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Autore: londra555    10/03/2012    3 recensioni
Piccola AU in onore dell'ultima giornata del Brittana week di tumblr.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Santana Lopez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In onore dell’ultimo giorno del Brittana week di Tumblr. Questa è solo una piccola storia che naturalmente vuole essere ironica e, spero, almeno un po’ divertente.
 
Per E. e C.
Per dimostrare che, anche se non sembra, a volte vi ascolto anche io!
 
Supereroi e caffè.
 
La maggior parte delle persone pensa che avere superpoteri sia fantastico. Santana pensa che la maggior parte delle persone sia stupida! Lei avrebbe volentieri cambiato la sua super forza, super vista, super udito per una vita normale. Per non parlare della capacità di volare. Siamo seri, a un paio di miglia dal suolo la vista era magnifica, ma vogliamo mettere con tutti i problemi che comportava? Avete mai provato a volare liberi nel cielo? No? Ecco infatti! Quindi non avete idea di quanti moscerini si spiaccicano sulla vostra faccia se volate troppo bassi. Santana avrebbe voluto avere almeno un paio di occhiali per proteggersi ma il suo amico, assistente, consulente, stilista e soprattutto la vera persona che era interessata a salvare il mondo, meglio conosciuto come Kurt Hummel le aveva faticosamente spiegato che il look, per un supereroe, era la cosa più importante al giorno d’oggi. Nessuno ti prende sul serio se indossi mutande rosse sopra i pantaloni o mantelli svolazzanti. Sono così fuori moda! Così Santana si era rassegnata a quella tutina aderente nera e a quella stupida maschera che le copriva appena la fronte e le faceva domandare come fosse possibile che le persone non la riconoscessero quando non la indossava.
Sospirò guardando Lima City che si risvegliava piano ai suoi piedi. Si perché in quel momento si trovava all’ottantesimo e ultimo piano del suo palazzo. Era stata una notte agitata e adesso si godeva l’alba sorseggiando un caffè e sperando di avere una giornata tranquilla. Ma la voce di Kurt che rimbombava nella sua testa la fece sobbalzare. Maledizione non poteva usare il telefono come tutti gli altri? Avrebbe dovuto bloccare la connessione telepatica con lui quella mattina. Sospirò infilandosi nell’ascensore personale e premette il tasto corrispondente al piano terra, poi aprì uno scompartimento segreto e si trovò davanti un tastierino numerico. Digitò il codice segreto di centotrentasei cifre, ringraziando la sua super memoria, e poi poggiò il pollice sullo scanner di impronte digitali che era apparso dal nulla. Finalmente si rilassò mentre l’ascensore la portava nei sotterranei segreti.
Naturalmente Kurt era li ad attenderla spazientito.   
-Quanto ci metti? E’ un’emergenza!
-Si, si. Lo so! Sono sempre emergenze. Cosa succede questa volta? – domandò lei con sufficienza.
-Attacco terroristico. Hanno un missile nucleare puntato contro Lima City. Chiedono che tu ti consegni a loro o lo lanceranno.
-E tu mi disturbi per un missile nucleare? Digli di lanciarlo! – disse Santana guardandolo storto.
Kurt si passò una mano sulla faccia. Non aveva mai visto nessuno meno adatto per fare il supereroe.
-Andiamo San! Crea un po’ di suspense, dov’è la tensione? Riuscirà la nostra eroina a salvare il mondo? O i terroristi avranno la meglio?
Santana sollevò un sopraciglio.
-Kurt ho avuto una nottata lunga a causa di quella ridicola rapina alla banca centrale. Non ho voglia di giocare stamattina. Scrivigli che non mi arrendo!
Il ragazzo portò gli occhi al cielo esasperato e informò seccamente i terroristi che quella pseudo-supereroina rifiutava di arrendersi.
Pochi minuti dopo Kurt avvisò Santana che il missile era stato lanciato.
-Perfetto – disse questa mentre sfogliava un fumetto.
Dopo qualche minuto Kurt si schiarì la voce.
-Scusa WolfWoman, il missile è in rotta di collisione, con Lima City. Impatto previsto in tre minuti.
-Mh-mh. Fammi finire questo e vado.
-Santana! Il missile! – urlò Kurt che stava sbiancando.
-Vado vado! Sei un fifone! – la ragazza si stiracchiò guardando con disgusto la sua tutina aderente da supereroe – Ma sei proprio sicuro che questa cosa sia adatta? Voglio dire è troppo aderente e, a volte, salvo anche minori d’età! Finirà che mi arrestano!
-Ti sembra il momento di discuterne? Metti la maschera e vai!
Santana sbuffò prendendo l’appunto mentale di rivedere anche il suo nome da supereroe. Continuava a non convincerla. Si stiracchiò lentamente facendo innervosire ancora di più Kurt e poi partì per la sua missione. Fu un gioca da ragazzi avvistare il missile. Lo fermò al volo con entrambe le mani e superò l’atmosfera terrestre in pochi secondi. Si fermò per calcolare verso dove lanciarlo. L’ultima volta che le era successa una cosa simile aveva sbagliato i calcoli e distrutto Mercurio. Naturalmente aveva dovuto risistemare l’orbita terrestre che aveva risentito della mancanza di quel pianeta, per evitare l’estinzione di massa. Aveva avuto un terribile mal di schiena per una settimana. Si fare il supereroe non era così divertente come poteva sembrare dall’esterno. Sbuffò mentre si preparava per lanciare l’oggetto che ancora teneva sollevato sulla sua testa e, in quel momento, un urlo disperato rimbombò nella sua testa. Quasi si lasciò sfuggire il missile in direzione della luna. Com’era possibile? Quella voce dolce e preoccupata la distrasse. Doveva scoprire a chi apparteneva. Lanciò l’oggetto per ributtarsi in picchiata verso Lima City. Percorse la città cercando di riconoscere la direzione da cui proveniva quella richiesta d’aiuto e fu allora che la vide. Una bellissima ragazza bionda con le lacrime agli occhi. La raggiunse rapidamente planando dolcemente verso di lei.
-Eccomi! Cos’è successo! – disse quando le fu vicina.
La giovane si voltò verso di lei e le si buttò tra le braccia in lacrime. Santana arrossì fino alla punta dei capelli e iniziò a balbettare parole incoerenti prima di essere interrotta.
-Aiutami!
-Io … si, certo! Cosa … cosa posso fare per te?
-Lord Tubbington! E’ salito su quell’albero e non riesce a scendere!
-Chi? – chiese confusa la nostra supereroina. Lord? Albero?
La ragazza annuì per poi indicare l’albero li vicino tra i singhiozzi. Santana spalancò gli occhi mentre guardava il più grasso gatto che lei avesse mai visto che dormiva su un ramo. Com’era possibile che le fosse arrivata quella richiesta d’aiuto? Lei aveva imparato a filtrare automaticamente le richieste importanti da quelle che non lo erano! O almeno così pensava. Si alzò in volo prendendo il gatto che continuava a dormire e che pesava più del missile di poco prima, e lo riportò alla padrona. Questa le sorrise dolcemente mentre prendeva tra le braccia l’animale.
-Grazie! – le disse per poi sporgersi e darle un bacio sulla guancia.
Santana riprese a balbettare. Poi prese un respiro per cercare di calmarsi.
-Oh, niente! Insomma, quando vuoi chiamarmi per qualunque cosa. Sai è il mio dovere!
-Hai salvato tanti gatti? – chiese la ragazza con gli occhi colmi di emozione.
-Si! Certo! Milioni di gatti! Ma anche cani, tartarughe, criceti …
-Ma è meraviglioso!
-Si, si naturalmente! Ecco io adesso devo proprio andare ma chiamami per qualunque cosa, mi raccomando! Sono qui per questo!
-Brittany.
-Cosa?
-Mi chiamo Brittany!
-Oh, certo! Io sono S… stanca… devo andare!
-Posso offrirti un caffè per ringraziarti? La mia casa è proprio questa …
-Caffè? Io credo … - ma in quel momento sentì la voce di Kurt che l’informava dell’ennesima rapina alla banca centrale – Mi spiace ma sono in servizio! Devo andare …
Santana si sollevo in volo abbattendo un palo della luce mentre salutava con la mano la ragazza che le rivolgeva un sorriso. Si, essere un supereroe faceva schifo.
 
 
 
Kurt si trovava davanti al computer preparando gli ultimi dettagli per la videoconferenza. Santana non era ancora arrivata e decise di chiamarla mentalmente per ricordarle che doveva essere li in pochi minuti. Ed effettivamente, una manciata di secondi dopo, la porta dell’ascensore si aprì. Kurt sollevò un sopraciglio quando la vide entrare. Si schiarì la gola.
-Santana? Stai bene?
-Certo – mormorò questa mentre si metteva la maschera.
-Sai di essere un po’ strana in questi ultimi giorni?
-No, sono assolutamente normale!
Kurt aprì la bocca. Poi si schiarì di nuovo la voce prima di parlare.
-Non credi di essere un po’ distratta ultimamente? Dal giorno dell’attacco missilistico nucleare?
-No! Cosa te lo fa credere?
-Santana?
-Si…
-Sai che oggi c’è una video conferenza con il presidente degli Stati Uniti per decidere della sua sicurezza durante la visita a Lima City?
-Certo, infatti eccomi qui! Pronta!
Kurt la guardava sempre più perplesso. Decisamente aveva la testa da qualche altra parte.
-Santana?
-Che c’è ancora!
-Sai di indossare ancora il pigiama?
Santana aprì la bocca per rispondere. Poi la richiuse mentre gettava una rapida occhiata al suo pigiama. Kurt si portò una mano sulla fronte mentre la ragazza si cambiava con una velocità impressionante.
-Va bene, pronta? Il collegamento è tra sessanta secondi.
Santana si piazzò lentamente davanti allo schermo.
-Trenta secondi.
Santana spalancò gli occhi come piatti mentre una dolce voce femminile le rimbombava nella testa. La stava chiamando! Si mosse rapidamente.
-San? Santana! Dieci secondi, dove vai?
Ma era troppo tardi. Ormai era uscita e già volava il più velocemente possibile verso il luogo da dove proveniva quella richiesta d’aiuto. Trovò la porta della casa aperta e entrò attraversando il corridoio e trovandosi improvvisamente in un’ampia e luminosa cucina. Brittany stava in piedi con un oggetto tra le mani. Quando la vide apparire dal nulla le rivolse un enorme sorriso al quale Santana rispose.
-Sei venuta davvero? – le chiese la bionda con entusiasmo.
-Sai, non facevo niente d’importante! E poi se serve aiuto ai cittadini io corro! – rispose cercando di ignorare la voce nella sua testa che la informava di un inseguimento di due criminali in macchina, in fondo c’era la polizia per quelle cose, lei aveva delle priorità e se quella ragazza era in pericolo era suo dovere aiutarla.
-Meno male perché ho un problema enorme! – disse sollevando l’oggetto che aveva nella mano.
Santana corrugò la fronte per un decimo di secondo prima di riacquistare la compostezza e chiedere.
-Una lampadina?
-Si! Non so cambiarla perché non ho mai capito da che parte deve girare! Ho fatto male a chiamarti solo per questo? – chiese un po’ insicura.
-No, no! Assolutamente! Hai fatto benissimo! Cambio decine e decine di lampadine al giorno! Voglio dire è il mio lavoro aiutare la gente! Non so se te l’ho già detto! – rispose in fretta Santana cambiando velocemente la lampadina.
Brittany la guardava con un enorme sorriso.
-E quindi cosa fai, a parte aiutare la gente? – le chiese mentre faceva un passo per avvicinarsi a Santana.
-In realtà non posso parlare di quello che faccio quando non salvo il mondo. Sai per la sicurezza …
Brittany fece un altro passo verso Santana che strinse forte la lampadina che aveva appena cambiato mandandola in frantumi.
-Però, potrei offrirti un caffè così puoi raccontarmi qualcosa in più!
Santana stava per annuire quando la voce di Kurt rimbombò nella sua testa. C’era un tentativo di furto alla banca centrale. La ragazza decise di ignorare la cosa ma poi Kurt aggiunse che c’erano una decina d’ostaggi. E questo non poteva essere ignorato! Si scusò rapidamente spiegando che c’era un’emergenza e pensando, di nuovo, che essere un supereroe era uno schifo. E che avrebbe fatto chiudere la stramaledetta banca centrale!
 
 
 
 
-Santana! Cosa stai facendo?
-Leggo il giornale Kurt!
-Non mi riferivo a quello!
-E allora a cosa?
-Stai sorridendo da mezz’ora!
-Cosa? No! Io non sorrido mai!
-Allora hai una paralisi facciale!
Santana lasciò cadere il giornale che fingeva di leggere mentre guardava Kurt in cagnesco. Non poteva certo dirgli che stava pensando a Brittany. L’avrebbe presa in giro e poi le avrebbe spiegato quanto fosse poco intelligente innamorarsi di una persona che non sapeva nemmeno chi tu fossi davvero. Santana si accigliò. Innamorarsi? Come le era venuta quella parola? Non si era certo innamorata come una qualunque adolescente in piena crisi ormonale e con la sindrome dell’amore assoluto e per tutta la vita. Lei non era così! Non si sarebbe mai fatta distrarre da due stupidi occhi azzurri come il cielo, né da un luminoso sorriso al quale non poteva far a meno di rispondere, né a quei …
Scosse la testa cercando di riconcentrarsi sul giornale. Quella storia doveva finire. Lei stava benissimo così!
-Santana! Ci sono due treni ad alta velocità nello stesso binario! Sono in rotta di collisione tra loro e non funziona il sistema di sicurezza automatico. Impatto in meno di cinque minuti! – urlò Kurt mentre la sala si riempiva del suono che indicava l’allarme.
Santana uscì senza dire niente e raggiunse i treni in un batter d’occhio. Stava scegliendo il metodo migliore per evitare il disastro quando sentì la voce di Brittany nella sua testa. Poteva sentire una nota di dolore che le fece accapponare la pelle. Guardò in basso i treni. Non poteva lasciarli, c’erano centinaia di persone li. Scese rapidamente e raggiunse il più piccolo, lo sollevò intero cercando di essere il più delicata possibile per evitare danni alle persone che c’erano dentro. Vide passare sotto di se l’altro e tirò un sospiro di sollievo mentre riportava il treno che aveva sollevato sui binari. Sentiva gli applausi della gente e vide le telecamere delle televisioni nazionali che erano corse per coprire la notizia. Ignorò le richieste di foto e interviste e si diresse verso quella casa che ormai conosceva bene.
Quando entrò in cucina trovò Brittany in lacrime che guardava il dito indice della mano sinistra. Corse da lei afferrandole la mano.
-Cos’è successo Brit? – le chiese preoccupata.
-Mi sono tagliata affettando i pomodori! Fa male! – rispose questa sorridendole appena.
-Vuoi che vada all’ospedale per prendere un medico e portartelo?
Brittany scosse delicatamente la testa.
-Non credo che sia necessario, adesso che ci sei tu. Ho il disinfettante in bagno.
Santana la sollevò sulle braccia portandola in bagno e cercando di ignorare il fatto che la bionda le avesse avvolto le braccia intorno al collo.
-Potevo camminare, sai? – le sussurrò a un millimetro dal suo orecchio.
Santana si schiarì la voce mentre la posava delicatamente al suolo e apriva l’armadietto del bagno prendendo disinfettante e cerotti.
-Era solo per precauzione.
-Grazie – disse la bionda quando Santana ebbe finito con il suo piccolo taglio.
-Dovere. Lo faccio sempre! Dovresti vedere quante ferite disinfetto! – deglutì rumorosamente quando si accorse che la bionda si era avvicinata un po’ e le accarezzava una guancia.
-Sai, hai degli occhi incredibili.
Santana deglutì mentre sentiva i polpastrelli della bionda che giocavano con la sua maschera infilandosi appena sotto il tessuto.
-La tua maschera è inutile, sai? Quegli occhi sono inconfondibili. – aggiunse mentre continuava ad accarezzare il tessuto.
-Le persone vedono solo quello che vogliono vedere. – rispose scuotendo la testa –E nessuno vuole vedere un eroe senza maschera.
-Posso offrirti questo famoso caffè adesso?
Santana le sorrise mentre annuiva. Poi chiuse gli occhi di colpo e si portò una mano alla tempia. Kurt e il suo dannato tempismo! Cosa voleva adesso? Non poteva essere, stavano, di nuovo, cercando di rapinare la dannata banca centrale! Riaprì gli occhi e trovò il sorriso di Brittany che l’aspettava.
-C’è un’emergenza vero?
-Devo andare. Mi dispiace.
-Non preoccuparti. Ti prometto che riusciremo a prendere un caffè insieme.
Brittany si sporse rapidamente e posò un bacio sulla guancia di Santana che cercò di uscire da quella casa senza abbattere niente. Si alzò in volo verso la maledetta banca pensando che questa volta avrebbe aiutato i delinquenti nella rapina! Ed essere un supereroe era uno schifo!
 
 
 
-Santana perché non vai a fare un giro?
-Kurt non ne ho voglia!
-Sei in casa da una settimana! Esci solo per disastri gravissimi! Hai bisogno di distrarti.
-No …
-Santana! Vai fuori! Fatti una passeggiata! C’è il sole e la città è stranamente tranquilla!
-La città è tranquilla perché sono momentaneamente finiti i delinquenti! In attesa che ne arrivino altri da Gotham o da Metropolis!
-Andiamo fallo per me! Vai a fare un giro!
Santana si voltò lanciando il fumetto di Superman che stava leggendo. Guardò con la coda dell’occhio l’amico che, a sua volta, le rivolgeva uno sguardo colmo di speranza.
-Devi vedere, Dave vero?
Kurt sorrise annuendo con entusiasmo e la ragazza si alzò. L’ispettore Karofsky era una brava persona ma lei non aveva voglia di vederli tubare mentre fingevano di occuparsi della sicurezza della città. Visto soprattutto che, della suddetta sicurezza, in realtà si occupava solo lei. Scosse la testa. Mentre saliva sull’ascensore che l’avrebbe portata nel bel mezzo di una luminosissima giornata primaverile. Un gelato. Ecco quello che le ci voleva, un bel gelato che le avrebbe fatto dimenticare per almeno una manciata di secondi quegli occhi azzurri e quella risata cristallina. Camminò lentamente mentre si dirigeva verso la sua caffetteria preferita. Valutò la possibilità di ordinare anche un caffè ma poi pensò di lasciar perdere. Un caffè le avrebbe ricordato troppo Brittany e quel maledetto caffè che ancora non erano riuscite a prendere insieme. Si sedette a uno dei tavolini e pensò a quella ragazza e al fatto che non la vedeva da una settimana. Era possibile che non fosse più in pericolo? Va bene, non era mai stata in pericolo, ammettiamolo. Ma davvero non le era successo niente in questa settimana che la spingesse a chiamarla? Non so, rifare un letto, fare un cambio dell’armadio, chiudersi fuori di casa lasciando le chiavi dentro…
Sospirò. Non poteva ingannarsi, non avrebbe mai avuto una vita normale e doveva arrendersi. Se almeno tra i suoi super poteri ci fosse stata la super pazienza. O almeno una pazienza nella media.
Sollevò automaticamente gli occhi quando sentì la porta aprirsi. E poi li spalancò come piatti quando si accorse che era appena entrata Brittany. Riacquistò la compostezza un decimo di secondo prima che la ragazza si voltasse verso di lei. Incrociò il suo sguardo e quasi sollevò la mano per salutarla prima di ricordarsi che in quel momento era una ragazza come tutte le altre e che Brittany non la poteva riconoscere. Incredibilmente la bionda le rivolse un sorriso prima di dirigersi verso il bancone per fare la sua ordinazione. Santana la guardò mentre si rivolgeva al cameriere e mentre lui le sorrideva provandoci spudoratamente. Decise che quello era troppo e che era meglio andare via prima di usare quel povero sventurato come sacco per i suoi allenamenti. Si alzò lentamente mentre Brittany riceveva la sua ordinazione e si voltava. Si scambiarono un’altra occhiata e ricevette un secondo sorriso da parte delle bionda. Santana deglutì mentre si infilava nella porta e iniziava a camminare sul marciapiede.
-Ehi, posso venire con te? Ti ho preso un caffè.
La voce risuonò alle sue spalle e Santana si voltò trovandosi a pochi passi Brittany con in mano due tazze di caffè. Sorrideva.
-Grazie … credo. Vuoi venire con me dove?
Brittany si strinse nelle spalle.
-Io ho la giornata libera. C’è un parco dall’altra parte della strada, ti andrebbe di andare li?
Santana corrugò la fronte. Quella ragazza ci stava provando con lei! Non riuscì a non sentire una irrazionale sensazione di gelosia. In fondo pensava che fosse affascinata dal suo alter ego eroico! Invece si era sbagliata o magari Brittany ci provava con chiunque fosse attraente. Pensò di declinare l’invito ma poi si fissò in quegli occhi che la guardavano pieni di speranza e non poté fare a meno di seguirla.
-Io sono Santana – disse allungando la mano mentre si trovavano sedute in una panchina.
Brittany fece uno strano sorriso.
-Dalla prima volta che ti ho vista ho pensato che il tuo nome dovesse essere bello almeno quanto te.
Santana si sentì arrossire e si schiarì la voce. Poi si riscosse. Insomma, pensandoci bene, quella ragazza stava correndo un po’ troppo. L’aveva appena conosciuta e si comportava in quel modo così sfacciato. E poi si supponeva che doveva avere un debole per l’altra lei!
-Hai degli occhi incredibili – aggiunse poi con un sorriso.
Quello era troppo! Possibile che usasse anche le stesse frasi ad effetto? Ma questa era colpa sua che si era fatta ingannare da quegli occhi così limpidi e da quel sorriso. Scosse la testa. E poi perché non si era nemmeno presentata? Insomma lei aveva allungato la mano e le aveva detto il suo nome, mentre Brittany si era limitata a sorridere.
-Grazie – sussurrò alla fine mentre cercava una scusa per andare via.
-Credo che tu avessi ragione, sai?
-Cosa? Quando? – le domandò confusa.
-“Le persone vedono solo quello che vogliono vedere”… -Santana spalancò gli occhi. Quella frase l’aveva detta lei una settimana prima. Ma non era possibile che Brittany l’avesse riconosciuta. Non era mai successo. – Ed io volevo vederti…
-Non credo di capire – provò a balbettare.
-Te l’avevo detto che la maschera era inutile. I tuoi occhi sono inconfondibili.
Santana deglutì nervosamente senza staccare i suoi occhi da quelli di Brittany, mentre la vedeva sorridere.
-Ci sarebbe una cosa … - iniziò di nuovo la bionda – Una cosa che vorrei fare da un po’. Sono sicura che se me lo vuoi impedire sei abbastanza forte da riuscirci.
Santana annuì inconsciamente mentre vedeva il volto dell’altra ragazza che si avvicinava lentamente sempre con quello splendido sorriso disegnato sulle labbra. Sentì la mano che si posava sulla sua guancia e piegò la testa per aumentare il contatto. Poi chiuse gli occhi per sentire quelle labbra sulle sue. Si allontanò con un sorriso e le prese il volto tra le mani. Stava per aggiungere qualcosa ma chiuse gli occhi e si portò improvvisamente una mano sulla tempia. Quando li riaprì trovo Brittany che la guardava un po’ triste.
-C’è un’emergenza vero?
Santana le sorrise e scosse la testa.
-Era Kurt, il mio assistente, che voleva sapere se tornavo per cena. Gli ho detto che avrei portato qualcuno con me!
Si alzò dalla panchina e le allungò la mano. Brittany la strinse con forza mentre l’aiutava ad alzarsi.
-Andiamo? – le chiese Santana.
-Possiamo andarci volando? – chiese speranzosa Brittany.
-Tutto quello che vuoi…
  
  
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