Paul crede negli angeli, ci ha sempre creduto fin da quanto era piccolo.

 

Ci credeva da quando la sua amata Mary l'aveva lasciato. L'aveva lasciato ed era volata sù, in cielo.

 

Ci credeva ancora di più quando tutte quelle notti asciugava le lacrime del suo amico che era stato a sua volta lasciato.

 

E ci credeva maggiormente da quando il suo amico si era asciugato le lacrime ed aveva salito anche lui gli ultimi gradini che lo dividevano dalla sua Julia.

 

Si passò una mano tra i capelli, quella era una sera particolarmente fresca. Paul guardò la luna risplendere dalla finestra della soffitta e tirò sù con il naso, accarezzando un vecchio baule pieno di ricordi. Li estrasse uno ad uno, li assaporò tutti quanti, ritornando per qualche attimo indietro nel tempo. Pensò di essere uno sciocco, quando le lacrime incominciarono a rigargli il viso. No, non poteva piangere per John, no che non poteva, se l'era ripromesso. Si sentì ancora più sciocco quando le labbra si posarono su una sua foto, su una foto di John, l'unico uomo che aveva amato veramente. L'unica persona che riusciva sempre a metterlo di buon umore con qualche battuta scadente, quel ragazzetto che d'un tratto l'aveva abbandonato, si era sposato con una donna che amava di più e si era dedicato alla sua famiglia. E' una cosa giusta, ha fatto la cosa migliore, si diceva sempre McCartney. Ma sapeva, sapeva benissimo che si autoconvinceva di queste cose. E perché? Perché si sentiva abbandonato, sapeva che non si sarebbe più potuto accoccolare sul petto caldo del suo John e sentire la sua voce calda sussurrargli parole dolci all'orecchio. Sapeva che non avrebbe mai più baciato quelle labbra sottili e sapeva anche che non poteva più perdersi sognante nei suoi occhi color nocciola. La cosa lo distruggeva dall'interno. Poi accadde tutto così in fretta, non fece in tempo ad abituarsi a vivere senza quell'uomo che bang, non c'era più.

 

-Hai raggiunto la tua amata Julia, John- Sussurrò Macca, puntando lo sguardo verso il cielo, stringendosi nel cappotto e rabbrividendo. Ma Paul lo voleva per sè, lo voleva ancora tutto suo, dopo tutto quel tempo, dopo tutte le notti passate a immaginarselo accanto, con il suo solito sorrisetto strafottente sulle labbra. Sospirò e scosse la testa, coprendosi meglio con la sciarpa, mentre piccoli fiocchi di neve danzavano nel cielo e i ricordi lo travolgevano, facendogli battere il cuore all'impazzata. Guardò le stelle e riuscì ancora a vederci i suoi occhi bruni illuminati d'amore. Amava John, l'amava ancora. Sentì una fitta al petto e continuò a parlare da solo, anzi non da solo, parlava a John, al suo John. -Te la passi bene, eh?- Disse e il freddo condensò il suo respiro, trasformandolo in una nuvoletta fumante. Seguì il silenzio, mentre la neve fioccava lentamente, quasi impercettibile. -Io ti amo John- Sussurrò il bassista con voce tremante, sia dal freddo che dal dolore. -Io ti amo ancora- Una lacrima calda gli rigò il viso e con gli occhi puntati al cielo strinse un bigliettino piegato e ripiegato più volte, con una semplice scritta "I love you". Paul si morse il labbro e lo legò ad uno spago appeso ad un palloncino verde, proprio come i suoi grandi occhi, illuminati dalle lacrime. -Il paradiso esiste- Si disse e liberò il palloncino dalle proprie mani, facendolo volare alto nel cielo. E rimase a guardare il cielo, sospirando e tremando, il cuore diviso a metà e il viso stravolto dal dolore.

 

 

-Lemons-

 

Okay, premetto che avevo aperto il programma di testo per scrivere il terzo capitolo di "15 July" e invece m'è uscito questo, nato un po' anche per spunto di un disegno trovato nel web çwç

Oh, quanto mi diverto a far soffrire Paoletto.

Recensite che sennò mi sento stupida.
Peace.