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Autore: CLOSED    10/03/2012    4 recensioni
Dannato.
Tu sei un dannato bastardo, e malgrado il fatto che tu ti renda conto che non sto mentendo ti ostini a tenermi qui rinchiuso in cella.
Cosa è successo?
Perché mi ritrovo qui?
Io non sono Kira! Io non sono uno sporco assassino!
«Light, come stai, va tutto bene?»
La tua voce mi arriva come un colpo allo stomaco, un letale pugno inferto con quella tua tagliente ironia che ti ostini a celare dal tono impassibile.
Se anche stessi parlando con amore ad una ragazza il tuo tono di voce sarebbe ancora freddo e piatto come adesso.
«Sì, va tutto bene.» - ma la mia mi tradisce, si incrina irrimediabilmente, cadendo in un tono roco e affaticato che nasconde i tanti giorni passati qui dentro.
Due mesi.
Due mesi che sto qui dentro, a rotolarmi per terra, a sbattere la testa contro al muro, a piangere dando la schiena alle telecamere, perché se anche venisse fuori che io sono Kira ho sempre il mio orgoglio.
Due mesi dove sento la tua bellissima voce solo per continuare, severa, ad avvisarmi regolarmente che i criminali hanno cessato di morire da quando io sono stato recluso qui.
E' la mia prima su Death Note!
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L | Coppie: L/Light
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, cari lettori.
Questa è la mia prima fanfic su Death Note, ma tuttavia sono un’appassionata di questo anime e ho voluto provare a lanciarmi in questa fan fiction.
Io protagonista è ovviamente il mio Light Yagami ^^!
Non sono come uscirà, per cui io non garantiscono nulla.
 

Dannato

 
Dannato.
Tu sei un dannato bastardo infame, e malgrado il fatto che tu ti renda conto che non sto mentendo ti ostini a tenermi qui rinchiuso in cella.
Cosa è successo?
Perché mi ritrovo qui?
Io non sono Kira! Io non sono uno sporco assassino!
«Light, come stai, va tutto bene?»
La tua voce mi arriva come un colpo allo stomaco, un letale pugno inferto con quella tua tagliente ironia che ti ostini a celare dal tono impassibile.
Se anche stessi parlando con amore ad una ragazza il tuo tono di voce sarebbe ancora freddo e piatto come adesso.
«Sì, va tutto bene.» - ma la mia mi tradisce, si incrina irrimediabilmente, cadendo in un tono roco e affaticato che nasconde i tanti giorni passati qui dentro.
Due mesi.
Due mesi che sto qui dentro, a rotolarmi per terra, a sbattere la testa contro al muro, a piangere dando la schiena alle telecamere, perché se anche venisse fuori che io sono Kira ho sempre il mio orgoglio.
Due mesi dove sento la tua bellissima voce solo per continuare, severa, ad avvisarmi regolarmente che i criminali hanno cessato di morire da quando io sono stato recluso qui.
«Ascolta, Ryuzaki, da quando sono stato recluso non è morto più nessun criminale, quindi…ne deduco che molto probabilmente Kira è perfettamente a conoscenza di ciò che mi sta accadendo qui, il che mi porta a pensare…»
«No, se non è stato ancora ucciso alcun criminale è perché tu sei Kira.»
Freddo e un po’ burbero.
In quel momento mi sentii morire.
Tu, tu che eri la persona che non so per quale motivo all’inizio odiavo, e che ora amavo con tutto me stesso, odiava me.
Io per te ero Kira.
Non una persona qualsiasi, ma il pluriomicida a cui davi la caccia da un sacco di tempo, che aveva sterminato l’intero FBI, e che probabilmente ora stava cercando di scoprire il tuo vero nome in modo da poterti uccidere con le proprie mani.
Ma ancora non so come.
Come faceva Kira ad uccidere una persona solo con un volto e un nome?
Era assurdo! Così poco gli bastava per poter stroncare una vita umana nel giro di pochi istanti!
E la cosa che mi fa più male è che io ti devo chiamare in mille modi fuorché con il tuo vero nome, che ti ostini a non dirmi, che tieni solo per te.
L, Ryuga, Ryuzaki.
Ma mai con quello con cui vorrei chiamarti ogni volta, con cui vorrei salutarti ogni giorno all’ingresso e all’uscita dell’università.
Amore.
Io ti vorrei poter chiamare così, in modo che tu non sia forzato a dirmi il tuo vero nome se non lo vuoi ed io potrei darti la stessa dolcezza che userei chiamandoti con l’appellativo che i tuoi genitori hanno scelto per te, perché di sicuro sarà bellissimo e ti si addirà molto.
«Ti sbagli, io non sono Kira, quante volte te lo devo ripetere questo?»
Mentre lo dico alzo gli occhi verso la telecamera puntata contro di me, alla ricerca di un contatto, del tuo viso color latte, dei tuoi capelli neri come l’inchiostro e dei tuoi occhioni grigi da cerbiatto così innocenti.
Ti prego di scusarmi, sono appena stato brusco con te, e non vorrei farlo ma purtroppo la tua testardaggine mi costringe ad alzare la voce contro di te.
C’è silenzio, non mi giunge più la voce che sebbene continua a negarmi ciò che voglio mi conforta anche nell’anima.
Cosa c’è, Ryuzaki?
Ti prego, non dirmi che te la sei presa per la mia risposta, non lo sopporterei…
La lucetta rossa che mi avvertiva che mi stavi parlando si spegne.
Hai chiuso la comunicazione, troncata a metà quando le mie orecchie volevano di più, volevano ascoltarti parlare per ore, con l’assurda convinzione che così facendo non sarei stato solo qui in cella.
Dannato Ryuzaki!
Dannato perché mi neghi il tuo amore, perché tu non mi vuoi nemmeno un po’ bene, perché mi ritieni un assassino, perché ogni volta che mi guardi o mi parli, o anche solo ti fai vedere il cuore mi si stringe di affetto e tutto quello che mi fa arrabbiare nel tuo comportamento scema all’istante.
Dannato perché non mi dici neanche ciao, te ne vai così, con le parole a mezz’aria, forse perché non sai più cosa dire, o forse perché sei solo uno stupido che ha paura di vedere bene nei miei occhi la luce che anima lo sguardo di chi dice la verità.
Ma che importa adesso?
Ormai sono sicuro che per un po’ di ore non mi parlerai più, di solito quando tronchi così significa che hai altro da pensare.
Mi rannicchio su me stesso, abbassando la testa sulle ginocchia e richiamando alla memoria il tuo sorriso, il tuo sguardo, la tua voce.
Mi manchi Ryuzaki, forse più di quanto mi manca la libertà.
Però ormai io non posso fare niente.
Se il rimanere qui in una cella a piangermi addosso e a starmene fermo e buono a soffrire ti farà arrivare alla verità che io non sono un assassino allora io rimarrò qui, anche tutta la vita.
L’unica cosa che vorrei davvero è che alla fine di tutto io possa essere per te qualcosa in più di un amico.

 
   
 
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