mia storia (cantata
sarebbe durata la meta'); Cristiano e Luccio, indivisibili, mi
fecero il saluto del gladiatore, e, annaspando, si dileguarono
nella notte. Che deformazione, pensai vedendoli allontanarsi
lentamente, (in realta' finii' col dire una cosa diversa).
Passai il resto della notte a vagabondare e a colazione
cominciai a sbadigliare. Poi comincio' ad arrivare gente, e
all'improvviso tra tutte quelle creature comparve Tigno, il
responsabile dei limiti di Terni 12. Tigno era una coda di
ghiro! Spiego...Il gergo della malavita di Terni 12 era il suo.
Da due anni ormai sono in guerra con lui. Era vestito di
nero, aveva la faccia delle grandi occasioni, e, accanto, una
bottiglia di liquore dagl'effetti prodigiosi. Tigno si schiari' la
gola e attacco' a parlare. Disse che ero un buono a nulla...
un incapace...ma che mi ringraziava per il mio titolo di
baronetto. Io sbuffai, colpendolo sul volto con qualche
schizzo di sputo. Tigno ignoro' il mio comportamento come
ex ragazzo di bottega.
Mi fisso' a lungo con quel suo occhio penetrante. Quando me
ne resi conto, che mi stava fissando, gli chiesi se era
soddisfatto del contenitore impermeabile che le avevo
regalato come proposta di matrimonio. Tigno entro' con
cautela in quella conversazione, (evidentemente mi
rispettava ancora). Era sviluppato come quelli che fanno
ginnastica, ma una prominenza ossea all'altezza della spalla
destra lo rendeva poco simpatico. La prima volta che me ne
resi conto, ne fui quasi disperato; ed ora davanti a lui per
l'ennesima volta mi stavo sentendo come un naufrago e,
all'improvviso, desiderai ardentemente di insultarlo. Tigno
intanto continuava il suo discorso con movimenti constanti
delle mascelle, come se nella bocca avesse masse d'acqua che
si infrangevano tra di loro.