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Autore: Alice_In_Warblerland    10/03/2012    3 recensioni
"Si stava aprendo totalmente ad un ragazzo addormentato e non avrebbe mai ricavato nulla da questo, perché non avrebbe potuto ricordare. E lui, quando incominciava a delirare paragonando Kurt ad un colore, voleva solo che Blaine lo fermasse. Voleva che, come in quei film romantici di serie D, fermasse il suo sproloquio con un bacio."
Piccolo missing moment che mi gira in testa da 'Michael'. Spiega un po' l'atteggiamento di Sebastian nell'ultima puntata, ma sta a voi giudicare se riuscito o meno.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: What I want you to know
Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe e una guest star alla fine.
Disclaimer: Oh, andiamo! Se Glee fosse mio, forse m'impegnerei di più a scrivere tutto questo. Forse.
Avvertimenti: One Shot, Missing Moment, forse What If, forse OOC?
Conteggio parole: 1516.
Note: 
1. Ambientata tra la fine della 3x11 e la 3x12. Insomma, quando Blaine non c'era e si supponeva fosse in ospedale.
2. Sebastian potrebbe sembrare OOC, ma ormai, dopo la 3x14 non so più come giustificarmi. Per me è una persona bellissima, quando non finge di essere indifferente a tutto ciò che gli circonda. Quindi, visto che per me un po' di senso ce l'ha, non metto l'avvertimento.


Non aspettatevi chissà che, sono solo una povera fanwriter; buona lettura!
 



Dedicata alle ragazze del gruppo Seblaine,
perché anche se non lo sanno migliorano le mie giornate.



Ovunque guardasse, i suoi occhi affondavano nel bianco. Era un colore che odiava: sapeva di perfezione, di bontà, di livello irraggiungibile. Un livello che, sfortunatamente, lui sapeva di non poter eguagliare. E poi era ineffabile, lontano. A lui piaceva il rosso; lasciava il segno.
Il colore di una scottatura. Il rosso era sporco, imperfetto. Il colore del sangue. Il rosso era vita. Il colore di una granita al lampone. Colorante rosso #6.
Il rosso era il colore del diavolo, dell’inferno.
Oltre ad essere bianca, quella stanza puzzava troppo d’ospedale. Si era sempre chiesto perché gli ospedali avessero quell’odore sgradevole. Già era deprimente starci, sentire quell’odore di prigionia, a detta sua, faceva uscire di testa i pazienti.
Si chiese se Blaine si deprimesse a starci tutto il giorno. Si chiese anche se pensasse a lui, o magari il suo fidanzatino tutto bianco lo tenesse occupato a letto giocando a monopoli e sfogliando Vogue, occupando del tutto la sua mente. Si chiese se avesse pensato, o anche solo sperato che andasse a trovarlo, che si scusasse, o se quella faccia da checca gli avesse fatto il lavaggio del cervello, facendo in modo che lo odiasse.
Guardò con la coda dell’occhio il suo volto addormentato, per non rischiare di incantarsi a fissarlo apertamente. Inutile dire che fallì miseramente, notando con ardore un particolare che inspiegabilmente gli era sfuggito. Era piuttosto ovvio che stando in quella stanza per giorni, soprattutto reduce da una lunga operazione, Blaine non sentisse il bisogno di ingellarsi i capelli.
Non si rese conto di aver allungato il braccio per accarezzarli e sentirne la consistenza tra le dita fino a quando non vide la propria mano apparire nel suo campo visivo, sopra l’orecchio contornato da riccioli scuri. Per lunghi secondi la sua mano tentennò, ferma in quella posizione, mentre la mente lottava contro l’istinto, prima che quest’ultimo prevalesse.
Affondò delicatamente la mano in quella selva morbida, inebriandosi dell’odore di albicocche che smosse nell’aria. Si abbassò sul viso del ragazzo addormentato, inspirando a pieni polmoni il suo profumo. Quando si rialzò, tolse la mano dai suoi ricci e la ricongiunse alla gemella, torturandosi le dita. L’espressione del ragazzo steso sul letto sembrava sofferente, e questo faceva sentire Sebastian a disagio. Sembrava che Blaine non fosse felice, o che stesse scomodo, o che stesse facendo un brutto sogno.. e se stesse sognando lui? Dio, non sarebbe riuscito a risolvere niente. Quello che aveva fatto era pessimo, anche se non intenzionale. Che stava pensando quando aveva lanciato quella granita? Era ovvio che, nonostante tutto, Blaine si sarebbe arrabbiato. Anche se lui non avesse fatto l’eroe, anche se la granita avesse solo sfiorato Kurt e i suoi vestiti, lui sarebbe risultato comunque il cattivo di turno che si comporta da bambino.
Era quasi tentato di alzarsi e andare via, facendo finta di non esserci mai stato, ma si trattenne. Si sedette meglio sulla scomoda sedia, lanciando uno sguardo alla porta chiusa ed esordì:
«Non hai idea di quanto mi dispiaccia, Blaine. So di aver fatto tante cazzate nella vita, e magari sotto alcuni punti di vista alcune sono state peggiori, ma per me non poteva esserci niente di peggio. Oltre ad averti ferito, deluso e quant’altro, ho fatto in modo che mi odiassi. Perché, se fossi stato solo ferito, potevi guarire; se fossi stato solo deluso, avrei potuto rimediare in qualche modo, spero. Ma se tu mi odi.. non potrei fare più niente. Ho mandato tutto a puttane.
Perché tutti i messaggi, tutte le chiamate, tutte le volte che ci siamo visti su skype, in cui ci siamo conosciuti meglio e abbiamo parlato di noi -ci siamo aperti reciprocamente, dio-, non varrebbero nulla. Perché non mi crederesti più. E il bello è che avresti anche ragione a non fidarti; insomma, sono un coglione, una causa persa.
Che senso ha il fatto che ti abbia raccontato della bella vita a Parigi, se poi omettevo il motivo per cui c’ero andato? Che senso ha il fatto che tu mi avessi assicurato di amare pazzamente il tuo ragazzo -con tutti i tentennamenti vari, perché Blaine, sai che non ti sono indifferente-, se poi ho messo in gioco quel poco che noi due avevamo, quel che mi facevo bastare, quel che mi faceva sentire più vivo e umano di stare a scopare fino a quando il mio corpo non diventava come pasta per croissants, per una stupida granita e un attacco di gelosia e vigliaccheria?
E, oddio, che cazzo ho detto? Io non sono geloso. E neppure vigliacco. ..okay, forse un po’ lo sono. É solo che quando ho visto che stavamo diventando troppo intimi, e non nel senso che volevo io, mi sono spaventato. Ho pensato che mi stessi conoscendo troppo, e questo mi ha fatto sentire vulnerabile, scoperto. Debole.
Sai perché ero scappato a Parigi? Mi stavo innamorando del mio migliore amico. Il peggior clichè della storia, n’est ce pas? E mi sentivo debole, e non ho saputo oppormi all’istinto di sopravvivenza. Ripensandoci ora, mi rendo conto del fatto che non fosse amore, ma al tempo non potevo capirlo. Ero troppo impulsivo. Okay, sì, lo sono ancora, ma non è questo il punto. Comunque, la differenza sta nel fatto che ora il rimorso mi rode. I sensi di colpa si sono impossessati di me, e sembra che ogni volta che qualcuno fa il tuo nome mi si stringa lo stomaco in una morsa. E fa male, fa male Blaine. Non voglio sentirmi debole, vigliacco o geloso.
E’ solo che lui è bianco, e insomma, non si può resistere al bianco, posso capirti. No, non posso capirti, ma come puoi rinunciarci?»
Sebastian si strinse le tempie tra le mani, soffocando un grido di frustrazione. Si stava aprendo totalmente ad un ragazzo addormentato e non avrebbe mai ricavato nulla da questo, perché non avrebbe potuto ricordare. E lui, quando incominciava a delirare paragonando Kurt ad un colore, voleva solo che Blaine lo fermasse. Voleva che, come in quei film romantici di serie D, fermasse il suo sproloquio con un bacio. Aperti gli occhi a questa consapevolezza, alzò di scatto la testa per fissare il suo sguardo sul volto del moro, sentendosi più stupido e spaventato da se stesso di prima.
«Non può stare qui.» Il castano si girò verso la soglia, dove una giovane infermiera era comparsa. Aveva una cartella clinica in mano, ma era sicuro che non gliel’avrebbe fatta leggere. Inutile giuramento d’Ippocrate. «Non può rimanere, a meno che non sia un familiare o-»
«Sono il suo ragazzo,» mentì lui, sperando con tutto se stesso che gli credesse. Voleva stare lì, riflettere su quella scoperta così devastante, quella scrollata alla sua personalità che aveva la capacità di distruggerlo. Sapeva che Blaine era più di una semplice preda, ma.. no, stava decisamente delirando. Forse era meglio che ci riflettesse a mente fredda.
L’infermiera arricciò il naso e lo squadrò in un’espressione simile al disprezzo, a cui lui rispose con un’occhiata di sufficienza.
«In ogni caso, l’orario delle visite è finito.» La ragazza, non reggendo oltre il suo sguardo, si voltò, ancheggiando via e lasciando la stanza asettica, mormorando un “che spreco” neanche tanto velato.
Sebastian sospirò, alzandosi in piedi, mentre con la punta delle dita sfiorava il dorso della mano di Blaine.
«Non voglio che mi odi, mon chèr.» si abbassò a baciargli la fronte, prima di raggiungere la porta. «Solo, dammi un’altra chance»
Con un sospiro, si richiuse la porta alle spalle, tornando nel suo mondo freddo, con una breccia nella sua maschera.

 

***

 

Il mattino dopo, la porta della stanza del riccio si aprì di nuovo, ed entrò un bel ragazzo dagli occhi azzurri. I suoi passi fino alla sedia accanto al letto vennero seguiti dagli occhi assonnati e il sorriso smagliante del moro.
«Ciao, Blainey. Ti sono mancato?» Blaine saltò al collo del ragazzo, stringendolo in un abbraccio spaccaossa. «Hey, sei tornato!»
«Wow, sei davvero così felice di vedermi?» fece l’altro, passando una mano tra i capelli del riccio.
«No, ho solo fatto un bel sogno. Davvero un bel sogno. c’era lui che-» venne interrotto da un pugno alla spalla, seguito da un “Mentimi, Blaine”.
Il ragazzo ridacchiò, mettendosi una mano sul petto con fare teatrale. «Oh, Coop, mi sei mancato così tanto! Non hai idea di quanto aspettassi il tuo ritorno da New York. Oh, Coop!» e lo abbracciò di nuovo, sghignazzando senza ritegno.
«Mentimi con classe, idiota!» esclamò Cooper, dando uno scappellotto al fratello, scoppiando a ridere subito dopo. «Sul serio, la mamma mi aveva detto che eri piuttosto giù.. come mai questo cambio d’umore?»
«Prima di tutto, l’operazione è andata bene.. e poi, sul serio, è per il sogno. Sembrava così reale.. peccato non fosse vero.» sospirò Blaine, poggiando la schiena alla testiera del letto.
«Beh, fratellino, sono felice per te. E anche un po’ per me. Probabilmente mi avresti chiesto di donarti uno dei miei occhi, e non vorrei rinunciarci.»
«Coop. Sai che i miei occhi sono più belli dei tuoi, è inutile che continui a fare battutine.» esalò Blaine d’un fiato, prima di nascondersi sotto le coperte per scampare al solletico e ai pugni del fratello. 





Amore profondo per Cooper Anderson.
E per chi è arrivato fino a qui. (:
   
 
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