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Autore: shelovesrock    10/03/2012    0 recensioni
Syria, Robb, Theon e Jon: amici da una vita, partigiani durante la guerra in Francia. Scritta per la challange "La Casa degli Specchi". Specchio deformante.
Genere: Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: We were born here… and we will die here
Autrice: SyriaStark
Rating: Verde
Genere: Guerra, Slice of life
Fandom: Game of Thrones
Contesto: AU, Alsazia 1944
Pairing: Robb/Syria/Theon/Jon
Specchio: specchio deformante 
Personaggio protagonista: Syria, Robb, Theon e Jon
Avvertimenti: AU, Movieverse
Disclaimer: tranne Syria, i personaggi non sono miei ma di George R.R. Martin, David Benioff e D.B Weiss. La storia non è scritta a scopo di lucro.
NdA: lo specchio deformante è certamente uno dei miei preferiti in questa challenge: mi ha permesso di trasportare i nostri amati personaggi in un mondo diverso dal loro, anche se non tanto. Per la precisione, l’OS è ambientata nel dicembre del 1944, nella città di Haguenau in Alsazia, più o meno alla fine della Seconda Guerra Mondiale dunque (dovunque vadano, c’è una guerra… non è che se la portano dietro?). Partecipa alla challenge "La Casa degli Specchi" indetta dalla pagina Facebook "Cirque de Mots {FF Challenge and Contest}
 


“Maledetti pidocchi” esclamò Syria, togliendosi il berretto e grattandosi la testa. Quanto avrebbe voluto farsi una doccia calda, togliersi di dosso il sangue, il sudore, lo sporco, il gelo… e, soprattutto, quei dannati pidocchi che la stavano facendo impazzire!
“Potresti tagliarteli. Come ho fatto io” sorrise Theon, appoggiato al muretto della scala con il fucile sulle spalle. Si tolse il berretto, passandosi il moncherino della destra sul cranio quasi rasato.
“Non ci penso proprio” rispose lei, prendendo una sigaretta dal pesante giubbotto nero rubato a un tedesco e accendendola. Era già stato un trauma doversi tagliare i capelli neri nel 1940, e odiava doverlo rifare ogni volta che crescevano… ma ancora più corti no, non l’avrebbe mai fatto.
“E dai, se te li tagli non avresti tutti questi problemi con i pidocchi”.
“Perché, vuoi farmi credere che tu non li hai, i pidocchi?” lo rimbeccò, gettando una boccata di fumo fuori dalla bocca.
“Smettetela bambini” s’intromise una voce autoritaria, con tono scherzoso. Theon scosse il capo, e cercò di accendersi anche lui una sigaretta. Robb gliela prese e gli passò la sua, già accesa e cui aveva dato solo poche boccate.
“Grazie, amico” disse, tenendo la sigaretta con la sinistra, a cui mancava il mignolo.
“Di niente” rispose Robb, sedendosi un gradino sopra Syria e accendendo la sigaretta di Theon.
“Novità?” domandò Syria, fissandolo: i capelli castano rossastri erano nascosti sotto un vecchio basco sdrucito, gli occhi azzurri erano circondati da occhiaie evidenti, la barba era più lunga e scura… erano giorni che non dormiva, era chiaro. Lo conosceva da quando erano bambini, giocavano sempre insieme… finché non era arrivata la guerra, quasi cinque anni prima. E allora, era arrivato il momento di imbracciare il fucile e andare a combattere sulle montagne e nei boschi.
“Stanno per arrivare” affermò, gettando il fumo dalla bocca. Syria e Theon s’immobilizzarono, osservandolo con gli occhi spalancati. “Ho appena ricevuto la conferma: fra poco, a Haguenau arriveranno gli americani”.
“Beh, un bel regalo per Natale, non c’è che dire”.
“Tu proprio non ci riesci a rimanere serio, vero Theon?” sbottò Syria, gettando la sigaretta su un cumulo di neve e alzandosi in piedi… se rimaneva seduta un altro po’, rischiava il congelamento degli arti inferiori. Di nuovo.
“Ma cosa vuoi che faccia? Che abbia il muso tutto il tempo? Un po’ di spirito non fa mai male”.
“Theon” lo apostrofò Robb. “Syria ha ragione, smettila di prendere tutto come un gioco, non lo è”.
“Credi che non lo sappia?” sbottò lui. “Cazzo, Robb, a maggio saranno cinque anni che combatto. Cinque fottutissimi anni della mia vita, ho perso la destra per una granata, un dito della sinistra mi si è congelato. Syria ha perso tre dita dei piedi per lo stesso motivo. Pensi che non sappia che non è un gioco?”
“Tutti abbiamo perso qualcosa, Theon. E tutti abbiamo perso Haguenau” gli fece notare il suo capo, allargando un braccio verso le macerie di quella che una volta era la loro città.
“Ehi, non posso andare via per un paio d’ore che vi ammazzate come cani rabbiosi” esclamò la voce di Jon, il fratello di Robb, sempre accompagnato da quel cane bianco trovato l’anno precedente… la persona più diversa da lui che si potesse immaginare, capelli neri e occhi grigi su un viso lungo.
“Gli americani arrivano” lo informò suo fratello. Jon fece un “Oh” di sorpresa, poi si tolse il fucile dalle spalle e si sedette accanto a lui.
“E Theon non riesce a stare serio neanche per un secondo” fece Syria.
“Tutto nella norma” sorrise lui. “Sentite, il fatto che stanno arrivando è un bene, in fondo” e li guardò uno per uno: fra tutti, Jon era il più saggio e calmo. Lo era sempre stato, anche nei momenti peggiori. “Porteranno scorte di cibo, rifornimenti di munizioni e” disse, posando lo sguardo su Syria, “le docce. Docce calde”.
“Potrei… forse… rivalutare positivamente il loro arrivo” ammise lei.
“Bene” e un gran sorriso gli apparve sul volto. “E comunque, ricordate cosa diciamo sempre?”
“Siamo nati qui… e moriremo qui” risposero all’unisono tutti e quattro. 
  
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